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Monday, October 31, 2011

Roberto Petri - l'uomo ENI venuto dal nulla



Come ci ricorda il blog di Emergenza Ambiente Abruzzo, l'altro giorno arriva in TV tale Roberto Petri dell'ENI a insinuare che trivellare e' cosa buona e santa e che l'ENI vuole tornare per "mantenere gli impegni presi" con la popolazione.

E di grazia con chi? Con la Buonefra di Nicola Fratino e di Calogero Marrollo a cui l'ENI ha dato almeno 1 milione e centomila euro, in una sorta di do ut des - tu mi dai i permessi, io ti do gli appalti - e secondo tabelle della stessa ENI?

Le notizie sono vaghe e non dicono cosa vogliono trivellare, cosa vogliono fare - e come potrebbe essere altrimenti: la gente se li mangerebbe se solo osassero pronunciare le parole "Centro Oli"? E altrettettanto vaghi sono i misteriosi enti che secondo loro vorrebbero il petrolio.

A parte quel galantuomo di Paolo Primavera della Confindustria-Assomineraria che hanno ovviamente interessi di ogni tipo, io non ne vedo. Ricordiamo invece a Petri - che non ne sa niente di petrolio, di Abruzzo e di vino, che nel corso degli anni si sono espressi contro le trivelle:

1. Gianni Chiodi, presidente della regione Abruzzo
2. L'intera conferenza episcopale d'Abruzzo e di Molise
3. Le cantine del vino
4. Le province di Chieti, Pescara e Teramo
5. Almeno 40 comuni della costa Abruzzese
6. La Confcommercio
7. Assoturismo
8. La cosa piu' importante di tutte: i cittadini da ogni parte d'Abruzzo, con associazioni, comitati, manifestazioni, mostre d'arte, scolaresche, tutti, tutti. Ipochi che hanno detto no avevano interessi personali o parenti in ENI.

Ricordiamo anche a Petri - a Chiodi - che esiste una legge che vieta le trivelle sul suolo Abruzzese. A suo tempo fu fortemente criticata per le sue enormi lacune. Siamo cosi alla prova del nove: vediamo ora se Chiodi ci azzecca a scrivere le leggi o no.

ROBERTO PETRI: NON VI CI VOGLIAMO QUI!
SE NE VADA!

AVETE GIA' DISTRUTTO MEZZA ITALIA
NON VI LASCEREMO DISTRUGGERE L'ABRUZZO



La cosa piu' buffa e' quando dice al telegiornale che si mettera' d'accordo con la gente per convincerci che trivellare va bene. Ma chi? Ma dove? Ma ci ha preso per gente che crede alle frottole dell'ENI?

Ma poi chi e' costui? Chi l'ha mai sentito prima? Si e' mai distinto per qualcosa di buono nella vita?

Dalle pagine ENI: e' consigliere ENI dal 2011 ed e' capo della segreteria del Ministero della difesa. Ha lavorato per anni alla Banca Nazionale del Lavoro.
E' nato a Pescara, e forse l'ENI pensa che mettendoci uno di Pescara gli sara' piu' facile trivellare.

Petri: tranquillo, manderemo all'aceto pure i suoi tentativi, come abbiamo mandato all'aceto quelli di tutti gli sciacalli venuti prima di lei. L'Abruzzo non si tocca e non ce ne andiamo da qui.

Ai politici di Ortona, avete qualcosa da dire?

Giorgio Mazzenga della Forest Oil Corporation: leave Bomba alone!


Forest Oil has exhibited a total disregard
for human life, the well-being of animals
and the overall environment.

La Forest Oil ha dimostrato un totale disrispetto
per la vita umana,
per la salute degli animali
e dell'ambiente


Da una causa contro la Forest Oil Corporation
Hidalgo County, Texas, 2006

Devono essere proprio disperati quelli della Forest Oil Corporation se il loro capo viene a scrivere su questo blog. E deve essere proprio appetibile il bottino economico - per loro, mica per noi - che aspettano di tirare fuori da Bomba se continuano a perservare diabolicamente contro una regione intera che non ce li vuole sul proprio territorio.


Giorgio Mazzenga: ci lasci in pace!
Vada a trivellare casa sua!


Allora, da dove iniziamo?

Dal fatto, ripetuto piu' e piu' volte che e' la stessa Forest oil Corporation a dire che il lago di Bomba e' a rischio Vajont e che e' per questo che l'ENI non lo trivello'?

Direttamente da International Oil Letter, 2007:

The license includes the Bomba gas/condensate field that was discovered by Agip in 1996. However, that gas/condensate reservoir has not been developed because it lies under Bomba Lake and there is a landslide risk in the mountainous area.

Direttamente dalla bocca di Ronald Brown, della Forest Oil International, 2008:

At the time, a tragedy occurred in Northern Italy when a slide block fell into the Vajont reservoir. A pulse wave overflowed the dam and destroyed Longarone, a village of 2000 people. The gas field is partly located beneath a Lake held by a 57.50 meter earthen dam. AGIP elected not to produce the field in 1966 due to the Bomba dam proximity.

O vogliamo parlare di un popolo intero che ha smascherato tutte le balle degli "esperti americani" venuti a convincerci che trivellare e' cosa buona e santa?



O vogliamo parlare del fatto che la stessa Forest Oil ha detto che non le era mai capitato prima, nei suoi 95 anni di storia, che ci fosse cosi' tanta compattezza e decisione contro un suo progetto?

O vogliamo parlare del fatto che l'intera provincia di Chieti e' contraria, come anche tutti i sindaci della zona, con il proprio parere espresso in mille modi, secondo canali ufficiali?

O vogliamo parlare del modo in cui la Forest Oil ha trattato i suoi dipendenti negli USA, regalando al signor James Mc Allen materiale radioattivo, come dimostra la causa fatta alla Forest Oil in cima a questo blog?

O vogliamo parlare del fatto che secondo le stime della stessa Forest Oil al massimo tireranno fuori gas che bastera', se tutto va bene, 5 giorni al fabbisogno nazionale italiano?

O vogliamo parlare del fatto che la Forest Oil, nel suo studio di impatto ambientale stessa diceva che avrebbero sfondato i limiti legali di inquinanti a Bomba e che questi finiranno direttamente nelle case della gente?

O vogliamo parlare del fatto che mentre siete qui a sbandierare soldi, cifre e numeri, non vogliate dirci invece quanti soldi verranno in tasca a voialtri?

Non ce ne facciamo niente dei vostri quattrini. Teneteveli e sparite.

JOHN KLEIN
GIORGIO MAZZENGA
AND ALL YOUR CRONIES:

PACK UP AND LEAVE
YOU ARE NOT WELCOME HERE.
WE DON'T WANT YOU.

DO YOU UNDERSTAND?

Thursday, October 27, 2011

930 no alla Forest Oil Corporation


L'arroganza di Giorgio Mazzenga e di Mr. John Klein non ha mai fine. Adesso fanno la parte degli offesi e dicono che hanno pronte "33" risposte integrative da dare alla regione Abruzzo - dopo due anni che gliele hanno chieste! - per trivellare sul lago di Bomba e che occorre dargli risposte concrete e veloci anche se tutto l'Abruzzo gli ha detto di no, ripetutamente.

SCIACALLI!

Sono due anni che noi persone normali e tutti i 930 abitanti di Bomba abbiamo detto tutti i nostri no alle trivelle sul lago e che le ripetiamo. Sono i motivi del buonsenso, dell'intelligenza. Sono i motivi che spinsero la stessa ENI a decidere di non trivellare 40 anni fa. Sono i motivi che Antonio Sorgi, presidente della commissione VIA che ha il potere di dire no, si ostina a non volere ascoltare.

Caro Mazzenga se ancora non lo sai: il lago corre il rischio di smottamenti, frane, subsidenza, alluvioni. Il lago e' zona a rischio Vajont, lo dice la tua stessa ditta. Il lago e' zona turistica, i fumi finiranno dentro le case della gente, e ci si ammalera'. Il lago e' zona verde, agricola. Non e' zona di industria pesante.

Lo scellerato Mazzenga afferma che per presentare le loro "integrazioni" ci hanno messo quasi 2 anni per la

complessità degli argomenti trattati e al loro diretto impatto sull'ambiente esterno.

Al fine di fornire risposte di alto livello tecnico-scientifico ai quesiti posti dalla Regione, sono stati coinvolti professionisti e specialisti italiani e stranieri, anche a livello accademico: tale scelta ha comportato un allungamento dei tempi di redazione delle risposte.

Tradotto in Italiano: hanno dovuto cercare di arrampicarsi sugli specchi e non sapevano come giustificare qualcosa di abominevole che nessuno vuole. Nessuno scienziato indipendente, lo posso assicurare, dira' mai che andra' bene trivellare un lago dove non si e' potuta nemmeno costruire una diga per troppo che il territorio e' traballante.

Dicono che il loro progetto e' stato eseguito nel "pieno rispetto di tutte le norme di sicurezza e tutela dell'ambiente" e che

le dichiarazioni di contrarietà al proprio progetto, espresse da esponenti politici del Comune di Bomba a seguito della visita della IV Commissione Regionale, vadano supportate e integrate dalle opportune motivazioni. Tali ragioni dovrebbero spiegare in particolare perché un amministratore locale manifesti opposizione a un progetto in grado invece di portare occupazione, investimenti e risorse per le pubbliche amministrazioni, nel pieno rispetto e tutela dell'eco-sistema.

Giorgio Mazzenga, tesoro mio: non siamo mica scemi! Tu sei che devi mostrare che il tuo progetto e' giusto per questo territorio, e lo sappiamo tutti, te compreso, che non porterai niente di buono a Bomba.

E' tutto solo speculazione per la Forest Oil. E' solo denaro facile per la Forest Oil e non certo per noi persone normali. Lo sappiamo tutti.

Questo e' quello che volete voi, ma noi no e noi diciamo: no grazie.

Capisci caro Giorgio Mazzenga?

Do you understand Mr. John Klein? We don't want your rigs here. And that's that. And the land is OURS not yours, do you get it? Go drill Boulder Colorado. Go drill Denver, Colorado. JUST LEAVE US ALONE.

We don't want you here. In what language do you want us to tell you?

Finalemente la nota della ditta di Mazzenga dice:

Un 'no' a prescindere e senza motivazioni non aiuta i cittadini a comprendere le valutazioni espresse dagli amministratori locali. L'aziende ritiene inoltre precisare che, a differenza di quanto riportato sulla stampa, non tutti gli assessori comunali sono contrari al progetto: tra questi l'assessore all'Urbanistica del Comune di Bomba Luigi Gentile, che ha espresso il proprio parere favorevole al progetto, con le opportune motivazioni.

I cittadini hanno capito tutto, cari Mazzenga e caro Klein.

Siete ridicoli, e veramente piccoli, arroganti, senza vergogna.

E va bene, siamo a 929 contro 1. E ora SPARITE e portatevi Luigi Gentile con voi.



Tuesday, October 25, 2011

Norme piu' severe per trivellare i nostri mari

Petrolio sardo, 2011

E' tutto da verificare, tutto da capire, ma questo e' quello che mi manda Nunzio Di Lauro da Trani: un comunicato ANSA su nuove regole Europee che aiuteranno a combattere le trivelle in mare.

Le aziende diventano repsonsabili dei loro pozzi fino a 370km da riva. Quindi, se inquinano, pagano. E prima di trivellare devono mostrare di avere i soldi per ripulire. Senno ciao!

La parte piu' bella dell'ANSA e' qui:

Un'autorita' nazionale indipendente avra' il compito di verificare che le imprese siano in possesso dei fondi necessari in caso di bisogno, mentre un'altra autorita' nazionale distinta sara' incaricata di valutare le condizioni di sicurezza, caso per caso. ''L'obiettivo - spiegano fondi comunitarie - e' quello della sicurezza ambientale, facendo prevenzione per evitare un disastro, come e' avvenuto nel Golfo del Messico, e rendendo le aziende responsabili.

Quetso vuol dire che le microsocieta' che vogliono venire a trivellare in Italia con capitali sociali ridicoli possono fare le valigie.

Non e' la fine, non e' la vittoria, ma e' un passo avanti e io credo che questa sia anche una piccola vittoria di noi tutti, dall'Abruzzo, alla Sicilia, alla Basilicata, alla Puglia, al Veneto.

Sono contenta. Continuiamo a riprenderci il nostro mare, la nostra terra.

Ad majora.

Monday, October 24, 2011

Le brillanti idee delle Prestigiacomo






Invece di decidere di adottare misure serie di prevenzione dell'inquinamento marino, ecco come passa il tempo Stefania Prestigiacomo. Sul sito del Ministero dell'Ambiente infatti c'e' una importante iniziativa che comincia con la domanda:

Cosa accadrebbe nell'alto Tirreno se una grande nave cisterna piena di petrolio prendesse fuoco e rilasciasse in mare una grande quantità del proprio carico inquinante in mare?

Ma che ci vuole un esercitazione per capirlo? E secondo lei cosa dovrebbe succedere: un disastro, come sempre!

Ad ogni modo decidono di fare questa esercitazione assieme alla Francia e alla Spagna (ah, ecco!) e coinvolgendo: la Marina Militare, la Prefettura, i Vigili del Fuoco, il 118, tutti gli operatori portuali, gli enti territoriali e quelli scientifici, 18 mezzi aerei e navali.

Cioe' tutto quello che abbiamo. Tutto questo e' per proteggere il Mediterraneo, che secondo la Prestigiacomo

pur costituendo meno dell’uno per cento della totalità dei mari del pianeta, ospita – nel suo prezioso habitat naturale - un traffico di navi e merci di particolare intensità, bisognoso di specifiche e costanti attenzioni.

Anche il Corriere della Sera si pone la stessa domanda, tramite l'articolo di Manuela Campanelli:

Marea nera: e se capitasse in Italia?

E qui si danno pure una risposta: Siamo pronti all'emergenza.

Ora, per carita' le esercitazioni, la prevenzione vanno sempre bene, ma questa e' propaganda e non veramente convinzione di difesa del Mediterraneo.

Davvero siamo pronti all'emergenza? O sono pronti gli altri? E l'emergenza sarda di qualche mese fa? Dov'era tutta questa prontezza?

L'articolo del CorSera - secondo me - dice un sacco di cose rassicuranti ma false:

Si fanno gli elogi alla Castalia, azienda che dovrebbe occuparsi di "pulizie marine".
Ma se la Castalia non ha una lira per piangere, ed e' stata misteriosamente assente dall'incidente marino di Sardegna!

Si dice che l'Italia e' la prima al mondo - addirituttura! - per l'attenzione con cui si previente l'inquinamento da mari rispetto alle straniere. Ma di quali straniere si parla? Di navi di Panama o della Liberia o dei paesi industrializzati?

Si parla della petroliera inabissatasi a Genova venti anni fa, la Haven come di "una lezione che il nostro paese offri' agli altri stati". Ma davvero? Ma se l'area e' ancora satura di petrolio, come mostro' Report qualche mese fa! Hanno pulito proprio bene! Addirittura non ci sono stati colpevoli! Niente multe ovviamente.

La verita' e' che incidenti accadono sempre, e non si tratta di bravura o di essere primi nel DOPO incidente, quanto invece di fare prevenzione PRIMA.

Cara Prestigiacomo, cara Campanelli, cominciamo con il dire che la squattrinata Castalia per qualche mese aveva pure sospeso il servizio protezione coste perche' non avevano i soldi!

Cominciamo con il dire che in Italia gli sversamenti minori sono all'ordine del giorno e che a volte li puliscono i volontari perche' mancano i soldi.

Cominciamo con il dire che in Italia sono permesse trivellazioni a 5 miglia, 9 chilometri da riva, aumentando le possibilita di incidenti, mentre negli USA siamo a 100 miglia da riva.

E poi, perche' non facciamo esercitazioni su cosa fare se scoppia uno dei tanti pozzi di petrolio programmati per l'Adriatico? Per la Sicilia? Per lo Ionio?

O meglio ancora, se vogliamo proteggere per davvero il Mediterraneo, decidiamo di vietare le trivelle a centinaia di chiomentri da riva, e magari a chiudere l'Adriatico tutto alle trivellazioni.

E ancora, perche' non ci mettiamo li a risolvere i problemi veri e non immaginari dell'Ilva di Taranto, del centro oli di Viggiano, dell'inquinamento dell'acqua di Marghera?

E gia', questi non si vedono e non fanno rumore. Si sentono solo sulla pelle e nei polmoni della gente, lontano dal clamore.

Grazie ad Adriano Bellintani per la segnalazione del link.




Sunday, October 23, 2011

I Moratti a trivellare in Sardegna


Siccome ai Moratti non basta essersi ingoiati le speranze e i sogni di Sarroch, con la sua raffineria Saras che ha di fatto impedito a qualsiasi altra attivita' sana di svilupparsi sul territorio, ora ci riprovano, questa volta con le trivelle su terraferma.

In questi giorni infatti la Saras si prepara a trivellare in provincia di Oristano, fra i campi di fragole di locailita' Arborea. Hanno gia' fatto le esplorazioni sismiche, sono contenti di quello che c'e' sottoterra e cosi ora partono con il progetto "Eleonora" che include dei pozzi esplorativi.

La tattica e' sempre la stessa - del divide ed impera: prima facciamo innocenti esplorazioni sismiche, e poi facciamo altrettanto innocenti pozzi esplorativi e poi che abbiamo fatto tutto, come facciamo a non fare i pozzi permanenti? Come facciamo a non fare oleodotti? Come facciamo a non fare raffinerie, che quasi sempre sono indispensabili vicino ai luoghi estrattivi?

Il progetto Eleonora comprende una area di circa 440 chilometri quadrati che riguarda i territori di Oristano, Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Tramatza, Solarussa, Siamaggiore, Arborea, Palmas Arborea, Santa Giusta, Marrubiu, Terralba, San Nicolò Arcidano, Uras, Mogoro e, in provincia del Medio Campidano, Guspini.

E poco importa ai Moratti che li ci siano campi di fragole che non hanno niente a che vedere con le trivelle, cosi come non ce li avevano i vigneti di Viggiano e non glien'e' importato niente all'ENI.

E la regione Sardegna? Secondo la Nuova Sardegna, l'assessore all'ambiente e le autorita della provincia di Oristano nel 2010 autorizzarono le esplorazioni perche' si riteneva che

"il territorio non corresse alcun pericolo ambientale dall’attività di ricerca della Saras"

e che

«nonostante nell’area che delimita il permesso minerario siano presenti diversi vincoli idrogeologici e forestali, poichè i lavori previsti non modificano lo stato dei luoghi, non è necessario rilasciare alcuna autorizzazione».
I lavori previsti non modificano lo stato dei luoghi? Ma questi dove vivono? Possibile che non riescano a vedere il tutto in un ottica lungimirante? Possibile che non sappiano di cosa succede in Basilcata? Possibile che non si chiedano che significa avere sul territorio trivelle, e poi oleodotti, perdite, strade e camion di petrolio, possibili raffinerie, inquinamento per 30, 40 anni?

Possibile che non si chidedano quali saranno gli effetti a lungo termine di trivelle ed esalazioni sulle fragole e sull'agricoltura in generale? In Basilicata hanno inquinato campi, laghi, e si ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano e petrolio dappertutto, pure nel miele.

Ai sardi posso solo dire che e' tutto scritto, tutto discusso, tutto gia' visto: vi racconteranno le stesse balle che hanno raccontato agli Abruzzesi, ai Lucani, ai Pugliesi, ai Siciliani, ai Lombardi: che il petrolio vi portera' lavoro e ricchezza e che l'agricoltura e il vostro modo di vivere non cambiera'.

Non credetegli. Non c'e' un solo buon motivo per petrolizzare il vostro territorio: in Italia abbiamo del petrolio in generale di qualita' scadente e inquinante, le leggi di protezione per l'ambiente sono pessime, abbiamo un territorio fragile, le royalties sono basse, distruggeranno l'agricoltura, e qualsiasi sogno di turismo e di sviluppo sano e variegato.

Non esiste nessuna comunita' al mondo - che io sappia - che e' felice di vivere accanto a pozzi e raffinerie.

E si qualcuno si arricchira', ma quelli non siete voi, saranno i Moratti.

Friday, October 21, 2011

Una firma per la Basilicata



Sono convinta che se non ci fosse stato l'esempio petrolifero della Basilicata a mostrare al resto d'Italia cosa significa - nei fatti - avere trivelle, pozzi di petrolio, centri oli ed oleodotti in casa, non saremmo mai riusciti ad ottenere cosi tante vittorie contro l'ENI, la Mediterranean Oil and Gas, la Po Valley.

Da Ortona fino a Lecco e' sempre stato motivo di riflessione e di scandalo sentire le storie di idrocarburi nel miele, carpe morte nei laghi, sorgenti d'acqua chiuse per inquinamento petrolifero, monnezza nei campi, limiti di emission di cancerogeni sfondati un giorno si e uno no, pozzi dietro l'ospedale, trivelle nei parchi, puzza di idrogeno solforato, emigrazione e tumori alle stelle.

Nemmeno l'ENI o i politici corrotti, nonostante tutte le loro luccicanti conferenze e i loro tentativi di far finta di niente, possono negare l'evidenza di quanta morte e distruzione abbiano portato, perche' e' lampante e sotto gli occhi di tutti.

E allora tutti dobbiamo sentirci un pochino nel dovere di fare qualcosa per i lucani e di ricordare, quando le battaglie locali sono finite o anche mentre che le si combattono ancora, che fermare le trivelle ad Ortona o in Salento o a Lecco, perche' ci si vive va bene ed e' sacrosanto, ma che e' piu' umano, nobile e giusto ricordarsi dei lucani che hanno solo avuto la sfortuna di essere i primi nel mirino delle trivelle quando nessuno sapeva cosa fosse l'idrogeno solforato, o che nei fluidi perforanti ci mettono roba radioattiva.

Loro ci hanno fatto vedere in anteprima l'Abruzzo petrolizzato, il Veneto petrolizzato, la Lombardia petrolizzata.

Ci sarebbe tanto da dire - sul meridione, sulla passivita' degli individui, sulla complicita' dei politici e di chi li vota - ma alla fine siamo un paese solo e da qualche parte si deve pur partire.

In tutti questi anni la lezione piu' importante che ho imparato e' che niente puo' fermare un popolo compatto, deciso e che vuole le cose, ma le vuole per davvero.
Anche in Italia.

Diciamo no a tutti i nuovi pozzi di petrolio in Lucania. Non e' realistico forse esigere che i pozzi gia' trivellati vengano smantellati, ma si puo' chiedere che non ne vengano piu' costruiti, che i limiti legali siano severi, che ci siano piu' multe, piu' responsabilita'.

La Lucania ha gia' sofferto troppo.

Thursday, October 20, 2011

Un re nigeriano contro la Shell



Cruel, inhuman or degrading treatment,
gross negligence,
violation of international treaties.


Shell has not taken any concrete steps to protect the environment,
provide safe drinking water or subject the endagered people of Nsisioken Ogale Community to medical assessment and treatment

Accuse alla Shell da parte del re Emere di Nigeria.


E cosi dopo le cause in corso contro la Chevron da parte degli indigeni dell'Ecuador presso il Lago Agrio, e dopo gli Acucar del Peru', arriva il re di una tribu' Nigeriana a fare causa contro la Shell in un tribunale americano per circa 1 miliardo di dollari.

Il re Emere Godwin Bebe Okpabi assieme ad altri capi tribali ha presentato la causa presso la corte suprema degli Stati Uniti d'America a Detroit, Michigan in cui la Shell e' accusata non solo di inquinamento, ma anche di violazione dei diritti umani ed abusi di vario genere nei confronti del popolo Nsisioken Ogale.

Hanno scelto gli USA perche' le leggi sono qui piu severe e perche' vogliono attaccare quella che loro chiamano la "cultura dell'impunita'" e di mancanza di rispetto per i nigeriani.

Nella causa si dice che la Shell non ha usato in Nigeria gli stessi standard ambientali usati altrove nel prevenire perdite da oleodotti e nel ripulire i siti minerari.

Un recente rapporto scientifico delle Nazioni Unite
infatti registra che dopo 50 anni di petrolio, la Nigeria ha falde acquifere inquinate oltre ogni standard accettabile, e che i terreni sono intrisi di petrolio per oltre 5 metri di profondita'.

I tassi di benzene, un cancerogeno, sono di oltre 900 volte di piu' che le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'.

L'aria sa di petrolio, soffrono quello che chiamano "inquinamento pervasivo" con effetti alla salute.

Lo stesso rapporto delle Nazione Unite afferma

"oil contamination in Ogoniland has created an environmental crisis of unprecedented proportions"

"la contaminazione di petrolio in Ogoniland ha creato una crisi ambientale di proporzioni senza precendenti"

Dicono che ci vorranno almeno 30 anni di lavoro per ripulire il tutto. Lo studio e' durato due anni.

La Shell ebbe anche un ruolo di primo piano nella morte di Ken Saro Wiwa,
l'attivista pacifico ucciso nel 1995 per difendere la sua terra dalle multinazionali del petrolio.

Nel 2005 la Shell ricevette l'ordine di non fare piu' gas flaring.
Il gas flaring continua ad oggi.

Lo fa la Shell, lo fa l'ENI.

La Shell non commenta. Vediamo se dice qualcosa il CorSera.

Tuesday, October 18, 2011

A Nicola Argiro' presidente della quarta commissione d'Abruzzo




Il giorno 20 ottobre 2011 si riunira' a Bomba la quarta comissione del consiglio regionale per l'industria, il commercio ed il turismo, presieduta da Nicola Argiro' per discutere di "aspetti e problematiche" legate alla coltivazione di idrocarburi secondo il progetto Monte Pallano dell'americana Forest Oil Corporation.

Bomba sorge su un terreno idrogeologicamente fragile, soggetto a frane, smottamenti, e subsidenza naturale e ospita gia' una delicata diga costruita in terrabattuta invece che in cemento a causa della sua estrema vulnerabilita'. Il progetto della Forest Oil prevede la creazione di almeno cinque pozzi di idrocarburi e la costruzione di una raffineria-desolforatore, del tutto simile al centro oli di Ortona.

Pare allora opportuno ricordare a Nicola Argiro' e all'intera commissione quanto affermato dagli stessi petrolieri nella rivista "International Oil Letter", volume 23, 20 Agosto 2007:

"That gas/condensate reservoir has not been developed because it lies under Bomba lake and there is a landslide risk in the mountainous area."

"Quella riserva di gas/condensato non e' stata sfruttata perche' giace sotto il lago di Bomba e sussiste un rischio di smottamenti in quella zona montagnosa".

Lo stesso concetto e' stato ribadito piu' e piu' volte, da geologi abruzzesi non al soldo della Forest Oil e finanche da Ronald Brown, un esponente della Forest Oil International: Bomba e' a rischio Vajont ed e' pericoloso trivellarla, quali che siano gli strumenti di prevenzione.

E' importante anche ricordare che contro questo nefasto progetto si e' espressa l'intera provincia di Chieti, centinaia di associazioni sportive, religiose, culturali, la Confcommercio, il WWF, i comuni di Fara Filiorum Petri, Fossacesia, Francavilla, Miglianico, Collemezzo, Roccascalegna, Tornareccio, Altino, Torricella Peligna, Pennadomo, Bomba, oltre a centinaia di cittadini che hanno mandato osservazioni all'ufficio VIA di Antonio Sorgi dal valore legale, organizzato incontri informativi e protestato, civili ma decisi, contro la petrolizzazione della nostra regione. Anche gli eredi di John Fante dalla California si sono espressi contro la trasformazione di Bomba in un campo di gas.

Il comitato di cittadini "Gestione partecipata del Territorio" guidato da Massimo Colonna ha messo in luce tutte le pericolosita' del progetto della Forest Oil: oltre alla subsidenza, il superamento di limiti legali per le emissioni, la vicinanza della raffineria al centro cittadino, i danni che portera' all'economia agricolo-turistico della zona.

Ricordiamo a Nicola Argiro' e all'intera Quarta Commissione che il trattato di Aarhus, recepito anche dall'Italia, afferma che la volonta' popolare e' vincolante. Chiediamo allora che il nostro desiderio di non essere petrolizzati - manifestato all'unanimita' in mille modi nel corso degli scorsi anni - sia rispettato. E' la democrazia.

La scienza, il senso comune, l'intelligenza puntano in una sola direzione: vietare trivelle e raffinerie in vicinanza del lago, senza se e senza ma.

Non lasceremo alla Forest Oil distruggere Bomba, il suo lago e la sua storia ed esigiamo che per una volta la politica sia decisa e faccia gli interessi veri della gente e non degli speculatori.

In campagna elettorale Gianni Chiodi disse di essere contrario al centro oli di Ortona. Anche se non siamo in campagna elettorale, i cittadini di Bomba meritano esattamente lo stesso rispetto.

Monday, October 17, 2011

Perdite di petrolio in Nuova Zelanda









Quando le foto parlano piu' di mille parole. Ecco le immagini del petrolio arrivato lungo le spiagge della Nuova Zelanda, come scaricato dal Los Angeles Times e dal Guardian.

La nave Rena, di nazionalita' liberiana, si e' incagliata a 14 miglia - circa 20 km - dalla riva dell'isola del nord della Nuova Zelanda e ha iniziato a rilasciare petrolio da una falla. Si teme ora che si spezzi e che ulteriore petrolio sia finisca nelle acque limpide della zona e proprio sopra la barriera cristallina.

L'incidente risale al 5 ottobre e da allora sono state rilasciate circa 350 tonnellate di petrolio. La nave ne contiene altre 1,400. Sono morti 1,300 uccelli.

Il ministro dei trasporti della Nuova Zelanda ha detto che probabilmente la nave si spezzera' prima che tutto il petrolio sia stato scaricato dalla nave e che il rischio e' molto alto. La nave si e' incrinata di 21 gradi e 7o contenitori sono gia' caduti in mare - sulla barriera corallina. Ce ne sono altre 1,3oo, di cui 11 con carichi pericolosi e inquinanti.

E' il piu' grave disastro ambientale marino della Nuova Zelanda - e guarda caso ha per protagonista il petrolio.

La scia di petrolio e' lunga 16 miglia, e la zona e' nota per la pesca, per le immersioni e per la barriera corallina. La nave e' di proprieta' di un consorzio greco, e il titolare e' stato convocato in tribunale ed e' stato accusato di operare in condizioni di pericolo e ora rischia fino a 1 anno di prigione. Ha 44 anni ed e' di nazionalita' filippina.

Sunday, October 16, 2011

I petroavvoltoi: L'ENI e Leonardo da Vinci



Concentratore di energia solare, Leonardo da Vinci 1515

Fuggi quello studio del quale la resultante opera
muore insieme con l'operante d'essa

Leonardo Da Vinci,
Pensieri


L'ENI e' una maestra nel cercare di ripulirsi l'immagine con bellissime mostre d'arte, serate danzanti alla Scala, patrocini vari e pure vantando i loro primati in difesa dell'ambiente.

Lo fanno sempre, cercando di nascondere la morte che hanno portato in Italia e nel mondo dietro patine tanto luccicanti quanto finte, e mentre danzano e vanno a teatro, pianificano pure raddoppi estrattivi in Basilicata e continuano ad inquinare dappertutto.

Lo chiamano "creare consensi" ed e' una strategia collaudata. Ricordo ancora l'immagine pubblicitaria dell'ENI con una piattaforma in mare con un quadro di Caravaggio, rosso, sensuale, drappeggiato tutt'intorno quell'ormeggio di morte su tutti i giornali d'Italia.

Si, dei geni.

Addirittura qualche anno fa, se uno andava a Venezia, la prima cosa che si vedeva all'ufficio immigrazione era il cartello con "Welcome to Venice" sottoscritto dall'ENI. La stessa ditta che vuole trivellarli a 10 chilometri dall'aereoporto e che ha creato il disastro Marghera, con mercurio e altra robaccia nei sedimenti della laguna.

Adesso assieme all'ENI ci sono anche la British Petroleum, la Shell d'Olanda, la Petrobras di Brasile, la Pertamina , la Total, la Schlumberger, la Saudi Aramco, la ConocoPhillips, la ExxonMobil, la Spectrum Geo. Tutte insieme sponsorizzano una conferenza di petrolio e ci piazzano, non si sa perche', Leonardo da Vinci.

L'ENI infatti e' lo sponsor principale dell'ICE della AAPG - la International Conference and Exhibition dell'American Association of Petroleum Geologists - che tiene questa conferenza a Milano, dal 23 al 26 ottobre 2011.

E invece che Caravaggio scelgono Leonardo da Vinci per la loro reclame, inquinando una delle personalita' piu' fini che l'Italia abbia mai prodotto.

Leonardo da Vinci, quello che invento' le macchine per volare, che poteva vantarsi di essere un pittore, un architetto, un botanico, un matematico, un ingegnere, che gia' pensava all'energia solare 500 anni fa, quello che aveva riempito quaderni su quaderni con le sue idee visionarie, quello che stava 200 anni avanti ai suoi contemporanei... strumentalizzato dall'ENI che lo vuole mostrare ancorato al petrolio.

Dicono cosi:

Leonardo da Vinci, whose geological and paleontological observations and theories anticipated many modern principles of geology, worked in Milan for many years. It is therefore fitting that the technical programme for the 2011 ICE takes insipartion from Da Vinci’s genius to look at innovation in petroleum geosciences.

Leonardo da Vinci, le cui osservazioni e teorie geologiche e paleontologiche, anticiparono molti principi moderni di geologia, lavoro' a Milano per molti anni. E' dunque calzante che il programma tecnico per il 2011 prenda ispirazione dal genio di Leonardo da Vinci per guardare alle innovazioni nella geoscienza del petrolio.

Puro sciacallaggio sull'Uomo per eccellenza del Rinascimento Italiano.

No, cara ENI. Non ci siamo. Non ci siamo proprio per niente. Non avete capito niente e dovreste solo vergognarvi di strumentalizzare la nobilta' d'animo, la purezza della ricerca della bellezza e della verita' di Leonardo per trivellare l'Italia e il mondo.

E di cosa parlano? A parte le solite cose - tecniche varie, come ripulirsi l'immagine, o come avere maggiori profitti (= sfruttare il consumatore e speculare, speculare, speculare), e a parte le gite e lo shopping a Milano c'e' una cosa abbastanza raccapriciante:

"Drilling into the heart of a Volcano: Campi Flegrei, Italy" del professor Juergen Thurow, University College London.

"Trivellare nel cuore di un vulcano: i campi flegrei, Italia".

Rabbrividisco. Neppure il Vesuvio e' sacro? Dicono un sacco di belle cose, ma qui e' la chiave di quello che vogliono fare:

These data can be used to assess the potential of developing geothermal energy systems in Campi Flegrei.

Questi dati possono essere usati per accertare il potenziale sviluppo di energia geotermica dai Campi Flegrei.

Leonardo da Vinci, ne sono certa, si sta rivoltando nella tomba perche' lui era l'uomo del futuro e non del passato. Era l'uomo del pensare non dell'andare in automatico. Era l'uomo del sapere e non dello sfruttare.

Non c'e' niente di innovativo nella "geoscienza del petrolio", niente. L'innovazione sta altrove e basta guardare in alto, nel sole che risplende invece che ficcare la testa sottoterra in mezzo alla melma petrolifera.

Vergogna.

Non si sa molto della vita privata di Leonardo da Vinci, ma lascio' tutto quello che aveva ai poveri quando mori'. A me piace pensare che se fosse vivo oggi avrebbe usato la sua intelligenza per guardare oltre il petrolio e per il bene dell'umanita'.

Grazie ad Adriano Bellintani per la gentile segnalazione del link e della frase di Leonardo.

Wednesday, October 12, 2011

Sigillito e Bove - pensieri



Caro Vincenzo Sigillito, ex direttore dell'Arpab - Potenza
Caro Bruno Bove, coordinatore del dipartimento provinciale dell'Arpab - Potenza

spero che l'arresto di questa mattina - arresti domiciliari, ma pur sempre arresti - per disastro ambientale e omissione di atti d'ufficio vi faccia vergognare profondamente e vi marchi nell'animo, nella reputazione, e per la vita.

Quello che avete fatto e' abominevole: avete nascosto i dati dell'inquinamento da inceneritore al vostro popolo per dieci anni.

Li avete ingannati nella fiducia. Gli avete mentito.

Avete intascato lo stipendio pagato dalla stessa gente a cui avete nascosto la verita'.

L'inceneritore ha inquinato le falde acquifere dal 2002. Monnezza nel territorio per dieci anni - nickel, manganese, arsenico - roba cancerogena.

Chi ha bevuto quell'acqua? Ve lo siete mai chiesti? Vi siete mai preoccupati della salute dei lucani? Vi siete mai sentiti un po' responsabili delle impennate di tumori in Basilicata di questi anni?

E quando nascondevati i dati, chi volevate proteggere? Ci pensavate mai che la vostra prima responsabilta' e' verso il cittadino e non verso chiunque ci sia dietro La Fenice?

E se questo e' quello che viene a galla da La Fenice, chissa' quanta altra monnezza, quanta altra morte, nascosta e muta in altre parti della regione, a cominciare da Viggiano perche' dovreste saperlo, cari Bove e Sigillito, che se la gente ingurgita sostanze cancerogene, puo' morire.

Ora che siete al frescuccio delle vostre casette spero che possiate pensare a tutte queste cose e vergonarvi che di puo' non si puo'.

Infine: si chiama inceneritore non termovalorizzatore. Come il centro oli, il termovalorizzatore e' una parola inventata in Italia per addolcire una cosa che dolce non puo' essere: bruciare monnezza con dentro di tutto, di piu'.

Tuesday, October 11, 2011

Accademici per il Parco


Don't try to be different.
Just be good.
To be good is different enough.


A. Freed

Sono stanca perche' sono tante le cose che bollono in pentola. Ma un po' felice che siamo riusciti a mettere assieme 75 accademici d'Abruzzo e da fuori regione a favore di un parco intelligente, dalla perimetrazione complete e non del parco a macchia di leopardo come proposto da Mauro Febbo.

Spero vivamente che il Commissario faccia la cosa giusta.

Il testo della petizione e' di Francesco Stoppa, io l'ho aiutato a raccogliere firme. Grazie anche a Fabrizia per avere orchestrato la conferenza stampa e a tutti i presenti.

Grazie a tutti i 75 accademici che hanno voluto firmare e spero che si possa fare lo stesso per altre iniziative ambientali a venire.

Spero anche che le altre categorie - i pescatori, le scuole del teatino, i gruppi sportivi, le cantine, possano fare altrettanto a favore del Parco e dell'ambiente.

Ad majora.

Sunday, October 9, 2011

A cosa servono le osservazioni


Know your rights

Il primo tatuaggio
di Angelina Jolie

In questi mesi, dietro le quinte, abbiamo fatto un sacco di lavoro per raccogliere testi di contrarieta' contro le trivelle in varie parti d'Italia - il Salento, Pantelleria, la Spectrum. Voglio ringraziare di cuore Guido Pietroluongo per essere stato veramente efficace nel raccoglierne a dozzine e dozzine, per essersi studiato i testi dei petrolieri a fondo e per avere messo a disposizione la sua professionalita' a me e a tutti.

Le osservazioni raccolte sono tutte qui e per chi volesse ancora inviarle, si puo' ancora farlo.



Il difficile non e' mai scrivere questi testi, il difficile e' convicere la gente a spendere 10 minuti a mandarle. E poi la cosa che mi fa arrabiare piu' di tutte e' quando mi si dice "io vivo in Salento, e penso al Salento, a Pantelleria, ci pensi Pantelleria", come se fossimo due Italia diverse. E si, mi sono arrivati pure email di questo genere.

Ci si chiedera' a che serve mandare queste osservazioni? Non sono sufficenti le petizioni online? Certo, e' tutto utile, ma la osservazioni vanno direttamente al Ministero e diventano atti ufficiali che possono essere usate da avvocati nel ricorso al TAR e di cui, per legge, il ministero deve tenere conto. Le petizioni online non proprio.

Questo e' quello che dice Gianluigi Cerruti, avvocato esperto in diritto ambientale

la presentazione di osservazioni, memorie scritte in genere e documenti è uno dei pochi momenti in cui il cittadino può contribuire all’attività amministrativa.

L'Italia e' un paese dove le leggi sono fatte apposta per essere raggirate, e' vero.

Ma se ci si impunta, e ci si impunta davvero, e ci impunta in tanti, anche in Italia la volonta' popolare non puo' che vincere. L'esempio e' qui con le osservazioni d'Abruzzo contro il petrolio.

Infine, non sono un esperto di legge ma questo e' quello che succede in Piemonte grazie alle osservazioni, e sempre da parte dell'avvocato Cerruti:

Un cittadino scrive al Ministero dello Sviluppo Economico su dei contributi da versare e che secondo lui dovevano essere rivalutati, mandando osservazioni. Il Ministero non le tiene in considerazione, e il cittadino si appella all'articolo 10 della legge 241 del 1990 in cui si dice che:

l'amministrazione ha l’obbligo di esaminare i testi prodotti da soggetti portatori di interessi pubblici o privati, di interessi diffusi costituiti in associazioni e comitati, ai quali possa derivare un pregiudizio dal provvedimento.

Il TAR gli da ragione e dice che

la funzione della partecipazione del cittadino attraverso la prospettazione di osservazioni e controdeduzioni è quella di far emergere interessi, anche spiccatamente privati, che sottostanno all’azione amministrativa discrezionale, in modo da orientare correttamente ed esaustivamente la stessa scelta della pubblica amministrazione attraverso una ponderata valutazione di tutti gli interessi (pubblici e privati) in gioco per il raggiungimento della maggiore soddisfazione possibile dell’interesse pubblico.
Il TAR poi afferma che queste osservazioni devono essere valutate e nel caso di rigetto deve essere spiegato al cittadino il perche' di tale decisione.
L'avvocato Cerruti parla di sentenza storica, nella difesa dei diritti del cittadino. Ecco, e' tutto evidente, pure in Italia. Ma se nemmeno ci proviamo a fare sentire la nostra voce in maniera ufficiale, dove pensiamo di andare? O forse pensiamo che la Prestigiacomo viene a leggersi i nostri blog o i nostri commenti su FB?
No, occorre che ci prendiamo la democrazia nelle nostre mani, che sappiamo quali siano i nostri diritti e che non abbiamo paura di esigere che vengano rispettati.
I documenti sono tutti online, io e Guido ce li siamo letti, abbiamo presentato testi base, in cui bastava solo mettere le firme e abbiamo poi quasi dovuto supplicare la gente a mandarle.
Che triste.
Le cose che non ci piacciono si combattono prima che arrivano, con l'intelligenza, l'organizzazione, il coinvolgimento personale e la lungimiranza di adulti, e non il giorno prima che la Northern Petroleum viene a fare il buco, con la stizza dei bambini.
Grazie ad Enzo Palazzo per la segnalazione del link.

Thursday, October 6, 2011

Fratino: dal centro oli, all'amianto, al petcoke



**Cumulo di petcoke - ci sono circa 45 giorni per le osservazioni.**



Gli piace proprio la monnezza a questo sindaco!

Diverso tempo fa parlammo della questione petcoke ad Ortona. Il sindaco vuole costruire un impianto di monnezza petrolifera - accanto ad un deposito di cereali, e accanto ai vigneti - mmh sai che buono! - in contrada Tamarete, ad Ortona.

I testi sono qui e tutti attuali.



Nel testo in alto e' tutto chiarissimo perche' opporsi a questo scempio:

stoccaggio di petrolio, prodotti petroliferi, petrolchimici e chimici pericolosi, ai sensi della legge 29 maggio 1974, 256 con capacita' complessiva superiore a 1000 metri cubi.

E quali sono le caratteristiche di queste sostanze ai sensi della legge 29 maggio 1974?

Eccole, fra cui: cancerogeni, mutageni e teratogeni. Cioe' cancro, mutazioni
e difetti alla nascita. Evviva Ortona!

a) esplosivi

b) comburenti

c) facilmente infiammabili:

d) infiammabili;

e) tossici: che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono comportare rischi gravi, acuti o cronici, ed anche la morte;

f) nocivi: che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi di gravità limitata;

g) corrosivi: che, a contatto con i tessuti vivi, possono esercitare su di essi un'azione distruttiva;

h) irritanti: che, pur non essendo corrosivi, possono produrre al contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle e le mucose una reazione infiammatoria;

i) altamente infiammabili;

l) altamente tossici (o molto tossici): le sostanze ed i preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono comportare rischi estremamente gravi, acuti o cronici, ed anche la morte;

m) pericolosi per l'ambiente:

n) cancerogeni: le sostanze ed i preparati che per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono produrre il cancro o aumentarne la frequenza;

o) teratogeni;

p) mutageni.

Ad Ortona c'e' pure una costruenda discarica di amianto, una turbogas. Insomma, di tutto. Io non posso fare di piu' di quel che faccio. Se qualcuno volesse lavorare su questo tema - scrivendo testi base e raccogliendoli - saro' ben lieta di fare da supporto se lo si desidera.

Nicola Fratino ha da vergognarsi certo, ma tutto questo non sarebbe possibile senza la tacita approvazione degli ortonesi. Se abbiamo sconfitto il centro oli, si possono anche sconfiggere questi altri mostri fratiniani.

E se lo so io da oltre oceano, vuol dire che e' nel potere di tutti gli ortonesi di sapere. Non ci sono scusanti.

Il restare passivi e' uno stretto parente dell'essere complici.

Ovviamente ci vorrebbe molto piu' che osservazioni, ci vorrebbe lo scendere in piazza ad oltranza, ci vorrebbe lo sdegno assoluto per un sindaco di morte, ci vorrebbe la rabbia costruttiva. Ma questo lo lasciamo fare agli altri, per ora e' piu' facile ripostare su Facebook le parole di Steve Jobs senza davvero farne niente.

Monday, October 3, 2011

Il golfo del Messico e i pesci deformi



La Bp vorrebbe farci credere che nel golfo del Messico e' tutto perfetto, dopo un anno e mezzo dallo scoppio del suo pozzo di petrolio.

Invece non e' cosi, e il fatto che la stampa non ne parli, non significhi che i problemi non ci siano. Dei delfini che abortiscono, delle macchie che tornano ogni tanto a galla, abbiamo gia' parlato. In questi giorni invece esce un nuovo studio condotto presso la Louisiana State University, pubblicato su PNAS e ripreso anche da Nature, due delle riviste di scienza piu' importanti.

I ricercatori Andrew Whitehead e Fernando Galvez affermano alcune specie ittiche sono state severamente colpite dal petrolio, e mostrano ora deformita' diffuse e sono incapacitate a riprodursi. Questi effetti sono cumulativi nel tempo e si manifestano anche laddove l'acqua mostra poche tracce di inquinanti. I geni di questi pesci sono stati modificati, presumbilmente a causa dell'esposizione al mare inquinato e presentano anomalie.

Il pesce in questione e' il killifish, una specie piccola ma abbondante nei mari della Louisiana e che i pescatori usano come esca.

Gli organi danneggiati sono l'intestino, gli organi cardiovascolari e le branchie. I pesci sono anche piu' piccoli della norma. Quesi pescetti sono importantissimi perche' sono alla base della catena alimentare e di essi si cibano pesci piu' grandi.

Gli studiosi affermano anche che in alcuni luoghi, specie nei pressi delle paludi, le concentrazioni di idrocarburi sono ancora elevatissime e che possono continuare a fare sentire i loro effetti sull'ecosistema per decenni e decenni.

Questi risulati sono esattamente gli stessi a cui si giunse dopo il riversamento della petroliera Exxon-Valdez in Alaska nel 1989 - effetti genetici sui pesci a lungo termine su specie minori, che pero' hanno portato a effetti su larga scala per il loro
ruolo fondamentale nella catena alimentare.

Il 15 Settembre 2011 invece lungo la riva del Mississippi, presso la localita' Plaquemines Parish, ci sono stati degli spiaggiamenti di enormi quantita' di pesci,
e di balene, meduse, uccelli, granchi e delfini, che si pensa, possano essere correlati all'uso del dispersante Corexit.

Il petrolio continua ad essere visibile dalla Louisiana alla Florida.

Non si sa quali sranno gli effetti a lungo termine di tutta questa monnezza in mare.

In Alaska pero', nella cittadina di Cordova, la pesca ancora adesso, 22 anni dopo, non c'e' piu'.


Fonti: Nature

Saturday, October 1, 2011

Il collezionatore di figuracce

Ma non gli riesce proprio a Mauro Febbo di essere un po serio! Riassunti:

1. Maggio 2011: va dicendo che lui non e' contro il parco, ma che si deve stare attenti ai vincoli, e alle limitazioni imposte ai comuni - fra cui le balle dei frantoi da abbattere e il cattivissimo Ente Parco che diventera' un nuovo tiranno locale.

2. Agosto 2011: deve per forza ammettere di essere contrario al parco, dopo tanti tentennamenti. Conserva il ruolo di coordinatore.

3. Settembre 2011: il ministero gli dice che il Parco si fa, che lui lo voglia o no e che si sbrigasse a perimetrarlo.

4. Settembre 2011: propone il "Parco ad Isole" nella derisione totale dei cittadini

5. Settembre 2011: chiede al governo una proroga al limite del 30 Settembre, data finale per le perimetrazioni locali del Parco. Il ministero gli da picche di nuovo.

E cosi ieri i comuni di Casalbordino, Fossacesia, Vasto assieme a Lanciano, Mozzagrogna, Cupello, Frisa e Francavilla hanno mandato le loro perimetrazioni
(le prime 3) oppure la richiesta formale di farci parte (le ultime 5).

Gleiele hanno mandate scavalcando Febbo, a cui si sa che del Parco non importa niente. Invece Febbo cosa fa?

Manda al governo solo le decisioni di Ortona e di San Salvo e il no al Parco di San Vito, Rocca San Giovanni e Torino di Sangro.

Continua a dire che lui fara' pressione a Roma sui deputati del PDL per cancellare la legge che istituisce il parco -- ma chi crede di essere? - e che siamo 4 a 4 nel si o nel no al Parco - come se fosse una partita di calcio.

Chissa' dov'erano tutti questi conti con il petrolio! E comunque, gli ricorda Lorenzo Luciano, i comuni che non lo vogliono il Parco sono solo il 16% della popolazione totale!

Mauro Febbo: questo e' chi ci governa. Quanto tempo perso, quanti sprechi, quante cose che avremmo potuto fare di piu' se invece di lui ci fosse stata una persona seria e competente a perimetrare il Parco.

Mauro Febbo: si vergogni!

Non votiamolo mai piu', assieme ai sindaci di San Vito, Rocca San Giovanni e Torino di Sangro, a cui interessano solo le palazzine e niente di piu.