Assoluzione di tutti gli imputati nel
processo di primo grado
Il fatto non sussiste
Insufficienza di prove
Undici dirigenti responsabili della Marlane indagati per
omicidio colposo
lesioni gravissime,
omissione dolosa di cautele sul lavoro
disastro
ambientale.
Come sempre, alla fine di ogni violenza che si fa alla natura, noi uomini ne paghiamo le conseguenze. Non subito pero' perche' la natura ha i suoi tempi. Per un po' accetta, assorbe, sopporta. Ma anche se noi uomini dimentichiamo, lei no, ricorda tutto. E per il semplice motivo che segue il suo corso logico, dato da semplici regole che hanno avuto millenni per solidificarsi. Si raccoglie quel che si semina. Che siano i morti di Messina perche' l'uomo ha costruito palazzine di cinque piani lungo il letto di un fiume, lasciando la spazio a zero alberi, o che siano i morti di tumore perche' l'uomo ha seppellito sostanze tossiche in riva al mare e' la stessa cosa.
La natura si rispetta e non perche' vogliamo essere "ambientalisti estremisti", ma per il semplice buon senso. Amare e rispettare la natura significa amare e rispettare il genere umano, che della natura fa parte e che dalla natura trae vita, benessere, sostentamento.
Ogni albero spiantato lungo quel fiume di Messina, ogni fusto tossico gettato in mare, sono piccoli tasselli di morte.
In questi giorni esce sui giornali la nuova storia che riguarda l'ENI (ma non solo) e i morti per tumore, questa volta a Praia a Mare, in provincia di Cosenza. A guardare la fotografie, la citta' pare un bellissimo centro di vacanze, con il mare blu, gli ombrelloni lungo la spiaggia sabbiosa, spaziosa e gli scogli che guardano il cielo e l'acqua azzurra.
Non e' tutto oro quello luccica.
Poco distante dalla spiaggia infatti, sorge una azienda tessile, la Marlane. Anche dal nome si voleva far passare una immagine di mare, di vacanze di aria buona. Questa azienda fu fondata negli anni '50 dal conte Stefano Rivetti di Val Cervo, morto nel 1974. Era un piemontese che aveva ricevuto in eredita' dal padre un lanificio.
Grazie alla cassa per il Mezzogiorno, e ai contributi a fondo perduto il conte decise di aprire altre industrie tessili nel sud Italia, a Maratea, Tortora e appunto a Praia a Mare, tutte zone di mare fra Basilicata e Calabria. Il conte ebbe fortune alterne, la ditta di Maratea falli' fra sprechi di vario genere. Gli investimenti sul turismo invece ebbero sorte migliore.
A Praia a Mare si producevano divise militari e i vari reparti erano divisi fra muri. Dal 1969 al 1987, e cioe' per diciotto anni, la Marlane e' stata di proprieta' dell'ENI. Sotto la nostra beneamata, i muri divisori caddero, e tutto si faceva in un unico ambiente. In particolare i fumi tossici della coloritura venivano respirati da tutti, senza masherine e come se fosse elisir di lunga vita.
Le confezioni di coloranti sono contrassegnati dalla figura tossica con il teschio: gli operai, ai quali non era evidentemente stato fatto nessun corso di sicurezza, prendevano il materiale e a mani nude lo buttavano nelle vasche bollenti aperte, le cui esalazioni andavano a finire nei corpi di tutti. Gli aspiratori non funzionavano ed i fazzoletti degli operai erano sempre neri di porcherie che arrivavano dai loro polmoni. Gli scarti di amianto venivano abbandonati alla meno peggio, senza alcuna premura di smaltitura corretta.
Alla fine della giornata l'ENI passava agli operai una busta di latte per disintossicarsi.
Nel 1987 la ditta passa alla Marzotto di Valdagno che e' ancora la proprietaria della Marlane. Negli anni novanta le vasche vengono sigillate, e i fumi tossici contenuti. Ma l' azienda e' gia' morta, e nel 1996 chiude per sempre.
La natura fa il suo corso. Piano piano la gente inizia ad ammalarsi di cancro, anche giovani trentenni.
Su mille operai in totale, si stima che centocinquanta siano morti di cancro a causa dei fumi tossici della Marlane. Altri centoventi sono vivi ma ammalati pure loro di cancro alla mammella, alla vescica o ai polmoni. Fanno un operaio su quattro.
Ovviamente siccome siamo in Italia e le indagini sono sempre difficili, per molte delle persone morte non ci sara' mai giustizia, visto che la prescrizione ha annullato tutto. Per gli altri la procura di Paola ha ipotizzato il reato di truffa, omicidio colposo e di inquinamento ambientale, anche se si sta prendendo in considerazione il reato, piu' grave, di omicidio volonario.
E poi ci sono mille altri scandali: pressioni fatte su cittadini e operai affinche' stessero zitti, report medici falsi, dove invece di dire che la gente moriva per cancro ci si inventava altre scuse, o i terreni attorno alla Marlane che sono diventati un cimitero di roba tossica con fanghi di scarto seppelliti sotto la sabbia, in discariche abusive o gettati direttamente a mare, le falde idriche inquinate, i soldi presi dallo stato "per lo sviluppo" e che invece sono serviti per ammazzare la gente.
Quando l'ENI ando' via vennero stanziati 44 milioni di lire per ognuno dei 200 lavoratori licenziati, in teoria per aiutare la rioccuopazione a Praia. Nove miliardi delle vecchie lire,
nel 1987. Non si sa che fine hanno fatto i soldi.
Fra i veleni di Praia a Mare anche le ammine aromatiche (con dentro il benzene): gia' nel 1997 si sapeva che facevano venire tumori alla vescica e al seno. Uno studio americano di 12 anni fa infatti diceva: "Non sono un caso i tumori della vescica in chi lavora nell'industria dei coloranti", come riporta il Corsera di allora.
Il conte e' morto. l'ENI non dice niente. La Marzotto dice che non e' colpa sua. I cittadini di Praia sono per la maggior parte anestetizzati. L'unica che va avanti senza paura e' la natura. Lei fa il suo corso: porcherie mi dai, porcherie ti restituisco.
Non e' lei che e' matrigna, siamo noi matrigne di noi stessi.
Fonti: Bloglavoro, La repubblica1, La repubblica2, Pane e rose, SLAI-Cobas
3 comments:
http://www.cityrumors.it/results/sei-d-accordo-alle-estrazioni-petrolifere-in-mare-e-terra-in-abruzzo.html
http://www.cityrumors.it/results/sei-d-accordo-alle-estrazioni-petrolifere-in-mare-e-terra-in-abruzzo.html
Salva-leggi per 260 provvedimenti: molti riguardano l’ambiente
Sono circa 260 i provvedimenti “salvati” dal cosiddetto “taglia-leggi”, attraverso lo schema di decreto legislativo ora al Senato sulle “Disposizioni legislative statali anteriori al 1° gennaio 1970 di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore” e la cui abrogazione comporterebbe lesione dei diritti costituzionali, effetti sulla finanza pubblica o che riguardano principi fondamentali della legislazione concorrente tra Stato e regioni. Tra queste molte riguardano l’ambiente, i beni culturali, lo sviluppo economico e le infrastrutture e i trasporti.
fonte:
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=961340
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