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Monday, December 31, 2018

Australia: Tony Rinaudo, l'uomo che fa rinascere le foreste in Africa


Niger, 1975

Niger, 2005









Si chiama Tony Rinaudo e fa l'agronomo.

Nel tempo libero pianta alberi, e l'ha fatto per 30 anni.

Alla fine di questo tormentato 2018 volevo una storia bella e questa e' una di quelle, silenziose e piene di speranza; dove una persona sola puo' fare tanto, con quello che ha e che e'.

Nel giro di 30 anni Tony ha riforestato un area di 6 milioni di ettari, cioe' Piemonte, Lombardia e Veneto messi insieme nell'enorme continente oceanico.

In totale fanno 240 milioni di alberi, che ha curato e seguito con una tecnica da lui stesso inventata.

Tony Rinuado e' di Myrtleford, Victoria, in Australia. Da giovane si trasferi' in Niger, uno dei paesi piu' poveri del mondo. Era il 1981, e cerco' di piantare alberi qui, per conto di un gruppo di missionari, World Vision Australia.

I contadini locali praticavano un agricoltura "intensiva" nel senso che ogni centimetro era dedicato a piante, ma la terra era desolata ed arida, e i raccolti scarsi. Anche i suoi sforzi di piantare alberi per due anni furono vani.

I contadini vedevano il loro raccolto diminuire di stagione in stagione. La terra era semplicemente morta.

E cosi Rinuado cambio' tattica. Invece di piantare alberi noto' che c'erano piccoli cespugli selvatici che crescevano sponataneamente e che venivano spesso tagliati dai contadini per far spazio ad altro,
nella speranza di aumentare i propri raccolti, o per ricavarne legna da ardere.

Decise allora di dedicare energia e tempo per curare questi cespugli, con l'idea che visto che era l'unica cosa che cresceva se li si aiutava un po, forse si sarebbero ingraditi,  e avrebbero aiutato l'ecosistema.

Mise a punto una tecnica, oggi nota come Farmer Managed Natural Regeneration (FMNR) che parte da principi tanto semplici quanto logici: aiutare comunita' povere a rigenerare terre aride partendo da cio' che cresce spontaneamente.  Vengono usate vecchie pratiche in cui cespugli ed arbusti vengono tagliati per far legna, ma in modo che  non muoiano, assicurandone un ciclo vitale ottimale, e in cui gli alberi stessi vengono piantati e potati in modo da ottimizzarne la crescita, l'esposizione al sole e l'accesso all'acqua.

Rinaudo divenne noto come il "contadino scemo bianco" - ''the crazy white farmer'' ma lo stesso convinse dieci altri contadini dell'area a seguire il suo esempio: cioe' invece che abbattere questi cespugli, di aiutarlo a farli crescere.

Arrivo' la siccita';  questo convinse altri contadini a partecipare all'esperimento, e invece che tagliare gli arbusti, di curarli. Non avevano nulla da perdere. Grazie a questi cespugli che pian piano diventavano veri e proprio alberi piano piano l'ecosistema cambio'.

In meglio.  
I campi degradati divennero piu produttivi, grazie agli alberelli che davano ombra, aiutavano con le radici a trattenere acqua, rendevano il terreno piu' fertile ed evitavano l'erosione. E con campi, anche il pascolo del bestiame ne giovo'.

Campi dove c'erano uno o due o zero alberi per ettaro, ora ne hanno circa quaranta. La voce si sparse e tutt'a un tratto tutti i contadini volevano alberi nei propri campi.

A Rinaudo diedero un altro soprannome, l'uomo che sussurra agli alberi.

Sono passati trent'anni e appunto, sono stati rigenerati 240 milioni di alberi partendo dal Niger, e poi in tutto il mondo, dalla Somalia all'East Timor, dall'Indonesia alla Birmania. E' un metodo a basso rischio, a basso costo, ottimale per contadini che vivono in zone povere e che temono interventi iniziali troppo drastici. Tony Rinaudo e' ancora all'opera, ed oggi e' il Natural Resource Advisor di World Vision Australia.

Dice che per iniziare l'investimento il costo e' di due dollari. Il costo di un taglierino per far si che germogli di alberi possano crescere e per curarli da subito.

Rinaudo e' stato invitato a raccontare la sua storia al meeting mondiale sui cambiamenti climatici in Polonia, dicendo a tutti che gli alberi migliorano l'agricoltura, riducono le temperature, mantengono acqua nel terreno, assorbono anidride carbonica. Piantarli e curarli lo si puo' fare ovunque, anche in zone dove la temperatura raggiunge i 40 gradi ogni giorno  come mostra il suo esempio.

Qualche giorno fa gli e' stato assegnato il Right Livelihood Awards uno dei piu' grandi premi ambientali del mondo.

Ci sono due miliardi di ettari di terreni degrati al mondo; riforestarli non sarebbe una cattiva idea.

Ma il questo ultimo giorno del 2018,  il mio messaggio e': non occorre andare in Niger e dedicare 30 anni della propria vita a far nascere foreste.

Possiamo tutti far qualcosa per il pianeta, ogni santo giorno, con dedizione ed amore.

Al signor Tony Rinaudo, grazie.

Friday, December 28, 2018

New Mexico: usiamo la monnezza del petrolio per innaffiare i campi agricoli





Ovvviamente da qualche parte occorre pur metterli, questi rifiuti delle trivelle.

E quando le trivelle spuntano da ogni dove in stati per lo piu' aridi e con lo spettro della siccita' in agguato, come in New Mexico, ecco qui idee "creative".

Trattiamo e recicliamo i residui del fracking per uso in agricoltura, e se tutto va bene e se ci togliamo sale e robaccia chimica anche per bere!

E' questa l'idea rivoluzionaria dell'Environmental Protection Agency dello stato del New Mexico.
Anzi, ammettono candidamente che siccome il petrolio e il gas contribuiscono per un terzo degli introiti dello stato occorre far si che l'industria resti viva e dinamica nella zona. Ovviamente la monnezza e' un grande problema, per i petrolieri prima di tutto, che non sanno che farne. E quindi, chissa', spargeli, dopo un qualche trattamento nei campi, potrebbe fare raccogliere due piccioni con una trivella: i petrolieri risolvono i loro problemi di smaltimento, e l'agricoltura riceve irrigazione.

Di qui la propaganda che usare l'acqua di scarto portera' invece a benefici all'agricoltura, al bestiame e pure agli habitat selvaggi, tutti che necessitano di acqua.

Addirittura ci sono proposte di detassare le ditte che "trattano" l'acqua di risulta per il riuso in agricoltura o per berla.
Ogni mese i petrolieri producono tanta monnezza quanto basta per riempire il lago piu' grande di tutto lo stato. Ogni barile di petrolio prodotto qui porta a cinque barili di monnezza di scarto. Che farne? A volte i fluidi spesi vengono riusati, altre volte vengono seppelliti sottoterra, con tutti i problemi di sismicita' indotta e inquinamento associato. 
Mmh.

Ma... come facciamo a sapere che davvero quell'acqua e' sicura? Che tutte le tracce di metalli pesanti e altre sostanze chimiche siano state eliminate? O che davvero i trattamenti siano stati veramente eseguiti? E se l'acqua rimessa in circolo non dovesse essere pura, cosa succedera' alle fonti di approvvigonamento idrico in tutto lo stato? Cioe' prendiamo acqua, la inquiniamo e poi la reinseriamo nell'ambiente mescolandola a quella pulita?

Non e' ben chiaro, ma che importa. 

Come funziona altrove?

La monnezza della Pennsylvania finisce in Ohio e in West Virginia per essere reiniettata sottoterra, a volte l'acqua "purificata" viene usata sulle strade e... nelle piscine. Quel che resta finisce nel Susquehanna River.

Bello, eh?

Un solo dato: studi esegiuti su campioni di acqua petrolifera "purificata" mostravano ancora 50 volte i livelli in piu' di alcuni inquinanti, fra cui ammonio, ioduri, cloruri, bromuri.
La verita' e' che una volta che hai messo ogni sorta di elemento chimico nell'acqua, non puoi mai aspettarti che torni limpida e pure come da ruscelletto di montagna, e questo vale nel New Mexico come in Basilicata.

Thursday, December 27, 2018

La Groenlandia che si scoglie piu' velocemente che mai











La Groenlandia si scioglie a ritmi mai visti prima, e vince ogni record per la perdita di massa di ghiaccio che finisce nei nostri mari.

Ogni anno, secondo un recente studio pubblicato su Environmental Research Letters e condotto da un team di scienziati dagli USA, Cile, Canada, Norvegia e Olanda dalla Groenlandia, arriva in oceano l'equivalente un millimetro in piu' di innalzamento dei livelli del mare, solo dalla Groenlandia.

Lo scioglimento delle nevi di questa isolona danese e' piu veloce di piu' di quanto sia mai stato negli scorsi 7,000 anni, i tempi a noi accessibili per studio e paragone.

Ci sono qui in totale 650,000 metri cubi di ghiaccio che si sciolgono a ritmi  50% piu' veloce che in tempi pre-industriali. 

Uno dira': e' solo un millimetro, ma questo vuol dire che in dieci anni avremo un centimetro di innalzamento dei livelli del mare dalla sola Groenlandia.

Ovviamente non c'e' solo la Groenlandia.

Secondo la NASA in totale ogni anno i livelli del mare si innalzano di 3 millimetri in totale. I ghiacciai, dall'Artico, dall'Antartico, si sciolgono e l'acqua allo stato liquido occupa piu volume che allo stato solido.  Il tutto procede a ritmi galoppanti.

La Groenlandia (e l'Artico) sono le regioni piu' fluide, ma anche l'Antartico contribusce. Anzi, e' considerata una bomba inesplosa, nel senso che gli effetti sono piu' lenti, per cui il futuro sara' peggiore del presente.

Per ora i numeri sono i seguenti:

Artico: 447 miliardi di tonnellate di ghiacchio in meno -- 14,000 tonnellate di acqua in piu' per secondo, dal 2005 al 2015, almeno.  Fra il 1986 e il 2005 il tasso era di 5,000 tonnellate al secondo.
Per cui la perdita di ghiaccio dall'Artico si e' triplicata dal 1986.

Antarctico: 219 miliardi di tonnellate di ghiaccio in meno ogni anno dal 2012 al 2017.

In totale: ogni anno perdiamo 666 miliardi di tonnellate di ghiaccio dai poli terrestri.

Lo scioglimento continua anche nei mesi invernali perche' le onde dell'oceano Atlantico, dovute a forti venti invernali, sono in realta' calde abbastanza da far sciogliere il ghiaccio. Le acque calde entrano cosi' nei fiordi e vicino ai ghiacciai sciogliendo anche le nevi in profondita'.  

E questo e' solo l'inizio. Ovviamente non sappiamo niente delle dinamiche future: se tutto questo scioglimento attuale accellerera' ancora quelli futuri, se ci saranno effetti domino e se tutto procedera' a ritmi ancora piu' devastanti.

Intanto, il resto del pianeta sembra non preoccuparsene, finche' un giorno sara' troppo tardi.


Wednesday, December 26, 2018

Patagonia: gli indigeni portano in causa Exxon e Total per inquinamento da petrolio e sversamenti illegali













"The way these oil companies operate is pure 
environmental vandalism and demonstrates 
how little control local authorities truly have," 

Paul Horsman, Patagonia


Siamo in Patagonia, una terra lontana e vagamente mitica nell'immaginario collettivo; fatta di ampie distese, praterie color sole e di cieli blu.

Ma anche se nessuno ne parla mai, la Patagonia e' anche terra di trivelle.

E infatti il Mapuche Confederation of Neuquén, una associazione che rappresenta varie comunita' di indigeni ha portato in causa Exxon Mobil, Total e Pan-American Energy, una sussidiaria della BP in Argentina, per inquinamento delle loro terre a causa degli scarti petroliferi e da fracking qui riversati dai signori di cui sopra. Il gruppo dei Mapuche e' stato assistito da Greenpeace che ha elencato e documentato tutti gli schifi ambientali della zona.

Un altra ditta locale, di trattamento rifiuti, la Treater Neuquén S.A. e' parte del processo anche lei.

Il perno della questione sono i rifiuti tossici in teoria da essere gestiti dalla Treater Neuquén nei pressi della citta' di Añelo a 1200 chilometri da Buenos Aires e provenienti dal campo Vaca Muerta, uno dei piu' grandi giacimenti di petorlio e di gas del mondo nella provincia di Neuquén.

La Treater Neuquén pero' come da copione non ha eseguito il suo compito nel modo corretto e i rifiuti tossici e dannosi a persone e vita animale e vegetale sono finiti in ambiente, danneggiandolo e portando a problemi di salute alle comunita' locali.

Ma non e' solo la Treater Neuquén. Ci sono anche i petrol-mostri di Total, Shell e Exxon che riversano tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici in vasche a cielo aperto in Patagonia. 

Nel campo di Vaca Muerta ci sono circa 830 pozzi da fracking sparsi un po dappertutto che generano dai 600 agli 850 metri cubi di monnezza in un mese.

Dove finiscono?

La maggior parte di quella robaccia dovrebbe essere raccolta e trasportata in centri specializzati, e anche se tutto fosse fatto a regola d'arte in un modo o nell'altro i rifiuti devono attraversare citta', fonti idriche, campi agricoli.

Ma a volte e' piu' facile lasciare tutto dove e' e usare il metodo occhio non vede, portafoglio non duole, cioe' fare riversamenti illegali. Anche in Patagonia.

E cosi gli attivisti di Greenpeace si sono messi all'opera e hanno iniziato a studiare la composizione chimica delle vasche di petrol-rifiuti scoperte a Vaca Muerta a Novembre 2017, i campioni che hanno preso mostrano elevate concentrazioni di inquinanti.

Hanno pure filmato i camioncini della Shell, Total e dell'Argentina YPF, Shell and Total a riversare monnezza tossica oleosa e puzzolente nelle vasche. Alcune di queste sono grandi quanto... 15 campi di calcio e sono solo a 5 chilometri dale case.

I filmati rivelano campi intrisi di petrolio, aria putrida, visioni dantesche.

Uno dei portavoce della campagna per salvare Vaca Muerta si chiama Paul Horsman e dice che siamo in presenza di vandalismo ambientale e che le autorita' hanno perso il controllo della situazione.

Una specie di far west dei petrolieri, dove tutti fanno quello che vogliono.

E i petrolieri? La Pan American Energy dice che non hanno rapporti con Treater, quelli dei trattamenti di rifiuti ambientali; in realta' la Pan American Energy e'... una cliente della Treater e sono pure sui loro siti internet!

Shell dice che (ovviamente!) non e' colpa loro e che le autorita' non controllano abbastanza. Cioe' sono verginelle dove l'inquinamento avviene a loro insaputa! E infine la Total dice che devono vederci chiaro.

Noi invece vediamo cosa succedera' in questa causa.

Come sempre, meglio sempre non farceli venire dall'inizio, perche' Basilicata o Vaca Muerta che sia, sempre morte e disrtuzione portano, ovunque vadano.




Friday, December 21, 2018

L'ENI a fare ispezioni sismiche anche in Montenegro, nel silenzio generale




E' una specie di onta italica nel mondo, ed una vergogna che di questa nazione cosi ricca di cultura e bellezza la sua prima ditta nazionale debba essere una compagine di petrolieri senza scrupoli con l'ansia di trivellare ogni angolo d'Italia, d'Europa e del mondo, costi quel che costi, facendo ricorso a tangenti, condonando inquinamento, e distruggendo democrazie dovunque sia andata.

Si parla dell'ENI, a me ripugnante per tutto quello che hanno fatto all'Italia e al pianeta, e che volevano fare alla mia regione, e per quel che hanno fatto a me personalmente.

Ed eccoci qui, a portar puzza pure in Montenegro.

I preparativi sono durati a lungo, ma il consorzio Eni-Novatek sta finalmente iniziando ad esplorare le coste del vicino Montenegro alla ricerca di petrolio.

Dicono che hanno avviato i lavori ai primi di Novembre del 2018. Nessuno in Italia ne ha parlato per quel che ne so.

I nostri eroi dicono pure che ... fra il 62 e il 68% del ricavato se si trivellera' alla fine di tutto questo processo, andra' .... al Montenegro! Il tutto sara' a beneficio delle generazioni future e sul modello Norvegese. Ha ha ha.

Questi evidentemente credono ancora a Babbo Natale, e sono rimasti al paradigma petrolio=ricchezza, oppure l'ENI e' stata cosi brava a raccontargli le solite favole che loro ci hanno creduto.

Per l'occasione Agostino Maccagni, rappresentante dell'ENI va a dare interviste per la stampa e la TV locale dicendo che c'e' molto potenziale nei mari del Montenegro e che decideranno alla fine dei 45 giorni di ricerche petrolifere, cioe' a meta' dicembre 2018,  se andare avanti con il buco e le vere trivelle.

“We’re here because we had already analyzed the data that existed in Montenegro and we believe that there’s potential but we’ll decide as soon as we see the most recent data. Our research will begin on 1st of November and they will last 45 days. The ship will move slowly, 4-6 nautical miles speed, and it will draw the device for the emission of sound impulses. The sound will bounce off the seabed and the computers on the ship will process the seismic data. That signal will be analyzed by the super computer and we’ll get the clearer picture of everything that’s down there.
 
Come sempre la raccontano giusta, e non dicono mica niente dei loro impatti delle ispezioni sismiche o di quel che accadra' *dopo* quando arriveranno le vere trivelle.  Sono venditori di morte a puntate, piano piano. Un po alla volta.

Intanto, un altro compare nella faccenda, il direttore greco della “Energean Oil and Gas”, Antonios Nikolopulos, pure lui interessato alla trivelle dice che la ricerca di giacimenti usando ispezioni sismiche durera' per loro fino a gennaio 2019.

Intanto il primo pozzo montenegrino sara' trivellato a 23 chilometri dalla costa fra le citta' di bar ed Ulcinj, tuttapposto, eh?

E il popolo del Montenegro? Nessuno gli ha davvero spiegato cosa si cela dietro il petrol-miraggio; ci sono delle piccole NGO, come il gruppo detto Green Home che cercano di ricordare quanta bellezza andra' persa con le trivelle.

Dicono giustamente: che bellezza c'e' dietro i pozzi di petrolio?

Fra l'altro, il primo articolo della costituzione del Montenegro definisce la nazione un paese ecologico. Sono queste trivelle compatibili con questo concetto? E' accettabile?

Ovviamente Maccagni e compari dicono che gli impatti sono minimi, che i rischi sono.. lievi trascurabili e nulli, secondo le cantilene che da anni ci hanno raccontato in Italia e che sono solo enormi bugie! Dicono di usare le migliori tecniche mai ideate e che loro saranno dei santi.

Ma quando mai.
Ma dove.

E poi alla fine raddrizzano il tiro e ci rammentano che sebbene ci siano tanti incidenti e tante perdite di petrolio targate ENI "la situazione adesso e' diversa" e che hanno trivellato .. centinaia di pozzi e non c'e' stata neppure una goccia di petrolio riversato in mare. La loro tecnologia e' cosi' safe che addirituttura gli hanno concesso di trievellare in Norvegia, nei mari piu' sensibili del mondo.

Che facciatosta, eh?

Dimenticano di dire che intanto in Norvegia hanno enti severissimi che stanno alle calcagna di ENI e di ogni altra petrolditta. Che ogni tanto da Oslo arrivano all'ENI fermi, richiami e multe, perche' non stanno alle regole del gioco, non seguono protocolli di sicurezza, o di cura ambientale. Dimenticano che a suo tempo addirittura loro stessi ammisero di "non avere sufficente competenza per trivellare nei mari del nord". Dimenticano di dire che sono coinvolti in processi per inquinamento e corruzione in tutto il mondo e che non e' assolutamente vero che non ci sono rischi o che turismo e trivelle si puo'.

Sono la peggior faccia che l'Italia possa mostrare al mondo, e mi auguro con tutto il cuore che dal Montenegro arrivi un forte no, deciso e maturo. Questi vogliono solo speculare con il vostro mare, quel 60% di profitti e' solo per sceneggiatura e del Montenegro, del Sud Africa, dell'Italia, vi assicuro, non gliene importa un fico secco.

Intanto qui c'e' una petizione, in italiano, per chiedere al governo del Montenegro di non accordare permessi trivellanti.

Quello che mi chiedo e': perche' il M5S non ha cercato di fare fronte comune con tutti i paesi che si affacciano sull'Adriatico per chiudere il mare nostrum alle trivelle? La politica e' guardare lontano, voler fare le cose buone, e non ripiegarsi su se stessi.

Per anni i nostri amici cinquestellati hanno usato/copiato/preso ispirazione da questo blog per attaccare la classe politica renziana o berulsconiana, ed ora che hanno il potere sono timidi, mancano di iniziative, e dimenticano che l'ambiente e' di tutti, e che abbiamo una responsabilita' grave in questa faccenda delle trivelle in Adriatico.

L'Italia e' stata quella che ha trivellato per prima in Adriatico, e' quella che vede la sua partecipazione in ENI al 30%.  Quelle trivelle e quell'airgun montenegrino sono al 30% roba nostra.

Perche' nessuno degli altisonanti ministri a cinquestelle ha teso una mano al Montenegro? O alla Croazia o all'Albania o alla Grecia per dire: facciamo una cosa buona per il turismo, per l'ambiente, per il clima e per le generazioni future: niente piu' trivelle in mare. 

E' cosi difficile?

O erano solo concetti buoni finche si trattava di trivellare le coste sotto casa? O per accontentare l'elettrorato? Oppure ora che si e' al potere dire qualsiasi cosa contro l'ENI e' taboo?

Non so che dire.

Ma se i nostri cari ministri leggono ancora questo blog, il mio suggerimento e' semplice: dopo aver tanto copiato, copiate ora queste cose di cui sopra.

Osate. Pensate. Studiate. Fate. Voletelo.


 


Thursday, December 20, 2018

Trump il barbaro a trivellare aree protette in Alaska

















L'amministrazione piu' disastrosa della storia recente, quella di Donald Trump annuncia il via libera ad ogni centimetro di terra nell'Arctic National Wildlife Refuge (ANWR).

Lo dicono pure loro che c'e' potenziale di scoppi, impatti agli orsi polari e ai caribu che vivono nella zona, ma che importa. Andiamo avanti.

E' stato il Dipartimento dell'Interno ad annunciarlo e si parla di rilasci di permessi trivellanti possibilmente dal 2019, cioe' fra pochi mesi su ben seimila chilometri quadrati senza andare troppo per il sottile in termini di analisi, di impatti, di scienza, di opinione pubblica, di conseguenze a livello locale e mondiale.

Ovviamente tutto questo e' fatto in nome della "sicurezza" energetica del paese - e di petrolio da popare nel Trans-Alaska Pipeline System un mega sistema di oleodotti che dall'Alaska si snoda per 1,300 km in giu'. L'oloeodotto e' in declino perche' la produzione dagli altri campi petroliferi della zona e' in declino.

Cioe': il petrolio finisce nei campi vecchi e per far continuare a funzionare l'infrastruttura si cerca altro petrolio - una spirale senza fine!

Il gradasso della situazione e' il segretario dell'interno, Ryan Zinke, uno dei piu' acerrimi nemici dell'ambiente che dice “An energy-dominant America starts with an energy-dominant Alaska.”

Certo dominiamo tutto, anche le ceneri del pianeta!

Il tale Zinke e' pero' alla frutta, perche' e' letteralmente in una spirale di inciuci, accuse, sprechi e 
ha annunciato il suo ritiro dalla politica a fine 2018.

Erano dieci anni che qui non si muoveva petrol-foglia, e questo grazie ad un divieto petrolifero varato alla fine degli anni 2000. Poi a dicembre 2017 la stessa amministrazione Trump ha eliminato il divieto ed imposto l'obbligo di offrire vendite petrolifere di concessioni almeno due volte nei prossimi dieci anni.

Ed  appunto Trump-Zinke vogliono farlo nel 2019, il piu' presto possibile. Si iniziera' con 1600 chilometri quadrati in zone dove vivono specie protette fra cui il porcupine caribou.

La buona notizia e' pero' che anche se la vendita di concessioni sara' nel 2019 lo stesso ci vorranno anni di valutazioni di impatto ambientale e lo quasi sicuramente ci saranno cause e processi in tribunale per fermarli.  Si spera che tutti questi procedimenti possano durare almeno due anni, e che ci sia a quel tempo qualcun altro alla Casa Bianca di modo che i permessi possano essere rivisti e magari bocciati.




Ma Zinke ed i suoi amici cercano di portarsi avanti: la ditta Texana SAExploration Holdings sta gia' pensando a fare rilievi sismici nella zona, casa di orsi polari in via di estinzione. Fra i vari pericoli anche quello che gli spari sismici possano distruggere l'habitat degli orsi, le tane coperte da nevi e magari difficili da vedere che potranno pure collassare con tutti gli orsi dentro.

E poi ci sono i lupi artici, gli uccelli migratori e la semplice bellezza del rifugio artico, una zona di biodiversita' polare spettacolare. Se si chiama rifugio, un motivo pur ci sara'!

E come sempre, non e' solo dare nuova vita al vecchio oleodotto. Ci sara' sicuramente nuova infrastruttura, per trattare petrolio per portarlo sul mercato. Nuovi oleodotti? Nuove centrali di trattamento? Nuovi porti petroliferi?

Gia' operano qui Conoc Phillips, Exxon e BP che e' pure responsabile del Prudhoe Bay oil field che ogni tanto ha scoppi, perdite e incendi.

E loro, i petrolieri? Non e' chiaro.

Pare che ci siano fra i 4.3 e gli 11.8 miliardi di barili di petrolio nella zona dell'ANWR, secondo le stime dello US Geological Survey anche se con i prezzi attuali non e' ben chiaro quanto appetibili siano, considerati i problemi logistici, di opinione pubblica, di mercato.

E cosi, andiamo avanti, a casaccio verso la catastrofe climatica, trivellando un po di qua e un po di la
senza sapere cosa stiamo davvero facendo.

Vorrei solo sapere cosa ha da dire Melania al riguardo e se un po non si vergogna.