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Tuesday, November 25, 2008

Il bitume dei Canadesi



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Il maggior esportatore di petrolio negli USA, contrariamente a quanto si pensi, non e' l'Arabia Saudita. Da pochi anni questo "privilegio" va ai nostri vicini a nord, i Canadesi. Nello stato dell'Alberta infatti, vicino a Calgary, esiste una enorme riserva di bitume.

Si chiama Athabasca tar sands e la materia prima non sarebbe neppure da classificare come petrolio perche' si tratta di una mistura di argilla e sabbia impregnata di idrocarburi che formano una roccia piuttosto dura, il bitume. In generale con questo tipo di materiale ci si fa l'asfalto. Gli indiani d'America lo usavano per rivestirci le canoe e nulla piu'.

Di per se, il bitume non si presta ad essere lavorato o commercializzato. E' infatti troppo denso e non scorre nelle tubature. Occorre prima scavare il terreno, creando delle buche abbastanza grandi, e poi cercare di ridurre la viscosita' delle sabbie petrolizzate con apposite sostanze chimiche, vapori o mescolando il bitume a petrolio piu' liquido per favorirne la mobilita'. Occorrono ingenti dosi di acqua, piu' che per il petrolio normale, per trattare questo tipo di roccia, il cui petrolio e' chiamato "extra pesante" a causa delle molte impurita' presenti. La percentuale di zolfo nel bitume canadese e' attorno al 5%, una percentuale elevatissima.

Fino al 1996 questa "risorsa" non venne commercializzata perche' i costi furono calcolati essere proibitivi: per creare un barile di petrolio (circa 160 litri) occorre scavare due tonnellate e mezzo di terreno, occorre il triplo dell'energia per raffinarlo se confrontato con il petrolio piu' pulito, e circa 1000 litri d'acqua.

Circa dieci anni fa pero' lo stato dell'Alberta decise di aprire questi terreni allo sfruttamento pensando di poterne trarre dei benefici economici, offrendo ai petrolieri sconti sulle concessioni, tasse basse e soprattutto quello che il medio oriente non potra' mai garantire: un governo amico ed occidentale. Praticamente svendettero la terra ai petrolieri.

Le ditte petrolifere di mezzo mondo fioccarono in Alberta. Tutti a scavare, tutti a creare buche nel terreno che si possono vedere anche dallo spazio e riempite di acque tossiche di scarto. La crescita petrolifera e' stata inarrestabile: nel giro di dieci anni diventare i maggiori esportatori negli USA significa ritmi spaventosi. Oggi, pero' ci si accorge che ci si e' lasciati dietro disastri ambientale di ogni genere, un panorama sociale devastato e una nazione che non riuscira' a stare nei parametri di Kyoto.

Il governo dell'Alberta non ha mai detto di no a nessuna ditta petrolifera in questi dieci anni e ci sono progetti per continuamente aumentare le estrazioni. I risultati? Puzza permanente di idrogeno solforato e di idrocarburi nelle maggiori citta' della zona, specie Fort McMurray, la scomparsa della pesca e delle alci. Fiumi inquinati. Pesci deformi. Fuoriuscite di petrolio nei laghetti e nei fiumi un tempo prisitini. Morie di animali. Tumori e malattie rare. Concentrazioni di arsenico 500 volte maggiore che i limiti di legge. Tubature, pozzi di scarto sparsi ovunque. Enormi quantita' di terreno scavato con sostanze tossiche rilasciate in aria. Acqua scarseggiante mentre le acque di risulta sono pari a quanto tutta l'acqua utilizzata dall'Egitto in un anno. Il popolo indigeno, circa seimila indiani d'America dice i pesci hanno un sapore diverso. Intanto il cancro aumenta. Coincidenza?

We think the water is giving us cancer.

Fra il fegato e il piccolo intestino ci sono dei vasi sanguigni che ne facilitano il collegamento. Il tumore di questi vasi, detto cholangiocarcinoma e' molto raro. Si stima che l'incidenza sia di un caso su 100,000. In un paese dell'Alberta dove fino a dieci anni fa non si erano registrati casi di questa malattia, nel solo 2008 si sono avuti sei morti su 1,200 persone di questo tumore raro.
Invece che uno su 100,000 qui il rischio e' di uno su 200.

Alcune di queste sabbie bituminiche si trovano molto al di sotto della crosta terrestre ed e' motlo difficile estrarle. Occorre pompare forti dosi di acqua, secondo una tecnica che si chiama SAGD,
steam assisted gravity drainage. Questa operazione spesso provoca micro-scosse di terremoto e
spostamenti di terreno che possono anche essere di 20 centimetri. In alcuni casi la pressione dell'acqua puo' fratturare le roccie del sottosuolo causando perdite di acque di risulta nel sottosuolo.

La Shell e' diventata ricchissima, e non ha fatto nulla per ripulire il disastro che si e' lasciata dietro, ne per mitigare le emissioni di CO2. Tutti incravattati e sorridenti dicono che ci vuole tempo, e che non esiste la tecnologia giusta e che devono pensarci il governo centrale e reginonale dell'Alberta. Chissa' perche' la tecnologia per scavare la sabbia petrolizzata, che prima non esisteva, l' hanno trovata invece.

Perche' racconto tutto questo? Perche' una delle maggiori ditte che operano in Canada e' la Shell. Questa ditta ha anche di recente sponsorizzato lo studio di un altra zona dove sorge roccia al bitume, e che e' molto piu' vicina a noi dell'Alberta: Lettomanoppello. L'ENI ha acquistato i diritti per scavare le sabbie al petrolio in Congo e se vogliono farlo in Africa, stiamo tranquilli che almeno un pensierino per l'Abruzzo non se lo sono fatti scappare.

E si, anche noi americani siamo responsabili di questo schifo che hanno fatto in Canada. Il governo americano (Obama, non Bush) parla ora di bannare l'importo di questo tipo di petrolio, ma il danno e' fatto. Ecco perche' occorre liberarsi dalla dipendenza dal petrolio: ora che di petrolio e' rimasto solo lo scarto, e' una catastrofe ambientale ovunque. I canadesi stessi con cui ho parlato aggiungono: hanno potuto fare tutto questo perche' li non ci abita nessuno e nessuno ha protestato troppo. In Abruzzo invece ci abitiamo noi. Il bitume di Lettomanoppello DEVE restare sottoterra.

Un giornalista Canadese, Andrew Nikiforuk ne ha scritto un libro agghiacciante, da cui sono tratte la maggior parte di queste informazioni. Il libro si chiama "Tar sands: dirty oil and the future of a continent."

Fonti:Oils and truth 1, Oils and truth 2 , The Guardian, The Guardian 2, Amazon.com

2 comments:

Anonymous said...

Una notizia buona finalmente! andate sul sito http://blog.libero.it/emergenzambiente/. In Sicilia, a Vittoria, una sentenza ha imposto di interrompere l'attività di estrazione nonostante questa avesse tutte le autorizzazioni in regola,la motivazione: inquinava le falde acquifere della zona. Dunque non stanchiamoci di sperare e di lottare. Viviana

d said...

adesso ho capito perchè il canada è uno dei pochi paesi ,insieme a polonia e giappone, a frenare sulle riforme "verdi".
:-(