.

.

Sunday, November 13, 2011

The big fix - il tuttapposto nel Golfo del Messico






** E' un post lungo, scritto di getto.
Ho preso appunti mentre ero al cinema e non voglio dimenticare niente.
Mentre che lo guardavo pensavo a noi. **


Sono appena tornata dal cinema. The big fix - il documentario sullo scoppio BP. Arrivo al cinema, e c'era una fila abbastanza lunga fuori. Sono rimasta sorpresa, perche' il film non ha avuto molta pubblicita' "ufficiale" - in TV per esempio. E' stato prodotto in modo indipendente, con pochi soldi, e quasi tutti quelli che c'erano l'avevano saputo tramite canali informali - facebook, youtube, blog, amici, o magari dalla review settimanale del Los Angeles Times.

Faccio la fila. Sono contenta di vedere cosi tanta gente.

Entro. Gli unici posti liberi sono quelli in prima fila. Sono sola. Mi siedo. Capisco subito che c'e' un sacco di gente "importante". Dietro a me il direttore del Sierra Club della California del Sud. Di fianco arriva una signora bionda che mi pare di riconoscere... e' Laura Dern, quella di Jurassic Park e suo marito, il musicista Ben Harper. La signora bionda mi fa qualche domanda. Rispondo ma faccio finta di non riconoscerla.

Poi arrivano il regista Josh Tickell e sua moglie Rebecca, qualche fotografo, il direttore del cinema ad introdurli.

Inizia il film.

Una breve storia della BP - nata come la compagnia privata anglo-iraniana del petrolio (Anglo-Persian oil company) per sfruttare il petrolio dell'Iran. Poi arriva il governo inglese a comprarsela formando la British Petroleum, e a trivellare in lungo e in largo in Iran senza rendere conto a nessuno. Quando pero' il nuovo presidente Moussadegh dell'Iran decide di nazionalizzare le risorse petrolifere a beneficio del popolo di Persia, Churchill chiede aiuto agli USA per mandare via Moussadegh. E cosi' la CIA e i servizi segreti britannici rovesciano il governo "socialista" di Moussadegh per metterci lo Shah Reza Palavi.

Il resto lo sappiamo - arriva la rivolta popolare con Khomenini nel 1979 e l'Iran dei nostri giorni: e' la storia dell'Iran scritta dalle multinazionali del petrolio, dalla BP.

Un po' come - mutatis mutandis - l'intromissione della CIA in Chile, con Salvador Allende o in Guatemala, con Jacopo Arbenz, entrambi rovesciati dalle paranoie americane dell'epoca sul socialismo/comunismo mescolato agli interessi economici di multinazionali da proteggere: di Chiquita Banana e della United Fruit Company nel caso del Guatemala - oh yes! - e della ITT e della ditta Anaconda nel caso del Chile, ricco di miniere di rame.

Dopo l'introduzione storica, la storia del petrolio in Louisiana, con i primi pozzi onshore gia' negli anni 1920 e il primo pozzo a mare nel 1938.

Il governatore Huey Long aveva cercato di introdurre regole piu' ferree per controlli ambientali e per una maggiore condivisione dei profitti da parte della Standard Oil di John Rockefeller con la gente di Louisiana (gia' dal 1930!) con il programma "Share Our Wealth" ma mori' ammazzato, chissa come mai.

Dopo la sua morte l'assalto delle ditte petrolifere, con a capo la BP, nota per essere la piu' spregiudicata e la piu' rischiosa delle ditte petrolifere nel mondo: molti rischi, molti guadagni. Pochi controlli, molti guadagni. Molte bugie, molti guadagni.

Nella storia della BP, gli scoppi della raffineria Texas City, dell'oleodotto Prudhoe Bay in Alaska, della nave Torrey Canyon in Cornovaglia, tutti disastri ambientali dovuti alla mancanza di controlli, per risparmiare e per arricchirsi.

Anche durante la costruzione del pozzo Macondo poi scoppiato c'erano stati diversi segnali di allarme - ma hanno VOLONTARIAMENTE spento tutti i rilevatori in modo da poter dire che era tutto sicuro e non pensarci.

Della serie, occhio non vede cuore non duole.

La sera prima dello scoppio hanno pure fatto una macabra festa sulla piattaforma Macondo coi pezzi grossi arrivati in elicottero per dire che era tutto perfetto.

Dopo 12 ore, lo scoppio, la morte di 11 persone.

I loro corpi non sono mai stati ritrovati.

I pezzi grossi erano gia' partiti.

Dopo lo scoppio era importante che tutto tornasse "normale" al piu' presto possibile - per la BP, di modo da pagare meno multe, ma anche per l'industria della pesca, per vendere il pesce, o per quella del turismo, di modo da far tornare la gente.

E cosi vai con altri imbrogli. Gli strumenti per rilevare idrocarburi nei pesci sono stati taroccati e non erano sufficentemente sensibili. Decidono di valutare la pericolosita' del pesce in base alla "puzza" e cosi hanno un gruppo di "sniffatori" per decidere se il pesce e' buono o no.

Ovviamente e' buono e cosi' il pesce torna in circolazione grazie a gli abili sniffatori - fa ridere, se non che fa piangere: le sostanze tossiche non sempre possono essere sniffate, e cosi' chissa' quanta monnezza tossica ci siamo mangiati dal golfo del Messico.

La gente del posto dice che pare il terzo mondo.

In teoria avrebbe dovuto esserci un consorzio di tutte le ditte trivellanti a intervenire in questo scoppio - Exxon, BP, Chevron etc - pronte per qualsiasi emergenza. Non esiste questo consorzio. A capo ci sono persone morte e nello statuto del consorizio si parla di protezione dei trichechi che non esistono nel golfo del Messico. Una gran presa in giro.

I registi vengno portati a fare un giro per il mare dalla BP, per filmare. Ma si rendono conto che vanno solo in posti prescelti dalla BP e che ci sono cose segrete. Cosi vanno da soli per quel che possono, di notte oppure con pescherecci privati. Vedono la sabbia fresca ricoprire strati di petrolio di un centimetro. Respirano petrolio dal mare, vedono macchie ancora in acqua, vedono pesci e delfini nuotarci dentro, vedono delfini ammalati, pesci senza squame.

Intervistano un signore che piange quando parla della pesca, che era la sua vita, e ora e' una palude puzzolente.

Fanno vedere un certo Ed Overton, un chimico dell'Universita' della Louisiana, che dopo una settimana dallo scoppio aveva ricevuto circa 30 milioni di dollari per "studiare" gli effetti del petrolio nel golfo del Messico... da parte della BP.

E che vuoi che dica? Ovviamente, con 30 milioni di dollari e' tuttapposto. Parla di magici batteri che mangeranno tutto il petrolio, parla di petrolio facilmente assimilabile dall'ecosistema.

Questo Ed Overton va su tutte le TV USA a dire che e' tuttapposto.

Interviene Matthew Simmons per anni consulente per le ditte petrolifere e per il governo Bush e che aveva cercato di allertare governo e petrolieri sulla fine delle riserve petrolifere, e che dopo la crisi del 1973 aveva cercato di promuovere l'energia alternativa. Dice che secondo lui il buco continua a tirare fuori petrolio anche dopo il tappo, che c'erano altre falle piu' lontane che la BP cercava di nascondere e che molte cose non quadravano.

L'8 Agosto del 2010 viene trovato morto nella sua vasca da bagno. Morto annegato nella vasca. Secondo le teorie ufficiali. Ma come fa uno a morire annegato in vasca?

Intanto per ripulire tutto il disastro la BP usa tonnellate e tonnellate di un dispersante chinico chiamato Corexit. Questo Corexit e' altamente tossico, a persone e ad animali, e' stato sviluppato dalla ditta Nalco e dalla Exxon ed e' vietato in Inghilterra proprio per la sua tossicita'.

C'erano altri 12 dispersanti che potevano essere usati, tutti meno tossici del Corexit, ma la BP sceglie di usare proprio questo perche' e' piu veloce: con il Corexit il petrolio viene ridotto in piccoli globuli che invece di affiorare in superficie, restano nascosti nel mare.

La BP dice di averne usati 2 millioni di tonnellate. Stime indipendenti dicono che invece sono stati spruzzati sulle macchie - e in aria - circa 40 milioni di tonnellate di Corexit.

Occhio non vede, cuore non duole, tasche non pagano.

Il Corexit contiene un ingrediente che si chiama 2 Butoxyethanol, tossico alle persone e che causa irritazione delle mucose, del naso, della gola, degli occhi, mal di testa, problemi alla pelle, e tumori.

La gente riporta tutti questi sintomi, con ulcere e bubboni sulla pelle, eczemi, problemi alle vie respiratorie. La puzza di petrolio pervade una strisicia di 500 miglia con 4/5 milioni abitanti. Una signora intervistata dice che chi poteva andarsene se n'e' gia' andato.

Chi resta sono solo i poveri, i pesci malati e la puzza. Un film che si ripete.

Il governo ad un certo punto da l'ultimatum alla BP, di smettere di usare Corexit. La BP risponde che era il loro strumento piu' efficace per pulire il mare. Cosi' ultimatum o non ultimatum, la BP continua ad usarlo, a tuttoggi, e infatti i registi li filmano di notte, mentre il Corexit viene spruzzato dall'alto, in una zona dall'accesso ristretto.

La BP e' il piu' grande fornitore di benzina al governo USA.

Nel 2010 hanno avuto contratti per 17 billion dollars = 17 miliardi di dollari.

La moglie del regista si ammala pure lei dopo essere stata 4 mesi sul golfo a filmare. Va del medico. Lui le dice senza giri di parole che e' per colpa di questo Corexit che continuano a sparare dagli areoplani in mare, per nascondere le macchie.

Seguono immagini di pesci malati, di gente malata.

E il governo? Varie persone intervistate parlano di un petrol-state, di un posto dove le lobby del petrolio sono cosi forti che si fa tutto quello che vogliono loro: hanno i soldi per decidere le elezioni e tutti i politici di Louisiana ne hanno presi dai petrolieri per pagarsi la campagna elettorale.

E' evidente che una volta eletti fanno quello che dicono loro. Tutte le proposte di leggi che anche timidamente cercavano di introdurre maggiori obblighi ambientali, di sicurezza o di controlli nei mari e nell'aria di Louisiana sono fallite. Tutte.

Lo stesso governatore della Louisiana, Bobby Jindial, giovane - avra' si e no 45 anni - subito dopo lo scoppio si affretta a dire che lui non vuole la moratoria, ma che le trivelle devono andare avanti perche' danno lavoro e benessere.

Qualcuno dice che non e' vero che la Louisiana e' stata violentata dalle ditte petrolifere, ma che la Louisiana si e' prostuitita a loro in cambio di denaro.

E' un ciclo che non finisce, perche' dopo i loro mandati, i politici vanno a fare i lobbysti o i consulenti per i petrolieri, e cosi' il tutto si tramanda di generazione in generazione.

La Louisiana ha 4 milioni di abitanti e nel Senato ha 2 voti, tanti quanti la California, che ha invece 37 milioni di persone. E' evidente che e' difficilissimo passare leggi per l'ambiente a livello federale quando le leggi devono essere approvate dalla meta' del Senato, e quando un piccolo petrolstato ha lo stesso peso della California, che con tutti i suoi difetti e' la piu' severa nelle norme ambientali.

Nel Senato ci sono 400 lobbysti per ogni rappresentante eletto. Fra questi quelli pagati dai fratelli Koch, estremi conservatori, che hanno dato una valanga di soldi a quelli del Tea Party, e che hanno finanziato la campagna elettorale di piu di mille parlamentari USA nel corso degli anni. Sono gli stessi dietro a Prop. 23 che voleva fermare le leggi sul cambiamento climatico qui in California e grazie al cielo e' stata sconfitta l'anno scorso dagli elettori.

Obama va in Louisiana a fare il bagno con la figlia Sasha nel mare blu di Louisiana, per far vedere che tutt'apposto e tutto pulito. Viene fuori che non era il mare vero, ma una piccola baia dall'accesso ristretto al mare, dove il petrolio non era arrivato.

Pure Obama e' un politico alla fine.

Il film si chiude con una nota di speranza. Un po e' quello che predico sempre: occorre che come popolo ci rendiamo conto di quanto potere abbiamo, non come individui, ma come collettivita', e che se tutti lo vogliamo e se lo vogliamo veramente le cose cambiano. E cosi' arriva Martin Luther King, e le proteste del Vietnam, e per i diritti delle donne.

Ma prima che il film finisse, io ero gia' altrove.

Raramente piango davanti alle cose del petrolio. Questo perche' ne ho lette cosi tante, che un po ci ho fatto il callo e non mi stupisce piu niente. E invece qui, nel silenzio della sala cinematografica, non ho potuto fare a meno di sentire le lacrime venire giu abbondanti.

Forse e' perche' sono anni che continuo a ripetere la stessa cosa, forse perche' vorrei che il tutto finisse presto perche' sono stanca, forse perche' vedere i delfini morti, sentire le persone ammalarsi, vedere il mare nero, hanno un effetto piu' forte che leggerne, forse perche' in quella sala buia non ero nessuno e potevo semplicemente lasciarmi andare a qualsiasi sentimento - rabbia, tristezza, stanchezza che fosse.

Ma credo che la sensazione piu' pungente fosse l'impotenza. L'impotenza di non sapere fare di piu' di quel che faccio, l'impotenza di sapere che questa e' la fine che faranno i nostri mari, le nostre comunita' se li lasciamo fare. L'impotenza di volere farlo vedere a tutti gli italiani e i politici italiani questo film di modo che sentano tutti l'urgenza impellente di dire di no a ENI, Audax, Petroceltic, Northern Petroleum, MOG, a tutti quanti, ma per davvero. L'impotenza di volere risparmiare queste angoscie alle isole Tremiti, a Pantelleria, a Venezia, all'Abruzzo, al Salento, anche se in qualcuno di questi posti non ci sono mai stata.

L'impotenza di risvegliare il cittadino medio italiano e di darci da fare tutti assieme, perche' non ci salva nessuno - ne Monti, ne Berlusconi - se non noi stessi.

Finisce il film. Un po di domande e risposte dalla sala.

Volevo alzarmi e dire a tutti: vogliono fare la stessa cosa a Venezia.

Mi sono vergognata.

Il regista e' assalito dalla folla. Bella gente, tirata. Cosa vuoi che possa fare io? Vado in bagno, tiro un forte sospiro. Cerco di essere carina. Sto per fare qualcosa che non e' nella mia natura.

Mi rifiondo tra la folla. Aspetto il mio turno. Mi avvicino al regista e gli do una copia del film di Matteo, Peter e Francesco spiegandogli che vogliono trivellare tutto l'Adriatico, e che se aveva tempo, sarebbe stato bello se lo guardasse. Sono stata goffa.

Non so se lo guardera'. Avra' mille richieste di questo genere. Cosa puo' fare lui?

Esco dal cinema.

Un po e' ventilato.

Mi sento confusa ma sollevata di averglieli dato il DVD.

Cammino.

Mi chiedo se tutto questo mi faccia bene alla salute. Che posso fare? Avrei voluto avere piu' coraggio. Compro un gelato per non pensarci. Mi sento sola. Accendo il motore. Vorrei tanto una macchina elettrica. This is the best I can do. Will it ever end? What about a husband? What about my career? What about my children? I am 39 years old. Cosa restera'? E' servito a qualcosa? Chilosa. Piango ma non lo sa nessuno.

Arrivo a casa. Accendo il computer. Scrivo. Non ci penso troppo.

E' tardi, vado a dormire.

3 comments:

FR:D said...

E' un film dell'orrore reale.. difficile che lo mandino in italia?

Anonymous said...

Credo che sia arrivato il momento di dire come stanno le cose, è giunto il momento di urlarlo:
così non si può continuare. Siamo guidati da leader mondiali, comunemente chiamati politici,
che non sanno come programmare una società ecosostenibile. La maggior parte di loro
non saprebbe neanche da che parte iniziare. Ma quel che è peggio; non ne colgono neanche
il bisogno e l'urgenza. Ci troviamo in un'area grigia, si stanno superando i limiti della sostenibilità,
mentre chi ci governa non lo vede.
In questo post, disperato, si parla di ambiente marino: come si fà a non comprendere che l'ambiente marino
e le sue risorse sono molto più limitati di quelli prodotti dalla terra e che per questo vanno protetti con
maggior attenzione. Personalmente non saprei dire quali sono gli strumenti per far migrare la società verso
un consumo sostenibile. La cosa che più mi fa paura è dovuta al fatto che gli enti chiamati a decidere, non hanno
visibilità e neppure la vogliono. Cito due esempi dalle tempistiche bibliche:
- trattato di kioto adottato nel 1997,forse morto nel 2009; si impegna a ridurre i gas serra entro il 2012.Uno "spanning" di 15 anni.
- direttiva europea 2008.56.ce sull'ambiente marino,adottata nel 2008 obiettivo, ripristino dell'ambiente marino mediterraneo
entro il 2020, uno "spanning" di 12 anni. Nel frattempo si trivella e si pratica l'uso di tecniche invasive quali l'air-gun,
come mai si era fatto prima.
Chissà se verrà il tempo in cui l'uomo si renderà conto delle proprie responsabilità, mettendo così in campo tutte le proprie
conoscenze atte a rispettare e proteggere la "vulnerabilità" della natura.
Se questo tempo, mai arriverà, beh allora si prepari: per lui non ci saranno "riserve indiane".
Adriano BELLINTANI (Sirtori-Lecco)

walter guabello said...

eccezionale questo post.davvero toccante