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Tuesday, August 31, 2010

Ortona e la monnezza petrolifera


** Prepariamoci ad un altro round di osservazioni veloci su questo progetto. Un testo e' qui. E l'altro e' qui. Certe volte mi chiedo se gli ortonesi se lo meritino davvero. **

Questa fa paura e ribrezzo. Dopo l'impianto Eco-petrol di Lucio Petrocco a Civitacquana eccone un altro, ad Ortona, proposto dalla ditta Nervegna Autotrasporti.

Quello che vogliono fare e':

Stoccaggio di petrolio, prodotti petroliferi, petrolchimici e chimici pericolosi, ai sensi della legge 29 maggio 1974, n. 256, e successive modificazioni, con capacità complessiva superiore a 1.000 m3.

Trattasi del coke di petrolio - un prodotto di scarto del petrolio. La prima cosa che dicono e' che non vogliono sottostare alla VIA perche' stoccheranno meno di 40,000 metri cubi di questa robaccia. Dall'altra parte invece vogliono stoccare cereali, soia e sale. Cioe' da un lato monnezza petrolifera - pericolsi e speciali - dall'altro cereali. Chissa come saranno buoni quei cereali!

Dicono proprio cosi, come se fosse la cosa piu normale del mondo trattare cereali e coke assieme:

La Società F.lli Nervegna Autotrasporti S.r.l. al fine di migliorare la gestione della propria attività e dei servizi offerti in ambito portuale, intende realizzare un deposito di cereali, farine di soia, coke di petrolio, carbone, materiali inerti, sale e argille. Il deposito sarà finalizzato allo stoccaggio delle merci movimentate nell’ambito della attività portuale.

Dicono pero' che eviteranno "stoccaggi promiscui".

L'impianto dovrebbe sorgere in contrada Tamarete. Il coke sara' stoccato a

CIELO APERTO SU SPAZIO DI 100 metri per 30 metri.

Pero' siamo tutti tranquilli perche' ci fanno pure la stradina per gli eventuali mezzi di soccorso e/o antiincendio. Se scoppia qualcosa abbiamo la strada, come la corsia d'emergenza.

Se ci saranno acque contaminate dopo le pioggie, non bisogna avere paura perche' tutto verra' mandato in un altra vasca dis-oleatrice, disegnata per i primi 4 millimetri di pioggia.

E se piove di piu'? Beh, verra' tutto deviato - non si sa come - presso un altro pozzetto e mescolato alle acque "bianche" usate per poi per spegnere gli incendi, oppure mandate alla rete fognaria per la depurazione. Siccome i depuratori funzionano bene in Abruzzo e' tutto perfetto.

Non oso immaginare lo schifo.


I clienti petrolieri sono l'ENI, la Edison Gas, la Maersk, la Halliburton, la Schlumberger.
Tutti noti ormai a noi Abruzzesi. La Schlumberger e' una ditta che usa materiale radioattivo per trivellare, la Maersk costruisce centri-oli a mare che scoppiano, la Halliburton, beh, era controllata da Dick Cheney, grazie al quale dobbiamo la guerra in Iraq.

I lavoratori-operai previsti dai Nervegna "non piu di cinque" dovranno fare tutti i corsi per sapere come fare in caso di incidenti, scoppi, evacuazioni.

L'idea e' questa: tengono la robaccia sul porto per un po, poi la trasferiscono con camion
(notare che il proponente e' l'azienza autotrasporti Nervegna!) nei campi di Tamarete. Oltre a lui ci si avvallera' della collaborazione della Buonefra, della Fratino.com, della Setra, dell'Ecotec e di Ortona Ambiente.

Ma cosa c'e' dentro il coke?

Siccome e' la monnezza petrolifera, ci sono dentro arsenico, vanadio, bario, cobalto, cadmio, cromo, mercurio, zolfo e piombo. Ci sono dentro idrocarburi policiclici aromatici, fra cui benzene. Si sprigionano vapori di diossido di zolfo (che puzza e fa venire le pioggie acide). Infine, siccome e' tutto a cielo aperto sicuramente si sprigioneranno particelle fini e polveri tossiche che finiranno dritte nei polmoni della gente. Molta di questa roba e' cancerogena.
Un bell'elisir di vita.

Insomma, vogliono stoccare a cielo aperto roba tossica!

Interessante che dicano che vogliono partire con 18 mila metri cubi di monnezza, per un totale di 75 mila tonnellate l'anno di pet-coke. A 40 mila scatta la VIA. Loro quindi fanno questa richiestina-ina al comune per soli 18 mila metri cubi, evitano la VIA, e poi magari avranno il via libera per fare quel che vogliono, anche ingrandirsi.

E' uno schifo.

La cosa che mi fa piangere, o ridere, e' che quando si leggono i progetti dei petrolieri, dicono sempre che la monnezza tossica sara' smaltita in "appositi impianti". Beh, eccoli qui gli appositi impianti. Sulla nostra riva, nei nostri campi, assieme ai cereali.

E' la stessa cosa del centro oli, del centro oli a mare, delle raffinerie. Questi vengono, e trattano la nostra costa come un repositorio di immondizia di vario genere.

A chi giova tutto questo?

Cosa c'ha da guadagnarci Ortona con un deposito di Coke? Chi controllera' che la monnezza che arrivi sia veramente Coke e non roba radioattiva? Roba cancerogena? Roba diversa da quel che dovrebbe essere? Chi si assicurera' che non ci sara' confusione fra coke e cereali?

Come si fa a conciliare tutto questo con il fattoche la vicino ci sono le vigne della Cantina Tollo, la cantina migliore d'Europa?

L'acqua avvelenata - parte prima




Della Basilicata martoriata abbiamo gia' parlato tante volte su questo blog, e ancora adesso mi fa rabbia vedere che non cambia niente, che non e' mai colpa di nessuno, che il clima di silenzio e di omerta', specie da chi siede in alto, e' sempre gelido e impenetrabile.

Grazie alla sua geografia, la Basilicata e' (o era?) un grande produttore di acqua per il consumo umano che viene anche mandata in Puglia. Ci sono varie dighe per raccogliere l'acqua potabile, fra cui quella del Pertusillo - nei pressi del fiume Agri.

Agri? Come Val D'Agri? Si, come Val D'Agri, come petrolio, come centro oli.

Gia' alcune sorgenti di acqua sono state chiuse all'interno del parco nazinonale della Val D'Agri perche' inquinate, con molto probabilita' dalle estrazioni petrolifere di ENI e compari, come quella della Sorgente del Calvello e di Acqua all'Abete nel Parco Nazionale della Val D'Agri.

E se hanno inquinato sorgenti idriche, perche' no le dighe?

Infatti, ora tocca alla diga del Pertusillo. Questa diga ha tutti i riconoscimenti - e' zona SIC, ZPS, Parco Nazionale Appennino Lucano - tutte sigle per dire che la zona e' bella, ha alto valore naturalistico, e va difesa. Anche se la diga e' artificiale.

Ora cosa succede? In questi ultimi mesi hanno avuto: moria di pesci, fioritura di alghe rosse, presenza di streptococchi fecali, di coloformi totali, di idrocarburi policiclici aromatici (famiglia di cui fa parte il benzene, noto cancerogeno) e di bario e di boro. Questi ultimi sono noti materiali usati per trivellare pozzi di petrolio. Anche altre dighe nelle vicinanze sono state inquinate da materiale compatibile con gli scarti dell'industria petrolifera - le dighe Camastra e Monte Cotugno.

Facile allora chiedersi, ma cosa c'e' vicino a queste dighe?

A un chilometro dalla diga del Pertusillo ci sono 3 pozzi di petrolio, a 4 chilometri un pozzo di reiniezione petrolifera, e cioe' un pozzo in cui mettono tutte le acque (e la monnezza) di scarto, e non molto lontano c'e' il centro oli di Viggiano, con tutti gli oleodotti connessi. In passato ci sono stati anche dei microterremoti nei pressi di uno di questi pozzi - il Costa Molina 2 - che ha causato cedimenti al pozzo che avrebbero potuto benissimo far fluire materiale petrolifero nelle falde circostanti.

Oltre alla monnezza tossica del petrolio, ci sono anche depuratori che non funzionano - come sempre - e di qui gli streptococchi fecali nell'acqua 'potabile'.

L'esposizione a dosi alte o cronica al bario porta a problemi al sistema nervoso e circolatorio, problemi intestinali, debolezza, tremori, depressione, aborti spontanei e problemi riproduttivi. L'esposizione a dosi alte o cronica al boro porta nausea, problemi alla pelle e al sistema circolatorio, ai reni e anche danni all'attivita' sessuale, con diminuzione della produzione di sperma.

Dopo un po' decidono di fare a Berlino delle analisi sull'acque imbottigliata in varie zone europee. Ci sono quasi 160 marchi italiani, fra cui acque lucane, alcune famose, come
la Gaudianello, Toka, Felicia, Lilia, Sveva. Le analisi sono state pubblicate sulla rivista Science, versione italiana.

E voila'. Queste acque - guarda caso - hanno la concentrazione di boro piu' alta d'Italia.
1170 microgrammi per litro contro quello che raccomanda l'OMS (500 microgrammi per litro, il doppio) e di quello che consente la legge italiana (1000 microgrammi per litro).

Coincidenza? Chi lo sa.

Intanto non fiata una mosca. Anzi no, Paolo Scaroni - coresponsabile morale di tutto questo schifo dice che "Troppo assenteismo al sud, tanto che non conviene a nessuno investirci".

Infatti, lui non investe, lui viene, deturpa, prende tutto quel che puo' e poi si scuote la sabbia dalle scarpe e se ne torna tranquillo ai suoi uffici milanesi.

Scommetto che lui l'acqua al boro non se la beve.

Fonti: La voce dell'emergenza
Voce dell'emergenza 2

Friday, August 27, 2010

Petrolieri? Non Crediamoci!



Finalmente ce l'abbiamo fatta e il merito e' tutto di noi persone "normali"

Appena vista la pagina dei petrolieri su il Centro in data 3 Agosto, c'e' venuta incredulita' e rabbia di fronte a tante bugie e tentativi di farci il lavaggio del cervello. La pagina dei petrolieri e' qui a fianco e la Confindustria ne ha mandato copia elettronica a tutte le aziende d'Abruzzo. Pensavano che dal fondo delle loro tasche sarebbero riusciti a scalfire la nostra determinazione e il nostro essere persone e non sudditi.

Si sbagliavano!

Per tre settimane c'e' stato un intensissimo coordinamento fra tutti noi attivisti d'Abruzzo - Stefano, Claudio, Fabrizio e Gemma da Teramo, Assunta da San Vito, Barbara, Antonio, Giosue' e Nino da Francavilla, Ilaria da Pescara, Fabrizia e Pasquale da Ortona, Ludovica e Rocco Bat da Giulianova, Lulu', Roberto e Silvia da Lanciano, Danilo da Boston. Ciascuno ha messo il suo piccolo contributo che fosse contattare il proprio sindaco, fornire aiuto grafico, contattare cantine o altri enti.

E cosi' oggi 28 Agosto esce su Il Centro d'Abruzzo una pagina in cui rispondiamo a lor signori con tutta la forza dell'Abruzzo civile.

Ci sono le province di Pescara, Chieti e Teramo, oltre 30 comuni, ditte, e associazioni di categoria che hanno dato logo ed approvazione. Il vero lavoro l'hanno fatto pero' fatto tutte le persone di cui sopra che hanno dato l'anima.

Grazie a tutti!

Ecco qui il comunicato stampa che ho mandato sulla questione proprio adesso. Per non-Abruzzesi, il perche' di questa pagina informativa su Il Centro e' spiegato nel comunicato seguente.

ALLA PETROCELTIC, ALL'ENI, ALLA BUONEFRA, ALLA HALLIBURTON, ALLA MEDITERRANEAN OIL AND GAS, ALL'ASSOMINERARIA, ALLA CONFINDUSTRIA:

TORNATEVENE A CASA VOSTRA!


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Comunicato stampa:

In data 3 Agosto 2010, le ditte petrolifere che programmano di trivellare l’Abruzzo, fra cui Petroceltic, Forest Oil Corporation, Halliburton e Mediterranean Oil and Gas, hanno acquistato una pagina pubblicitaria su Il Centro d’Abruzzo, il Tempo ed il Messaggero, spiegando le proprie `ragioni’ e chiedendo un ‘dialogo’ con la popolazione, senza il quale, secondo loro, ‘sviluppo e progresso’ non sono possibili.

Queste ditte sono per la maggior parte straniere, di cui quasi nessuno aveva mai sentito parlare prima in Abruzzo. Altri firmatari sono la Confindustria e la sua associata Assomineraria, che rappresenta gli interessi dei petrolieri operanti in Italia, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, e la Buonefra.

Gli abruzzesi, cittadini e amministratori, non credono alle 'ragioni' di pura propaganda del petrolio e del gas, ma a quelle sincere della salute e della qualita’ della vita, come ricordato piu’ volte dall’intera Conferenza Episcopale d’Abruzzo e del Molise.

Gli Abruzzesi lo ribadiscono ora forte e chiaro, in sei punti illustrati in una pagina che comparira’ su Il Centro d’Abruzzo il 28 Agosto 2010.

Gia’ in data 8 Agosto 2010 Legambiente, WWF, Agesci ed altri gruppi ambientalisti e civici hanno risposto per le rime ai petrolieri.

Ora lo fanno all'unisono 34 comuni, le province di Chieti, Teramo e Pescara, la Confcommercio, Assoturismo, la Confesercenti, la Federazione Autonoma Balneatori, la Cantina Tollo, la Confederazione Italiana Agricoltori, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, e il Consorzio di Tutela del Montepulciano d’Abruzzo e il Consorzio della Costa dei Parchi.

Le ditte petrolifere sono state le prime a sottrarsi al dialogo, tenendo nascosti i loro progetti ai cittadini mentre venivano spiegati nei minimi dettagli agli azionisti oltreoceano, propagandando il centro oli di Ortona come fosse un frantoio, e rifiutando il confronto diretto con gli esperti veri sui temi della salute, dell'inquinamento e dei danni economici che l'industria petrolifera inevetabilmente portera' con se.

L’Abruzzo non vuole diventare un campo di petrolio, ed e’ ben conscio che aprire ad un solo progetto minerario significhera’ iniziare una progressiva trasformazione verso la sua irreversibile petrolizzazione, come gia’ accaduto in Basilicata.

Proprio in questi giorni dal suo centro di Erice, il pluripremiato e notissimo fisico Antonino Zichichi si e’ espresso duramente contro le trivellazioni petrolifere perche’ troppe le incognite del sottosuolo terrestre e dei fondali marini.

Duole ancora una volta notare il silenzio dell’amministrazione regionale, guidata da Gianni Chiodi, che non ha ancora saputo o voluto trovare una soluzione definitiva al problema della petrolizzazione di tutto l’Abruzzo, ne’ farsi interprete della volonta’ popolare presso i vari uffici ministeriali. Volere e’ potere.

La pagina e’ stata acquistata con fondi messi a disposizione da cittadini, amministrazioni, associazioni di categoria ed aziende coscienziose e lungimiranti che ringraziamo.

L’Abruzzo ha bisogno di abbracciare il futuro con coraggio e non di trivellare il cuore verde d’Europa.

MRD

Thursday, August 26, 2010

Sono un petroliere in pensione

Zone dove e' vietato trivellare lungo le coste USA. Dal sito del senatore Larry Craig.


Questo nella mia casella postale di qualche giorno fa. E' un petroliere in pensione. La cosa interessante e' che in questi giorni c'e' anche l'interessante presa di posizione di Antonino Zichichi che da Erice dice: "Necessario proibire gli scavi". Piu' chiaro di cosi'!

Cosa dire al signor petroliere in pensione? Ovviamente si commenta da solo, ma poi, le ditte petrolifere gli hanno dato da mangiare per 40 anni, cosa possiamo aspettarci? Io personalmente devo ancora trovare UNA persona staccata dal reparto petrolio per dirmi che trivellare vicino a casa sua va bene.

Il signor petroliere in pensione ha mai sentito parlare di Nigeria, Ecuador, e la devastazione che i suoi datori di lavoro hanno portato laggiu'? Ha qualche commento da fare su Viggiano? C'e' mai stato a Viggiano? Se c'e' mai stato si e' turato il naso e le orecchie per non parlare coi lucani?
Legge i giornali? Ha mai sentito parlare del disastro Montara? Sa della piattaforma Paguro, di Trecate? Sa della piattaforma ENI esplosa in Egitto nel 2004? Lo sa lui che a Ragusa riversano la monnezza petrolifera in mare come fossero caramelle e che c'e' una inchiesta della magistratura a proposito? E lo sa che in Basilicata trovano scarti petroliferi nelle dighe di acqua potabile?

E se e' tutto perfetto secondo lui, ma allora perche' ha dovuto eseguire bonifiche e ripulire il mare?

E se Venezia e' sprofondata per le estrazioni di acqua dal sottosuolo, che conseguenze avranno le estrazioni di metano li vicino? Lo sa lui che nel Polesine abbandondarono le estrazioni metanifere proprio per la subsidenza indotta?

Io di VIA ne ho lette 4 da cima a fondo - fanno piangere per la superficialita' e la scarsa conoscenze dell'Abruzzo, della sua gente e suoi desideri per il futuro. Credo che sia cosi' per tutti gli altri pozzi d'Italia.

A voi i commenti, ma penso si commenti da se.

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Ho ascoltato ieri su Radio Radicale la sua arringa appassionata arringa contro le perforazioni offshore italiane.

Sono un petroliere, in pensione, che ha ricercato petrolio in venti paesi on e offshore, che ha lavorato per venti anni nei centri olio, ha ripulito mari con prodotti chimici biodegradabili ( disperdenti) ed esegiuito bonifiche del sottosuolo.

In 42 anni non ho mai visto un caso come quello del Golfo del messico, caso estremamente raro di rottura del BOP che se fosse avvenuto in Adriatico sarebbe stato risolto in una settimana.

Perforazioni offshore sono state fatte in Italia,Adriatico e Sicilia da decenni senza alcun problema.

Problemi sono stati causati dalle perdite intorno alle petroliere nei porti a causa di guarnizioni difettose , perdite contenute da manicotti.

Grandi disastri di petroliere si contano sulle dita di una mano e dopo la messa in opera di super petroliere con doppio scafo, tanke con acqua di zavorra separate da quelle del petrolio, gli incidenti si sono assotigliati dell'90%. (disastri sempre avvenuti per colpa dei comandanti delle petroliere stesse).

Infine non e' assolutamente vero che sia leggi statali che federali impediscono la perforazione offshore vicino alle coste.

La invito pertanto a circoscrivere le sue "conferenze" ad argomenti che le sono piu' consoni alle sue materie e lasciare ad altri discorsi sul petrolio in particolare a platee "anmiche" e poco preparate.

Venezia sprofonda per la estrazione di acqua non di petrolio che si trova in Adriatico a 1500-3000 metri in rocce compatte con porosita' del 10% per cui e' difficile che queste rocce compatte sprofondino.

Infine, gli abitanti della Basilicata non sanno come usare i proventi delle royalties ed hanno all'inizio dell'esplorazione, taglieggiato le compagnie straniere che infatti sono scappate via lasciando solamente 'Agip ( con la Total).

Ben vengano le compagnie disposte a buttare soldi in Italia, che pero' siano costrette a presentare la VIA in tutte le fasi della campagna. Sta alla nostra amministrazione verificare che la VIA sia rispettata.

Tuesday, August 24, 2010

La piattaforma Paguro




In Italia non c'e' molta memoria storica. Le cose accadono, a noi e agli altri, e non siamo mai capaci di usarle per prevenzione futura, per imparare, per fare meglio, per crescere. Dopo un po', ce ne dimentichiamo e torniamo alla dolce vita.

Nel 1965 l'Agip costrui' una piattaforma detta Paguro nei mari antistanti Ravenna - in zona Porto Corsini - a circa 15 chilometri da riva. Le trivelle giunsero a quasi 3 chilometri sotto la crosta terrestre dove trovarono metano. Qualcosa pero' ando' storto. C'era un altro giacimento ad altissima pressione di cui i geologi non si erano accorti, e voila', la piattaforma scoppio' e si incendio'.

Nella tragedia morirono tre persone, Pietro Peri, Arturo Biagini e Bernardo Gervasoni che lavoravano per l'AGIP.

La piattaforma si inabisso' nel mare e si genero' un gettito di idrocarburi, gas misto ad acqua che giunse fino a 50 metri di altezza.

Le emissioni durarono per tre mesi ininterrotti.

Insomma, una tragedia-sorella minore dello scoppio del Golfo del Messico, dove per fortuna c'era gas anziche' petrolio.

Sono passati piu' di 40 anni, nessuno parla piu' di questa piattaforma se non i subacquei. Siccome la pesca e' difficile a causa della presenza del relitto, si e' creato un habitat particolare nei fondali attorno alla piattaforma sommersa e la zona e' divenatata prima un punto di attrazione per i subacquei e ora anche una riserva marina protetta.

In qualche modo e' finita "bene" a Ravenna per questa piattaforma. Ma ci sono voluti 40 anni.

E se succedesse di nuovo? E se invece di gas ci fosse stato petrolio? E che immagine daremmo al mondo se succedesse una cosa simile oggi quando i mezzi di comunicazione sono molto piu' potenti di 40 anni fa?

Vedremo su CNN live le immagini di un pozzo che sputa robaccia per tre mesi dalla riviera romagnola, abruzzese, o da Pantelleria?

Ma la domanda vera e' abbiamo imparato qualcosa da questa piattaforma esplosa? Abbiamo imparato qualcosa da quei tre morti? E' cambiato qualcosa nella nostra societa'?

Non mi pare se dopo piu' di 40 anni ancora andiamo trivellando la nostra pozzanghera adriatica e i nostri mari a piu' non posso, come ebeti. Non mi pare se ci sono voluti 40 anni e lo scoppio nel Golfo del Messico per convincere Miss Prestigiacomo a introdurre una timida moratoria lungo le coste italiane.

E' tutto dimostrato dalle parole del saggio Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'energia, che in data 1 Luglio 2010 dichiara, riferendosi al nuovo limite delle 5 miglia della Prestigiacomo:

Penso che l'industria petrolifera italiana rappresenti un'ecellenza a livello mondiale.

Ci sono aziende, anche medio-piccole che svolgono attentamente e in massima sicurezza il proprio lavoro e se nel golfo del Messico ci fossero state aziende italiane quello che e' successo non sarebbe accaduto.

E' giusto andare con grande cautela per la salvaguardia ambientale ma le norme attuali sono gia' sufficientemente garantiste.

Penso che si commenti tutto da se, incluso il 'siamo meglio di tutti', incluso il non sapere di Paguro o della piattaforma ENI Temsah incendiata e esplosa in Egitto nel 2004 o di Trecate.

Di contro, nel 1969 esplose un altra piattaforma qui in California, a Santa Barbara. Anche se non mori' nessuno, ci furono lo stesso proteste, boicottaggi e impegno civile che dura a tuttoggi. Quel singolo episodio piu' di ogni altro, contribui' alla nascita dell'Earth Day, nel 1970 che si celebra ancora ogni anno.

Soprattutto, dallo scoppio di Santa Barbara non sono state piu' costruite piattaforme in mare lungo tutta la riviera californiana. Tutto quello che c'e' e' stato messo in mare prima del 1969.

Due piattforme in due parti diverse del mondo, due scoppi in periodi ravvicinati, due esiti diversi.

E si, noi siamo sempre Superman. In Italia i polmoni della gente sono piu' resistenti di quelli degli altri, i territori meno sismici, i fiumi meno impetuosi, i cambiamenti climatici meno importanti, le ossa degli operai piu' resistenti, il petrolio piu' amico.

A noi la prevenzione non serve perche' siamo piu' bravi.







Piattaforma Paguro 28-29 Settembre 1965

Fonti: BigGame, Asca, Wikipedia, Associazione Paguro, Associazione Paguro 2, Piunotizie

Saturday, August 21, 2010

Gianfranco Rotondi a Pineto



Di tutti gli incontri dell'estate quello piu' bizzarro e' stato quello di Pineto, in data 16 Agosto 2010.

Era il giorno prima di partire, ero molto stanca, e un po tesa prima di parlare. Erano presenti oltre me, il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, il presidente della riserva marina della Torre del Cerrano, Benigno D'Orazio, il ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, e Andrea Bernaudo, consigliere della regione Lazio e presidente del comitato di Via Liguria di Pineto e l'avvocato Tommaso Navarra.

L'incontro si e' svolto alle 10:30 di mattina, vicino al mare. Ero tesa perche' non ci sarebbero state le trasparenze e non mi piace parlare senza. Mi piace far riferimento a numeri e dati, far vedere le immagini e far si che a parlare siano i dati e non me. Ma non e' stato possibile usarle
e cosi mentre gli altri parlavano cercavo di pensare al filo logico del mio discorso venturo.

Tra i dettagli che mi sono rimasti piu' impressi e' che il ministro e' arrivato con un ora di ritardo, il che non e' indice di gran rispetto per chi ti ascolta. Non si e' nemmeno scusato e invece di venire subito a parlare e ad ascoltare, si e' messo a parlare alle telecamere di Rai3.

Ricordo anche di avere chiesto al moderatore - Andrea Bernaudo - per ben due volte di aprire al pubblico di fargli fare le domande, di chiedere, di rendere il tutto partecipato. Si e' rifiutato, non so perche'.

Un altra cosa che ho notato e' l'incessante giocare di tutti con il telefonino. A scuola io li vieto perche' e' indice di maleducazione e di distrazione controllare messaggini e suonerie mentre si fa lezione. Anche qui avrebbero dovuto essere spenti e tenuti in tasca.

Poi e' venuto il mio momento di parlare, e nei miei 15 minuti ho detto le cose che dico sempre, ho presentato un po di numeri, e ho detto che non si deve mai arrivare a compromessi con le multinazionali del petrolio, perche' sono troppo grandi e una volta che arrivano non se ne vanno piu'. Fanno sempre cosi, dicono A e poi invece vogliono tutto l'alfabeto.

Ho detto che un territorio deve scegliere UNA vocazione e seguirla, perche' non si puo' essere tutto per tutti in tutte le occasioni. Se siamo il turismo di Pineto, non possiamo essere le piattaforme a mare della Petroceltic. Ho parlato del decreto Prestigiacomo e del fatto che 9 o 10 km non cambia niente e che occorrebbe un provvedimento molto piu serio di questo.

Ho detto che l'Italia e' il nostro paese e sta a noi cittadini darci da fare, per il petorlio, ma anche per tutto il resto. Credo di essere stata la stessa di sempre, ministro o non ministro.

Dopo il mio discorso, e' toccato a Rotondi. In tutta sincerita' non ricordo perfettamente tutto cio' che abbia detto, ma mi ero presa un po di appunti per poter poi controbbattere alle sue affermazioni. Piu' che altro, l'impressione che ho portato via io e' che il suo sia stato un politichese inconcludente.

Ha detto che ama Pineto, ma che lui non puo' entrare nel merito di altri ministeri.

Io volevo dirgli: allora lei si impegna a far venire qui la Presitgiacomo cosi' possiamo dire a lei del nostro no alle trivelle? E anche se non e' il suo ministero, lei e' favorevole o no alle trivelle lungo la riviera abruzzese? Puo' dirlo anche alla Prestigiacomo e magari a quelli di Assomineraria? Come si fa fra amici, magari e anche solo a titolo personale. Neanche io posso entrare nel merito del ministero dell'ambiente, ma la mia opinione la dico, chiara e forte. Non vuole fare lo stesso anche lei?

Ha detto che occorre avere il coraggio di parlare di nucleare.

Peccato che il tema era il petrolio. Troppo facile parlare di nucleare senza avere detto niente del petrolio. Avrei voluto anche controbbattere che l'Italia ancora non sa dove mettere la monnezza tossica pre-1987 e che ha pure cercato di mollarla allo Utah che gli ha detto, no grazie, tenetevela voi.

Ha detto che puo' darsi che i pozzi non si facciano perche' le probabilita' di trovare petrolio sono basse.

Ma che significa? Non devono essere le compagine petrolifere a decidere se il petrolio che c'e' ne valga la pena o no. SIAMO NOI a doverlo decidere! E a priori. Il mare e' nostro, e non della Petroceltic.

Infine, la cosa piu' disturbante per me, che sulla questione petrolio, secondo il ministro, occorre MEDIARE MEDIARE MEDIARE.

E che significa mediare in questo caso? Un po di buchi si, tanti no? Un po di veleni si, tanti no? Pineto si e Giulianova no? Ortona si e Bomba no? Dove va lui in vacanza no, e altrove si? Questo attegiamento alla Ponzio Pilato, senza esporsi troppo non va mica bene. Sa tanto del tiriamo a campare. Come detto sopra, non e' possibile mediare con i petrolieri, perche' la mediazione inizia con la parola si. E una volta che gli dici si, e' la tua fine, come dimostrano la Basilicata e tutte le comunita' petrolizzate d'Italia e del mondo.

Aldo Moro, da cui ha preso quelle parole, si stara' rivoltando nella tomba.

Alla fine mi ero pure preparata le risposte, i commenti. La platea sono sicura che avrebbe voluto dire, partecipare, DIALOGARE. Invece siamo stati tutti zittiti perche' Bernaudo ha preso il microfono e ha detto che l'incontro era finito. Io sono rimasta a bocca aperta e fra me e me pensavo alle riunioni di qui, dove i politici non avrebbero potuto scampare le domande della gente e perche' no, anche le critiche se meritate.

Alla fine, il ministro non ha detto niente, non si e' preso nessun impegno, e' andato al TG3. Bernaudo ha chiuso tutto soddisfatto per la buona uscita del pomeriggio e poi siamo andati a berci l'aperitivo.

Non e' cambiato niente, e dove eravamo, siamo.

Anzi no, il ministro ora sa quanto la gente d'Abruzzo sia contraria al petrolio, e sa che non sara' una cosa buona ne per Pineto, ne per l'Abruzzo, ne per l'Italia. E quale che sia il suo ministero, in coscienza sua, non potra' dire di non avere saputo.

Ora che sa, la scelta se fare o no sta a lui e alla sua coscienza.

Wednesday, August 18, 2010

Petrolieri in mutande


Italy is so beautiful.
Why Italians trash it like that is beyond my comprehension.
I don't think they realize the gem they have.

Il mio vicino di volo,
al ritorno da 10 giorni a Roma
sull'incuria della citta'

Sono tante le cose di cui parlare al ritorno a casa.

Il convegno di Pineto e l'interessante "mediare, mediare, mediare" del ministro Gianfranco Rotondi di fronte al mio "no ai compromessi", il decreto della Prestigiacomo che viene in vigore il 26 Agosto per vietare trivellazioni a nove chilometri dalla riva, le posizioni del Presidente del parco marino della Torre del Cerrano, Benigno d'Orazio, sul petrolio in Abruzzo, la pagina dei petrolieri su Il Centro, per convincerci della necessita' di "dialogo", le vicende di Daniela Stati, il bellissimo libro di Antonia Juhaz, The tyranny of oil sulla storia dei petrolieri che fa accapponare la pelle, la necessita' di darci ancora di piu' da fare, il libro di Carlo Vulpio su Taranto e la diossina, La Citta' delle Nuvole che ho letto tutto di un fiato sull'aereo.

Ci sara' tempo per mettere a fuoco tutte queste faccende.

Intanto le notizie piu' interessanti arrivano direttamente dai petrolieri.

Mediterranean Oil and Gas - Ombrina Mare, Rocca San Giovanni

LA MOG vuole chiedere CHIARIFICAZIONI sul decreto Prestigiacomo che dovrebbe entrare in vigore il 26 Agosto e che renderebbe fuorilegge Ombrina Mare con la sua nave desolforante, la FPSO, il Centro Oil a mare. Dicono che vogliono portare in causa il governo Italiano.

Ha ha ha.

Ma quali chiarificazioni? Che non sanno leggere e scrivere? Il decreto dice 9km. Loro sono a 5 piu' o meno. La matematica non e' un opinione e farebbero piu' bella figura a star zitti e a fare le valigie.

La MOG ha perso il 25% del suo valore dal momento in cui la Prestigiacomo ha annunciato il suo proposito, il primo luglio 2010.

L'amministratore Sergio Morandi sara' disperato!


Petroceltic - Elsa 2, Vasto

Anche l'amministratore delegato della Petroceltic Brian O Cathain non dorme sonni tranquilli. Infatti anche il suo scellerato progetto e' nei limiti del decreto Prestigiacomo.

La Petroceltic ha allora annunciato che hanno chiesto la sospensione - il congelamento temporaneo - dei loro permessi. La cosa buffa e' che hanno annunciato ad investitori e ad amici che tutto sarebbe stato attivo a partire dal 31 Ottobre 2010 (beata stoltezza!). Dicono che la richiesta di sospensione e' stata inoltrata il 16 Aprile 2010, prima dello scoppio del pozzo petrolifero in Louisiana.

Chissa' perche'.

La verita' e' che SONO STATI INONDATI DI OSSERVAZIONI E DI PARERI NEGATIVI anche prima del disastro BP e lo sanno anche loro che non sarebbero mai riusciti a trivellare prima del 31 ottobre. Ma si mettano il cuore in pace, che non ci riusciranno mai.


Forest Oil - Colle Santo, Bomba

Neanche l'amministratore delegato della Forest Oil Corporation, Craig Clark, vive un momento felice. Cliccando sul sito relativo alle concessioni di Bomba viene fuori che:

Presa nota BUIG 24/02/2009
Interlocutoria 12/10/2009 Da Reg. Abruzzo - sospensione esame intesa in attesa nuova normativa
Ulteriori richieste 09/03/2010 richiesta informazioni da provato cittadino
Interlocutoria 01/04/2010 risposta privato cittadino
Ricezione parere 03/05/2010 da Com. Colledimezzo-parere negativo
Ricezione parere 04/05/2010 da Com. Roccascalegna-parere negativo
Interlocutoria 06/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Interlocutoria 07/05/2010 parere parere da privato cittadino e consigliere com.
Interlocutoria 08/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Interlocutoria 09/05/2010 da Coop. Socialtur-parere negativo
Interlocutoria 10/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Interlocutoria 11/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Ricezione parere 12/05/2010 da Com. Tornareccio-parere negativo
Interlocutoria 12/05/2010 da privato cittadino- parere negativo
Ricezione parere 13/05/2010 da Com. Altino-parere negativo
Interlocutoria 13/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Interlocutoria 14/05/2010 da privato cittadino-parere negativo
Interlocutoria 15/05/2010 da Consorzio VPY- parere negativo
Interlocutoria 16/05/2010 da Centro turistico Isola Verde-parere negativo
Interlocutoria 18/05/2010 n. 22 pareri negativi
Interlocutoria 19/05/2010 n. 29 pareri negativi
Interlocutoria 31/05/2010 n. 4 pareri negativi
Interlocutoria 01/06/2010 n. 2 pareri negativi
Interlocutoria 16/06/2010 da Comune di Torricella Picena: parere negativo
Interlocutoria 20/07/2010 da Reg. Abruzzo: progetto in fase di stasi

Tutto questo da un progetto per un paesino di 900 persone, che la Forest Oil descrive
come in una zona abbandondata, di scarso valore naturalistico.

Dalla regione Abruzzo 'fase di stasi'!!! Sono troppo impegnati a preoccuparsi della famiglia Stati!

Tornatevene a Denver!

Thursday, August 12, 2010

Monsignore, Fossacesia e MR


Ad Ortona - la tana del lupo - in data 10 Agosto 2010 la rivista D'Abruzzo mi ha dato un premio
per la difesa dell'ambiente e piu' precisamente

per il suo impegno scientifico vissuto non come momento di separazione, ma come stimolo alla condivisione dei saperi. Contro la deriva petrolifera in Abruzzo e in Italia si è spesa con grande energia e passione

Assieme a me, anche l'arcivescovo Monsignor Ghidelli premiato per il suo impegno nella
salvaguardia del creato, della casa a noi affidata da Dio.

Non me lo sarei mai aspettato, e men che meno di sentire il vescovo parlare cosi' vicino a noi persone normali durante il suo discorso di accettazione e senza peli sulla lingua. Ha ricordato che durante l'estate del 2008 l'ENI lo ha supplicato di approvare il centro oli, ricordandogli che "abbiamo gia' speso tanti soldi nell'investimento". Invece Monsignor Ghidelli gli ha detto non solo che era piu importante difendere la vita, ma che non era affar suo se l'ENI aveva fatto un investimento sbagliato!

Anche qui, i signori dell'ENI ne sono andati via con la coda fra le gambe, inciampando per la strada con tutte le loro sei zampe!

Grazie allora all'arcivescovo Ghidelli, e a tutta la Conferenza Episcopale d'Abruzzo e di Molise per essersi espressa, non solo contro la petrolizzazione, ma a favore di altri temi sociali di cui io non posso occuparmi, ma che sono ugualmente importanti, l'acqua pubblica, e una sanita' giusta e funzionale.

E' stato un bel pomeriggio e sono stata anche contenta di avere sentito persone intelligenti dire cose interessanti ed utili. Con me c'erano anche il Prof. Francesco Stoppa, geologo dell'Univerista' di Chieti e il Prof. Franco Farinelli, geografo dell'Universita' di Bologna a raccontare perche' l'ambiente va difeso e protetto.

Non posso fare a meno di ringraziare anche la citta' di Fossacesia, il sindaco Stante e l'assessore Natale per avermi dato il premio Citta' di Fossacesia la sera dell'8 agosto presso la Cantina Sangro, durante la degustazione di vini ed un concerto di musica Jazz.

Ovviamente il grazie piu grande di tutti va a Fabrizia, mia amica.

In Italia la parola ambientalismo e' quasi un peccato. Invece dovremmo tutti essere ambientalisti, nel modo piu' autentico di questa parola. Curare l'ambiente per curare l'uomo, perche' se l'ambiente e' malato sei malato pure tu.

Oggi a San Vito, costa dei trabocchi, bandiera blu. Me ne sono tornata a casa con una busta piena di monnezza gettata in riva - bottiglie d'acqua, polistirolo, cartaccie, cicche di sigarette, cannuccie.

E' cosi difficile non buttare in giro monnezza? E' cosi difficile raccogliere qualche cosa che non ci fa troppo schifo e metterla nei cassonetti, per dare l'esempio? E' cosi' difficile cercare di usare meno buste di plastica, o chiudere l'acqua mentre ci laviamo i denti? E da qui mille altre cose.

Ora esco per andare al TG3. ore 7:30, in diretta con Roberta Mancinelli... queste cose ancora adesso mi mettono il terrore.

Tuesday, August 10, 2010

La BP e i pesci al petrolio




Come da copione ancora una volta. Nel golfo del Messico hanno iniziato a studiare le larve dei granchi attorno al pozzo scoppiato tre mesi fa.

C'e' dentro del petrolio.

Questo e' molto grave, perche' mostra che il petrolio in cosi poco tempo e' riuscito ad infiltrarsi nella catena alimentare e pian piano potra' risalire all'uomo. Un pesce piu' grande mangera' quelle larve, e uno piu' grande ancora, fino ad arrivare a noi.

Mentre le specie piu' piccole accumulano poche quantita' di roba tossica perche' hanno una vita piu' breve, le specie piu' alto alla catena alimentare diventano dei veri e propri accumulatori di porcherie, perche' vivono piu' a lungo e continuamente si cibano di pescetti inquinati. E dai oggi e dai domani, si arriva alle megadosi di roba tossica.

I granchi sono degli ottimi indicatori della salute del mare perche' sono una via di mezzo nella catena alimentare, essendo sia predatori che predati. Sono un considerati "a living repository of information on the health of the environment", e cioe' un repositorio vivente di informazioni sulla salute del mare.

Come gia' detto all'inifito i pesci hanno la tendenza al bioaccumulo, mangiano robaccia e non la espellono, restando a volte piu' inquinati dell'ambiente in cui vivono.

"In my 42 years of studying crabs I've never seen this," ha detto una biologa dell'Univiersita' del Mississippi del sud, in riferimento alle macchie arancioni di petrolio ritrovate su molti pesci e crostacei della zona.

Oltre al petrolio, portrebbe esserci anche traccia dei dispersanti illegali che la BP ha usato per nascondere meglio le macchie di petrolio e che sono molto tossiche.

Ma tanto in Italia questo non succedera' mai.

Monday, August 9, 2010

Pesci al veleno




Livorno, Civitavecchia, Genova, Viareggio e Lerici in provincia di La Spezia. Che hanno in comune queste citta'? Hanno tutte industria pesante, inclusa la raffinazione, la lavorazione e lo smistamento petrolifero e una gestione scellerata del territorio e dell'ambiente, come un po' in tutta Italia del resto.

Livorno - la seconda provincia piu' inquinata d'Italia, dopo Taranto. La ditta chimica Solvay lancia in acqua 3000 chili l'anno di arsenico e mercurio e 6000 di piombo, la ditta Lucchini 9000 chili di cianuro. La centrale Enel ogni anno inquina per 800 mila tonnellate e l'ENI con 500 mila tonnellate, fra ossidi di azoto, composti a base di zolfo ed anidride carbonica.

Civitavecchia - due centrali termoelettriche Enel, una centrale di petrolio convertita a carbone, e una 'torre petrolifera' della Italpetroli a 2km da riva dove scaricano petrolio, benzina e e olio combustible e che vogliono trasformare in un rigassificatore. A 2 km da riva. Segno che una volta che l' industria pesante arriva, non se ne va piu', anzi cresce smisuratamente.

Genova - inquinamento alle stelle, raffineria Iplom nella zona Busalla che periodicamente esplode, acciaierie Italsider a Cornigliano, con il piu' alto tasso di inquinamento acustico d'Italia. Altoforni, cokerie del signor Emilio Riva, lo stesso dell'Ilva di Taranto. Il Castello Raggio demolito per fare spazio alle industrie. Alti tassi di tumori e di morti per inquinamento

Viareggio e Lerici - scarichi in mare di oli lubrificanti, Depuratori che non funzionano e che rigettano a mare fanghi di scarto.

Bene, in mezzo a tutto questo schifo, Greenpeace ha pescato vari campioni di sogliole - che la gente mangia - e ha trovato mercurio, piombo, cromo, idrocarburi, bisfenolo A, metalli pesanti, idrocaruri aromatici policiclici.

LE CONCENTRAZIONI DI INQUINANTI ERANO TUTTI OLTRE I LIMITI DI LEGGE.

E non solo di un pochino, qualche volta anche dieci volte in piu'! Molta di questa roba e' cancerogena. Li vicino ce pure un santuario di cetacei nei quali hanno trovato batteri fecali.

Come gia' detto, le leggi della fisica e della biologia non si possono ignorare.

La colpa e' dei fiumi tutti inquinati che portano in mare ogni sorta di schifezza.

La colpa e' delle industrie di cui sopra, incluse le ditte petrolifere, che scaricano di tutto e di piu' in quei fiumi, nella nostra aria, nella nostra acqua, dove gli capita.

La colpa e' degli amministratori locali e ai piani alti che non hanno il coraggio di contrapporsi veramente agli inquinatori di turno, spesso potenti e incuranti della gente, incluso il signor Emilio Riva che da Cornigliano a Taranto ha portato solo morte e disperazione.

La colpa e' del popolo che non si indigna, che non esige di meglio, che non si arrabbia, che non protesta.

La colpa e' di noi che ci rassegnamo a mangiare sogliole tossiche, cullati da una dolce vita che pian piano marcisce.


Fonti: Corriere Fiorentino

Friday, August 6, 2010

In Val d'Agri petrolio nelle sorgenti



Purtroppo non ho tempo di aggiornare il blog con tanta assiduita' in questi giorni in cui sono in giro per l'Abruzzo a parlare di petrolio. Ecco allora un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno su cui riflettere. Come sempre, non c'e' piu' rispetto, non c'e' piu' sacralita' per niente.

Qui il testo originale


Dal nostro inviato FABIO AMENDOLARA

CALVELLO - La parte di schifezza oleosa è visibile a occhio nudo. E tutti si chiedono dove arriverà. Perché quello che passa da contrada Autiero di Calvello è un piccolo ruscello che scende fino a valle. E a valle, lo tengono ben presente gli investigatori che hanno sequestrato l’area, c’è la diga del Camastra.

Il nastro bianco e rosso tiene a bada i turisti ma non le vacche che qui, quando l’area non è sfruttata per i «picnic», pascolano indisturbate. Il tour dell’acqua sotto inchiesta comincia da Calvello. La prima sorgente che s’incontra salendo verso la montagna è lungo la strada comunale. «Sorgente dell’Acqua Sulfurea». Il cartello indica che l’acqua non è potabile per inquinamento «chimico e batteriologico». «È lì dal 2004, ma nessuno ha pensato di rifare le analisi», dice Alfonso Fragomeni, avvocato calabrese appassionato di mountain bike e di natura che vive a Calvello da anni.

È stato lui a segnalare, qualche anno fa, che vicino al ponticello di località Acqua dell’abete, a oltre mille metri d’altezza, «c’erano liquami oleosi». E sul «Giornale di Calvello», un foglio d’assalto locale che tengono in vita tra mille difficoltà Pinuccio Vitacca e Luigi Casalaro, già da tempo si chiede: «Ma come è che in un’area incontaminata affiorano liquami oleosi?».

Quei liquami sono riaffiorati nei giorni scorsi. Gli investigatori del Corpo forestale dello Stato hanno effettuato un sopralluogo e depositato un’informativa in Procura. I magistrati Sergio Marotta e Salvatore Colella hanno disposto il sequestro.

«Io quest’acqua l’ho bevuta sempre», dice Nunzio, di professione cuoco. È fermo davanti al cartello dell’acqua sulfurea in compagnia di un amico. «Veniamo qui dopo pranzo, per stare un po’ al fresco», dice. «E vorremmo proprio sapere se la sorgente è ancora inquinata».

Poco più su c’è l’area attrezzata di contrada Autiero. I sigilli della Forestale sono in bella vista. L’acqua è sporca, melmosa e di color ruggine. «Qualche anno fa era limpida e pulita», dice Giampiero D’Ecclesis, geologo, che per l’Università della Basilicata fece un monitoraggio.

E la sospetta presenza di idrocarburi? «Quando facemmo i prelievi e le analisi - dice il geologo - in quell’acqua non ne trovammo». Gli altri sigilli della Procura sono all’Acqua dell’abe - te, un’area attrezzata con tavoli, panche e fornaci per l’arrosto. Qui l’amministrazione, in via preventiva, ha chiuso la fontana. Nelle pozzanghere che costeggiano il piccolo ruscello c’è la stessa acqua oleosa che è arrivata più giù. Un cartello avverte: «Area sottoposta a sequestro giudiziario ». A dieci giorni dal ferragosto.

petrolio"NON E' LA PRIMA VOLTA CHE ACCADONO COSE DEL GENERE"
«Ci troviamo di fronte a strani liquidi che minacciano delicatissime e vulnerabili falde acquifere dovute a vicine installazioni petrolifere ed oleodotti. In attesa di conoscere l’origine dell’incidente e nel sollecitare gli organi giudiziari ad assicurare alla giustizia i responsabili di questo ennesimo disastro petrolifero che interessa il parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese, la Ola ricorda come questo episodio segue analoghi provvedimenti giudiziari relativi alla sorgente Acqua dell’Abete, sempre in territorio di Calvello, in cui il Corpo forestale dello Stato sequestrò l’area nel mese di novembre 2008 e di analogo inquinamento della sorgente Acqua Sulfurea ».

Lo sostiene la Ola, organizzazione lucana ambientalista, in una nota diffusa ieri pomerig gio. «Nonostante la Ola abbia ripetutamente richiesto la natura delle sostanze rinvenute - viene ribadito nel comunicato - nonché la causa dell’inquinamento determinato dalla presenza di liquidi rossastri ed oleosi probabilmente derivanti dall’attività petrolifere».

Secondo l’Organizzazione lucana ambientalista, «a tutt’oggi non vi è stata alcuna risposta da parte degli enti preposti ai monitoraggi ambientali che palesano il giradisco incantanto del tutto a posto in un momento in cui si tenta di nascondere gli evidenti disastri ambientali con l’espediente delle royalties e lo sconto sulla benzina».

E ancora: «Ci meraviglia invece come la Regione Basilicata non abbia ancora provveduto a nominare il nuovo direttore dell’Arpab, con quello attuale che vede il suo mandato scaduto ormai da tempo». «Un ente che - concludono gli ambientalisti della Ola - non garantisce trasparenza e che perpetua la voluta rinuncia nell’assumere un ruolo di garante in una regione in cui la presenza delle compagnie petrolifere sembra divenuta il prezzo da pagare ai sicari dell’economia che rappresentano gli interessi del governo e delle corporazioni che agiscono in quei Paesi a forte debito pubblico, tra cui l’Italia, anche attraverso l’installazione di insediamenti petroliferi realizzati grazie a governanti complici e compiacenti ».

Thursday, August 5, 2010

I Saraceni di Ortona

Non si possono contrastare le leggi della fisica e della biologia. Porcherie metti nel tuo ambiente e porcherie ti ritornano indietro. Non c'e' scampo.

Mi scrive Nicola, che mi racconta le sue avventure al mare 'I Saraceni' di Ortona, dove andavo anche io da bambina. Oggi a destra del molo c'e' la spiaggia dei bagnanti. A sinistra quella delle navi, del porto, e del sindaco Fratino.com, chiusa alla balneazione.

Mia madre, dopo la guerra e prima del porto e fino agli anni sessanta, faceva il bagno sia a destra che a sinistra. Io ho potuto farlo solo a destra. E quelli che verranno dopo chissa pure se potranno farlo del tutto il bagno.

Ecco cosa dice Nicola.

... attenta a dove vai al mare. Sono andato ieri al mare Saraceni ad Ortona e non ci tornerò più. Mi sono rimescolato nel gasolio, pensa che addirittura dopo essermi asciugato e rivestito, mi vado a sciacquare le mani sporche di sabbia, e le mani si sono unte. Questo è il progresso industriale, navi che arrivano al porto e lavano le cisterne in mare ...

Io non lo so se davvero il liquame di Nicola sia gasolio delle navi, so solo che la Confindustria proclama che il 70% dell'attivita' del porto di Ortona e' collegata all'industria del petrolio e del gas, che e' pratica comune che le navi lancino robaccia dalle loro cisterne in mare, e che e' un dato di fatto che la spiaggia dei Saraceni non e' piu' la stessa di prima.

Wednesday, August 4, 2010

Sul Daily Finance




Qui l'originale del Daily Finance

The effects of the BP (BP) disaster in the Gulf of Mexico have reached all the way to Abruzzo, Italy, where several oil companies -- including Petroceltic, Mediterranean Oil & Gas and Forest Oil (FST) -- have obtained permits to drill for oil beneath the Adriatic Sea and in rural areas famous for their farms and vineyards.

The Italian media is honing in on the risks of drilling, joining locals who are protesting on Abruzzo's pristine beaches. Local newspapers and publications like Liquida Magazine are fueling fears, and Il Tempo newspaper recently published a frightening image showing what a large oil spill would look like in the Adriatic Sea.

One of the most vocal protesters is Dr. Maria Rita D'Orsogna, a physicist and math professor at the California State University at Northridge. "We have all seen the devastation caused by BP," she says, adding that a similar spill would ruin Abruzzo's coast. Born in America, D'Orsogna spent much of her childhood near Abruzzo; now she has made it her business to raise awareness about oil drilling in the area. She has spent the last three years sifting through legal documents and traveling from town to town in Italy to explain the situation to local citizens. "In Italy, the word 'environmentalist' has a bad connotation," she tells DailyFinance. "I knew that the only way of turning the tables around was to educate normal people who would not have necessarily thought of themselves as environmentalists."

Taking On an Industry

D'Orsogna's determination to raise awareness of the ramifications of drilling in Abruzzo has earned the nickname "The Erin Brokovich of Abruzzo." "We are not talking about one oil rig," she says. "Fifty percent of the land and all of the coastline are currently covered by drilling permits."

AOL Video


While oil companies have had to file environmental impact statements in order to obtain permission to drill, D'Orsogna says she believes they have been rubber-stamped by office workers with little relevant expertise. "I am an independent physicist who reviewed Petroceltic's environmental statement on behalf of the Province of Chieti, and sent it to the Ministry of the Environment. It was crap. There was no risk assessment, no emergency plan, no simulations of pollutants in the water, in the air. They will not even tell us what garbage they will pollute our waters with. They repeatedly assured the Ministry (not the people!) that their drilling will have little to no environmental impacts." It's passionate analysis like this that is helping turn the tide in Italy, making it equivalent to what she calls "political suicide" for politicians to say they are in favor of drilling.

Drilling in America is highly regulated, but -- as D'Orsogna notes "Italy has very lax regulations when it comes to drilling and in general protecting the environment." The country is just beginning to enact rules and regulations to govern the industry: only last week, the Italian government passed a law requiring off-shore oil wells to be located at least five kilometers (roughly three miles) from the shore. Previously, there was no restriction on placement, and permits had been granted for wells to be drilled extraordinarily close to the shoreline. By comparison, in order to gain permission to drill within 200 miles of the U.S. coast, companies must go through a "lengthy and transparent" application process, throughout which there are many opportunities for the public to voice their concerns, according to John Romero of the U.S. Department of the Interior.

A Natural Jewel

Even with the new five kilometer restriction, Abruzzo's budding tourism industry could be in danger. This year, thanks to hefty investment from both local sources and the E.U., Abruzzo has been featured as the place to visit in many international publications. The Times of London counted it among the "10 Best Adventures of a Lifetime," The Wall Street Journal featured it as an Editor's Pick in its travel section, and Matt Gross wrote of the joys of tasting the region's delicacies in The New York Times. "Abruzzo is being recognized for its natural beauty and pristine natural settings, almost wild," says D'Orsogna. "Who will want to come visit an oil-rig and oil-tanker-infested coast? Do you know of anyone that thinks of Texas as prime beach destination?"

Hollywood is also in love with Abruzzo. George Clooney's recent film, The American was shot in Abruzzo and the film's director, Anton Corbijn, has joined the "No Oil Abruzzo" campaign. "One of the main characters in our new film is the landscape of Abruzzo," Corbijin told lifeinabruzzo.com. "To think that anyone in their right mind would for some lousy profit and product destroy a large part of this largely unspoilt paradise is beyond me."

If a spill like the one in the Gulf of Mexico were to happen in Abruzzo, D'Orsogna says, the area would never recover. The Adriatic Sea is shallow, with very slow currents that are too weak to carry spilled oil out to sea. "Even a smaller explosion could cause a lot of damage: the oil will get to the coast right away and stagnate there," says D'Orsogna. "And since drilling is so close to shore we will not have the luxury of waiting two months for the oil to reach shore."

Drilling in Fish Sanctuaries

Even without a spill, oil drilling contaminates the surrounding waters. For years, companies like Italian oil giant ENI (ENI) have been drilling into the seabed to test the quality of the oil. D'Orsogna says that even these small tests have led to tar-covered rocks washing up on the beach. Her website features photos of what has been found and she says that after one such incident, "the mayor of the town was so terrified, fearful of seeing these rocks and was so scared that this was going to impact the tourism over there that instead of attacking the oil companies that were doing this, he went ahead and said that people should not be divulging this news because it's going to hurt the reputation of the place." These test sites operate for short periods of only three or four months, but analysis performed by the local water safety office suggest that the waters around these temporary rigs are far more polluted than the rest of the sea.

Abruzzo is also home to a number of fish sanctuaries, some of which have been subsidized by the E.U. in an effort to support the region's active fishing industry, which together with agriculture has annual earnings of around 36 million euros. Astonishingly, many drilling permits have been granted for areas in extremely close proximity to these protected areas: according to D'Orsogna, Petroceltic, an Irish oil company, has filed a request to drill near two E.U. subsidized fish hatcheries. Included in the area of the permit granted to Mediterranean Oil & Gas are two hatcheries, and D'Orsogna says Mediterranean Oil & Gas's rig would be located less than 1 km from them.

Anti-drilling protest in Abruzzo, ItalyD'Orsogna has raised awareness among both citizens and politicians. "It is not about political ideology but simple common sense," says Carlo Constantini, who is a member of Abruzzo's Regional Council. "The citizens of Abruzzo spent hundreds of millions of Euros in agriculture, fishing and to promote tourism. Those investments cannot be sacrificed for the building of the extraction industry, incompatible with agriculture, fishing and tourism." After all, this is the source of the award-winning Montepulciano d'Abruzzo wine, prized organic cheeses and olive oil. "How do we expect to keep labeling our food and wine as organic and natural if they are produced next to oil wells and refineries?" asks D'Orsogna.

Ironically, the oil beneath Abruzzo is of extremely poor quality, with an API Index of 12. The API Index, set up by the American Petroleum Institute, grades oil from a low of 8, which applies to extremely impure oil found in the tar sands of Canada, to highs of 40-50, given to sweet light crude extracted in places like Texas. Abruzzo's oil is categorized as "heavy crude oil," making it difficult to extract, expensive to process and less valuable. Its impurity would also make it extremely tough to clean up in the event of a disaster. "Imagine, what would be more difficult to get rid of: gasoline or motor oil?" says D'Orsogna. "Instead of gasoline, we have the equivalent of thick motor oil, laden with impurities, and that smells of sulfur."

D'Orsogna says that, in exchange for offering up its natural resources, Abruzzo will get very little in return, but could potentially suffer major damage to its main industries of tourism, fishing and agriculture. The area would make money in the form of royalties, but these numbers are not impressive: they would receive 4% of the value of oil extracted from the sea once it is processed and sold on and about 10% from oil extracted from the land. And these small profits must then be shared between Abruzzo and the central government in Rome.

Nearby Warnings

Critics of the Abruzzo drilling plans point out that several nearby areas were changed forever when the oil industry got a foothold. In the region of Basilicata, oil extraction began 20 years ago. At the time, locals who were desperate for jobs welcomed the oil industry, but the cost to the local environment has been steep. In 1998, ENI began exploration in the region's Vall d'Agri National Park in the Apennine mountains. Since then, the list of environmental problems has grown.

According to CEE Bankwatch, an NGO focused on the effects of E.U. investments in industries like mining and drilling, Basilicata's groundwater table has fallen, causing water wells to dry up. Meanwhile, the pollution in the area has had a negative effect on local agriculture, and the oil plant and pipeline have released an intense, noxious smell. D'Orsogna cites numerous studies showing that cancer rates have skyrocketed, while property prices have plummeted. Pollution is so pervasive that byproducts like hydrocarbons have even been found in samples of the local honey.

Meanwhile, unemployment in Basilicata is still a problem: over the past 15 years. the regional population has actually fallen 25% as locals emigrate away from the area's industrial fallout. "About 20 years ago, when the talk of oil first surfaced everyone was happy, but now citizens think that they spoiled their land for very little in return," says D'Orsogna. "There has been no trickle-down effect for the benefit of the people."

In Abruzzo, too, jobs and cash have been promised by oil companies, but here both locals and politicians seem more concerned with preserving a way of life. D'Orsogna tells of farmers who have refused on principle to sell their land to oil companies for millions of Euros. Costantini says that in Basilicata "they had to give up their agriculture when they chose oil. The Abruzzo region would put at stake its fishing and tourism industries, too, besides all of its agriculture."

Abruzzo has another serious environmental concern: the entire region is riddled with fault lines, and is highly susceptible to earthquakes. Last year, L'Aquila, a medieval city in the area, was decimated by a 6.3 magnitude earthquake. Tremors would obviously have devastating effects on an oil well, and there is ample evidence that drilling for oil can trigger earthquakes.

D'Orsogna points out that Basel, Switzerland was hit by a series of earthquakes in 2007, which many scientists have directly linked to a geothermal mining project using a technique that -- she says -- is extremely similar to the drilling process planned for Abruzzo. In fact, according to Treehugger.com, engineers and officials had warned of the risk of earthquakes in Basel before they even began. Similar quakes occurred in Cleburne, Texas, where The Wall Street Journal reported that the town hired its own geophysicist to investigate the connection between the seismic activity and the thousands of mines drilled in the area. Before drilling began, the area had never experienced a single earthquake. "How can we be sure this will not happen to us, given that it is already a highly seismic area?" asks D'Orsogna.

Abruzzo is not the only area in Italy that oil companies would like to exploit. D'Orsogna says that there are plans to drill in the waters just outside of Venice's famous lagoon. It's projects like this that horrify her. "The more time you spend reading about these things, the more disgusted you become, " D'Orsogna sighs. "You're, like, how did we ever get to this point?"

See full article from DailyFinance: http://srph.it/9A2WKF

Monday, August 2, 2010

Daniela Stati

E come poteva interessarsi al petrolio, se non le importava nemmeno del sangue versato dalla sua gente? La cosa fa veramente pieta'. Non se ne salva uno. Una cosa schifosa.

Il vero nome dei termovalorizzatori e' inceneritore. All'Abruzzo non servono. Siamo un milione di persone, con una densita' abitativa bassa. Se solo sapessimo impostare raccolta differenziata, riuso, vuoto a rendere in maniera intelligente, staremmo qui a discutere di altre cose, piu' serie, piu' volte al futuro.

Invece no ci devono qui fare affari e speculazioni su tutto. Sulla monnezza, sul sangue degli aquilani, sul petrolio, sui parchi. Non si puo' andare avanti cosi. Possibile che non ci sia nulla di sacro? La tua gente muore e tu stai li a pensare ai regalini da dare ad amici e parenti?

Ma poi e' questa la gente che ci comanda. Ovviamente, la vergogna e' anche per Gianni Chiodi che l'ha scelta, sebbene suo padre fosse gia' implicato in questioni di illegalita' da prima. Ma poi, lo stesso Gianni Chiodi ha avuto guai con la monnezza di Teramo.

Daniela Stati. Arrestato suo padre, il suo compagno, l'ex amministratore di Telespazio, dove Daniela Stati lavorava.

Una vergogna infinita.

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TANGENTI: ARRESTATI ABRUZZO VOLEVANO SPECULARE SU TERREMOTO LO AFFERMA PROCURATORE L'AQUILA ROSSINI

L'AQUILA, 2 AGO - L'assessore regionale alla protezione civile, ambiente, rifiuti, Daniela Stati - destinataria della misura cautelare interdittiva dalla carica
- e le quattro persone arrestate stamani sarebbero implicate in un'attivita' illecita ''al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009''.

Lo afferma il Procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, chiarendo che non si tratterebbe di un'inchiesta legata al termovalorizzatore. La Procura della repubblica dell'Aquila - si afferma in una nota - all'esito delle indagini svolte dalla Squadra mobile di Pescara, ha chiesto alcune misure cautelari
personali a carico di cinque persone, tra cui l'assessore regionale alla Protezione Civile e all'Ambiente, Daniela Stati, per episodi di corruzione''.

Gli altri quattro coinvolti nell'inchiesta sono il padre, Ezio, e il compagno della Stati, Marco Buzzelli, l'ex deputato di Fi, Vincenzo Angeloni, e Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management, societa' di Finmeccanica.

ANSA 2010-08-02 13:24
TANGENTI: ARRESTI ABRUZZO; SI DIMETTE ASSESSORE STATI L'AQUILA, 2 AGO -

Daniela Stati si è dimessa da assessore regionale alla Protezione civile, rifiuti e ambiente. Lo si è appreso da fonti regionali. La decisione e' conseguente al
provvedimento della magistratura che l'ha interdetta dai pubblici uffici nell'ambito
dell'inchiesta per corruzione su presunti favoritismi nella ricostruzione post sisma. La vicenda giudiziaria ha determinato un terremoto politico nella Regione
Abruzzo. Il presidente, Gianni Chiodi, dovrà procedere a un mini rimpasto forzato,
sostituendo la Stati con un'altra donna, visto che lo statuto regionale impone la
presenza di due donne nell'esecutivo. In tal senso, si apre una corsa all'assessorato alla quale non sarà estranea L'Aquila, che rivendica una rappresentanza in Giunta. Della vicenda giudiziaria si sta parlando nel corso della riunione della Giunta regionale, in corso a Pescara, e alla quale, naturalmente, non sta partecipando l'assessore Stati. Da fonti regionali si apprende che sono imminenti dichiarazioni del presidente Chiodi.