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Monday, January 31, 2011

A Paolo Primavera - di nuovo



In questi giorni il presidente di Confindustria Abruzzo, Paolo Primavera, accusa la politica abruzzese di superficialita', in quanto, a suo parere, ha "assecondato il sentore popolare sui presunti effetti devastanti dati dall'insediamento di nuove attivita' estrattive nella nostra Regione".

Visto che sono stata io a diffondere gran parte dell'informazione assieme a numerose associazioni di volontari sul territorio, mi sento in dovere di replicare all'ennesimo ingannevole tentativo di creare consenso intorno al tema della petrolizzazione.

Ci tengo a ricordare che Confindustria, come e' giusto che sia, esprime l'interesse dei propri associati. Questi non corrispondono necessariamente a quelli del popolo Abruzzese.

Agricoltori, viticoltori, pescatori, operatori turistici e semplici cittadini che dovrebbero vivere vicino a pozzi e raffinerie non fanno parte di Confindustria - chi rappresenta i loro interessi ?

Che l'industria petrolifera sia inquinante e dannosa alla salute umana e all'ecosistema e' un dato di fatto e lo dimostrano centinaia di studi scientifici condotti in ogni parte del pianeta. Questo e'
impossibile negarlo e chi lo fa o ignora i fatti o e' in cattiva fede.

Ci tengo anche a ricordare a Paolo Primavera, per l'ennesima volta, che l'industria petrolifera in Basilicata e' stata devastante e non ci sono altri termini per descriverne gli effetti.

In Basilicata, i petrolieri hanno portato al calo dell'occupazione e ad aumenti di emigrazione. L'agricoltura e la viticoltura sono in ginocchio, il turismo e' morto. Aumentano invece i tumori, c'e' petrolio nel cibo, nelle dighe di acqua potabile, il territorio e' invaso di pozzi di petrolio
e di discariche illegali di liquami tossici, frutto inevitabile delle perforazioni.

E' questa la strada verso cui Confindustria vuole portare l'Abruzzo, per perseguire gli interessi di alcuni suoi associati?

Non crediamo a questi "ricatti" e ai numeri magici tirati fuori dal cilindro di Confindustria. Non siamo condannati a barattare la nostra salute, i nostri vini, la nostra terra per quello che alla fine sara' un piatto di lenticchie al petrolio saturo di zolfo.

Mentre i petrolieri e alcuni associati di Confindustria cercavano di petrolizzare l'Abruzzo in silenzio, in questi tre anni abbiamo discusso nelle piazze con la gente del miraggio dell'occupazione e dei danni alla salute.

Dove era Paolo Primavera? Perche' non e' venuto a dibattere con noi nelle sedi appropriate?

Il popolo d'Abruzzo e' piu' intelligente di petrolieri ed industriali senza scrupoli. Difendiamo la
nostra salute e la nostra terra e non crediamo alle favole di chi invece
difende il proprio tornaconto e il proprio portafoglio.

MRD

Sunday, January 30, 2011

Altre balle di Paolo Primavera, Confindustria




We can break our dependence on oil.
We need to get behind this innovation.

I'm asking Congress to eliminate the billions in taxpayer
dollars we currently give to oil companies.
I don't know if -- I don't know if you've noticed,
but they're doing just fine on their own.

So instead of subsidizing yesterday's energy,
let's invest in tomorrow's.

Possiamo spezzare la nostra dipendenza dal petrolio.
Dobbiamo appoggiare queste innovazioni.

E' per questo che ho chiesto al Congresso di eliminare
i miliardi di dollari pubblici che diamo alle ditte petrolifere.
Non so se l'avete notato, ma stanno facendo bene anche da soli.

Per cui, invece di sovvenzionare l'energia di ieri,
investiamo in quella del domani.

Il presidente Obama,
discorso alla nazione, 25 Gennaio 2011

Paolo Primavera, il presidente di Confindustria Abruzzo, io non so se ci fa o ci e'. Di sicuro non ha sentito il presidente degli Stati Uniti pronunciare queste parole in diretta alla nazione una settimana fa.

Dopo quasi quattro anni infatti, Paolo Primavera e' ancora qui con questa brodaglia di o il petrolio o la disoccupazione!

L'avra' capito che la gente NON LO VUOLE L'ABRUZZO PETROLIFERO?

L'avra' capito che a questi ricatti non ci stiamo e che sono bugie?

Il petrolio non porta lavoro a nessuno, non porta benessere a nessuno, non porta salute a nessuno. Porta solo soldi nelle tasche degli speculatori, nella quale categoria cadono molti dei membri di Confindustria che Primavera rappresenta.

Sono stata via per un convegno questo fine settimana, e tanti sono stati i messaggi di indigazione che mi sono arrivati per le parole di quest'uomo che ha pure presentato un protocollo d'intesa con Cisl, Uil e Ugl e Cgil, per il sostegno e la valorizzazione del settore idrocarburi.

Dice Primavera:

La politica ancora una volta ha dimostrato di essere superficiale, assecondando il sentore popolare sui presunti effetti devastanti dati dall'insediamento di nuove attività estrattive nella nostra Regione.

Non ha tenuto conto dei 6000 dipendenti che per colpa di questo provvedimento rischiano di perdere il lavoro - denuncia Primavera - 6000 posti, tra diretto ed indotto, una seconda Sevel, in pratica, solo nella provincia di Chieti dove opera il 90% delle aziende del territorio.


Cioe' ancora un volta Primavera tira fuori numeri magici dal suo cappello.

Senza petrolio si perderanno 6000 posti di lavoro! Un colpo mortale! Moriremo tutti di fame!
Si, sara' un colpo mortale, ma solo ai suoi affari e a quelli di ENI, Fratino e compari.

Fa ancora piu' ridere come termina il suo intervento sulla stampa:

Con questo protocollo assicuriamo il nostro sostegno ma non dimentichiamo l'ambiente perchè con le royalties che le multinazionali lasceranno sul territorio chiederemo siano utilizzati per la bonifica dei fiumi, ad esempio, o per iniziative di tutela e valorizzazione del territorio come la Costa dei Trabocchi.

Cioe' lui da un lato vuole distruggerlo l'ambiente, dall'altro vuole bonificare fiumi e creare la Costa dei Trabocchi. Ma come gli vengono in mente certe cose? Farebbe piu' bella figura a risparmiarci la paternale sull'ambiente.

A che serve bonificare i fiumi e poi inquinare le falde idriche e l'acqua potabile, come e' gia' successo in Basilicata? A che serve valorizzare la costa teatina se poi ci mettiamo le piattaforme di petrolio?

Paolo Primavera, ma perche' lei e i suoi amici di Assomineraria e di Confindustria non accettate il fatto che QUI NON VI CI VOGLIAMO?

Come sempre, nessun politico ha potuto rispondere a queste belle frasi di Primavera.
Obama li ha presi di petto, Chiodi tace. La classe non e' acqua.

Thursday, January 27, 2011

La fedina penale di Paolo Scaroni






a tre anni di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici
per reati ambientali a Porto Tolle (Rovigo)

E' condanna in primo grado.

Negli USA questo sarebbe sufficente a cacciarlo 
dall'ENI e dalla scena pubblica a pedate.

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Questo fu scritto nel 2011 

Ecco chi si e' scelta l'ENI per amministratore delegato, Paolo Scaroni.

Questo signore qualche giorno fa e' stato condannato in via definitiva per i danni provocati dalla centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, per emissioni moleste, danni all'ambiente, al patrimonio pubblico e privato, e per la violazione delle leggi sull'inquinamento dell'atmosfera.

Paolo Scaroni al tempo dei fatti era amministratore delegato dell'Enel, proprietaria di quell'impianto, assieme al suo compare Franco Tato'.

Purtroppo i reati sono stati prescritti, per cui la Corte d'Appello civile di Venezia ora quantifichera' i danni, ma non servira' a niente.

Siamo pure sempre in Italia.

Ad ogni modo sono contenta di questo po' di giustizia che si compie e che siano stati colpiti i capi. La responsabilita' finale e morale e' sempre del capo - che lui sappia, nel qual caso e' connivente, o che non sappia, nel qual caso e' ignorante.

Il primo processo contro Enel-Scaroni si svolse ad Adria, e si concluse nel 2006.

Venne fuori che la centrale Polesine Camerini a Porto Tolle aveva emesso quantita' industriali intollerabili di SO2, NOx e polveri sottili, inquinando l'area fino a una distanza di 25 km dalla centrale. I giudici stabilirono che queste emissioni avevano danneggiato l'ambiente naturale del delta del Po, l'agricoltura, e pure le case.

E pensate che l'uomo non sia stato danneggiato da tutto questo?

La centrale operava in violazione di norme italiane ed europee e si trova DENTRO il Parco Regionale Veneto del Delta del Po, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Senza parole.

In quella occasione l'Enel dovette dare 2 milioni e mezzo di euro alle parti civili e alle associazioni ambientali. Scaroni e Tato' furono condannati a uno e sette mesi di carcere, mentre i direttori di centrale Carlo Zanatta e Renzo Busatto furono condannati a due mesi il primo ed ad una multa il secondo.

Poi, tre anni dopo, nel 2009, la corte di appello di Venezia decide di assolvere sia Scaroni che Tato', con formula piena. Zanatta e Busatto sono stati condannati a pagare 130 euro il primo e 760 il secondo.

Le accuse di danneggiamento aggravato, getto pericoloso di cose, peggioramento vietato delle emissioni dell'impianto, cadono tutte.

Morale: inquini il delta del Po per anni, e al massimo paghi.. 700 euro! Ma a quelli gli fanno un baffo 700 euro!

Interessante anche la posizione all'epoca dei politici locali: l’Ente Parco regionale Veneto del Delta del Po e i Comuni di Adria, Taglio di Po, Rosolina e Porto Tolle, avevano deciso di non costituirsi piu' parte civile, in cambio dei soldi che l'Enel gia' gli aveva versato.

Finalmente, nel 2011 questa piccola vittoria, anche se di carta: Scaroni e' condannato in via definitiva dalla Cassazione.

Fine della storia? Non proprio.

Scaroni continua ad inquinare il mondo a capo dell'ENI, mentre l'Enel decide di... trasformare la centrale in una centrale a carbone "pulito". Roba da matti. Una centrale a carbone dentro un parco patrimonio dell'umanita'.

Purtroppo in questo paese non impariamo mai niente.

Fonti: Current, Il Gazzettino di Rovigo,
Marina d'Ecclesiis, Radio Citta' aperta

Wednesday, January 26, 2011

La sostenibilita' dell 'ENI


Perle di saggezza - parola di Paolo Primavera

Questo e' quello che dice Paolo Primavera, il presidente di Confindustria, su Facebook, rispondendo alle domande di un cittadino.

Il tizio ovviamente non ha sentito parlare ne' dello scoppio della Louisiana, ne del fracking, ne della marea nera sarda o del fiume Lambro, ne' di come si vive a Gela, Marghera, Falconara, Viggiano, Priolo, Manfredonia, Pieve Vergonte, Mantova e a Sarroch, nella nostra civilissima Italia.

Notare tutti i ricatti petrolio o disoccupazione, e solita storia che siccome e' gia' tutto inquinato, allora cancro in piu' cancro in meno, andiamo avanti avvelenandoci.

Il profumo del denaro e' inebriante.

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Paolo Primavera:

"Prima di prendere una posizione mi documento ma lei no.

Primo: aziende come Iniziative industriali (150 dipendenti) ed altre stanno già delocalizzando a ravenna in seguito al provvedimento della regione sugli idrocarburi....e non penso che in emilia romagna o marche sono tutti fessi ed ingenuotti come dice lei....le ricordo che sulle principali riviste statunitensi la regione marche è considerata al quinto posto nel mondo per qualità della vita e le marche producono quasi il doppio di idrocarburi dell'abruzzo. Ma lei lo sa che in abruzzo ci sono oltre 400 siti inquinati censiti (non dovuti agli idrocarburi!!!) ed i fiumi più inquinati perchè quasi tutti gli impianti di depurazione non funzionano ed abbiamo trovato una esagerata presenza di prodotti chimici utilizzati per l'agricoltura senza controllo...???? Perchè gente come lei non parla di questi problemi...??? Avete qualche interesse o c'é ignoranza...??? Inoltre non dimentichi mai che io non sono un politico ma sono un imprenditore....e non mi paragoni ai politici!"


"siccome la ritengo una persona intelligente, sa bene anche lei che alcune cose scritte non sono vere.....tutti slogan per spaventare la gente su un settore che negli ultimi anni è tra i più sicuri al mondo.... Ma voglio raccogliere quella di trovare una strada comune....e per questo l'invito a leggere ogni punto del protocollo firmato da noi con i sindacati..."


"Vede che è informata male....il disastro successo nel golfo del messico qui non può accadere perchè sono conformazioni geologiche completamente diverse....lì hanno forti pressioni di uscita, mentre qui bisogna pomparli perchè non hanno pressioni per uscire dai pozzi.... Io le farei visitare e spiegare uno di questi pozzi di ultima generazione per rendersi conto di cosa si sta parlando.... So bene che lei soffre per queste situazioni ma è anche aperta a conoscere meglio di cosa si parla....non dimentichi che il primo pozzo in italia di petrolio è stato realizzato ad alanno nel 1935 e fino ad oggi non mi sembra che sia successo qualche incidente in abruzzo....piuttosto ci sono altri scempi ambientali che dominano in questa regione e lì sarò dalla sua parte per combatterli.... Non è vero che penso solo ai soldi e all'industria, nel mio programma porto avanti due progetti con la stessa intensità....uno è un campus sull'innovazione, l'altro è il progetto della costa dei trabocchi da ortona a san salvo ( ne avrà sentito parlare!?) per salvaguardare la costa con pista ciclabile.... Io porto avanti un concetto che possono coesistere sviluppo industriale e tutela dell'ambiente nel rispetto delle regole con controlli serrati...."

"continua ad essere sempre meno informata.....la basilicata è talmente scontenta che ha presentato ultimamente il raddoppio del centro olii e progetti per raddoppiare le estrazioni.... Le hanno spiegato (ma presumo di no) che non estraendo qui idrocarburi aumenteranno vertiginosamente le navi sull'adriatico per importare idrocarburi da altri paesi con grossi rischi....???? Lo sa che si estraggono 27 milioni di mc e in abruzzo ne consumiamo 1800 milioni di mc...??? Come pensa di portarli gli idrocarburi in abruzzo se non con le navi ed i grandi rischi legati al loro trasporto...??? Non è vero il resoconto sui dati di estrazione perchè le do tutte le tabelle degli ultimi cinquant'anni in abruzzo....dove c'è stata una forte attività estrattiva dagli anni sessanta agli anni novanta....poi si è stabilizzato.... Rischio sismico...???? Sono anche ingegnere e le potrei fare un trattato su questo argomento e le posso assicurare che le hanno raccontato una marea di cavolate....altrimenti mi dimostri il contrario con documenti analitici e di calcolo...."

"Lei continua a parlare di chiacchiere ed io le do numeri....se vuole continuare a ragionare con me da persona intelligente proseguiamo....se invece fa politica e vuole solo lo scontro non mi interessa.... Lei non si è affatto documentata ma legge giornali di gossip sulla materia.... Sono abituato a ragionare con persone che usano la testa e non la pancia.... Quindi nel momento in cui mi fa delle affermazioni voglio i dati ufficiali o la fonte ufficiale di quello che dice altrimenti lo dica a qualcun altro che crede alle favole del lupo cattivo.... Ma lei lo sa come e da dove viene alimentato la centrale turbogas"

Saturday, January 22, 2011

Sabino Bufo e la coerenza


Per chi viene dal blog di Grillo, qui il post sulla Sardegna.

Questo e' blog e' dedicato alla denuncia di danni ambientali perpetrati da ENI e da petrolieri in tutta Italia. Viene scritto da Los Angeles dove sono docente universitario. Non voglio niente. Faccio tutto questo perche' non posso accettare che ENI e compari pensino di poter distruggere la nostra penisola e restare impuniti, con l'assenso di politici ignoranti e servili.
Almeno che si vergognino un po.



Mi vengono inviati due filmati di Sabino Bufo, un professore ordinario di chimica agraria presso l'universita' di Potenza. Il primo e' in relazione ad un convegno svoltosi a Potenza in data 15 Gennaio 2011 e sponsorizzato dall'Universita' dalla Basilicata, l'altro in merito alla sua apparizione al TG3 lucano per commentare lo stesso convegno.

Il tema del suo intervento era "la complessita della composizione del petrolio" e dell'impatto che questo materiale ha sull'ambiente, e sulla salute dell'uomo.

Ci si riferisce alla presenza di zolfo che e' dannoso alla salute dell'uomo, "come riferito dalla professoressa Albina Colella".

In realta' quelle slide della professoressa Colella erano tutte mie (pari pari - stendiamo un velo pietoso) per cui mi sento chiamata direttamente in causa.

Il prof. Bufo fa una lunga disquizione, e parla di tumori in relazione a mutagenesi e teragenesi e tumori. Deve ammettere anche lui che ci sono effetti tossici negli organismi acquatici e nella catena alimentare, che i dervati del petrolio sono "potenzialmente tossici" e che con la lavorazione e l'arrivo in superficie del petrolio possono crearsi sostanze ancora piu pericolose di quelle che erano sottoterra.

Conclude dicendo, riferendosi al petrolio, che:

con l'impatto in ambiente e quindi con l'azione del sole e dell'aria si formano sostanze tossiche per le quali bisogna prendere precauzioni molto piu' importanti

Interessante pero' che poi va al telegiornale a dire che

non sappiamo nulla di quello che e' l' impatto delle perforazioni petrolifere sulla qualita' della vita in generale
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Il convegno lo sentono in 100, il tg tutta la Basilicata.

Nella mia opinione, il messaggio che passa al popolo e' che il professore ha detto che non si sa, per cui andiamo avanti.

Dal curriculum pubblico di questo Bufo viene fuori che e' stato un impiegato dell'ENI, negli anni '80. Cosi dice il suo CV:

Researcher at ASSORENI and ENIRICERCHE, the Association among Companies of ENI Industrial Group (National Petroleum Company - Holding) for Research Development and Planning (1982-1984).

Interessante e' che adesso sia parte del dipartimento di agricoltura, foreste e dell'ambiente, e che sia un esperto di soil remediation, cioe' come ripulire il territorio dall'inquinamento.

La mia domanda e': dov'era il professor Bufo 20 anni fa a parlare di effetti teragenesi, di tumori e di mutagenesi ai suoi concittadini?

Dov'era lui a fare le battaglie per la sua gente? O almeno a spiegare queste cose al popolo lucano? Dove erano lui e tutti questi altri professori lucani PRIMA?

Perche' Bufo e gli altri dell'Universita' della Basilicata non hanno fatto la loro parte per EVITARE che la Basilicata diventasse un campo petrolifero? Perche' non fanno la loro parte ADESSO per evitare la proliferazione di altri centri oli, di altri pozzi?

Perche' non dicono una parola sulla stampa a favore di Bolognetti?

Perche' non dicono niente sulla stampa del responsabile di tutto cio' - l'ENI?

Ad esempio, non mi risulta che l'Universita' della Basilicata abbia preso posizioni pubbliche sulla questione del pozzo di petrolio dietro l'ospedale che l'ENI voleva costruire a Marsicovetere, o sull'inquinamento della diga del Petrusillo, o sulla sorgente dell'Acqua di Calvello.

E non mi venissero a dire che "non si sapeva" o che "non ci si puo' mettere contro l'ENI".

Si sa tutto. Si puo' tutto. Basta volerlo e dedicarcisi anima e corpo, senza paura.

E' troppo facile cosi, e come dico sempre, uno che sta all'universita' ha il dovere morale di fare le cose buone per la comunita' in cui vive, come ce l'hanno i medici, i preti. Come in realta' ce l'hanno tutti.

Un'abbraccio a tutti quelli della OLA, gli unici che invece la coerenza ce l'hanno da vendere.



Sabino Bufo In TV:


Sabino Bufo al convegno:

Wednesday, January 19, 2011

Marea nera di Porto Torres: in Italia non succede




I responsabili morali del disastro sardo:

Miguel Antoñanzas, presidente di E.On Italia,
Luca Dal Fabbro, Amministratore delegato di E.On Italia,
Nicolo Prien, CFO di E.On Italia,
Paolo Venerucci, Direttore Generale Risorse Umane e Sviluppo Territoriale di E.On Italia.


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Ho la sensazione che l'emergenza non sia stata affrontata con la determinazione giusta e con l'impiego di tutti i mezzi adeguati disponibili in Sardegna e nella penisola

Stefano Mannoni,
Comandante navale


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Stamane sono stati raccolti 300 kg. di catrame

La Nuova Sardegna

"In Italia non puo' succedere" . Questo e' quello che sento ripetere da ogni parte dello stivale da politici e petrolieri ignoranti, ogni volta che si parla di incidenti petroliferi. In qualche modo noi siamo sempre migliori degli altri - nella prevenzione, nella cura e pure nel corpo e nella virilita'.

Invece non e' vero niente, e l'incidente della Sardegna ce lo ricorda: tutte le localita' interessate al transito di petroliere, allo sfruttamento, alla raffinazione e alla trasformazione di petrolio e derivati sono soggette a rischi, che aumentano in mancanza di controlli e prevenzione.

Punto.

L'ENI puo' tappezzare l'Italia di reclame luccianti, ma non cambia niente.

Gli incidenti gravi sono relativamente rari, ma quando accadono si creano disastri duraturi e soprattutto viene a messo a nudo tutta la nostra arte di arrangiarci, che poteva andare bene 50 anni fa, ma che ora ci rende solo ridicoli.

Nel golfo dell'Asinara, in Sardegna, circa 20,000 litri di olio pesante sono finiti in mare e si sono sparsi lungo quasi 20 chilometri di costa per le citta' di Porto Torres, Platamona, Marina di Sorso, Marritza e fino in Corsica.

L'olio pesante sono idrocarburi lunghi e complessi, al contrario della benzina, con molecole piu' leggere e volatili. Questa sostanza e' classificata come cancerogena. Il kerosene e' un esempio di olio combustibile.

Pare che il tutto sia dovuto a una piccola fessura da una vecchia tubatura che collegava una petroliera alla centrale E.On di Fiume Santo, vicino a Porto Torres, in provincia di Sassari che usava l'olio pesante per alimentare la centrale elettrica.

Quando se ne sono accorti, il 12 gennaio 2011, il mare era gia' nero.

Come da copione i responsabili della ditta, in questo caso la E.On Italia, la cui casa madre e' in Germania, all'inizio cercano di minimizzare e di dire, che e' tutto apposto.

Poi, invece la triste verita', la tragedia e' peggiore di quanto si pensasse o di quanto si volesse pensare.

Passa una notte e l'olio riversato in marea contatto con l'acqua salata si solidifica in piccole palle gelatinose. Cosi, ora le spiaggie sono chiuse e coperte da palle di catrame - dove va bene.

Dove male e' tutto nero, il mare e' una chiazza di olio e i pesci e i gabbiani sono morti.

E come poteva l'ENI non partecipare a tutto cio'? Come volevasi dimostrare, oggi un'altra perdita di centinaia di litri di gasolio pesante misto ad acqua, regalo della Polimeri Europa, controllata dall'ENI al 100%.

Secondo la stampa sarda, l'ENI-Polimeri Europa dice che l'incidente non ha coinvolto suolo, sottosuolo e acque sotterranee e che ci saranno altri controlli e attivita' fino al completo ripristino.

Insomma, pure qui, tuttapposto, anche se la Procura della Repubblica di Sassari ha aperto un'inchiesta sulla causa e i responsabili di questo ennesimo danno ambientale targato ENI.

Intanto oggi la E.On va a parlare con il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci - una specie di Gianni Chiodi, messo li dal capo di Arcore e munito di scarso poco coraggio - e con l'assessore regionale dell'Ambiente Giorgio Oppi.

Un sacco di parole per dire, di nuovo che e' tuttapposto, che stanno cercando di capire come non fare mai piu succedere tutto cio' in futuro, che hanno in progetto di riconvertire la centrale ed eliminare l'alimentazione a olio combustibile e di usare qualche altro metodo.

In modo molto trasparente, all'incontro non ha potuto partecipare nessuno delle amministrazioni locali, nemmeno il presidente della provincia di Sassari. Cioe' Cappellacci sente e accetta per oro colato quello che gli dice la E.On, ma della gente, non gliene importa niente.

Il presidente della provincia di Sassari, Alessandra Giudici dice basta minimizzare, che il disastro e' di proporzioni devastanti, che chiedera' il riconoscimento dello stato di calamita' naturale. Dice che il danno ambientale e' tale che avra' serie ripercussioni per tutto il turismo della Sardegna del nord.

La gente vuole partecipare, hanno raccolto mille buste di monnezza petrolifera finora.

Ma non sono sufficienti i volontari - non possiamo andare avanti cosi' in Italia, senza personale e a colpo di volontari e di gente che lavora gratis per il bene comune e solo per amore. Dov'e' la Castalia? Dove sono i ministri? Dov'e' la Prestigiacomo? Dov'e' il presidente del Consiglio?

Non si sa perche' ma la Ecolmar Castalia, di cui abbiamo gia' parlato in questo blog che ha 40 navi (per tutta l'Italia!) ne ha mandata una sola.

Ci vorrebbero dei piani, delle strutture, dei controlli seri, dei soldi, della programmazione, che non ci sono mai perche' in tempi di calma non ci si pensa e perche' chi governa invece di pensare a migliorare l'Italia pensa alle leggi per se e per le sue amanti.

Restando a Porto Torres, la marea nera e' oggi, ma la zona tutta e' fortemente inquinata da decenni di attivita' industriale pesante e illimitata. Si parla di alte concentrazioni di benzene, di decadimento industriale, di aumento di malattie per i cittadini.

Ci scommetto che anche questa durera' per un po, e poi, come per la tragedia del fiume Lambro, tutto passera', fino alla nuova tragedia che ci trovera' di nuovo qui con la Ruby o la Noemi di turno mentre il paese va a picco.






Fonti: La Nuova Sardegna 1, La Nuova Sardegna 2, Ventirighe, La Nuova Sardegna 3

Foto: La Nuova Sardegna 4

Monday, January 17, 2011

L'ENI e il suo online reputation management




The creation of cultural moments is never a cost,
but always an investment.


Dal sito ENI
Si, un investimento per ripulirsi la coscienza

Ci avevamo azzeccato. Dei fanatastici 4 propagandati al convegno in Canada di Lucia Annunziata - regole, rispetto, reputazione e diritti - quello che all'ENI veramente interessa e' la reputazione.

Infatti vengono quasi ogni giorno a leggere questo blog e ogni tanto immettono i miei post dentro questo sito, che si chiama proprio cosi: ENI online reputation management.

Cioe' hanno un sito apposta - e credo gente pagata apposta - per monitorare cosa si dice di loro in giro per internet. Il sito e' chiuso da una password, ma a me basta sapere che sono preoccupati della loro immagine, per sapere che stiamo facendo bene e che questa e' l'unica strada.

Occorre continuare cosi a farli vergognare di quello che fanno - e non perche' io voglia puntargli il dito a casaccio, ma solo perche' la vergogna e' l'unica cosa che li portera' - forse - a comportarsi come si deve.

E' la vergogna che li spinge a sponsorizzare serate alla scala, mostre di Caravaggio, parchi al petrolio e che porta Assomineraria a dire che occorre "creare consensi". E' questa la nostra unica arma: dirlo a tutti lo schifo e i soprusi che vanno facendo in giro per l'Italia.

E dunque, ai cittadini di tutta Italia avvelenati dall'ENI da Porto Marghera a Gela, dico solo di continuare a scrivere, a postare, a spargere la voce che questa societa' ha molto, molto da farsi perdonare e per cui chiedere scusa.

Non vogliamo parchi al petrolio, cara ENI ma un fine al trivellamento selvaggio dell'Italia tutta.

Non ci servono serate alla scala, ma un fine alla gente che muore per colpa della vostra "ricerca spasmodica" dei risultati.

Non ci servono mostre su Caravaggio ma un fine alla corruzione e agli inganni di cui siete reponsabili in giro per il pianeta, dalla Nigeria, fino ad Ortona.

Non ci serve che all'aereoporto di Venezia mettiate un cartello con su scritto "benvenuti a Venezia", quando poi volete trivellare a 10 km da quella citta', senza vergogna.

L'opinione pubblica e' una brutta bestia, e alla fine anche l'ENI dovra' capire che nel mondo connesso e globale, ti devi per forza comportare bene, volente o nolente.

Sunday, January 16, 2011

Ciao vescovo Ghidelli!


A Padre Giustino D'Orsogna (1912-1985)
per la sua coerenza,
che ero troppo bambina per capire.

Ieri l'ultima messa del vescovo Ghidelli a Lanciano, prima del suo ritorno a Milano, dove sara' parroco. A lui, un sincero grazie, come anche al resto della conferenza episcopale abruzzese e molisana, perche' alla fine, hanno scelto di stare dalla parte giusta. Con la gente, in difesa del creato e delle sue creature e contro lo sfruttamento di ENI e compagni.

Ho avuto modo di avere a che fare con diversi vescovi in questo tempo, e sono contenta che quelli d'Abruzzo abbiano fatto la loro parte. Non solo per l'ambiente, ma anche perche' hanno fatto sentire alle persone, a me, di essere meno soli. Mi auguro che questo possa continuare, per il petrolio, per tutto il nostro vivere comune.

E secondo me e' proprio qui il motivo della disaffezione delle nuove generazioni verso la chiesa in Italia. La mancanza di veramente capire la gente, calarsi al nostro livello, parlare di cose che sono importanti per noi.

Spesso mi chiedo cosa faccia - in generale - il clero "importante", non solo per il petrolio, ma anche per le altre questioni morali, etiche, ambientali del nostro paese. Ci sono spesso degli eroici sacerdoti, o casi unici come il clero d'Abruzzo che, compatto e spinto anche dalla cittadinanza, prende posizioni contro l'ENI, ma nel complesso la Chiesa degli alti piani troppo spesso e' latitante sui problemi veri dell'Italia.

E' molto facile parlare, come fanno spesso, dell'ambiente o della moralita' in generale. E' piu' difficile calarsi nel particolare, fare nome e cognome e dare pane al pane e vino al vino e fare la cosa giusta.

Gia' il silenzio della chiesa su tutti gli sceneggiati Berlusconi-amanti o anche le bestemmie che devono essere contestualizzate, sono abbastanza vergognose.

Che dire poi di Radio Maria e le antenne vaticane, che sfondano tutti i limiti possibili di tolleranza umana, causando il proliferare di leucemie in chi ci abita vicino. E ancora, la gente che muore all'ILVA di Taranto, a Gela, a Mantova. I pozzi selvaggi in Basilicata, le discariche abusive e il proliferare di tumori a Napoli. Gli operai che muoiono nei cantieri, la FIAT che non li vuole far mangiare prima che finisce il turno. E mille altri esempi.

Ma non e' vita pure questa?

Perche' tutto si risolve in lotte sul preservativo, l'aborto e l'eutanasia e tutto il resto non conta?

Perche' hanno paura di mettersi contro il potere? Sono in una posizione invidiabile per fare il bene vero delle comunita' in cui si trovano, e invece, troppo spesso le loro prediche si risolvono in "fate i bravi".

Che dire.

Forse sta anche a noi cittadini cercare di coinvolgerli di piu, stimolarli, spiegargli le cose e dirgli che la loro voce e' importante.

Non sono un teologo, ma la frase "non sono venuto su questa terra per portare la pace, ma una spada" ho sempre pensato che si riferisse al fatto che il cristianesimo non accetta lo status quo, ma ci da una spada da usare senza paura per il bene dell'umanita', e per la Vita, tutta quanta.

Ciao Vescovo Ghidelli, e grazie.


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In occasione dell'ultima messa che Monsignor Carlo Ghidelli celebrera' in Abruzzo in data 18 Gennaio 2011, il WWF Zona Frentana e Costa Teatina e la Dott.ssa Maria Rita D'Orsogna della California University salutano con affetto e commozione il vescovo Ghidelli.

Ricordiamo con gratitudine il coraggio mostrato dal Vescovo Ghidelli e dai suoi colleghi Forte, Seccia, Molinari e Valentinetti nel salvare la nostra regione dall'attacco di petrolieri da ogni parte del mondo, e il peso determinante che hanno avuto nella nostra battaglia comune la voce e gli scritti dell'intera Conferenza Episcopale Abruzzese e del Molise.

Cogliamo l'occasione per augurare a Monsignor Emidio Cipollone una buona transizione alla guida dell'Arcidiocesi di Lanciano e di Ortona, augurandoci che la voce della Chiesa in difesa del Creato e delle sue Creature, da petrolieri e speculatori di vario genere, non manchi mai.

Friday, January 14, 2011

Le prese in giro dell'ENI: parchi al petrolio


To the UNESCO:
Don't believe ENI, they have polluted
everything they have touched in Italy,

Basilicata included.
What we need is not a theme park,
but for ENI to stop ALL new well drilling in Basilicata.

Oddio. Ma chi le pensa queste cose? Oggi mi arriva un articolo del Sole 24 Ore in cui Cristiano Re, della Fondazione Enrico Mattei, parla del progetto ENI di aprire un "parco tematico" per il turismo fra i pozzi di petrolio della Val D'Agri!

Non so se ridere o piangere.

Si, un parco in cui invece di andare a guardare uccelli, e respirare l'aria sana, e fare i pic-nic all'ombra degli alberi centenari... uno va a vedere i pozzi di petrolio!!!

Solo una mente malata puo' promuovere e partorire idee di questo tipo. Ancora una volta, hanno solo da vergognarsi. Ma che ci deve fare uno in un parco al petrolio?

Vedere la sorgente del Calvello - chiusa per inquinamento e dove non si puo' piu' prendere l'acqua da 2 anni?

Respirare l'idrogeno solforato che esce a tutto spiano dal Centro Oli di Viggiano?

Vedere laghi arancioni? Inciampare su oleodotti luccicanti?

Ascoltare il rumore delle trivelle, invece che il silenzio della natura?

Loro parlano di pozzi di petrolio come attrattiva, assieme alla diga del Petrusillo (inquinata e che secondo le analisi svolte dal laboratorio di Biosan Vasto contiene acqua inadatta al consumo umano), agli impianti solari e eolici, con un po di design e di "mezzi flessibili" e piu' adatti per la "mobilita' contemporanea".

Mah. Io nel parco nazionale d'Abruzzo o a Yosemite ci vado per vedere gli alberi e per passeggiare lontano dalla mano dell'uomo. Tutto il resto lo posso guardare dalla mia vita urbana. Da un parco, voglio la natura, non i pozzi di petrolio!

Si aspettano "enormi flussi turistici". Cristiano Re, improvvisamente amante della Basilicata, dopo che chi lo paga ha distrutto ogni speranza di turismo sano e serio nella Val D'Agri dice:

"Cerchiamo di portare fuori la Basilicata e farla conoscere al mondo. A giudicare dalla curiosita' e dell'interesse suscitato in Grecia e davanti all'Unesco possiamo dire che e' possibile un utilizzo turistico del patrimonio petrolifero/energetico della valle che rientra nel Parco Nazionale dell'appennino lucano, Val D'Agri Lagonegrese."

Stanno fuori di cervello. Notare che il tutto compare sul Sole 24 Ore sud, a cura di Confindustria!

Caro Cristiano Re, vuoi fare una cosa utile per la Basilicata?

Di a tuoi capi che non ne possiamo piu' e che vogliamo una moratoria su tutti i pozzi nuovi della Basilicata. La vostra propaganda e' veramente riplorevole - l'avete distrutta la Basilicata, e credete che questo parco vi pulisca la coscienza e vi dia il beneplacito per trivellare ancora alla cieca, senza rispetto per nessuno? Io mi andrei a nascondere piuttosto che dire certe cose.

Ultima battuta che veramente fa morire dal ridere. Si aspettano che il parco al petrolio diventi un attrattore per apprendere l'uso sostenibile dell'energia!!!

Cioe' l'ENI ti porta a vedere come distrugge la natura, e poi ti dice che in realta' non dovresti farlo. Intanto il suo conto in banca ingrassa.

Vogliono pure andare nelle scuole a spiegare che questo e' cosa buona e giusta, e usare il parco al petrolio per farci una meta di indottrinamento durante le gite d'istruzione.

Il parco costera' 2 milioni di euro.

Pagati con il sangue, i tumori, le minaccie, e le vite spezzate del popolo lucano.

Non c'e' limite alla vergogna di questa gente. Grazie ENI.

Foto del parco al petrolio - Organizzazione Lucana Ambientalista








Tuesday, January 11, 2011

Fracking: terremoti, pesci e uccelli morti




Il fracking e' una tecnica relativamente nuova perfezionata dal gruppo Halliburton di Dick Cheney, petroliere ed ex vice presidente americano, per estrarre gas da roccia porosa. Con questa tecnica si iniettano miscele segrete di sostanze chimiche sottoterra ad alta pressione e si scatenano dei microterremoti, spaccando la roccia che rilascia gas. Qualche volta la roccia triturata finisce nelle falde idriche, qualche volta le acque di scarto si reiniettano sottoterra volutamente, qualche volta il gas si infiltra entra nei rubinetti delle case, come ci insegna Josh Fox con il suo film Gasland. Ne abbiamo gia' parlato varie volte, qui, qui e qui.

In questi giorni, in Arkansas succedono cose strabilianti.

Qualche giorno fa sono caduti 3000 uccelli dal cielo a Beebe, e sono morti 100,000 pesci ad Ozark, avvelenati non si sa da cosa.

Nella citta' di Guy hanno contato 500 terremoti con magnitudine massima 4.0 sulla scala Richter, da Settembre a Dicembre 2010. In tutto il 2009 sono stati 38. Nel 2010 hanno avuto piu' terremoti che in tutto il 20-esimo secolo. Fra il 2009 e il 2010 i terremoti sono aumentati del 1200%.

La gente annaffia campi e prati e puntualmente campi e prati muoiono avvelenati.

Qual'e' il filo conduttore di tutte queste cose? Manco a dirlo, la zona e' interessata al fracking su larga scala e tutte le localita' interessate a queste piccole-grandi calamita' cadono nella zona detta di Fayetteville Shale.

Ci sara' un legame fra le trivelle del fracking e i terremoti? Fra il fracking e l'avvelenamento di campi e di aria?

Come da copione, le ditte petrolifere dicono di no.

La gente, arrabbiata, dice di si.

Il professor Steve Horton dell'Universita' di Memphis dice di si e afferma che la pratica di iniettare le acque di scarto sottoterra potrebbe essere la causa dei terremoti.

Il geologo Jack Century lotta da anni contro le trivellazioni selvaggie e afferma che i microterremoti del fracking possono scatenarne di maggiori.

Il supervisore dell'Arkansas Geological Survey, Scott Ausbrooks, sta indagando le possibili correlazioni fra terremoti e trivelle, perche' dice che l'aumento delle scosse e' preoccupante.


Io scommetto che qualcosa c'entra, basta guardare la tabella, e aggiungere che il fracking e' arrivato qui nel 2004. Le annate si riferiscono a decenni, il 2010 e' da solo. Quindi nel decennio 2000-2009 ci sono stati 179 terremoti, nel solo 2010, oltre 620.


Ma sorge un altra domanda, ai cittadini e agli ispettori della zona.

Potrebbe essere che il fracking abbia causato fughe di metano nel sottosuolo o nell'aria che hanno causato la morte di pesci e uccelli? Potrebbe essere che qualche falda idrica si sia contaminata, dando origine ad acqua inquinata, che uccide orti e i pesci piu' sensibili? Potrebbe essere che si sia rotta una qualche tubatura, con perdite che hanno causato le stragi di animali?

Rady Ananda del gruppo The people's voice dice

Hydraulic fracturing is the most likely culprit for all three events, as it causes earthquakes with a resultant release of toxins into the environment

Il fracking e' la causa piu' probabile di questi tre eventi, perche' causa terremoti con il rilascio di sostanze tossiche nell'ambiente.

Ipotesi semplice e pulita.

Ecco i video dell'incontro cittadini-petrolieri in Arkansas. Domande semplici della gente a cui il petroliere di turno non sa rispondere: Da quando sono arrivate le compagnie del gas, abbiamo iniziato a sentire forti scoppi e terremoti. Come fanno a non essere correlate? Dobbiamo essere uniti, perche' se i terremoti continuano, rovineranno le nostre case e le nostre vite. I controlli che fate sono superficiali e inutili.



Questa e' l'Arkansas petrolizzata e attraversata da tubi ed oleodotti:



Cosa possiamo dire in Italia? Noi abbiamo il lusso di sapere queste cose PRIMA che succedano. Non stanchiamoci, mpariamo, conosciamo, facciamo le cose preventivamente.

Dopo sara' troppo tardi.


Fonti: Red Green and Blue, Planet Save

Monday, January 10, 2011

Report finale sullo scoppio BP




Oggi 11 Gennaio 2011 la Commissione Nazionale sul disastro BP nel golfo del Messico rendera' pubblico il risultato di sei mesi di studi. Lo scopo di questa commissione e' di esaminare fatti e circostanze che hanno portato all'incidente BP e di presentare opzioni per evitare che questo riaccada in futuro.

Vari report giornalistici in queste ultime settimane hanno gia' messo in luce che alla base del disastro c'e' una cultura affaristica in cui profitti e risparmi sono piu' importanti che la sicurezza di persone e ambiente, scarsi controlli governativi e la mancanza di una seria volonta' politica di monitorare i petrolieri.

Fra le raccomandazioni della commissione ci saranno le proposte di:

1) Creazione di una organizzazione pagata dai petrolieri per scambiare informazioni sulle migliori pratiche per trivellare in acque profonde;

2) Rafforzamento degli uffici governativi che regolamentano e controllano le operazioni petrolifere a mare, fra cui il Bureau of Ocean Energy Management;

3) Maggiore partecipazioni di scienziati indipendenti e del pubblico nell'assegnazione di concessioni petrolifere;

4) Eliminazione del limite di pagamento danni delle compagnie che causano disastri. Il limite massimo e' adesso 75 milioni di dollari;

5) Utilizzo delle multe alla BP per la riqualificazione del golfo del Messico;

6) Rafforzare le capacita' di pulizia e di prevenzione di governo e di petrolieri prima di iniziare a trivellare nell'Artico;

7) Prolungamento del periodo utile per le osservazioni da 30 ad almeno 60 giorni, per dare maggiori possibilita' di intervento a cittadini, enti e governi locali;

Molte di queste raccomandazioni diventeranno legge, secondo rappresentanti della Casa Bianca.

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Queste leggi andranno ad aggiungersi ad altre gia' esistenti per la difesa dell'ambiente. Negli Stati Uniti solo il golfo del Messico e' aperto alle trivelle - in California, Florida e tutti gli stati ad Est ed Ovest della nazione vige il divieto di trivellare fino a 100 miglia da riva - 160 chilometri - per proteggere turismo e vita marina. Anche nei grandi laghi, che hanno una superficie una volta e mezza maggiore dell'Adriatico, vige il divieto assoluto di trivellare.

Lo scoppio americano ha avuto conseguenze anche in Italia, con il timido decreto Prestigiacomo che vieta la trivellazione in mare di piattaforme a meno di 5 miglia dalla costa, limite che aumenta a 12 miglia nei pressi di zone marine protette.

Sebbene queste precauzioni siano importanti, la verita' di fondo e' che le operazioni petrolifere sono sempre inerentemente pericolose e dannose per l'ambiente, quali che siano gli accorgimenti che si vogliano o possano prendere.

Ogni anno ci sono circa 150 milioni di litri di petrolio che vengono dispersi in mare, e solo il 5% di questi vengono da incidenti simili a quello del golfo del Messico. Il resto sono perdite o rilasci intenzionali da navi, piattaforme o raffinerie. Oltre al petrolio ci sono gli scarti petroliferi - una sola piattaforma rilascia circa 2mila tonnellate l'anno di rifiuti, in quelle che sono considerate condizioni normali di operazione. Molti incidenti passano inosservati, ma tutta questa gran mole di sostanze tossiche sono detrimentali al ciclo della vita naturale, incluso l'uomo che e' parte integrante di tutti gli ecosistemi.

Non c'e' via di scampo - trivellare e' sempre rischioso e inquinante.

Non bisogna credere che leggi migliori ci rendano immuni da nuovi catastrofi, ne Italia ne altrove. Il petrolio scarseggia e si inizia a trivellare in condizioni sempre piu' difficili, in termini di profondita' e di condizioni climatiche - l'oceano aperto, i ghiacciai - che fino a 10, 20 anni fa erano considerati troppo inospitali per le trivelle. Allo stesso modo non si deve credere che pozzi piu' modesti siano esenti da rischi. In Italia abbiamo avuto il nostro piccolo golfo del Messico nel 1960, quando la piattaforma Paguro scoppio' a pochi chilometri da Ravenna, rilasciando idrocarburi per due mesi e mezzo, uccidendo tre tecnici.

In Italia oggi, la stessa BP progetta di costuire piattaforme profonde in Sicilia, e una moltitudine di piccole ditte, con capitali sociali ridicolosamente piccoli, pianificano una vera invasione dei nostri mari, da nord a sud, passando per Venezia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Sicilia, spesso senza neanche che i cittadini lo sappiano e nei pressi di veri tesori naturali e storici. Lo stesso vale per la terraferma, con permessi che sorgono come funghi in zone agricole, vicino a citta' d'arte, nei parchi, fra i vigneti.

Il nostro petrolio e' scadente, in quantita' ed in qualita'. Abbiamo petrolio per soddisfare solo il 6% del nostro fabbisogno nazionale, che viene in gran parte da una terra gia' sacrificata al petrolio e di cui nessuno parla mai, la Basilicata.

Il decreto Prestigiacomo non e' sufficiente a proteggere la nostra penisola. Come possiamo - come popolo - permettere che l'ENI trivelli a soli 10 chilometri da Venezia con tutto lo splendore e la fragilita' di quella citta'? Dovremmo essere tutti indignati, da cima a fondo dello stivale, perche' di Venezia ce n'e' una sola.

Si dira': il petrolio serve, l'Italia gia' ne ha poco, e occorre cercare dei compromessi.

Io credo invece che tutto parta a monte. L'Italia ha bisogno di capire che tipo di direzione prendere in questo nuovo millennio e decidere se trivellare la nazione da cima a fondo, sul modello Basilicata, sia in linea con questo sviluppo. Non possiamo essere tutto allo stesso tempo. Non possiamo pensare di estrarre petrolio dai nostri campi, dai nostri mari e di non pagarne il conto, in termini sociali, ambientali, turistici, di immagine.

Il fatto di possedere poche risorse petrolifere in questo senso e' una benedizione per noi. Siamo un popolo intelligente e creativo, che nel corso dei secoli ha regalato scoperte e bellezza al mondo intero. Usiamo le energie, i soldi che spenderemmo per le operazioni petrolifere verso investimenti che portino alla creazione di nuovi fonti energetiche, piu' pulite, piu' sane, piu' consoni con il 21esimo secolo.

E' questo il futuro, un futuro di lungimiranza e di coraggio. Non lo sono leggi tampone che vietano le trivelle a 5 o 12 miglia, dando il beneplacito a quelle a 6 o a 13.

Mi auguro infine che il gran fiorire di movimenti di opposizione dal basso alle trivelle possa coagularsi in un sentimento nazionale, che possa aggiungere un nuovo tassello alla nostra identita' comune, nel sentirci parte di una unica battaglia, per un unico ideale. Vorrei che non fossimo piu ne brianzoli, ne veneti, ne abruzzesi, ne siciliani contro le trivelle, ma Italiani che non possono sopportare che ditte petrolifere da mezzo mondo vogliano venire a deturpare la nostra bella penisola, a cominciare dalla Basilicata, tristemente dimenticata da tutti.


Sunday, January 9, 2011

L'Italia vs. Il Tenente di Bello e il giornalista Maurizio Bolognetti


If you are neutral in situations of injustice,
you have chosen the side of the oppressor.

Archbishop Desmond Tutu

Dedicato alla Chiesa Cattolica Lucana,
all'Universita' della Basilicata,
al governatore Vito De Filippo,
al PM Salvatore Colella,
incapaci di difendere gli onesti
dalla prepontenza dei forti


Sono letteralmente scandalizzata e profondamente rattristata dal trattamento antidemocratico riservato dalle autorita' lucane al Tenente Giuseppe di Bello e al giornalista Maurizio Bolognetti.

I due non hanno nessuna colpa, ai miei occhi almeno, se non quella di avere cercato la verita' , di essersi posti domande, e di avere voluto fare sapere a tutti, a proprie spese, tempo ed energia, che l'acqua di varie dighe lucane e' inquinata. E invece di ringraziare i due per il loro lavoro, i magistrati lucani li denunciano, li chiamano in procura, li sospendono dal lavoro, come dei criminali.

E' scandaloso, e mi vergogno per loro.

Della storia dell'acqua e dei campi avvelenati in Basilicata dall'ENI e da Total, abbiamo gia' parlato varie volte in questo blog.

Sorgenti idriche millenarie a Calvello con Acqua dell'Abete e della Terra chiuse per inquinamento, molto probabilmente da rifiuti petroliferi, campi di Corleto Perticara che custodivano rifiuti tossici targati Total e i cui prodotti la gente ha mangiato per anni, e l'acqua potabile contaminata in alcune dighe lucane.

La storia di Di Bello e di Bolognetti e' molto semplice.

Il dipartimento ambiente della Regione Basilicata il 5 e il 18 novembre 2009, compie dei monitoraggi nelle dighe di Monte Cotugno, Pertusillo, Camastra e Savoia di Lucania. Si registrano colibatteri fecali, sintomo del malfunzionamento di depuratori e sostanze tossiche chimiche industriali.

Questi risultati vengono invitati al tenente di Bello con pregehiera di diffonderli fra i portatori di interessi diffusi. Lui obbedisce e ne parla con politici e giornalisti, fra cui Bolognetti. Vivono li, non sono portatori di interesse?

A Gennaio 2010 Bolognetti e Di Bello decidono di indagare in modo indipendente sulla qualita' delle acque in queste dighe. Vanno con un chimico a prelevare i campioni e fanno fare le analisi alla filiale di Vasto della ditta Biosan, la cui sede principale e' in Michigan. Le analisi sono state pagate dall'associazione Coscioni, Nessuno tocchi Caino, i Radicali.

I risultati decretano senza ombra di dubbio la presenza di un grave inquinamento di origine biologica e chimica sulle acque di queste dighe. In particolare per la diga del Pertusillo la Biosan disse che il campione non rientrava nei limiti di qualità delle acque destinate al consumo umano.

Acqua avvelenata, dunque.

L'elegante PM di Potenza, Salvatore Colella, invece di andare a chiedere all'ENI, alla Total e alle altre ditte industriali della zone che cosa ne facessero dei rifiuti petroliferi e industriali, e se per caso c'entrino con l'acqua delle dighe non adatta al consumo umano, decide di prendersela con Bolognetti e Di Bello.

E' piu' facile prendersela con due cittadini alla ricerca della verita' che con petrolieri e industriali, eh?

E cosi' inizia il calvario di Bolognetti e di Di Bello. A Marzo 2010 i due vengono convocati dai carabinieri, e poi la casa di Bolognetti viene perquisita (stile Corea del Nord) alla ricerca di materiale pericoloso. Neanche ce l'avesse messa lui la monnezza tossica nelle dighe!

Dice Bolognetti:

All’inizio ho pensato di esser stato convocato per avere notizie sugli esposti riguardanti vicende di inquinamento di Tito, della Val Basento, di Fenice o per essere ascoltato sulla denuncia presentata in procura nei confronti di alcuni dirigenti dell’Arpab. Non è così: la procura di Potenza vuole conoscere la mia fonte sulla vicenda dell’inquinamento degli invasi. In pochi minuti passo dal ruolo di accusatore a quello di imputato. Il sostituto procuratore di Potenza, Salvatore Colella, dispone la perquisizione della mia abitazione, negandomi la possibilità di avvalermi del segreto professionale, in quanto non iscritto all’albo dei giornalisti. Sono rinviato a giudizio insieme al tenente Di Bello.

Roba da matti! Ci sara' qualcosa di illegale nel sapere cosa si beve?

Non finsice qui. Fra maggio e giugno 2010 nella diga si reigstrano strane morie di pesci. A Luglio 2010, il tenente di Bello viene sospeso dal lavoro per due mesi e senza stipendio. Tutto questo nonostante, come ricorda Bolognetti, la convenzione di Aarhus dice:

In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia.

Da allora fino ad adesso, nessuna voce di solidarieta' per Bolognetti e per Di Bello, ne dalla chiesa cattolica, ne dal presidente di regione Vito di Filippo, ne da parte del corpo docente dell'Universita' della Basilicata, neppure da parte di enti lucani preposti al monitoraggio e alla difesa della salute, come l'ARPAB dell'ex direttore Vincenzo Sigillito, e oggi del nuovo direttore Raffaele Vita.

Il 26 gennaio 2011 Bolognetti e Di Bello dovranno comparire di fronte al Gup di Potenza per violazione del segreto d’ufficio e per un "disegno criminoso consumato da un’associazione a delinquere costituita dal tenente della Polizia Provinciale di Potenza Giuseppe Di Bello e
Maurizio Bolognetti".

Farebbe anche ridere, se non che fa piangere.

Perche'il PM Colella non va a perquisire i documenti dell'ENI e della Total?



Fonti: La gazzetta del Mezzogiorno
La gazzetta del Mezzogiorno 2

Saturday, January 1, 2011

Lucia Annunziata - ENI - al Congresso Mondiale dell'Energia





For the ignorance of the public
is the real capital of monopoly


Henry Demarest Lloyd (1894)
Giornalista - altro che Lucia Annunziata.


Qualche mese fa a Montreal si e' svolto il 21esimo Congresso Mondiale dell'Energia, dal 12 al 16 settembre. Il giorno 15 settembre una tavola rotonda promossa dall'ENI sui "fantastic four": rules, rights, reputation, respect. Cioe' regole, diritti, reputazione e rispetto.

Si, avete letto bene. L'ENI che promuove regole, diritti, reputazione e rispetto. Direi che delle quattro l'unica che davvero gli interessa e' la reputazione. Il far vedere, il fingere, il nascondere tutto lo schifo quotidiano che fanno in giro per l'Italia e per il mondo, dalla Nigeria a Viggiano.

A rappresentare l'ENI a Montreal, Lucia Annunziata, presidente del comitato editoriale OIL, la rivista patinata dell'ENI, che le serve a fare propaganda e a dipingersi di verde, quando invece e' una ditta sporca di inquinamento, mazzette e diritti negati ovunque.,

I temi del dibattito erano molto interessanti, e fa molto ridere che nella pratica l'ENI si comporti esattamente al contrario di quello che dice ai convegni asettici del Canada:

1) Lotta alla coruzione. Ma come - se proprio in questi giorni l'ENI esce bastonata economicamente dal patteggiamento e dalla condanna al pagamento di milioni e milioni di dollari dalla SEC, in Kazakhistan, in Nigeria, proprio per corruzione?

2) Promozione di un comportamento etico. Ma come - se loro stessi lo dicono ai loro studenti all'ENI Corporate School che sono i primi a non rispettare il codice che si sono dati da soli e che le regole sono una sorta di carrozzone ingombrante?

3) Integrare il concetto di trasparenza. Ma come - se a Viggiano, c'e' stata proprio qualche giono fa una nube tossica di idrogeno solforato e l'ENI dice che era "anomalia di funzionamento" e che dunque non c'e' nessun diritto a sapere da parte dei cittadini ne' quanto H2S ci fosse li dentro, ne' quanto tempo e' durata questa fuga, perche' e cosa si e' rotto. Nulla.

L'ENI non spiega neanche cosa l'H2S a suoi dipendenti. Proprio una gran bella trasparenza. O vogliamo parlare dei contadini intimiditi a vendergli le loro terre al Feudo di Ortona? O del fatto che volevano costruire un pozzo di petrolio dietro l'ospedale, a 200 metri dalle case in Basilicata?

Sono proprio ridicoli. Parlano di "rispetto delle regole soprattutto in materia di sicurezza", poi il loro capo dice che rimpiange i tempi in cui le regole erano violate a destra e a manca - cioe' fino ad oggi e per 30, 40 anni - in nome dei profitti e dei risultati.

Lucia Annunziata dovrebbe solo vergognarsi. Un giornalista serio e indipendente non va a fare il presidente del comitato editoriale di OIL. Magari sarebbe prima andata in Basilicata a parlare con la gente normale che subisce inquinamento, regole non rispettate, corruzione e intimidazioni dall'ENI e dai suoi associati ogni santo giorno. Come quando gli dicono che ad inquinare non sono le stazioni di desolforazione e l'incenerimento constante, ma i pastori!

Quindi, come sempre, tanti blablabbla inutili.

Mi domando quando l'ENI e Lucia Annunziata si siederanno davanti alla gente di Basilicata e gli chiederanno umilmente scusa per avere distrutto campi, sorgenti idriche, laghi, vigneti e meleti, e soprattutto per avergli distrutto la speranza di un futuro migliore. Ovviamente non c'e' solo la Annunziata, ma c'e' tutto un sistema che marcia lungo queste linee e che all'ENI sta bene, proprio perche' quel che le interessa e' la propaganda, la reputazione, non la verita'.

Il tutto in nome del profitto, e del 150.000 euro che l'ENI da a Ms. Annunziata per fargli propaganda su OIL. Il giornalismo vero e' un'altra cosa, cara Lucia Annunziata.