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Sunday, December 19, 2010

L'ENI e l'irresponsabilita' etica




"L'ENI e' un animale che non ha eguali in Italia"
ENI Corporate University

Ecco cosa insegnano alle "nuove classi dirigenti". Questo video e' stato girato in una scuola ENI e si parla di come rapportarsi alle regole. E' agghiacciante, ma alla fine dice cose che tutti gia' sapevamo sul modus operandi ENI. Lo sappiamo perche' fanno cosi a Viggiano, ad Ortona, in Sardegna, ovunque vadano. Nella mia opinione, questi signori incravattati hanno fatto tanti giri di parole per dire questo:

L'ENI nella sua storia e' sempre stata una societa' moralmente e civicamente irresponsabile, nella sua rincorsa "spasmodica" al risultato e ha fatto questo per 30, 40 anni. Non gli e' mai importato di Antitrust, mazzette, inquinamento, rispetto delle popolazioni, trasparenza, ambiente, benessere e crescita delle popolazioni.

Ne allora, ne adesso. Basta guardare alle multe o ai patteggiamenti che hanno dovuto fare con la SEC, il Tesoro americano, il Kazakhistan, anche l'UE in questi anni.

Oggi, hanno capito che non possono piu' fare cosi'. E' un mondo troppo connesso, come cittadini siamo troppo potenti, da Wikileaks, fino al piu' piccolo dei blog, il villaggio globale e' piccolo e la gente mormora.

Quindi l'ENI cerca di adeguarsi, non per amore, non perche' sia giusto cosi, ma per business, per non farci brutta figura, per soldi.

E' questo secondo me il succo del discorso di cotante cravatte patinate. Notare che ammettono candidamente che non obbediscono nemmeno alle regole che si sono dati da soli a questo decantato 'codice di comportamento' - carta sprecata!

Che dire. Se e' cosi, continuiamo a svergognarli, senza pieta', come non ce l'hanno loro, con nessuno, da nessuna parte del mondo.

Trivellare foresta vergine in Congo? Andare a fare il fracking in Polonia? Distruggere la Basilicata? Pagare mazzette planetarie alla Nigeria? Dovunque sono andati hanno solo portato morte e distruzione.

Non sono gli unici, e non che BP o Chevron siano meglio, anzi, sono tutti uguali. Ma e' l'ENI che e' capitata nella mia vita, e' l'ENI che distrugge l'Italia piu' di tutti gli altri, e sono loro che ed e' con loro che me la prendo.

Dobbiamo continuare a rompergli le scatole, a fare rumore, a dire a tutto il mondo che i pozzi di petrolio nei parchi non ce li vogliamo, che le emissioni devono essere contenute, che le mazzette non si pagano, che la foresta del Congo e' meglio lasciarla crescere indisiturbata.

All'ENI che nel video parla di "eticita'" posso solo dire questo: inziamo questa cultura dell' approccio fortemente etico al buisness con una moratoria su tutte le nuove concessioni petrolifere in Basilicata? Non hanno gia dato troppo laggiu'?

Agli studenti dell'ENI : non credete ad una sola parola di quello che dice questa gente, e scappate al piu' presto, verso un lavoro di cui non dobbiate vergognarvi alla sera.

NDR:

La certificazione SOA accerta che chi fa lavori pubblici sia qualificato.

La certificazione 231 introduce la responsabilita' penale-amministrativa
dell'imprese, al dila' delle persone fisiche.


L'antitrust (in America almeno!) dovrebbe servire a evitare situazioni in cui un ente e' cosi' grande da evitare la concorrenza sleale, e il monopolio di mercato.

Il codice di comportamento ENI e' qui.

Sono i primi a dire che non lo rispettano!!!



Original Video - More videos at TinyPic

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Parola per parola- Sulle regole:

Il rischio e' che, tenuto conto della nostra storia, soprattutto di quella piu recente, diciamo dal 1992 ad oggi, che e' una storia fatta di una forte propensione al risultato, di una forte tendenza al risultato, ci sia, il rischio dicevo, potrebbe essere che di fronte all'obiettivo, di fronte ad un risultato e quindi nel tenativo, qualche volta potrebbe essere anche un tentativo spasmodico di arrivare ad un risultato si tenda ad ignorare le regole.

Ignorare le regole oggi potrebbe esssere un problema molto serio. Quando parlo di regole ovviamente parlo di 231, parlo di soa, parlo di antitrust.

A queste regole poi noi ne abbiamo aggiunte altre di nostre, per esempio il codice di comportamento, che e' un po la norma base dalla quale poi sono derivate altre norme alle quali noi oggi facciamo riferimento nel gruppo.

Il rischio che dicevo e' che questo complesso di norme venga avvertito, venga vissuto come
una sovrastruttura che intralcia, diciamocelo chiaramente.

Per questo io parlavo della necessita' di superare un vincolo che e' prima di tutto di natura culturale.

Oggi noi dobbiamo garantire, siamo chiamati a garantire la sostenibilita' del buisness anche dal punto di vista del rispetto delle regole. Quindi, e' un nuovo aspetto della nostra professionalita' al quale non siamo sicuramente abituati come dicevo e che purtroppo, sottolineo e tra virgolette, non possiamo ignorare; viene spontaneo quand'e' il lavoro quotidiano poi di scivolare verso modelli di comportamento che non sono coerenti con queste regole.

Pero' noi ci siamo abituati a dialogare con i nostri concorrenti, e quindi a dialogare con il mercato, in certi termini, il rischio di continuare a lavorare in quei termini dopo averlo fatto
per 30 anni, 40 anni credo che sia molto alto.

Il fatto e' che come e' stato sottolineato nella presentazione di John, manca in senso lato una cultura del controllo. Questa mancanza di cultura di controllo spesso lo si nota nella non facile a volte relazione che c'e' fra le direzioni amministrative e le linee di buisness.

In questa relazione, molto spesso e l'ho constatato anche di persona, lo dico con molta franchezza, con molta apertura, anche nella mia esperienza attuale, molto spesso il ruolo della direzione amministrativa non e' percepito in termini corretti, nel senso che la direzione amministrativa e' tutto sommato in ultima analisi la garante del rispetto di certe regole in senso lato, ma viene percepita come una struttura che invade, una struttura che fa le buccie se posso usare una espressione molto professionale.

Noi abbiamo gia' fatto una scelta a suo tempo, con il codice di comportamento, una scelta nel senso di un approccio fortemente e profondamente etico al buisness.

Quello che si nota al di la' della poi presa di potere degli avvocati negli Stati Uniti e' che dal
dal mercato viene una domanda di maggiore eticita' del buisness.

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Nel nostro mondo, il mondo dell'oil e del gas e' molto evidente questo, aggiungete che noi poi non abbiamo piu' gli elementi stocastici di mercato, abbiamo gli elementi stocastici
geostrategici. Per esempio, Bolivia chi l'avrebbe mai detto che la Bolivia, andava verso la scisisone - e' quello che sta capitando in Bolivia, no?

Pensiamo alla questione che noi abbiamo avuto, il pericolo sul blu stream, noi abbiamo corso un pericolo, ancora lo corriamo, meno, ma se facevano gasdotto o la pipeline Baku-Ceylan, i nostri, la previsone dei nostri utili sul blue stream quasi si dimezzava.

Naturalmente non potevamo fare come gli americani, di cambiare presidente, organizzare le rivoluzioni arancioni non abbiamo piu' questi mezzi, l'abbiamo fatto in Algeria tanti anni fa, in Iran con forse Mosaddegh, ma adesso siamo diventati una societa' piu normale, meno avventurosa quandi non facciamo piu di queste cose.

Probabilmente bisognerebbe contiunare a farle, ma questo e' una visione che ognuno ha delle societa' petrolifere. Io sono uno molto all'antica su cosa devono essere.

Secondo me l'ENI e' un animale che non ha eguali in Italia.

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Mosaddegh era il capo dell'Iran che voleva nazionalizzare il petrolio della societa' anglo-iraniana. Gli americani e i britannici con la CIA, su istigazione dei petrolieri lo fecero deporre in favore dello shah di Persia. Quest'ultimo fu visto come un pupazzo del west, e porto' alla rivoluzione islamica del 1979 e a Khomeini.

2 comments:

Tom P. said...

Molto istruttiva questa lezione. Diritto contro economia.

Parlano delle regole come "sovrastruttura" che intralcia, lo stesso termine che usava Marx. Quello che conta è l'economia (business) quella che Marx avrebbe voluto socializzare, mentre loro dicono di essere "all'antica" cioè alla rapina privata, al medioevo senza regole, agli Azzeccagarbugli al servizi dei Signorotti. Che tristezza!

@enio said...

Auguro a te e ai tuoi lettori Buone Feste