E' passato piu' di un anno dallo scoppio del pozzo Macondo nel Golfo del Messico.
Tutti ricordiamo le immagini dell'epoca e l'angoscia di vedere 11 persone morte, e quel flusso di petrolio scrorrere per giorni e giorni che sono poi diventati quasi tre mesi.
Alla fine sono stati riversati oltre 700 milioni di litri di petrolio nel mare, il piu' grave incidente ambientale della storia americana e uno dei maggiori del mondo.
Molti penseranno che tappato il buco, fine della storia. Invece non e' cosi' perche' tutto quello che succede in mare a meno che non sia e' spesso lontano dagli occhi, e dall'attenzione della gente, dei media, della voglia di cambiare le cose.
Hanno riversato nel mare ogni sorta di materiale chimico per la dispersione, spesso causando altri problemi. Nonostante cio' molto petrolio e' rimasto sotto la superficie e non si sa bene dove sia e come si muova. Ancora adesso ogni tanto arrivano in spiaggia chiazze di petrolio, in tutto il golfo e pure in Virginia. Qualche mese fa morie di cuccioli di delfini a causa delle ingestioni di petrolio delle loro mamme.
Ma forse la cosa piu' triste e' che in un solo anno - dal giorno dell'incidente nell'April 2010 fino ad oggi sono stati registrati 5,000 - si cinquemila - altri riversamenti a mare di petrolio dai vari pozzi sparsi lungo il golfo del Messico. Ce ne sono circa 3,300 di pozzi.
La foto in alto ne segnala "solo" 3,000 di questi riversamenti. Sono tutti considerati minori, oppure le compagnie petrolifere fanno di tutto per non farlo sapere in giro.
Appunto, lontano dagli occhi, lontano dalla rabbia. E in mare e' facile.
Anche in Italia arriva l'invasione dei pozzi di petrolio - e non si tratta di salvare l'Abruzzo o la Puglia o la Sicilia, ma di proteggere tutta la nostra penisola.
Noi forse non avremo migliaia di pozzi come nel golfo del Messico, dove c'e' piu' petrolio e dove si trivella da almeno mezzo secolo, ma i nostri saranno molto piu' vicini a riva, e il nostro petrolio, in generale e' di qualita' scadente, il che significa piu' inquinamento, piu' monnezza tossica.
E' quello che succede nei mari petrolizzati: un anno, cinquemila perdite.
La cosa interessante e' che chi vive sul Golfo non si preoccupa piu' di tanto. Per loro il mare e' una cosa diversa da quel che puo' esserlo per chi invece vive lungo le coste pacifiche e atlantiche. Il risultato e' questo:
The lack of progress in creating a national oil spill cleanup capability that has a fighting chance against the next major spill; the continued reliance on chemical dispersants, despite evidence suggesting they may do more harm than good; the regular occurrence of "mystery spills" that never get resolved; the laughable results of a system that naively hopes polluters will accurately report their spills; the lack of consistent fines for polluters, a moral hazard that encourages sloppy operations and risk taking.
Non esiste negli USA un sistema capace di far fronte ad un nuovo disastro, continuiamo ad usare dispersanti chimici nonostante facciano piu' male che bene,
la ricorrenza periodica di macchie misteriose, abbiamo un sistema risibile che spera che chi inquina riportera' accuratamente le perdite in mare, non ci sono multe date con sufficenteme regolarita' un rischio morale che incoraggia operazioni poco serie e grandi rischi.
Chi va a fare il turismo sulle coste Texane? Nessuno. Chi dall'Italia pensa di venire negli USA per andare al mare a Galveston, Texas? Nessuno.
E' per questo che in Florida e in California i limiti per le trivelle sono di 160 km e 200 km da riva. Mica sono scemi.
In Italia invece facciamo di tutta l'erba un fascio. Grazie al decreto Prestigiacomo nove chilometri e puoi mettere quello che ti pare, a Pantelleria, a Venezia, ad Otranto, a Vasto, a Peschici.
Tanto da noi non succede.
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