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Wednesday, August 10, 2011

Royalties di Norvegia


Dedicato a Vito De Filippo, a Stefania Prestigiacomo e a Assomineraria:
Vogliamo trivellare?
Allora facciamo come in Norvegia.
50 km da riva, l'80% di introiti al governo,
fondo speciale pensioni.

I buoni sconto sulla benzina potete tenerveli voi,
intanto memorandatevi questo.


La Norvegia e' uno stato petrolifero e ricco che produce petrolio dal 1970.

Forse e' anche l'unico al mondo dove hanno saputo fare le cose con il minor impatto ambientale possibile, sebbene il governo continui a ricordare che le estrazioni petrolifere siano inevetabile causa di inquinamento.

Tutti i pozzi norvegesi sono in mare: ci sono circa 40 campi di petrolio e di gas sparsi lungo le sue coste posti ad almeno 50km da riva.

Per far capire la portata dell'attivita' petrolifera in Norvegia si stima che il petrolio e il suo indotto diamo lavoro a circa l'1% della popolazione e che - nel 2007 - il 23% del prodotto interno lordo norvegese fosse dovuto agli introiti petroliferi.

La stragrande maggioranza dei ricavati che finiscono nelle casse dello stato vanno in uno speciale fondo pensioni, che al 2009 aveva dentro circa 320 miliardi di euro - quanto il PIL annuale della Norvegia - per un popolo con 5 milioni di abitanti.

Cioe' circa 60,000 euro a persona, inclusi i neonati.
Un mare di soldi, pubblici, di tutti.

In Norvegia fanno cosi: il governo e' spesso co-proprietario dei pozzi di petrolio e riscuote direttamente sui profitti, oltre che applicare varie tasse ai petrolieri. E come funzionano queste tasse in Norvegia? Eccole qui:

1. tasse ordinarie - 28% del ricavato
2. tassa speciale sul petrolio - 50% del ricavato
3. tassa sulle emissioni di CO2 e di NOx
4. tassa sulle emissioni di gas serra
5. tassa sullo sviluppo della zona
6. interesse diretto allo stato (SDFI)
7. tassa sulla licenza petrolifera

Quindi, quando ENI, Assomineraria, Vito De Filippo, e Paolo Scaroni verranno a dire che in Italia siamo tutti felici per il 4% di royalties in mare, e che siamo fra i piu' esigenti verso i petrolieri, fatevi due risate.

Le nostre royalties del 4% in aggiunta alle tasse governative, spesso un optional in Italia, dovrebbero essere paragonate a tutte queste belle tabelline della Norvegia. Qui a parte le tasse normali - che pagano tutti - ai petrolieri gli mollano un'aggiunta del 50%!

Dicono cosi:

due to the extraordinary profit associated with recovering the petroleum resources, an additional special tax is levied on this type of commercial activity.

a causa degli straordinari profitti associati allo sfruttamento delle risorse petrolifere, si applica una tassa speciale addizionale su questo tipo di attivita' commerciale.

Assomineraria, ingannevolemente secondo me, dice che la Norvegia non applica royalties. Ah si? Beh chiamiamole come vogliamo, ma in Norvegia al governo fra una cosa e l'altra gli devi lasciare l'80% dei tuoi profitti.


Poi c'e' la tassa sulle emissioni di monnezza tossica, che e' stata adottata addirittura nel 1991. E' considerata fra le piu' alte al mondo e dipende dal tipo di anidride carbonica (CO2) o di nitrati (NOX) che emetti. Per i petrolieri e le estrazioni in mare e' di circa:

50 euro alla tonnellata di CO2 emesso,
2,000 euro alla tonnellata di NOX emessi,

In piu' ci sono circa 40 euro alla tonnellata di CO2 che devono essere pagati per la legge sull'effetto serra, secondo le quali oltre a pagare la tassa sulle emissioni, devi pure pagare delle quote speciali.

Per il 2010 si stima che un miliardo di euro sia finito nelle casse statali solo grazie alla legge delle emissioni.

A Viggiano c'avrebbero tutti la Porche se mettessero una tassa simile sull'H2S!

La tassa sullo sviluppo della zona invece e' fatta in modo tale che nessuno speculi sulle licenze: una volta che te l'hanno accordata, se non trivelli ti danno una multa di 3,800 euro al chilometro quadrato della concessione.

La tassa diretta allo stato (SDFI - State direct financial interest) dipende da quanta parte della concessione appartiene allo stato, una sorta di partner delle compagine private. Lo stato e' dunque parte sia dell'investimento iniziale, che dei profitti. Ad oggi, il governo Norvegese e' azionista di circa 146 licenze. Poi c'e' la ditta nazionale, la Statoil, i cui profitti sono tutti pubblici. Per l'anno 2010, la Statoil da sola ha generato circa 1 miliardo e mezzo di euro.

Infine, qualsiasi cosa succeda, la responsabilta' e' sempre dell'operatore privato.

In Norvegia non inquinano campi, non trovano carpe morte nelle dighe. In Norvegia la gente non muore di cancro per colpa del petrolio. In Norvegia non trovano petrolio nel miele delle api. In Norvegia non danno i buoni sconto da 90 euro per prendere in giro la gente.


8 comments:

Anonymous said...

Le compagnie petrolifere in Italia pagano royalties forse più basse del resto dei paesi europei (anche se in molti di essi sono state abolite da più di un decennio), ma di contro hanno una fiscalità molto pesante. Infatti, se consideriamo solo le tasse, le compagnie lasciano allo Stato il 34% di tasse sull’utile netto di Ires (di cui 27,5% di aliquota ordinaria e 6,5% di Robin Tax) e 3,9% di Irap. In totale, comprese le royalties le compagnie lasciano allo stato quasi il 50% dell’utile netto. Ma non è finita: a questo bisogna aggiungere le imposte comunali come l’ICI e altre spese di carattere locale o regionale. Anche in Italia, inoltre, le compagnie petrolifere versano dei canoni annui gravosi per i permessi e le concessioni di idrocarburi.
Risulta che negli Stati Uniti, dove Lei ha scelto di vivere (combattendo le sue battaglie a distanza), le royalties vanno da un minimo del 12.5% ad un massimo del 20-25% (in Canada fino al 30%), ma la fiscalità finisce qui.
Si cita tanto la Norvegia, ma non risulta che questo Paese impieghi due anni o più nel rilasciare un'autorizzazione senza motivazioni oggettive o, peggio, che il benessere che deriverebbe da queste royaltyies così elevate sia garanzia di qualità della vita (vista l'alta percentuale di suicidi che si registra in quella nazione).

Viler said...

Caro Anonymous le battaglie non hanno confini! Quello che lei scrive (combattendo le sue battaglie a distanza) è frutto di chiusura mentale relegata ai localismi beceri. Mente aperta, mente libera dai condizionamenti.
Cmq sull'ICI ha ragione (vedi Viggiano, per esempio..ma bisogna vedere se accade in tutti i luoghi petrolizzati).
Poi, i canoni annui a cui lei fa riferimento sono miserie che vanno dai 3,40 euro/Kmq per i permessi di prospezione, fino ad arrivare agli 81,71 euro/Kmq per le concessioni di coltivazione in proroga. Parliamo di centinaia di euro e qualche migliaia di euri, nei casi migliori. Briciole, piatti di lenticchie a fronte dei danni derivati dalle attività di perforazione spesso a cura di ditte note come l'Halliburton o Schlumemberger, che come lei sa fanno uso di fluidi e fanghi perforanti contenenti sostanze tossiche e aggiungo magari pronte ad utilizzare la tecnica del Fracking, oggi ribattezzata Gas Shale, anche in Italia..
Infine ho notato come i dati da lei citati sulla tassazione delle company gli ha prelevati pari passo dal sito dell'UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico. Peccato che dietro a questi dati ci sia Assomineraria.. Da vedere visto che in Val d'Agri mi piacerebbe sapere quant'è l'estratto in barile per pozzo e quali siano i limiti di estratto per le prove di produzione. Lei lo sa?

E per finire la copio/incollo la pag.41 del rapporto di Bankitalia sulle royalties in Basilicata:

Le royalties sulle attività estrattive
In Basilicata assumono una rilevanza significativa le entrate degli enti territoriali diverse da quelle tributarie. In particolare, la Regione Basilicata e i Comuni direttamente interessati dalle attività di coltivazioni di idrocarburi percepiscono royalties dalle imprese estrattive.
Nel 2010, le royalties percepite dalla Regione Basilicata, a valere sulle attività estrattive del 2009, sono state pari a 65,6 milioni di euro, in forte calo rispetto a quanto percepito nel 2009 (114,3). Se si tiene conto anche di quelle percepite direttamente dai Comuni interessati dall’attività estrattiva (6 comuni nel 2010), le royalties complessivamente percepite in regione sono state pari a 77,2 milioni di euro (134,5 nel 2009), 131 euro pro capite (228 nel 2009).
Nell’ultimo triennio l’ammontare delle royalties percepite è stato di circa 110 milioni in media d’anno (118 euro pro capite all’anno), di cui 94 destinati alla Regione Basilicata. L’utilizzo delle royalties è disciplinato dal Programma operativo Val d’Agri, Melandro, Sauro e Camastra (P.O.), avviato nel 2003 con una dotazione finanziaria complessiva pari a 350 milioni di euro. Secondo informazioni tratte dal Report di sintesi sullo stato di attuazione del P.O., redatto dalla Regione Basilicata, alla fine del 2010 erano stati spesi 122,6 milioni, il 35,0 per cento del totale delle risorse assegnate (rispettivamente, 67 milioni e 19 per cento a fine 2008). In prospettiva, le entrate derivanti dalle royalties sono destinate ad aumentare per effetto sia dell’ampliamento delle coltivazioni sia di recenti provvedimenti legislativi. Con la legge del 23 luglio 2009, n. 99 è stato istituito un fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti a favore dei residenti nelle regioni nelle quali sono localizzate attività estrattive. La consistenza del fondo, finanziato dall’aumento dal 7 al 10 per cento dell’aliquota di prodotto pagata dai concessionari delle licenze di coltivazione, è stata pari a 22,6 milioni di euro nel 2010, da distribuire in larga parte ai residenti della Basilicata.

Vito L'Erario
OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista)

maria rita said...

questo da un commento facebook di una mia amica che vive in Norvegia da anni:
La Norvegia ha un progetto chiamato Oil for development (se non sbaglio) in cui assiste i paesi in via di sviluppo, che stanno cercando il petrolio, ad avere contratti decenti. Magari serve anche in Italia... (ma l'Italia e' in via di sviluppo?).

Buoni sconto? Mi fanno ridere, qui in Norvegia la benzina costa un botto, perche' incentivano i trasporti pubblici, nonostante galleggino sul petrolio. Le politiche petrolifere italiane assomigliano molto di piu a quelle nigeriane che a quelle norvegesi, tanto per capirci... Basta farsi un giro nel delta del Niger, non e' certo li che la gente va a farsi le crociere... Insomma, noi a chi volgiemo assomigliare?

giacinto2000 said...

l'anonimo ha colto male un momento per starsene zitto. Il paese in cui c'era (ora non c'e' piu') un forte tasso di suicidio,fra l'altro esclusivamente giovanile, era la Svezia ma fra il 1973 e il 1982.Le compagnie petrolifere sono tartassate dallo stato italiano? Oh poverine. Ma guarda tu sto frustrato che cerca di sviare i discorsi, ci sta gente che sta con contratti precari ai call center o di mese in mese nelle fabbriche, vergognati nel difendere gli interessi di aziende che non dovrebbero neanche esistere.

Anonymous said...

Rispondo un po' a tutti. Se non crediamo ai dati di Assomineraria e del Ministero dello sviluppo Economico, dobbiamo essere conseguenti e seguire le orme della Dott.ssa D'Orsogna emigrando dall'Italia (non abbiamo fiducia nelle istituzioni che ci governano).
Nei prossimi anni la ricerca delle fonti di energia, a meno di non continuare a credere nella chimera delle rinnovabili (che potranno contribuire per una percentuale minoritaria nel bilancio globale ancora per diversi decenni) ed avendo scartato definitivamente il nucleare, sarà ancora finalizzata ai combustibili fossili.
La sfida tecnologica è di farlo nelle dovute maniere, minimizzando (ma non eliminando) gli impatti sull'ambiente. Si tratta di trovare dei compromessi accettabili (P.S. : i fluidi perforanti non li aveva nemmeno Goldrake).
Vogliamo invece tornare all'età della pietra o muoverci tutti a piedi o in bicicletta? Facciamo un referendum e vediamo come risponderebbe il 99,9% della popolazione.
Quello che, da italiano e da cittadino dell'Europa, non riesco a concepire è di volere tutte le comodità derivanti dal benessere (auto, viaggi in aereo, riscaldamento, aria condizionata, ecc.) ma di fare battaglie di retroguardia sull'utilizzo delle fonti fossili presenti sul nostro territorio nazionale.
E' sicuramente meglio produrre il petrolio in Nigeria, Ecuador, Indonesia o Libia senza regole certe e senza autorità di controllo che verificano il rispetto delle prescrizioni ambientali,non è vero? L'importante è che a casa nostra sia tutto a posto....

giacinto2000 said...

anonimo rispondi sempre con i classici cliques: intanto il 34% dell'energia consumata in Italia e' sprecata, questo la tua Assomineraria si guarda bene dal dirlo.Denigrando le rinnovabili ti sei posto fuori da ogni serio discorso prima ancora che scientifico: mettiamo pannelli solari sui distretti industriali, per ogni palo della luce, su tutti gli edifici,pubblici e privati, poi vediamo a che percentuale arriviamo. Rifiutare preventivamente questa via significa porsi contro un cambio sociale della produzione.Il nucleare? lascia perdere, almeno sotto questo punto di vista abbiamo evitato di sprecare 2 miliardi di euro per fare le centrali. Per poi avere il 12% (se ti va bene) del fabbisogno dal 2022(se ti va bene) per max 35 anni (se ti va di lusso). Proprio quel 34% di cui sopra e' cio' che giustamente denunci tu : il comportamento aggregato di chi vuole condizionatori a manetta o luci tutto il giorno favorisce uno spreco assurdo. Piccola domanda tecnica. Quanti terawatt si consumano in Italia (mediamente, senza essere particolarmente precisi)in un'ora? Perche' fai tanto lo spaccone, ma mi sa che non sai di cosa stai parlando,con tanti saluti all'indagata Prestigiacomo.

enzo said...

Vito e Maria Rita, non rispondete più all'anonimo, altrimenti fate il suo gioco. È volutamente disinformato, riporta le informazioni di Assomineraria e non ha il coraggio nemmeno di firmarsi, dunque è un vigliacco che tira la pietra e nasconde la mano. Sarà sicuramente uno che ci guadagna dall'attività mineraria in Basilicata. Sarà un tecnico o qualche amministrativo o politico lucano. Ignoratelo, perché questo merita, perché scrive per far stancare e disorientare e perché chi legge sa bene che dice bugie ...... convenzionali.

Anonymous said...

Viva la trivellazione in Italia!!!! Siccome lavoro in questo settore e riesco a far campare la mia famiglia in questo periodo di crisi... devo fare dei problemi se persone lavorano al call center o nelle fabbriche con contratti precari? Per solidarietà dovrei augurare a me lo stesso?

Non sono mie le colpe!!!