Saturday, August 29, 2009
L'ENI in Toscana - parte prima
Le "colline metallifere" sono una zona della Toscana, a cavallo fra le provincie di Livorno, Pisa, Siena e soprattutto Grosseto, ricche di metalli ferrosi e di rame. Fino al 1980 queste colline erano le maggiori produttrici di pirite d'Europa.
La pirite e' il cosiddetto oro degli sciocchi, di formula chimica FeS2, da cui inizialmente si ricavava ferro. Il processo di lavorazione pero' e' molto complesso a causa delle numerose impurita' ed e' difficile ottenere una buona qualita' del prodotto finale. Cosi, in tempi piu' vicini a noi, la pirite venne usata soprattutto per ricavarci acido solforico (H2SO4). La piu' grandi ditta produttrice di questo acido, in Toscana e in Italia, era la "Nuova Solmine" del gruppo ENI.
L'H2SO4 e' usato in vari processi industriali, fra cui la creazione del vetriolo, di fertilizzanti e per metterlo dentro le batterie delle macchine. Gli scarti ferrosi che provengono dalla lavorazione di questo acido - dette ceneri di pirite - sono spesso contaminate da metalli pesanti e tossici, fra cui arsenico, mercurio, piombo e rame. Gli stessi che impediscono di ottenere ferro di buona qualita'.
La logica vorrebbe che queste ceneri tossiche fossero smaltite per bene.
Una delle miniere piu' grandi era la Miniera di Campiano, nel comune di Boccheggiano, in provincia di Grosseto, gestita dalla Campiano Mineraria, al 100% anche lei controllata dall'ENI.
Uno dei problemi piu' grandi per l'ENI, era lo smaltimento di queste ceneri di pirite. Avevano gia' chiesto alla regione Toscana di depositarle nella vicina Scarlino, accanto ad una falda acquifera di circa tre chilometri quadrati. Li vicino c'erano campi di cereali, orti e allevamenti di animali.
La regione disse si.
Ma lo spazio di Scarlino non basta, ce n'e' troppa di cenere. E allora cosa fare?
L'ENI decide di definire questi scarti tossici materiali "sterili e riutilizzabili" e nel 1986 convincono la regione ad usarli per inertizzare le discariche, per asfalti nelle strade e per riempirci cave e miniere.
A partire dai primi anni '90 ci riempiono pure la miniera semi-abbandonata di Campiano, 800 metri sottoterra, 35 chilometri di lunghezza, immersa fra boschi, lontana dalle persone, un segreto fra i sentieri. E chi mai andra' a controllare?
La USL lancia un timido allarme che queste ceneri fanno male, ma l'ENI continua imperterrita a fare cio' che vuole. La regione e' latitante. Per anni l'ENI stocca rifiuti con tutti i veleni incorporati nelle viscere della Maremma.
Ben 67,000 metri cubi di monnezza tossica. Tutto smaltito illegalmente, in silenzio, avendo cura di dare del matto o del catastrofista ai pochi che vedevano, capivano, denunciavano.
Gli scarichi continuano per anni. I rifiuti sono talmente corrosivi che i camionisti sono costretti tutte le sere a lavare le cisterne dei camion a causa della possibile corrosione delle lamiere.
Ora, in quella miniera c'erano delle pompe che servivano a drenare l'acqua che naturalmente andava a confluirci dentro. E' bene drenare quell'acqua perche' altrimenti finisce per allagare la miniera e tutti quegli scarti tossici, e con le reazioni chimiche chissa' che mostro poteva essere partorito.
E infatti per vari anni il drenaggio venne compiuto. Nel 1996 pero' l'ENI decide di chiudere la Miniera di Campiano definitivamente. Non viene fatta nessuna bonifica.
Chiudono e basta. Tutta la monnezza che c'era, resta li, in balia degli eventi.
Cessano pure le operazioni di pompaggio dell'acqua del sottosuolo. Gli ex-minatori che di quella miniera sanno tutto, scongiurano di non farlo, ma l'ENI non vuole sentire ragioni.
L'acqua inizia a salire, la miniera si allaga. Il contatto dell'acqua con i rifiuti inquina le falde idriche sotterranee. Italia Nostra fa fare delle analisi private, alcuni professori universitari sollevano domande e persino una perizia alla pretura di Grosseto.
Tutto viene liquidato con superficialita'. Va tutto bene. Non ci sono problemi. La vita e' bella.
E sarebbe tutto rimasto cosi' se non fosse che nel 2001, improvvisamente il fiume Merse che scorreva li vicino, a 600 metri d'altezza, diventa rosso fuoco, si riscalda a 37-38 gradi. Uno scenario apocalittico, mai visto prima.
La miniera iniziava a sputare veleni fangosi al ritmo vertiginoso di 18 litri al secondo di robaccia direttamente nel fiume. Tutto esplode, sui giornali, fra l'indignazione della gente e degli amministratori. Molte persone andavano li a farsi il bagno e a pescare regolarmente.
Ecco qui come appariva l'acqua del Merse
Rosso e veloce come il sangue, in mezzo al verde dei boschi
Infili la mano e quasi ti scotti. Una melma colore ruggine, densa. Il fondo del fiume, in parecchi punti, non si vede piu'. In altri, piano piano, si sta sedimentando l'orrenda fanghiglia. Uno scenario da racconto di fantascienza, da pianeta rosso, da Marte e da avventure in altri mondi.
Sara' difficile, sempre piu' difficile, pescare trote, cavedani o barbi da queste parti. Difficile perche' chissa' che fine faranno questi pesci.
Subito, un odore fortissimo di ferro ti arriva alle narici. E l'acqua... Acqua? Ma quale acqua. C'e' solo una fanghiglia colore ruggine, che chissa' quali veleni contiene. E poi avanzi di macchianri adoperati in miniera. Imergiamo una mano nella fanghiglia. E' caldissima.
Nel 2001 la Regione Toscana (e dunque i cittadini) stanzia 200 milioni di lire al mese per installare un depuratore d'emergenza.
Nel 2002 una tesi di laurea denuncia la presenza abnorme di arsenico e mercurio nei pesci. Analisi sucessive confermano che a Scarlino trovano quantita' arsenico nei molluschi al di fuori da ogni limite.
Si calcola che l'ENI ne abbia riversato circa 5,300 tonnellate nel corso degli anni.
L'arsenico e' cancerogeno.
Con molto ritardo, l'Agenzia regionale per l'ambiente e il territorio della Toscana, Arpat, afferma che le falde idriche sono sono inquinate.
Alcuni pozzi di acqua potabile sono stati chiusi per la forte presenza di mercurio.
La gente continua a pescare, a farsi il bagno, ignara di tutto.
Il responsabile di tutto questo e' l'ENI.
Nel corso degli anni hanno cercato di scaricare tutte le loro responsabilita', ed il pagamento di eventuali bonifiche, alla collettivita'.
Nessuno dell'ENI e' mai andato a processo per questo (ed altri) schifi in Maremma. Infatti, i misfatti non finiscono qui. Ne parliamo nelle prossime puntate.
Di tutta questa storia, il professor Roberto Barocci ha fatto un ottimo libro "Maremma Avvelenata."
La regione Toscana e' colpevole di leggerezza, di superficialita', di poca cultura preventiva, di poca curiosita', di poca attenzione a cio' che i pochi ma coraggiosi cittadini denunciavano.
Intanto in Abruzzo abbiamo dei veri campioni per l'ambiente. L'assessore regionale, Daniela Stati, impiegata, e' muta sul petrolio ed ha scarsissima preparazione sul tema. Quello provinciale, Eugenio Caporrella, geometra, e' preoccupato di non far perdere affari all'ENI. Il presidente di regione, Gianni Chiodi, ci ignora, quello regionale di Chieti, Enrico di Giuseppantonio prende esempio da Ponzio Pilato e non si pronuncia.
Andiamo avanti cosi. Pensiamo che in Abruzzo sara' diverso che in Maremma e l'ENI sara' una santa?
Fonti: Roberto Barocci.it, Corriere della Sera, Roberto Barocci.it 2, Indymedia Toscana
Thursday, August 27, 2009
Petrolio di fine estate: Cremona e Calabria
Della raffineria Tamoil di Cremona abbiamo parlato tante volte su questo blog, in particolare qui e qui. Il sottosuolo' e' tutto inquinato, perche' hanno seppellito robaccia vicino alla raffineria per risparmiare soldi. Hanno inquinato le falde acquifere, compreso quelle che la gente usa per annaffiarci gli ortaggi e per riempirci le piscine. I tumori, guarda caso, a Cremona scoppiano.
A scoprire l'inquinamento, nel 2001, la Tamoil stessa. Volevano ampliare il proprio stabilmento e nel fare le indagini geologiche scoprono il fattaccio, compreso che le falde idriche erano inquinate. Ma non dicono nulla a nessuno.
Occhio non vede, tasca non duole.
E siccome nessuno fa i controlli, l'acqua di quelle falde continuava ad essere usata per irrigare i campi e per riempirci le piscine di tutte le societa' di canottaggio. Per sei anni la Tamoil lo sapeva e non ha detto niente. Una sola ditta di canottaggio non usava l'acqua della falda inquinata, guarda caso IL CRAL TAMOIL.
Strana coincidenza, eh?
Nel 2007 questa storia del terreno contaminato finalmente viene fuori. Chuidono sei piscine. L'acqua risulta positiva agli idrocarburi. Il limite in Italia e' di 350 microgrammi per litro. A Cremona ne trovano 70,000 per litro.
I soliti cerchiobottisti dicono che va tutto bene. La Tamoil dice che non e' colpa sua. Loro sono arrivati nel 1986 e quei fusti inquinanti sotto la raffineria sono li dal 1950. Dunque non e' colpa loro.
Da allora periodicamente le piscine vengono chiuse per rischi di scoppi, per puzze, per inquinamento per incendi. L'ultima volta ieri, 2009, 27 Agosto. La gente si lamenta di bruciori alla gola, prurito alle narici, mal di testa, nausea. Sara' idrogeno solforato? Chissa'.
Nessuno impara la lezione. Nessuno multa la Tamoil. La salute delle persone e' un optional. Sono sicura che nel 2010 faro' un altro post su un altro scoppio. Andiamo avanti cosi.
Passiamo alla Calabria, terra quasi totalmente regalata alla malavita, anche qui, perche' nessuno ha il coraggio di combattere il malaffare.
Nel mare di Locri, Siderno e Roccella Jonica qualche petroliere dai pochi scrupoli decide di lavare la propria nave e lascia dietro se tre chiazze di varie miglia di lunghezza (un paio di chilometri) di petrolio ed inquinando il mare, che in teoria dovrebbe essere dei turisti, e della vita marina. Le autorita' hanno raccolto 4,000 metri cubi di petrolio finora.
L'assessore all'ambiente per la Calabria, Silvio Greco dice
Non sono piu' tollerabili simili attacchi all'ecosistema marino-costiero della Calabria. Il criminale sversamento di prodotti derivati da idrocarburi e di catrame colpisce una delle aree piu' importanti nel Mediterraneo per la nidificazione delle tartarughe caretta caretta e pregiudica in maniera irreversibile gli equilibri tra l'atmosfera e la colonna d'acqua marina, con la relativa trasmissione di contaminanti nella rete trofica
La Calabria, come d'altronde le altre regioni italiane, non ha i mezzi e gli strumenti idonei che sarebbero necessari per affrontare una simile situazione
Con un giorno di ritardo Stefania Prestigiacomo decide di venire in soccorso. Manda la Castalia a ripulire tutto. Il contratto con loro infatti e' stato riattivato in Agosto 2009, giusto in tempo. E poi decide di monitorare i tracciati radar e satellitari per individuare i responsabili. Dice:
E’ intollerabile il ripetersi di questi casi di “pirateria ambientale”. Ci impegneremo al massimo per individuare e sanzionare con la massima durezza i responsabili di questi reati.
Ma anche qui, tutte queste sono belle parole e nulla di piu. Caro assessore all'ambiente, cara ministra. E' prima che succedono i fattacci che occorre pensare, agire, prevedere. Qui alla Exxon per avere causato la morte di 85 uccelli gli hanno fatto pagare $600,000 dollari. Che multa gli diamo a questi tizi che hanno inquinato il mare calabro?
Speriamo che la durezza decantata dalla Prestigiacomo sia un po piu' costosa dei mille euro che ha pagato l'ENI a Ravenna per un simile sversamento in mare di idrocarburi.
Andiamo avanti cosi'. Da Giuseppantonio, il silenzio ancora. Chissa', stara' confabulando con Gianni Chiodi o con Remo Gaspari su come gestire questa creatura del blog che non vuole star zitta. Purtroppo per me, in Italia la democrazia non e' una cosa seria e tutti fanno quello che gli pare, petrolieri, politici, qualche volta anche i cittadini.
Fonti: Corriere della Sera, Il sole 24 ore, Comitato per la difesa del territorio, Corriere della Sera 2
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Tuesday, August 25, 2009
A Enrico di Giuseppantonio
*** Per vedere la situazione dei pozzi petroliferi in Italia si puo' andare sul sito del Comitato Abruzzese per la Difesa dei Beni Comuni. Un altra descrizione sui Rospi petroliferi di Vasto e' data da Allegria di Naufragi ***
Bene, visto che sono passati dieci giorni da quando gli ho scritto, e visto che la situazione petrolifera resta prigioniera del non fare politico, non posso fare altro che pubblicare la lettera che ho scritto al nostro presidente della provincia, Enrico di Giuseppantonio.
Ricordo che il 31 dicembre del 2009 scade la moratoria sulle operazioni petrolifere in Abruzzo, senza che vi sia nessuno strumento che protegga la nostra regione.
Ricordo a tutti che il presidente della provincia di Chieti si e' impegnato ad adoperarsi contro il petrolio nel concreto. L'ha promesso a Lanciano, il 19 luglio del 2009. Finora di concreto non ha fatto nulla, se non appuntare Remo di Martino - paladino del si al centro petrolfiero di Ortona - ad assessore al turismo, senza che nemmeno quest'ultimo fosse stato eletto. Bella roba.
Se c'e' una cosa che non sopporto e' di essere presa in giro. Quando uno da' la propria parola sarebbe bene mantenerla. Appena scritto questo email, il segretario del presidente, Antonello Antonelli, mi rispose dicendomi che diGiuseppantonio mi avrebbe contattato l'indomani.
Bene, questo "indomani" di dieci giorni fa non e' mai venuto. Se pensano che siccome sono fisicamente lontanta me ne sto zitta, si sbagliano di grosso.
Qui altre richieste di convocazione con il presidente di regione, Gianni Chiodi, portata avanti dagli amici del Comitato per la difesa dei beni comuni, nel teramano. Anche li, non ci sentono bene i nostri politici. Che delusione questo Gianni Chiodi.
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Gentile Dr. Di Giuseppantonio,
sono Maria Rita D'Orsogna, e le scrivo da Los Angeles, di nuovo in merito alla questione petrolio.
Come forse lei sapra' la ditta Vega Oil ha deciso di trivellare le coste antistanti Ortona, con una piattaforma a soli sette chilometri dalla costa, in acque profonde solo trenta metri e per circa cinque chilometri sotto la crosta terrestre.
Tutto questo in una democrazia vera non succederebbe. Le ricordo che lungo le coste atlantiche e pacifiche degli USA non si mettono piu' piattaforme in mare a meno di ben 160 km dalla costa e questo dal 1969.
Cosa c'e' da fare nel concreto? C'e' tempo fino al 25 Settembre per presentare osservazioni al Ministero dell'Ambiente per contrastare questa nuova proposta di trivellare l'Abruzzo. Le associazioni di cittadini si stanno gia' mettendo all'opera per farlo.
Nello specifico occorre che:
1) La provincia deve presentare delle proprie osservazioni contrarie al progetto della Vega Oil SpA. Le associazioni di cittadini si stanno gia' muovendo in questo senso ma non possono essere lasciate, ancora una volta, sole.
Serve un segnale FORTE da parte delle isituzioni legate al nostro territorio. Quando un cittadino ha contattato i tecnici del ministero e ha chiesto come mai rilasciassero sempre tutte le autorizzazioni, si e' sentito rispondere che NESSUNO ha mai presentato delle osservazioni contrarie entro i termini previsti dalla legge (60 giorni dalla pubblicazione dell'avviso sui
giornali).
Se necessario, la provincia si faccia carico di pagare un consulente
ESPERTO ed INDIPENDENTE che la aiuti nella redazione delle osservazioni.
2) La provincia supporti attivamente il lavoro svolto dalle associazioni.
In particolare, occorre che la provincia sia COFIRMATARIA delle osservazioni che i cittadini stanno preparando. Bisogna far capire ai tecnici del ministero che c'e' un fronte comune che unisce istituzioni e semplici cittadini nel dire no al petrolio.
Le manderemo le nostre osservazioni appena saranno pronte.
3) La provincia puo' coinvolgere attivamente i comuni del suo territorio chiedendo ai sindaci di aggiungere le singole amministrazioni cittadine alla lista dei firmatari delle osservazioni al ministero.
Le ricordo che e' UN DOVERE proteggere ed informare i cittadini, anche
perche' lei ha promesso che si sarebbe impegnato concretamente a proteggere la costa teatina dagli attacchi del petrolio.
Bene: questo e' il momento di darsi da fare concretamente e di iniziare a produrre dei documenti ufficiali con il marchio della provincia. Vacanze o non vacanze i petrolieri si portano avanti con il proprio lavoro.
Da ultimo, le faccio notare come sia diverso l'atteggiamento delle istituzioni locali verso il problema del petrolio da nord a sud del nostro paese.
IN VENETO: Sono stata invitata ad un convegno a Venezia, a parlare del tema petrolio. Ci saranno il presidente della regione Veneto, Galan, i tre presidenti della provincia di Venezia, Padova e Rovigo e tutti i sindaci del comprensorio, compreso quello di Venezia.
IN LOMBARDIA: Sono stata a parlare ad una platea molto ampia e alla presenza di vari sindaci ed amministratori locali nel mese di Giugno. I Lombardi sono stati tutti uniti e compatti nel dire no, compresi i vari ministri che vivono nella zona. Dopo solo un mese dalla mia visita,
l'attivismo dei lombardi ha costretto la ditta proponitrice delle estrazioni petrolifere
a domandare il ritiro delle autorizzazioni.
In Abruzzo invece, salvo pochissime eccezioni, siamo governati da una classe politica poco lungimirante e ferma agli anni del dopoguerra italiano, al miraggio della ricchezza portata dal petrolio.
Grazie,
Maria Rita D'Orsogna
Sunday, August 23, 2009
Tumori made in ENI
Spulciando su internet vengono fuori vari articoli, anche recenti, su fatti gravi che pero' non portano mai ad azioni politiche vere. l giornalismo italiano e' spesso colpevole di essere troppo superficiale, ma anche quando fanno le cose come si deve, non c'e' ne' una coscienza pubblica forte da esigere che le cose cambino, e ne' tantomeno un senso di amore da parte degli amministratori di garantire una miglior qualita' di vita alle persone.
Mi riferisco, nello specifico ad una indagine portata avanti dall'Espresso nel maggio del 2007. Lo scenario e' abbastanza triste: in Italia c'e' un aumento vertiginoso di tumori. Si parla di livelli da epidemia. Ne avevamo gia' parlato qui e qui, ma questa indagine spicca per precisione, per numeri e perche' si fanno nomi e cognomi, o meglio, sigle. Dall'inchiesta viene fuori che dagli anni ottanta ad oggi, i tumori in Italia sono aumentati
del 20% per linfomi e leucemie
del 27% per il seno
del 10% per il cervello
del 15% circa per il fegato.
Nella regione Lombardia nel giro di venti anni i casi di neuroblastoma, cioe' un tipo di tumore al cervello che colpisce i bambini di eta' fra i zero e i due anni, sono aumentati del 70%, quelli del sistema nervoso quasi del 50%, e le leucemie infantili del 23%.
L'articolo parla di vari fattori che portano alla comparsa di tumori - il fumo, la genetica, la vita sedentaria. Per alcune di queste cose non ci possiamo fare quasi niente - come appunto i geni. Per altre cause sono le persone che decidono di ammazzarsi da sole, con il fumo e decidendo di non far attivita' fisica. Io naturalmente non fumo, e non riesco a capire perche' la gente continui a farlo. La Philip Morris per anni ha sperimentato sui topi per capire come rendere le sigarette le piu' assuefanti possibili. Perche' uno vorrebbe consegnare la propria salute (oltre che i propri quattrini) ai commercianti di sigarette? Volere e' potere per chi pensa che e' impossibile smettere.
Ma poi c'e' la regina delle cause: l'avvelenamento delle nostre acque, dei nostri mari, della nostra aria a causa di inquinanti di vario tipo. Dice l'Espresso:
Così, se il rapporto tra fumo di sigaretta e tumori del polmone e dell'uretra è un fatto indiscutibile, così come quello tra fumo passivo e cancro del seno, è anche vero che se si cercano le ragioni dell'EMERGENZA fotografata in queste pagine, l'attenzione si punta tutta sui VELENI che ci circondano.
Secondo il presidente dell'associazione internazionale medici per l'ambiente, Renzo Tomatis, i tumori italiani con una forte componente ambientale superano il 50 per cento del totale.
Dove aumentano i casi di cancro? In tutta Italia, con una concentrazione micidiale in 54 aree che comprendono 311 comuni. Nella mappa tracciata da 'L'espresso' queste zone di crisi disegnano una radiografia della Penisola avvelenata che corre da Pieve Vergonte, un paese all'ombra della fabbrica Enichem nel profondo Nord della provincia di Verbania, alla punta inferiore della Sicilia, con Gela e il suo petrolchimico voluto da Enrico Mattei per regalare un futuro industriale all'isola.
C'e' da aggiungere qualcosa? La prima in classifica a regalare tumori agli Italiani ed ai loro figli e' la nostra beneamata ENI! Siamo noi ad amazzarci con le nostre mani, visto che l'ENI e' finanziata dagli Italiani stessi, azionari al 30%.
Aree siderurgiche e chimiche, porti e raffinerie: qui si concentrano gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie, per tumori alla laringe e ai polmoni, al fegato, alla vescica, leucemia e linfomi. Lo raccontano gli studi sempre più numerosi sulle acciaierie di Genova, Piombino e Taranto, sui petrolchimici siciliani di Gela, Priolo e Augusta, così come sulle raffinerie di Sarroch, Porto Torres e Portoscuso in Sardegna.
Non sono senza colpa i pesticidi, le antenne dei telefonini, i cementifici, le discariche della Camorra a Napoli, gli inceneritori, l'amianto sui tetti.
Di queste conclusioni io non sono affatta stupita, sono due anni che continuo a leggere di storie di morte, di malattie che l'ENI ed altri industriali di pochi scrupoli regalano ai propri dipendenti e a tutti coloro che vivono vicino ai loro stabilimenti. Ed e' senso comune che se respiri aria malsana tutti i giorni della tua vita, qualcosa pure ne risentira' il tuo fisico. Ma non e' solo colpa di ENI e compari.
Quello che mi stupisce di piu' e' che questa inchiesta di due anni fa non ha portato a quasi nessuno scandalo nazionale. La politica non ha fatto nulla. Le normative italiane per il regolamento delle emissioni industriali sono ancora adesso fra le piu' blande al mondo. Abbiamo una ministra dell'ambiente, la Prestigiacomo, che si vanta del suo ambientalismo del fare e che si fa vedere a stringersi la mano con i capi dell'ENI. Ancora adesso, mi arrivano un giorno si e uno no email da varie citta' italiane su proposte di inceneritori, di pozzi di petrolio in posti inimmaginabili, di carbone "pulito", di centrali a biomasse, di turbogas.
Basta!
Non ancora ci si rende conto che investire sull'ambiente significa per prima cosa investire su noi stessi, visto che ci ammaliamo tutti alla fine?
Perche' mentre proliferano infrastrutture di morte, i tetti delle case italiane non hanno tutti i pannelli solari?
Perche' le bonifiche vengono fatte alla meno peggio, se mai si fanno?
Perche' i processi sono deragliati, senza colpevoli, con multe irrisorie, o dove i colpevoli sono le aragoste, come a Manfredonia?
Perche' in Italia la percentuale di bambini che si ammalano di tumore e' del doppio che nel resto d'Europa e degli USA?
Qualcuno di noi quando vede un tetto di amianto va a lamentarsi con le autorita' o con chi l'ha messo - o non l'ha tolto - quel tetto di amianto? Ce ne sono dappertutto in Italia, anche sui tetti delle scuole. Non va mica bene.
Intanto in Germania, i tumori dal 1990 sono iniziati a calare, come riporta the German Cancer Research Center, idem nel Regno Unito dove per esempio il tumore al seno e' calato del 7% dal 1986 ad oggi secondo The Independent, e negli USA dove i tumori sono calati del 20% negli scorsi 20 anni.
Per inciso, mentre in Inghilterra i tumori al seno calano, in Italia un gruppo di ricercatori di Siena assieme a loro colleghi della Pennsylvania, stimano che le cifre che fornisce il governo italiano sono sottostimate del 70%! Cioe' i tumori aumentano, ma il nostro governo per ogni 100 casi, ne riporta solo 30. Malafede, onesto errore? Io non lo so.
Ma andiamo avanti cosi. Abbiamo il cibo migliore del mondo, una nazione bellissima, ma ci piace farci del male da soli.
Fonti: Corriere della Sera
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Thursday, August 20, 2009
Altre multe. Questa volta vere.
Dalla Repubblica di oggi un articolo che tutti ci aspettavamo: le multe per non avere rispettato i trattati di Kyoto. Ne abbiamo parlato tante volte, con la Prestigiacomo che andava a piangere all'UE che i tempi erano troppo stretti, o che il nostro paese e' un paese manifatturiero, o che c'è la crisi. Tutte scuse.
Abbiamo avuto quasi dieci anni per far qualcosa. Non abbiamo fatto nulla, ora si paga.
E chi paga? Il contribuente italiano. Ben 555 milioni di euro. Siamo circa 55 milioni di persone.
Fate voi il conto quanto costerà alla collettività questo mancato impegno: 10 euro a persona entro la fine del 2009.
DIECI EURO A TESTA.
Nel 2007 l'UE ci ha autorizzati ad emettere circa 200 milioni di tonnellate di CO2. Queste quote sono state ripartite fra vari settori - cementifici e acciaierie. Queste ditte hanno detto che questa quota era troppo bassa, e che, per costruire nuove centrali più moderne e meno inquinanti, era necessario avere tetti di CO2 più alti.
Cosi' il governo nel 2008, sotto la guida del direttore generale del ministero dell'ambiente, Corrrado Clini, diede il via libera ad emettere di più CO2.
Che importa che l'UE non ce lo consentiva. Facciamo un po come ci pare, e ci penseranno gli altri dopo alle conseguenze. Alla cieca.
Ora che arriva il salato conto, il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia dice che e' tutto inevitabile e che e' colpa dello scorso governo (e' la moda nazionale dare la colpa sempre a qualcun altro!) .
Intanto ecco le mie domande:
1) Se acciaierie e cementificatori hanno chiesto di inquinare di più per poter costruire "centrali più efficienti", dove sono queste centrali?
2) I cementifici emettono una miriade di inquinanti e si stima emettano il 5% di tutto il CO2 nel mondo. Per ogni tonnellata di cemento prodotto ci sono oltre 200 chilogrammi di CO2. Come si e' potuto dare via libera ai cementificatori, invece di mettergli un freno? L'Italia e' già abbastanza cementificata, grazie.
Mentre succedeva tutto questo, in Abruzzo il signor Marrollo, cementificatore di mezza Italia, dal suo palco accanto allo Zio Remo Gaspari, era tutto felice di sentire Gianni Chiodi dire che ci servono nuove infrastrutture (di cemento, ovviamente).
3) Con un po di lungimiranza si potevano spendere quei 555 milioni di euro per mille altre cose: esempio? Creare una classe di piccola e media imprenditoria dedita all'energia verde, all'installazione e alla manutenzione di pannelli solari. E' la migliore fonte di energia rinnovabile, distribuita, poco impattante, dove viene tutto dal sole.
Ma si sa, ci piace essere amici dell'ENI, della Libia, e dei petrolieri. Ci piace continuare ad inquinare, a contare le morti per tumori che scoppiano. Un paese alla rovescia.
Intanto sul National Geographic di Settembre un articolo bellissimo sull'energia solare. La mappa sopra indica che in Italia abbiamo creato solo 35 giga-watt-ore di energia grazie al fotovoltaico.
E' tanto? E' poco? In Germania basta solo pensare che son arrivati a 2,220. Settanta volte di piu di noi. E' veramente rimarchevole quello che ha fatto la Germania, più e meglio di tutti, compresi gli USA. C'è solo da prendere esempio.
Loro non ce l'hanno il sole ma il cervello si.
Loro le multe da 555 milioni di euro, dieci euro a testa, non le pagano.
Tuesday, August 18, 2009
La Castalia e le ridicole "multe" italiane
Nel 1998 il governo Italiano affida alla Castalia Ecolmar il compito di occuparsi degli sversamenti in mare di rifiuti sia petroliferi che di plastica e legname, e per combattere l'inquinamento da idrocarburi.
Cosi' nel primo triennio, 1992-2002 la Castalia raccolse circa 24,000 metri cubi di robaccia petrolifera. Ad un certo punto pero' - magia - le iniziano a tagliare i fondi, e si decide di raccogliere solo petrolio.
Si finisce che nel triennio 2005-2007 la Castalia recupera solo 3,500 metri cubi di porcherie, cosi' ripartiti:
2005: 2,200 metri cubi di petrolio, plastica e legno
2006: 700 metri cubi di solo petrolio
2007: 500 metri cubi di solo petrolio
Infatti, la Castalia dal 2006 funziona solo come emergenza per gli scarichi petrolifieri in mare.
Del resto, chisse-ne-frega.
Nel 2005 la Castalia Ecolmar ha ricevuto oltre 25 milioni di euro. Ha risposto all'85% dei casi allertati dalle capitanerie di porto.
Nel 2006, oltre 29 milioni. Ha risposto al 52% delle chiamate.
Nel 2007, quasi 38 milioni di euro. Ha risposto solo al 30% delle chiamate.
Cioe' nel corso del tempo, la Castalia e' stata pagata di piu' per raccogliere meno rifiuti e per lavorare di meno!
Io non so chi sia a capo di questa Castalia, che tipo di rapporto hanno i suoi capi con i governanti italiani, se ci siano inciuci, ma tutto pare molto strano. Ti danno piu' soldi e tu lavori meno...
Ma allora cosa succede? Invece di dire alla Castalia, guardate che dovete far di piu', invece di aprire alla concorrenza e di trovare qualcuno che faccia lo stesso lavoro per meno soldi, invece di trovare una QUALCHE soluzione, i nostri politici decidono semplicemente di TRONCARE il rapporto con la Castalia.
Infatti, quest'anno la Castalia ha raccolto zero rifiuti, perche' dal primo gennaio 2009 non hanno piu' il contratto. Naturalmente questi rifiuti non li ha raccolti nemmeno qualcun altro.
La conseguenza e' che all'isola d'Elba la pulizia l'hanno fatta i turisti e il mare e' una pattumiera.
Ma il bello continua. Come abbiamo gia' detto, lo stato recupera solo il 2% di cio' che spende dei danni NOTI, per la pulizia del mare. Cioe' nella stragrande maggioranza degli sversamenti non si riesce a capire chi e' l'inquinatore. E li' e' tutto a carico del contribuente italiano.
Allora direbbe una qualsiasi persona di buon senso, quei pochi che prendiamo, diamogli delle multe salate, come direbbero in inglese "punitive", cioe' che puniscono, che siano di esempio e di monito. Cosi' uno ci pensa due volte prima di riversare porcherie a mare.
E poi, una volta presi, questi tizi dovrebbero essere sottoposti a monitoraggi. Del tipo: Signor Moratti, Signor Scaroni, ti abbiamo beccato ad inquinare il mare. Bene, da oggi e per i prossimi X mesi ti staremo addosso e controlleremo che tu non lo faccia piu. Se lo rifai, le conseguenze saranno ben piu' gravi.
Allora decido di andare a guardare le "multe" che hanno fatto e sono assolutamente ridicole! I petrolieri SONO TENUTI SOLO AL PAGAMENTO DELLE SPESE, dunque non sono nemmeno multe vere! Ma nemmeno qui ci azzecchiamo perche' nei rari casi in cui si sa chi e' responsabile degli schifi a mare, lo stato recupera solo il 2% dei costi spesi!
Cosi' nel triennio 2005-2007 hanno (abbiamo) speso 5 milioni di euro per danni noti, e ne hanno (abbiamo) recuperato solo 120,000. Furbi eh?
Esempi per sversamento in mare di petrolio:
Rospo Mare, Termoli - 26,000 di costo recuperati.
Terminale Agip Ravenna - 1,000 euro di costo recuperati
Raffineria Saras Sarroch - 11,000 euro di costo recuperati
Raffineria Agip Gela - 14,000 euro di costo recuperati
C'e' poi una marea di richieste, di pagamenti non fatti, di gente che decide che non vuole pagare.
Tanto, e chi fa niente?
Ora, le mie domande sono queste: ma cosa gli fanno mille euro all'ENI?
Al signor Moratti, con tutti i soldi del CIP6 che gli diamo, accettiamo pure che poi questo vada ad inquinare il mare sardo o di Pianosa, e gli facciamo pagare solo diecimila euro di multa ?
Anche i ventisei mila euro di Rospo Mare, non sono nulla per una compagnia petrolifera!
Queste cose semplicemente invogliano la gente a continuare a far il comodo loro, perche' tanto sanno che le probabilita' di essere presi sono bassissime, ed e' meglio pagare la "multa" ogni tanto piuttosto che evitare di lavare cisterne in mare o di stare piu attenti.
Intanto qui in America la Exxon-Mobil e' stata multata proprio l'altro ieri di 600,000 dollari per avere causato la morte di 85 uccelli nel corso di sei anni in cinque stati. Saranno sotto osservazione per tre anni. Dall'inizio della causa dicono di avere installato misure pro-uccelli per un costo totale di 2 milioni e mezzo di dollari.
Ottomila dollari per ogni uccello morto. Un altro pianeta.
Fonti: The New York Times
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Sunday, August 16, 2009
La Northern Petroleum a San Pietro in Vincoli
Nel 2004 la Northern Petroleum, ditta petrolifera con sede a Londra, ottenne l'autorizzazione a trivellare un pozzo metanifero ''esplorativo'' in provincia di Ravenna, in una citta' chiamata San Pietro in Vincoli. Il pozzo si chiama Savio. Cosi, nel marzo del 2009, senza dire niente a nessuno, i signori della Northern Petroleum decisero di mettersi all'opera, ancora prima che la VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, fosse stata approvata dal Ministero dell'Ambiente.
Come al solito, nessuno aveva informato la popolazione, e cosi' viene fatto un buco di oltre tre chilometri sotto la crosta terrestre, in mezzo alle case e vicino a campi archeologici. La gente ha visto venire su il pozzo e la torretta associata senza sapere cosa fosse e perche'. Quaranta metri di altezza (piu' della torre civica del paese!), strade e cantieri tutt'intorno.
Problemi di rumori, contaminazioni di aria ed acqua, subsidenza, polveri? Dirlo alla gente? Alla Northern Petroleum non le importa.
Pero' degli investitori si che le importa, ed infatti in data 13 Marzo 2009 il direttore della Northern Petroleum, tale Derek Musgrove, annuncia l'inizio degli scavi e in data 27 Marzo 2009 dice che addirittura sono di dieci giorni in anticipo sulla data prevista di fine lavori.
La gente non sapeva nulla, per loro nessun annuncio.
Come nel terzo mondo.
Partono allora tutte le proteste da parte dei cittadini, che hanno scoperto i progetti a misfatti avvenuti. Ci si lamenta della scarsa informazione e dello scarso monitoraggio dei progetti gia esistenti, sia per la qualita' dell'acqua che la gente beve, che della subsidenza. In una sola parola, ci si lamenta della poca democrazia in in questo paese. Tutto viene fatto a vanvera e senza criterio.
Il Comune dice di non sapere niente (.. mah, come facevano a non sapere di strade allargande? chi glieli ha dati i permessi? come facevano a non vedere camion e persone nuove in un paesino? a non chiedersi cosa facevano gli operai in zona? dormivano o piuttosto non gli importava? ).
Infatti, i cittadini spulciando fra le carte trovano che in effetti in comune di San Pietro in Vincoli gia' sapeva dal 2008 degli intenti della Northern Petroleum.
Da Ravenna Notizie:
I cittadini hanno dunque la legittima convinzione che si sia voluto tacere e nascondere il tutto per raggiungere l’obiettivo, in effetti raggiunto, che nessuno, avendone l’interesse e le conoscenze tecniche, potesse presentare osservazioni, e quindi mettere in discussione, o comunque portare alla luce del sole, la fattibilità del progetto e la sua compatibilità con la tutela dell’ambiente e la vivibilità e la sicurezza della popolazione.
Non mi sembra cosi' diverso da quello che si vuol fare, e si e' cercato di fare in Abruzzo. L'attuale responsabile e' il presidente di regione Gianni Chiodi, e la sua inutile assessore all'ambiente Daniela Stati, a cui non importa niente della loro terra, e che, ottusamente e ignorantemente continuano a non voler sentire, moderni Ponzio Pilato.
L'assessore all'ambiente per la provincia di Chieti, Eugenio Caporella, legge ancora le sue carte mentre il presidente della provincia, Enrico diGiuseppantonio cerca ancora di fare i giochi di equilibrio: promettere di fare e poi non fare nulla.
Intanto la Petroceltic sta per mettere su il suo bel pozzo di petrolio a sette chilometri da Ortona, con il beneplacito dell'assessore al turismo delle provincia di Chieti, il non eletto Remo di Martino.
Che classe dirigente dinamica, attiva e preparata che abbiamo!
Ma torniamo a San Pietro in Vincoli: mentre il Comune diceva di non sapere, di non poter farci nulla, la presidente di una delle associazioni impegante a salvare il territorio, Michela Nanni faceva quello che dovevano fare i rappresentanti della citta': informare, denunciare.
Vogliamo sottolineare come il territorio della nostra area sia gravemente minato dalla subsidenza e di come ogni giorno l'erosione divori la nostra costa arrecando anche gravi danni al turismo. Sarebbe sufficiente solo un po' di buonsenso e di lungimiranza da parte degli amministratori per far si che questi progetti venissero respinti immediatamente al mittente, ma non e' cosi'.
Altri pozzi di estrazione sono stati richiesti al largo della nostra costa, ed altri ne arriveranno perche' chi ci "amministra" e' completamente cieco e non vede altro che lo sfruttamento delle fonti fossili (gas, petrolio ecc) , non considerando al contrario le reali fonti rinnovabili. Ma l'estrazione indiscriminata non produce solo gravi danni per il territorio, per la costa, per la stabilita' degli edifici, ma potrebbe divenire anche un serio e reale pericolo per la nostra agricoltura di qualita', infatti l'abbassamento del suolo potrebbe permettere la risalita dell'acqua salata nelle falde freatiche ove attingono i sistemi di irrigazione messi a punto dalle tante aziende agricole.
Mi sembra che il ragionamento non faccia una piega, e che si possa applicare tal quale per l'Abruzzo, la Basilicata, le Marche , il Veneto, le Puglie e lungo tutta la nostra penisola che dovrebbe solo essere un enorme giardino e non un campo petrolifero.
E com'e' finita a San Pietro in Vincoli? Ad un certo punto finiscono tutti i dibattiti e la torre viene smontata. Bene, hanno vinto i cittadini? No, tutt'altro. Semplicemente la Northern Petroleum non ha trovato nulla di appetibile e se n'e' andata.
Il risultato e' ottimo, ma i metodi fanno piangere. Non dovrebbero essere le ditte petrolifere a decidere di fare il comodo loro, venire, bucare, andarsene, senza nemmeno aspettare la VIA per nessuna di queste procedure. Dovrebbe essere invece questa nazione padrone di se stessa e decidere lei a chi dare e a chi non dare il proprio territorio.
E in tutte le altri parti d'Italia dove invece alla fine lo trovano il gas o il petrolio come va a finire?
Qualcuno sa che la Northern Petroleum vuole andare a trivellare l'isola di Pantelleria, la cui unica industria e' il turismo? Qualcuno se ne scandalizza? I politici lombardi cosi forti nel denunciare le trivelle nel loro parco del Curone faranno qualcosa per questa microscopica isola, che e' Italia anche lei?
Qualcuno ha spiegato ai cittadini Abruzzesi che ne e' del pericolo subisdenza per le nostre coste ora che iniziano a trivellare i nostri mari? Gli amministratori abruzzesi sanno cos'e' la subsidenza? Come fanno ad essere sicuri che non accadra' anche in Abruzzo? Ci sono degli studi? La gente che ne pensa?
Mistero.
L'ignoranza e' una brutta bestia e continuo a non capire come fanno questi personaggi da Nord a Sud, che a me non colpiscono certo per intelligenza, senso di servizio, di ascolto alla gente, di iniziative pulite, a governare l'Italia.
Fonti: Ravenna e dintorni , Interrogazione al sindaco di Ravenna
Wednesday, August 12, 2009
Petrolio nei mari d'Italia
In teoria, il turismo e' una delle industrie piu' importanti per l'Italia - in teoria.
Una qualunque altra nazione avrebbe usato tutte le bellezze che ci sono in questo paese per dare benessere e prosperita' ai suoi cittadini, proteggendo tenacemente mare e monumenti, parchi e spiagge, e inculcando negli Italiani stessi l'amore per la propria terra: un senso sano di responsabilita' , orgoglio e senso civico.
Come popolo invece - governanti e cittadini - non siamo ben consci di quello che abbiamo, e se lo siamo, non ci rendiamo conto che il nostro patrimonio va salvato, protetto, amato tutti i santi giorni.
Ci tocca cosi' assistere a storie di ordinaria follia, per la nostra salute, la nostra immagine, il nostro paese. Io non ci sono mai stata nell'arcipelago toscano, ma a vedere le foto di Pianosa e dell'Isola d'Elba, la zona pare veramente invidiabile. Quale folle lascerebbe ai petrolieri di riversare indisturbati le zozzerie delle loro cisterne in quei mari, che formano il Parco Nazionale dell'arcipelago toscano, con tanto di santuario per i cetacei?
L'episodio dell'altro giorno in cui i turisti hanno dovuto fermare il petrolio gettato in mare all'isola d'Elba e' solo uno dei tanti. La Corte dei Conti calcola che nelle annate 2005 e 2007 ci siano stati circa 500 episodi di sversamenti di petrolio in mare lungo le nostre coste. Nel 2006 sono stati 800. Non ci sono arresti, non c'e' lo scandalo nazionale, non c'e' il dibattito su cosa facciamo a questo paese. Si va avanti alla meno peggio.
Non e' giusto e prima o poi ne pagheremo le conseguenze. Forse gia' le paghiamo, visto che il turismo italico e' in costante calo, e i tumori scoppiano.
La pratica di riversare i rifiuti del lavaggio delle cisterne e' ILLEGALE ma le petroliere continuano a farla, selvaggiamente in tutta Italia. Le associazioni locali continuano a chiedere monitoraggi fatti per bene, l'interdizione al passaggio delle petroliere nelle zone piu' delicate, e che a pagare sia chi inquina e non la comunita'. I governanti fanno orecchie da mercante.
Ecco un po di episodi documentati su internet degli scorsi anni, dopo quello di Agosto 2009 a Pianosa.
Isola delle Femmine (Palermo), Giugno 2009: Sversamento di petrolio in area marina protetta.
"Col petrolio vi sono rischi legati al formarsi di patologie cancerogene e legate alla pesca. Bisogna intervenire immediatamente, ma questo ancora non è accaduto in due giorni,", Marco Toccaceli, biologo marino.
Punta Campanella (Napoli), Agosto 2008: Sversamento in mare illecito di idrocarburi. Raccolta di bitume, idrocarburi e catrame per una settimana. 400 litri di petrolio recuperati.
Lesina (Foggia), Agosto 2007: Sversamento in mare di petrolio da parte della Eden V.
Sarroch (Cagliari), Luglio 2007: Catrame scaricato a mare da una petroliera da Sarroch. Recuperati duemila litri di petrolio
Poetto (Cagliari), Luglio 2007 Novemila litri di petrolio riversati in mare da una petroliera, per due chilometri di costa. Quaranta chilogrammi di catrame recuperati. Due giorni di lavoro. Mai visto uno schifo cosi.
Quartu (Cagliari), Giugno 2007 Macchia di catrame in mare, ripulito dalla Castalia, a spese del contribuente italiano. Dodici ore di lavoro per la pulizia. Mezzo chilometro di petrolio.
Genova, Aprile 2007: Sversamento di biodiesel di 200 litri di carburante, ripulito dalla Castalia, a spese del cittadino italiano.
Falconara Marittima (Ancona), Aprile 2007: Sversamento di petrolio in mare per 9 chilometri di spiaggia da parte della raffineria API
Pianosa, Agosto 2006: Sversamento di idrocarburi, bonificato dalla Castalia, pagata dal contribuente italiano.
Villasimius (Cagliari), Luglio 2006, Sversamento di idrocarburi per un miglio e mezzo (circa due chilometri) davanti all'Isola dei Cavoli. Ripulito dalla ditta Castalia, a spese del contribuenti italiano.
Termoli (Campobasso), Agosto 2005: Sversamento di petrolio dalla piattaforma Rospo Mare di Vasto
Falconara Marittima (Ancona), Ottobre 2003: Sversamento di petrolio in mare dalla raffineria API - ripulito dalla ditta Castalia. Quattro incidenti simili in sei mesi.
Poetto (Cagliari),Febbraio 2003: Petrolio rilasciato da nave cisterna
Palmaiola (Arcipelago Toscano): Macchia di petrolio da tre miglia. Ripulita dalla Castalia a spese del contribuente italiano.
Pianosa, Agosto 2001: Macchia di petrolio lunga sette miglia (circa 10 chilometri), due giorni di lavoro per 5 mezzi speciali anti-inquinamento. Anche qui i turisti hanno aiutato nell'opera di pulizia.
Pianosa, Luglio 2001: Macchia di petrolio di cinque miglia (circa 8 chilometri), bonificata da due motovedette della Capitaneria di Porto, dal battello disinquinante Jerzy, dalla Motocisterna Marfin Primo, dall'aereo della Guardia Costiera Orca 8, decollato da Pescara. A spese del contribuente italiano.
Porto Cervo (Olbia-Tempio), Settembre 2000: Petroliera lava cisterna in mare e lascia catrame lungo la Costa Smeralda. La provenienza della petroliera e' sarda (Sarroch o Porto Torres) o Siciliana (Gela o Augusta)
Tutto questo in teoria e' illegale.
Secondo la Corte dei Conti, lo Stato Italiano recupera il 2% di quanto spende per pulire queste schifezze.
Nessuno e' mai andato in carcere per avere compiuto queste nefandezze.
Dal 1 gennaio 2009, la societa' Castalia non fa piu' servizio di pulizia, a causa del taglio dei fondi. Le capitanerie di porto - e i bagnanti - sono lasciati a se stessi.
I turisti sono l'ultimo pensiero di questa nazione.
Enrico di Giuseppantonio, Gianni Chiodi, Daniela Stati: questo e' quello che prima o poi accadra' anche al nostro mare grazie al vostro non far nulla e scarsa voglia di andare contro i potenti. Non ci servono politici cosi', grazie.
Fonte: Corte dei Conti
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Tuesday, August 11, 2009
Osterie in mezzo al mar
Apro il Corriere di oggi (ma ormai il Corriere e' diventato illeggibile - secondo me, nasconde tutte le notizie scomode), perche' volevo parlare dell'enorme bolla di petrolio che ha invaso l'isola d'Elba. Scopro invece che c'e' un articolo sulla costa dei trabocchi e sul fatto che quelle baracche in mezzo al mare non sono altro che dei ristoranti eccellenti di pesce nel mare, tanto decantati da Gabriele D'Annunzio.
L'articolo sulla costa dei trabocchi e' sotto Speciale Viaggi, accanto a Laos e Grecia.
In generale una pubblicita' cosi' e' un ottima idea per attirare turisti, per far conoscere la nostra costa e per farla amare un po di piu' anche a noi che la viviamo tutti i giorni. Ma non e' tutto oro quello che luccica e voglio fare tre considerazioni, dal piccolo al grande.
1) Anche quest'anno mi sono portata la busta di plastica in ogni spiaggia in cui andavo per raccogliere l'immondizia (ma non sono stata tante volte al mare, causa petrolio!) ed ogni volta la mia busta di plastica si riempiva di robaccia che non dovrebbe essere gettata in spiaggia - cicche di sigaretta dappertutto. Bisogna sforzarsi di non lasciare queste traccie dietro di noi, e cambiare i nostri gesti quotidiani: alla fine quel mare e' nostro. Non e' impossibile, basta solo farci caso e dare l'esempio a chi ci sta vicino, che buttare le cicche o qualsiasi altro rifiuto in terra, nella sabbia e' incivile.
Un giorno a San Vito ho pure bisticciato con due diciottenni che hanno mangiato la pizza e che hanno lasciato la carta nella sabbia, come se nulla fosse. Non ho potuto star zitta e gli ho detto male. Cosa gli facciamo vedere ai turisti? La spiaggia sporca?
2) Un altro pensiero e' che in tutto questo articolo del Corriere, NON SI PARLA MAI di villette, piazzette cementificate (vero comune di San Vito?), di condomini a picco sul mare. L'articolo parla di uliveti, di vegetazione fitta, di passerelle, di alberi d'olivo, di boschetti. LA GENTE VIENE PER QUESTO non per i condomini. Presidente di Giuseppantonio, qui occorre al piu presto fare un piano VERO per qusta costa teatina, e per evitarne la cementificazione nascente, come un qualsiasi viaggetto a San Vito mostra.
3) Infine, il pensiero petrolio. E' fin troppo evidente che se ci aggiungiamo le trivelle a quell'equazione quasi bucolica, di ricci, di azzurro del mare, tutti gli equilibri cambiano. Non e' giusto.
Scriviamo a quei giornalisti del Corriere e diciamo loro del pericolo che incombe. Diciamogli che fra un po' assieme a tutte quelle meraviglie della nostra costa, della nostra storia, della nostra poesia, ci saranno piattaforme marine ad allietare le serate in riva al mare.
Se avete del tempo, lasciate dei commenti sul sito del Corriere qui. Io l'ho gia' fatto, il mio commento e' in attesa di moderazione.
Per la storia del catrame nell'isola d'Elba, che i TURISTI hanno dovuto fermare, i link sono qui. Tutto questo e' successo per colpa di una petroliera che ha lavato in mare la sua cisterna di petrolio, pratica ILLEGALE ma che continuano a fare dappertutto. E se lo fanno all'Isola d'Elba, state tranquili che lo faranno anche in Abruzzo, trabocchi o non trabocchi.
Evidentemente Gianni Chiodi e Daniela Stati o non leggono i giornali oppure
non riescono a fare il salto logico della connessione fra infrastrutture petrolifiere e danni a tutto il resto che c'e' di sano.
Enrico Di Giuseppantonio, il tuo tempo di prova sta per scadere. Come l'Abruzzo intero aspetta Gianni Chiodi, cosi' la costa dei trabocchi attende l'iniziativa del presidente della provincia, Enrico di Giuseppantonio.
Il silenzio e le mezze promesse sono inaccettabili. Ci vogliono i fatti.
Sunday, August 9, 2009
Friday, August 7, 2009
Disastro petrolifero in Francia
In Francia l'ennesimo disastro petrolifero: un oleodotto sotterraneo e' scoppiato vicino a Marsiglia, rilasciando zampilli di 3 o 4 metri di altezza, contaminando due ettari di terreno. Oltre 4,000 litri di idrocarburi sparsi su una riserva naturale. Il tubo era interrato a 30 centimetri sottoterra.
Ecco il video che ha mostrato Le Monde:
La riserva naturale aveva al suo interno delle specie rare. Il ministro dell'ambiente francese, Chantal Jouanno, ha detto che si tratta di un vero disastro ambientale e che occorrera' prendere provvedimenti per controllare tutti gli altri oleodotti del paese, mentre il direttore del parco, Laurent Tatin, dice che la fuga di petrolio portera' alla distruzione dell'intero ecosistema della zona.
L'oleodotto appartiene ad una ditta francese, la SPSE, Societe' du Pipeline Sud-Europeen che attraversa Francia, Svizzera e Germania.
E in Italia? Gia' nel 1994 ci fu lo scoppio di un altro oleodotto, questa volta in Valle d'Aosta,
a Borgofranco d'Ivrea, con migliaia di litri di petrolio che sommersero 5,000 metri quadrati di campi di mais e di grano, incendiandoli. L'oleodotto era della SNAM. Il fuoco divoro' mezzo ettaro di terra, la colonna di funo arrivo' a 30 metri, si sparse una forte puzza di petrolio nella zona, dovettero chiudere l'autostrada e solo per poco si evitarono danni maggiori. Il fuoco infatti non riusci' ad arrivare fino alle tubature del gas altrimenti i danni sarebbero stati molto piu' gravi.
Non sono riuscita a trovare foto di quell'incendio.
Nel 2008 scoppio' l'oleodotto NATO che porta il cherosene ad Aviano, da Pisa. Fuoriuscirono diverse migliaia di litri di petrolio e tutta l'area venne pervasa da una forte puzza di petrolio: l'assesore provinciale di Vicenza per le risorse idriche lo defini' un vero e proprio disastro ambientale.
E dove e' scoppiato questo oleodotto? A cavallo fra due fiumi e sopra la falda idrica piu' grande del Nord-Italia. Tutto fu imbevuto di cherosene, con forti minaccie alla fauna e vegetazione. Quell'acqua dava da bere a tutta la provincia di Padova e di Vicenza.
Il fatto grave fu che l’incidente accadde la mattina alle 7, ma fu segnalato alle agenzie di stampa solo alle 8 di sera, e non fu stata mobilitata la Protezione Civile.
Intanto la gente sentiva le puzze, vedeva l'acqua dei fiumi cittadini riempirsi di cherosenee di altre macchie petrolfiere, senza sapere cosa succedeva. Infatti, ne hanno parlato in pochissimi di questa cosa, principalmente i comitati impegnati ad evitare l'allargamento della base NATO di Vicenza.
Come mai in Francia tutto finisce in prima pagina e da noi il silenzio?
Quante perdite e quanti incidenti minori accadono quotidianamente senza che il grande pubblico lo sappia?
Se riempiamo l'Abruzzo di pozzi, gli oleodotti non possiamo mica metterli per aria. Gia' me la vedo la fitta rete di tubi da Vasto a Teramo: solo per i pozzi di Ortona si parlava di un oleodotto di sette chilometri, dalla raffineria di Ortona fino al mare.
Chiodi dove sei? E il nostro asssessore all'ambiente Daniela Stati perche' non parla? In Abruzzo abbiamo 3 parchi nazionali e una miriade di riserve naturali. Come commentano i due personaggi di cui sopra l'incidente francese alla luce del fatto che la meta' dell'Abruzzo sara' riempita di pozzi di petrolio?
Mistero - meglio tapparsi occhi, naso e bocca, e dire che la gente ha le allucinazioni. Chissa' forse anche in Francia hanno tutti preso l'LSD e fra 10 anni di quello scoppio non restera' nulla.
Fonti: Reuters, Corriere della Sera, Caffe News
Thursday, August 6, 2009
Arrivano i Canadesi
**** Osservazioni e domande:
0) Altri articoli su "Zio Remo", le raccomandazioni, la carita' cristiana, i possibili abuso d'ufficio e di peculato: Il Corriere della Sera 1, Il Corriere della Sera 2, Il Corriere della Sera 3, Il Corriere della Sera 4, La repubblica 1, Panorama 1, Wikipedia, Marco Travaglio, La Stampa, Matrix, Peacelink. Da quest'ultimo:
"Remo Gaspari, lo ripetiamo, di quegli ospedali e del clientelismo politico ne è stato (ed è tutt'ora, in parte) non soltanto un protagonista, ma il grande architetto. Padrino della DC, la sua abitazione è stata meta di pellegrinaggio per centinaia, forse migliaia, di persone, prone a chiedere favori ed elargizioni. Per moltissimi anni è stato lui il crocevia politico di ogni manovra politica, di ogni feudo di favori e scambi elettorali"
Addirittura Elio e le Storie tese gli dedicarono una canzone, Sabbiature, dove lo citano con nome e cognome. E siccome scherzando scherzando qualche volta puo' capitare di dire la verita', ecco un altro sito semiserio.
Secondo Beppe Grillo, Remo Gaspari portava a casa quasi 10,000 euro al mese netti di pensione
nell'anno 2007 per il suo lavoro alla Camera.
1) Voglio chiedere a DiGiuseppantonio di PAGARE un consulente indipendente che noi cittadini dovremmo approvare per scrivere delle osservazioni su questa proposta per un altro pozzo (Petroceltic/Vega) di fronte ad Ortona (7km dal mare, 5km sottoterra, 33 metri di mare), che ne pensate?
2) L'8 Agosto per chi vuole andare a farsi due risate (o spendere due lacrime per le sorti del nostro paese), c'e' la presentazione del libro: Remo Gaspari: Una vita al servizio dell'Italia.
Gissi, ore 18:30, sala convegni centro polisportivo Aldo Moro.
3) Rifare la domanda a Chiodi. Si parlava di prendere una pagina di giornale o di far stampare dei manifesti per chiedere a Chiodi cosa ne pensa della petrolizzazione dell'Abruzzo. A me sembra un ottima idea. Parliamone. ***
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Ormai l'Abruzzo e' diventato il centro del mondo petrolifero, e non diciamo di no a nessuno. Il tutto grazie ad un classe politica fatta di gente ignorante, poco colta, poco sensibile, e rinchiusa nelle proprie stanzette o nelle proprie auto blu. Questa e' gente che non ascolta, non dialoga con la gente, a partire dal governatore Chiodi e dai suoi guappetti diplomati alle scuola di recupero Pitagora, e passando per tutti gli altri politici a scendere, con poche, rarissime, eccezioni.
Ogni tanto ripenso alle parole di Chiodi a Cupello: "di quei permessi fra 10 anni non restera' nulla". A ripensarci sono state parole offensive all'intelligenza della gente, perche' lui doveva rispondere alla domanda con "io sono d'accordo alla petrolizzazione" oppure "io sono contrario" e non dirci invece che abbiamo tutti delle allucinazioni collettive.
Ma poi, Chiodi e' indagato per disastro ambientale a Teramo, cosa possiamo aspettarci da uno che non ha sensibilita' nemmeno per l'ambiente della sua stessa citta'?
Pare che ci sia posto per tutti, ad eccezione che per le domande degli Abruzzesi stessi, i veri PADRONI del territorio, caro Chiodi.
La Cygam Energy e' una ditta Canadese che opera in Alberta, la regione dove si produce
"petrolio non convenzionale", cioe' il peggio del peggio - sabbie bituminiche.
Nel loro complesso le ditte petrolifere sono riuscite a distruggere uno degli ambienti piu' incontaminati del pianeta, buttando giu' foreste intere e creando al loro posto enormi vasche di sostanze tossiche. Ne abbiamo parlato qui.
Il presidente della Vega Oil, nonche' uno dei direttori della Cygam si chiama Giuseppe Rigo. E' italiano, ha studiato a Roma ed ha lavorato come geologo per molto tempo per varie ditte petrolifere. Nel 1999 fonda Riogeo Petroleum, una ditta che ha il preciso scopo di assistere ditte straniere in Italia.
Bene, questa e' la gente che stiamo invitando in casa nostra. Mentre Chiodi dice che non e' vero niente, la Cygam dice ai propri investitori che hanno intenzione di trivellare alcune zone della Tunisia e dell'Italia.
Come ci ricorda ApocalisseItalia, la Cygam Oil controlla al 100% la ditta Vega Oil che e' approdata in Abruzzo. Assieme alla Petroceltic sono quelli che vogliono trivellare davanti il mare di Ortona. A sette chilometri dalla costa, a 5 km sotto la crosta terrestre, e a 33 metri di profondita' in acqua, si spartiscono le sorti del nostro mare: il 60% alla Vega, il 40% alla Petroceltic e l'affare e' fatto. Hanno anche concessioni sulla terraferma, nel permesso detto di Civitacquana, nel pescarese.
E' sempre illustrativo leggere cosa questa gente dice dell'Italia e del nostro governo. Siamo secondo loro una nazione con
Pro-oil industry and stable government - Italy has one of the best royalty structures
Notare che ci batte pure la Tunisia: li si arriva progressivamente al 15%, noi siamo fermi al 7%. Ricordo che le royalties della Libia sono al 90%, e in paesi come la Norvegia, l'Indonesia si arriva all'80%. Nella stessa Alberta le quote da versare ai governi locali sono attorno al 45%, e ci si lamenta perche' e' poco.
Ai giapponesi che vengono in vacanza gli facciamo pagare 700 euro per una cena, ai petrolieri glielo diamo gratis il petrolio. Furbi, eh?
Ancora dal sito della Cygam energy:
Management considers the existing exploratory permits in Italy to have great potential for the future growth of the Company. Italy has been somewhat neglected by oil and gas companies in the past, partly because of the former monopoly the Italian state company, ENI, had on exploration permits. However, new European Community regulations introduced in the early 1990s under the mandate of the European Energy Commission, forced ENI to relinquish prized exploration acreage.
La nostra amministrazione stima che i permessi italiani abbiano grande potenzialita' di crescita. L'Italia e' stata finora trascurata dalle ditte petrolifere e di gas a causa del monopolio dell'ENI. La Comunita' Europea pero' ha forzato l'ENI a cedere preziosi terreni esporativi tramite gli ordini della Commissione Europea per l'Energia.
In Alberta, over 20,000 wells were drilled in 2005 alone, while in Italy only 30 wells were drilled in 2004. From an exploration point of view, there is still a vast exploratory and drilling potential in Italy.
In Alberta hanno trivellato oltre 20,000 pozzi nel 2005, mentre in Italia nel 2004, solo 30. Da un punto di vista esplorativo, c'e' ancora una vasta potenzialita' per trivellare in Italia.
Si, peccato che la Cygam non ricorda ai suoi investitori che l'Alberta ha una superficie di 650,000 chilometri quadrati, con una densita' di 5 persone per chilometro quadro, l'Italia invece ha una superficie che e' esattamente la meta', con 200 persone per chilometro quadrato. Cosa si aspettano che ce li mettiamo in camera da letto i pozzi di petrolio?
Per non parlare del fatto che in teoria saremmo il paese con la maggior densita' di opere e di bellezze storiche. Mettiamo le trivelle affianco alla torre di Pisa? Questo modo di ragionare dimostra la piu' totale ignoranza di questa gente, che pensa di poter venire in Italia e di fare cio' che vuole, senza conoscere storia, ambizione, desideri del popolo, ammesso che ancora ce li abbiamo.
Ma non e' colpa loro, la colpa e' di chi lo amministra questo paese e che non e' capace di proteggerlo.
E poi alla fine del loro sito, una frase che mi mancava dal repertorio:
There are no restrictions on repatriation of profits.
Non ci sono restrizioni sul rimpatrio di profitti. Cioe' tutto quello che guadagni in Italia puoi riportartelo dove ti pare, senza limiti, lasciandoti dietro inquinamento, campi distrutti, mari inquinati, gente ammalata.
Uno degli ultimi comunicati della Cygam e' qui. E' del 29 Luglio 2009 e dicono che hanno presentato la VIA al governo italiano. Programmano di iniziare a trivellare a meta' 2010.
Grazie, presidente Chiodi che ami l'Abruzzo (o forse solo le sue comode poltrone) ma non fai niente per proteggerlo.
Wednesday, August 5, 2009
Petrolio lungo le spiagge del Texas
La notizia che voglio raccontare oggi la lessi mentre ero in Italia, e avrei voluto parlarne mentre ero li. Sono stata al mare per un paio di giorni, e ogni volta mi veniva il magone a pensare a cosa sta succedendo nell'ignavia totale al nostro Adriatico.
Come abbiamo ricordato piu volte l'unico posto degli USA dove si puo' trivellare vicino alla costa e' il golfo del Messico, cioe' il larga parte il mare davanti al Texas e un pochino negli stati confinanti di Alabama e Louisiana.
Dei pesci inquinati dell'Alabama abbiamo gia' parlato qui, l'anno scorso. Questo articolo invece, da parte della CBS parla di misteriose palle di petrolio che sono apparse su una spiaggia texana, chiamata South Padre Island il 23 luglio del 2009.
Hanno dovuto chiudere la spiaggia e raccolto circa 400 galloni di petrolio lungo un segmento di circa un miglio, cioe' 1500 litri di petrolio lungo un kilometro e mezzo di costa piu' o meno. Praticamente per un chilometro e mezzo la spiaggia e' stata riempita da macchie di petrolio simili a quella nella foto di sopra. Non si sa bene da dove venga questo petrolio, ma non e' da escludersi che sia collegato, guarda caso, alle estrazioni di petrolio fatte in mare e che disturbano il sottosuolo. Altri dicono che e' dovuto agli impianti estrattivi in Messico, ed altri ancora che invece e' un fenomeno "naturale". Tutto puo' essere, anche se questi fenomeni "naturali" in altre parti non si registrano.
Intanto in Texas hanno gia' pulito tutto, e piu' o meno la spiaggia tornera' come prima - finche' non ci sara' il prossimo piccolo o grande problema.
La domanda e': e' questo che vogliamo anche noi per il nostro mare? Cosa ne dicono e pensano gli alberganti, i gestori di stabilimenti turistici lungo la costa teatina, teramana, pescarese? Sono preparati gli enti turistici e marittimi ad affrontare rischi collegati all'industria petrolifera - piccoli e grandi - nel nostro mare?
Piu' interessanti dell'articolo sono i commenti su vari siti. Ecco cosa dicono alcune persone che vivono li:
Don't eat the fish. Full of PCBs and other nasties from the oil and chemical industry. Very sad and a real loss. Back in the 60's it was a nice place. Clean, Great fishing swimming, we used to get ice chests full of Big Blue Crab in Galveston Bay [...]. The republican mind set has turned it into a cesspool - a chemical dump.
Sadly, with Galveston as our closest beach, "tar" and oil globules have been a beach staple since the 60's.
Texas getting hurt by their oil drilling, and they wonder why FL doesnt want the drilling!
Where is the tar/oil coming from? HELLO! See all those oil rigs out in the distance?
Non mangiate il pesce, e' pieno di PCB (un composto organico con effetti simili alla diossina) e di altre schifezze che vengono fuori dall'industria petrolchimica. Molto triste e davvero una gran perdita. Negli anni '60 era un gran bel posto. Pulita, si pescava bene, si nuotava bene. Riuscivamo a prendere scatole intere di granchi blu nella baia di Galveston [...]. La mentalita' repubblicana ha trasformato la zona in un pozzetto nero - una discarica chimica.
Tristemente, con Galveston vicina, "catrame" e palle di petrolio sono una realta' dagli anni '60.
Il Texas e' stato danneggiato dalle trivelle, chissa' perche' non le vogliono in Florida...
Da dove viene tutto questo petrolio/catrame? Buongiorno! Ma le vedete quelle piattaforme al largo?
Monday, August 3, 2009
Ritorno a casa - estate 2009
E cosi' sono tornata a casa, a Los Angeles. Ad aspettarmi varie notizie, e una specie di imbarazzo della scelta su che tema trattare. Sono un po stanca, e cosi' invece di raccontare una qualche storia di malaffare petrolifero per oggi voglio solo offrire un po di riflessioni, forse anche un po incoerenti.
Chiunque viva sospeso fra due posti sa che i primi giorni e' sempre difficile il rientro, e non solo per il fuso orario ma soprattutto perche' occorre ri-abituarsi ai ritmi, ai cibi, alle regole sociali, alla mentalita' corrente. Un po e' come se fossi due persone: una quando sto qui, e un'altra quando sono in Abruzzo, e questo causa sempre confusione. Voglio bene all'Italia e ogni volta che vado via mi dispiace sempre non avere potuto fare di meglio, di piu', per questa nazione che invece di migliorare, io vedo lentamente andare in declino. Mi dispiace davvero, perche' se solo fossimo un paese normale vivremmo meglio, in salute, in economia, usando solo tutto quello che la natura e la storia ci hanno dato.
Naturalmente voglio ringraziare tutte le persone, associazioni, volontari che in qualche modo mi hanno aiutato mentre ero in Abruzzo, che hanno preparato tutti gli incontri, manifestazioni e che mi hanno scorrazzato in giro per la regione. Tutte le cose che abbiamo fatto sarebbero state impossibili senza voi tutti. La cigliegina sulla torta e' stata la serata di Cupello - ancora adesso quando ci penso mi sembra qualcosa di surreale.
Sono molto stanca naturalmente, e tutto il peregrinare delle scorse settimane - in giro per l'Italia e per l'Europa, ha avuto un innegabile effetto sul mio stato fisico. Mi ci vorra' un po per far calare tutta l'adrenalina, e per tornare alla normalita', ma non mollo.
Una notizia bella e' che in Lombardia la ditta Po Valley ha presentato il RITIRO della concessione di ricerca petrolifera nel parco del Curone. Sono contenta perche' a vincere e' stato il popolo, e non i petrolieri. I lombardi hanno raccolto le firme, sono stati uniti, hanno manifestato, si sono informati, hanno protestato presso i loro politici. Hanno avuto dalla loro parte una stampa nazionale piu' ricettiva, con articoli tutti per loro sul Corriere della Sera e su l'Espresso e anche qualche personaggio famoso.
Tutto questo deve darci coraggio: dobbiamo continuare a rompere le scatole, ai politici, alla stampa nazionale. Dobbiamo essere piu' numerosi, piu' arrabbiati, piu' attivi. Siamo il popolo, sono poltici e petrolieri che devono avere paura di noi, e non il contrario.
E poi, la storia del parco del Curone, mi porta a varie domande per il nostro presidente Chiodi, una sorta di Ponzio Pilato del petrolio:
SE DAVVERO IL CENTRO PETROLI DI ORTONA NON SI COSTRUIRA' MAI, COME DICE LUI, PERCHE' L'ENI E COMPARI NON PRESENTANO ANCHE LORO IL RITIRO DELLE CONCESSIONI PETROLIFERE DI ORTONA E NEL RESTO D'ABRUZZO?
Il nostro governatore, purtroppo per lui, non brilla per inziativa personale, ed invece di informarsi e di lavorare per noi decide di far finta di nulla. Ma poi, siamo stati noi ad eleggerlo, no?
Altre due notizie che non c'entrano nulla con il petrolio ma che vorrei raccontare solo perche' sono storie belle di buon senso e di amore per la gente.
La prima viene dal Los Angeles Times. Venticinque anni fa ci furono le Olimpiadi di Los Angeles. Me le ricordo perche' all'epoca, nel 1984, eravamo a New York, e le guardavamo mentre pranzavamo nella nostra casetta del Bronx. Era l'epoca di Carl Lewis, e io avevo 11 anni.
Lo stato federale assegno' dei fondi alla citta' per costruire le infrastrutture (quelle tanto care a Chiodi e a Marrollo!) per le olimpiadi. Bene, la citta' decise che invece di costruirne da zero, avrebbero riammodernato quelle gia' esistenti. Il risultato fu che vennero risparmiati oltre 200 milioni di dollari.
Di questi soldi, circa la meta' venne usata per creare una fondazione chiamata LA84 che ha per scopo quella di promuovere lo sport fra i ragazzi, visto come un modo sano di crescere. Finora LA84 ha finanziato due milioni di ragazzi ed ha speso per le attivita' sportive 185 milioni di dollari. Il fondo e' in attivo, grazie ad una buona gestione e si pensa che potra' durare per sempre, con ritorni annui di circa 8 milioni di dollari da elargire ai ragazzini.
Se penso a tutto lo spreco edilizio dei giochi del Mediterraneo, e al fatto che le case degli atleti verranno vendute come appartamenti ai chietini...
Ultima cosa che mi e' capitata e che un mio amico sta rimodernando la sua casa e deve ritinteggiarla. Mi ha fatto vedere la pittura che usa, e viene fuori che e' dal 1988 che in California son vietati tutti gli additivi di composti organici volatili, benzene, cadmio, cromo e altri solventi usati normalmente nelle vernici, e che sono nocivi sia alla salute delle persone che dell'ambiente.
In Italia, dopo venti anni, questi componenti sono ancora usati normalmente.
Io di tutto questo sono venuta a sapere per puro caso, segno di come in un paese normale, non devono essere i cittadini a chiedersi che effetto hanno le estrazioni petrolifere, le vernici tossiche, l'amianto sui tetti. In un paese normale sono gli enti preposti che analizzano, decidono, agiscono, puniscono e nell'interesse della gente e non di Mr. Marrollo e di tutti gli altri.
C'e' cosi' tanto da fare in questo paese...
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