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Thursday, October 30, 2008

L'ENI ad Augusta




2011: qui un morto al porto di Augusta
durante le operazioni di pulizia degli idrocarburi di scarto da un deposito galleggiante. Vapori e scoppi.


Il triangolo della morte siciliano e' il territorio fra le citta' di Priolo, Augusta e Melilli, in provincia di Siracusa. Qui sorgono varie industrie petrolchimiche, anche dell'ENI, e la vita e' una sorta di roulette russa contro la comparsa di tumori e malattie.

Anche qui, come a Gela e come riporta il quotidiano online Guidasicilia, nascono bambini deformi, con i genitali malformati, con gravi allergie, con problemi respiratori e cardicaci. Ci sono aumenti di tumori alla trachea, bronchi, polmoni. Su 100 morti 30 sono dovuti a tumori legati all'inquinamento dall'industria petrolchimica. Le falde idriche sono sempre piu' inquinate. Sversamenti a casaccio, nessun controllo. Dal 1979 si registrano morie di pesci, e mostri marini: pesci con due code, molteplicita di occhi. L'industria della pesca e della lavorazione del sale sono scomparse e cosi' pure l'agricoltura. L'intera matrice ambientale siracusana e' stata totalmente stravolta. Non va bene.

Queste cose sono note, ne abbiamo discusso sui vari blog e tutta la stampa italiana ne parla da tempo, anche se nessuno fa nulla. Siccome e' una morte a responsabilita' diffusa (governanti, popolo civile troppo molle, petrolieri e mafiosi) nessuno si sente in dovere di fare nulla. E non va bene. Si tratta di vite umane.

Naturalmente la regina degli inquinatori ad Augusta e dintorni e' l'ENI che con la sua controllata Polimeri Europa e Syndial (gia' nota come Enichem) gli ha inquinato tutta la zona, compresa la baia marina con emissioni incontrollate di mercurio.

Ripropongo il tema perche' i cari amici dell'ENI continuano a dire che senza le estrazioni petrolifere moriremo di fame. Questa e' pura demagogia, oltre che una offesa a chi di fame muore per davvero. La morte per fame e' solo un modo per spaventare la gente, la morte per tumore e' vera.

Ecco qui un filmato su Augusta, i suoi tumori, la sua gente. La cosa che mi fa piu' tristezza, oltre all'ignavia dei petrolieri, e' che ci sia un senso di diffusa rassegnazione fra la maggior parte della gente, che fa si che i petrolieri ne approfittino. Piccole associazioni pero' iniziano a muoversi e a darsi da fare. Come e' facile intuire pero' e' difficile mettere la retromarcia, e molta gente dice: cosa possiamo fare adesso che e' stato gia' tutto fatto? Adesso che occorrerebbe rimediare a sessanta anni di petrolio? Il petrolio e' una scelta quasi irriversibile. Io non lo voglio questo per l'Abruzzo.

NOI SIAMO ANCORA IN TEMPO PER EVITARE TUTTO QUESTO, ed occorre che siamo sempre piu' numerosi, compatti, decisi. Andare a Roma per salvare la scuola dall'ascia del ministro Gelmini va bene, ma spero che possiamo mostrare la stessa determinazione nel salvare la nostra terra.

Non e' vero che non abbiamo scelte. Che o moriamo di cancro o di fame. C'e' sempre una scelta nella vita, sempre. Ci vuole solo coraggio e scegliere la vita ed un progresso vero. Nelle parole del parroco di Augusta, padre Palmiro Pistullo:

"Quanto vale la vita delle persone che vivono in questo territorio? Perche' i nostri bambini nascono in forte percentuale con delle malformazioni. I nostri giovani si ammalano e muoiono di cancro. Le persone che vanno in pesnsione non arrivano a godersela. Di fronte a tutto questo che ci si ostina a chiamare progresso, io onestamente non sono d'accordo."



Monday, October 27, 2008

Note di percorso


Dalle notizie che mi giungono fin qui, domenica ci sono state circa duecento persone sulla collinetta del Feudo. Alcuni politici, fra cui il candidato della sinistra, Carlo Costantini ed un candidato consigliere della destra, Fabrizio Montepara, hanno firmato un "impegno con gli Abruzzesi", in cui si assumono la responsabilita' di opporsi a qualsiasi tipo di insediamento petrolchimico in Abruzzo e di voler incentivare le energie alternative. Il testo completo del documento e' sul sito del Comitato Natura Verde.

Io spero nella sincerita' di ciascuno, e sopratutto che i vincitori siano sufficientemente umili e intelligenti da circondarsi da persone competenti in ambito energetico. Le parole sono belle, ma ci vuole gente veramente preparata e lungimirante per fare un passo in avanti con l'energia alternativa in Abruzzo, prima fra tutte il solare e l'eolico. E questo non solo per la fornitura di energia, ma anche e soprattutto per aumentare il benessere della gente, creando "lavoro pulito".

Nel 2006 il settimo piu' ricco uomo della terra era un cinese quarantacinquenne, tale Shi Zhengrong che aveva un patrimonio accumulato da zero e che ammontava allora a 2.2 miliardi di dollari. Che fa Shi di mestiere? Il petroliere? Il banchiere? Lo stilista di moda? No. E' il titolare di Suntech Power Holdings la piu' grande industria fotovoltaica della Cina. Dov'e' l'industria fotovoltaica italiana? Esiste? E perche' non lo possiamo avere in Abruzzo un centro di progettazione, sviluppo e fabbricazione di un impianto fotovoltaico italiano? Magari un centro all'Aquila, che sforna ogni anno decine e decine di ingegneri...

Intanto anche la provincia di Chieti e quella di Pescara si pronunciano contro il centro oli ed il comune di Pescara dice specificatamente che sosterra' "in tutte le sedi istituzionali, e nel caso fosse necessario anche in quelle giudiziarie, la battaglia dei cittadini abruzzesi contro la realizzazione del “Centro Oli” lungo la costa teatina". Il testo e' stato approvato dalla maggioranza della sinistra assieme ad Alleanza Nazionale, mentre invece i rappresentanti di Forza Italia sono usciti dall'aula al momento del voto. Non so perche' siano usciti dall'aula, ma questo e' quanto riporta primadanoi. A

Ultima considerazione: qualche giorno fa mi ha anche telefonato un rappresentante dell'Italia dei Valori (non il candidato presidente Costantini) per chiedermi una intervista sul tema del petrolio in Abruzzo. Ho parlato con lui per circa dieci minuti e l'intervista e' stata inserita sia sul sito dell'IDV che su youtube. Ci tengo a precisare che questo non significa che io "sono dell'IDV" o di sinistra o di destra. Ho accettato l'intervista semplicemente perche' sono stati gli unici a chiedermela e dopo aver fatto certo che non sarebbe stata usata a scopi di propaganda politica. Se mi chiedesse di dialogare con lei la Mussolini, per dirne una, accetterei, per il bene della causa e sottolineando sempre che parlo da persona libera. Come ho gia' detto tante volte, sono troppo lontana dall'Italia per sentirmi fedele ad ideologie politiche ormai superate e inutili. Mi interessa solo chi vuole sinceramente bene all'Italia e nel particolare alla difesa dell'Abruzzo, dei suoi mari, delle sue campagne e della sua gente.

Ecco qui il Feudo, come appariva ai primi di ottobre 2008:




Friday, October 24, 2008

Eventi del fine settimana


Sabato pomeriggio 25 Ottobre a Lanciano, lungo il corso Trento e Trieste dalle 17:30 fino alle 20:00, si raccoglieranno le firme per l'azione di responsabilita' limitata, in cui diventiamo un pochino tutti padroni dei terreni del lotto raffineria ENI. A Pescara in quello stesso giorno c'e' il solito sit in settimanale contro la petrolizzazione dell'Abruzzo dalle 18:00 alle 19:00.

Domenica pomeriggio, 26 Ottobre 2008 ci sara' un pacifico sit in sulle colline del Feudo di Ortona. Si inizia alle 10 della mattina, con l'orario nuovo. Saranno organizzate varie attivita' di intrattenimento, ed e' una occasione di gioia per ringraziare i due eroi che non hanno ceduto le loro terre all'invasore petrolifero e per celegbrare "fra noi" le piccole e grandi vittorie di questi mesi, fra cui la legge blocca trivelle fino al 2010.

Se si hanno bambini e' anche e' una bella occasione per trascorrere una giornata all'aria aperta, con la vista del mare e per conoscere meglio la natura. Si consiglia di portare il pranzo al sacco e scarpe e vestiti adatti al fatto che si e' in campagna. Mamme: mettete i i vestiti vecchi ai bimbi che cosi possono giocare con la terra, le ceppe, i sassi, le foglie secche, le lumache e i vermetti. Ho abitato per un anno in campagna (contrada San Iorio a Lanciano), e dal mio punto di vista non c'e' niente di piu' rasserenante che il contatto con la natura senza doversi preoccupare di niente altro.

Intanto mi giunge una specie di comunicato ENI che ha del grottesco. Si initola cosi':

"I dipendenti dell'ENI: Il centro oli ad Ortona e' occasione di lavoro"

E poi dice che:

1) Non si tratta di raffineria o di petrolchimico, quanto invece di un impianto di trattamento olio greggio e gas.

MR) A casa mia un impianto di trattamento olio greggio e gas si chiama raffineria di petrolio. A che serve il trattmento? Per togliere lo zolfo, giusto? E su tutti i dizionari che ho consultato questa attivita' e' inserita sotto raffinerie. Lo dicono i petrolieri stessi nei loro documenti per gli investitori che ci sara' una raffineria a Miglianico. E poi, lo potete chiamare come volete, ma i fatti restano: quella roba FA MALE ALLA SALUTE.

2) L'ENI, in Italia, e' da piu' di 50 anni che ha impianti di questo tipo e in queste zone non c'e' mai stata devastazione ambientale, come in Emilia Romagna, Puglia, Calabria, Sicilia, Molise, Abruzzo, Basilicata, Piemonte.

MR) L'ENI ha almeno venti cause aperte, nel solo suolo italiano, per devastazione ambientale, e danni correlati. A Venezia, a Viggiano, nel Lago Maggiore, a Gela, a Priolo, a Rovigo, a Crotone, a Brindisi, a Mantova, a Carrara, a Torino. I pozzi esplosi a Trecate in Piemonte hanno inquinato i terreni per anni ed anni. A Gela per colpa dell'ENI UN BAMBINO SU SEI NASCE DEFORME. Capite? Questa e' la vita delle persone e non ci puo' scherzare!
L'ENI ha depositi in molte citta', anche ad Ortona. Ma una cosa e' un deposito, un altra e' un impianto di desolforazione che a ritmo pieno lavorera' con quattordici canne fumarie di altezza fra i 20 e i 30 metri, a diametro di un metro e mezzo e a sputare veleni in modo continuativo nel tempo. Il Mario Negri sud parla di UNA TONNELLATA E MEZZA AL GIORNO DI ROBACCIA.

3) L'ENI sfama (dicono proprio cosi!) ben 3500 persone che fra breve dovranno andare a chiedere i buoni pasto alla diocesi e alla caritas. Occorre attrarre sviluppo e opportunita' lavorative.
La gente inizia a fare la fame.


MR) Nessuno fara' la fame senza l'ENI. I lavoratori che lo voranno andranno a Viggiano (cosi vedranno quanto si vive bene li!), se vorranno conservare il posto di lavoro. L'uso della parola "fame" e' veramente abominevole. Si cercano di usare metodi da paura come fece gia' Fratino.

La fame e' un illusione. Le malattie, i tumori, i campi inquinati, le puzze di idrogeno solforato, sono vere. Chiedete agli abitanti normali di Viggiano e non a Giuseppe Di Francesco, del cosiddetto "Coordinamento dei lavoratori ENI ed indotto" che hanno interessi di parte. Qualcuno dovra' poi spiegarmi che significa indotto ENI, e dove lavorano queste 3500 persone. Ripeto, se l'ENI se ne va, resteranno la Fater, la De Cecco, il turismo, l'agricoltura, le vigne.

Soprattutto, se ci fosse gente INTELLIGENTE a comandare e non persone di limitate visioni mentali e pratiche, quali Remo di Martino e Nicola Fratino, che non osano guardare piu' in la del portafoglio, si userebbe la fuoriuscita dell'ENI come momento di sviluppo nuovo, moderno e costruttivo per la citta'. Ne ho gia' parlato e lo penso ancora. Lo sviluppo del 2008 non e' petrolifero. Davvero, non lo e'. E chi pensa cosi, lo fa solo perche' imbambolato dall'ENI e da un mentalita' piccola piccola. Il mondo e' diverso dagli anni sessanta. Lo sviluppo vero non e' l'industria pesante, i fumi e le ciminiere. Lo sviluppo del 2008 e' nel sapere, nell'energia alternativa, nell'hightech, nanotech, biotech ed ora energy technology. Questo tipo di sviluppo vogliamo.

Non distrugge la natura, non distrugge i nostri polmoni, abbisogna di cervelli e di gente istruita, crea lavoro di alta qualita' per i nostri universitari, e ci rendera' competitivi a livello mondiale. Ma il tempo preme, l'Italia rimane indietro, e i pannelli solari se li progettano, migliorano, installano e ricercano gli altri, mentre noi dormiamo.

Wednesday, October 22, 2008

L'ENI a Taranto


In questi giorni sul Corriere della Sera ed alte testate giornalistiche si e' parlato dei veleni dell'area industriale di Taranto. Il caso piu' emblematico e' quello del bambino tredicenne che ha un tumore al rinofaringe, che si trova dietro al naso di ciascuno, e che e' un tumore tipico dei fumatori incalliti. Nella letteratura medica non ci sono casi di tumori di questo genere in eta' cosi giovane.

Taranto e' la citta' piu inquinata d'Italia e d'Europa. A Taranto viene prodotto il 90% della diossina italiana e il 9% di quella europea. I livelli di diossina sono tre volte quelli di Seveso. Negli scorsi anni leucemie, mielomi e linfomi, tutte forme tumorali, sono aumentate anche del 40%. Se si guarda un po piu indietro, dal 1971 ad oggi, i tumori sono aumentati del 100%. I danni sono dovuti alla diossina, che viene respirato dalla popolazione. Tutti si possono ammalare, ma in particolar modo le mamme hanno la tendenza a generare figli con il DNA danneggiato. Questi danni al DNA portano alla comparsa di cellule impazzite e masse tumorali. I danni "genotossici", in cui alterazioni al DNA portano ai tumori, non solo prerogativa solo della diossina, ma anche di molte altre sostanze inquinanti e di loro possibili miscele. Qui c'e' un documento dove si evidenzia che anche l'idrogeno solforato causa danni genotossici al colon delle persone.

Ma torniamo a Taranto. Pensate dove siamo arrivati: a Taranto ci abitano le cinque persone con i piu' alti tassi di diossina nel sangue del MONDO intero, piu' delle citta' inquinate della Cina o della Russia. Alle mamme viene consigliato di non allattare troppo i figli, vengono abbattute le pecore che, ignare, hanno mangiato l'erba inquinata e sono malate e deformi, i prodotti alimentari sono tutti contaminati, e gli effetti devastanti del polo industriale di Taranto si sentono per un raggio di almeno dieci chilometri. Un'area di trecento chilometri quadrati.

Come per l'idrogeno solforato, i limiti legali italiani fanno ridere. L'Europa fissa il livello massimo tollerabile a 0.4 nanogrammi per metrocubo (un nanogrammo e' 0.000000001 grammi). In Germania il limite e' 0.1 nanogrammi per metrocubo. In Italia?
Da noi, lo stesso limite e' di 100 nanogrammi per metrobubo, cioe' mille volte di piu che in Germania!

Di chi e' la colpa di tutto questo scempio, oltre che dei legislatori che non impongono limiti piu severi e che non li fanno rispettare? Sicuramente il primo premio va all'ILVA di Taranto, che dal 1970 produce lamine di metallo. Per piu' di venti anni e' stata una ditta pubblica, nel 1995 e' stata acquistata dal gruppo RIVA. Sul loro sito web e' un po difficile scovare che sono proprio loro i proprietari dell'ILVA. Forse, poverini un po si vergognano.
Occorre andare sotto Rivagroup profile. Il capo e' tale Emilio Riva, e sul sito web pare che ci tenga a vantare che tutti i suoi figli lavorano con lui:

"The leadership of the group is in the hands of founder and current president Emilio Riva, his sons Fabio, Claudio, Daniele and his nephews Cesare and Angelo Riva, filling key managerial positions.
"

Un affare di famiglia. Chissa se pure loro vivono a Taranto e se ne respirano l'aria. Il gruppo Riva fra l'altro e' anche uno dei sedici membri della cordata CAI che dovrebbe comprare l'Alitalia. Il sito web non lo dice ma la Gazzetta del mezzogiorno si: sotto la gestione del gruppo Riva all'Ilva si sono registrate decine di morti sul lavoro, emissioni a tutto spiano, e tutta la bella lista di cui sopra di malattie e deformita'. A Taranto il cielo non e' mai blu, le macchine si arruginiscono subito a causa della forte acidita' dell'aria. I magnanimi signori Riva pero', invece di aggiornare il loro stabilimento con tecnologie piu' moderne ad anti-inquinamento hanno deciso di sponsorizzare una delicata associazione di tiro al volo, una "vera fabbrica di campioni del tiro al sugello" come si dice. Per dare una immagine positiva di Taranto.

Ma l'ILVA non e' sola. A Taranto c'e' pure un cementificio e la nostra amica ENI che opera una raffineria di petrolio ed una centrale elettrica. Cioe' a Taranto non le manca niente. Ecco cosa dice l'ENI riguardo ai rapporti con il teritorio:

"L’intero polo di raffinazione ha costruito nel tempo un rapporto di intensa condivisione e coinvolgimento con i dipendenti. Grande rilevanza viene data alla socializzazione da parte della direzione, a tutto il personale, dei risultati operativi e di sicurezza/ambiente, in occasione di incontri dedicati alla divulgazione delle performance dello Stabilimento. Grazie all’applicazione di un modello gestionale specifico, presso lo Stabilimento viene incoraggiato il lavoro di gruppo e la partecipazione attiva dei lavoratori al miglioramento delle attività aziendali. Questo modello di lavoro ha favorito lo sviluppo di associazioni di dopolavoro molto attive che organizzano con crescente successo iniziative di incontro, in particolare sportive, fra i dipendenti del polo di raffinazione."

Cioe' tutte queste parole per non dire nulla. Gli piace lo sport e ogni tanto fanno dei meeting per la sicurezza e l'ambiente. Si ma di concreto?

Di concreto c'e' che continuano a riversare sostanze tossiche nell'ambiente, e che le fumate nere dalla raffineria si susseguono a cadenza regolare. Le fiamme aumentano sempre di notte, specie fra le due e le tre del mattino quando la gente dorme. Ai cittadini, come sempre l'ENI non dice niente. Le ultime fiammate nere si registrarono il 24 settembre e 6 ottobre 2008, qualche giorno fa, si dice per problemi tecnici. Loro hanno problemi tecnici, e la gente respira veleni.

E siccome non si e' mai contenti ci sono nuovi progetti per RADDOPPIARE la raffineria di Taranto e con essa emissioni ed inquinanti. Oltre al raddoppio c'e' anche il progetto di un rigassificatore.

Il ministro Prestigiacomo dice che va tutto bene e che i dati in possesso del governo non giustificano alcun intervento restrittivo. L'ILVA, l'ENI il cementificio possono continuare ad operare indistrurbati. Cioe' una mano lava l'altra. Io ti do i soldi per l'Alitalia, tu mi fai inquinare. Io vado a piangere all'Unione Europea che Kyoto e' troppo restrittiva e tu mi lasci uccidere la gente.

Non va bene. Il progetto di Ortona, per ora, e' piu' piccolo di Taranto naturalmente. Ma queste cose crescono in maniera incontrollata una volta che si installano sul territorio. Dobbiamo dire di no, non solo alla raffineria di Ortona di per se, ma anche per cio' che potrebbe sorgere sulla scia della raffineria nel corso dei decenni. Non e' questo lo sviluppo di cui abbiamo bisogno.

Monday, October 20, 2008

Il modello danese


Nel 1973, a causa delle tensioni fra Egitto ed Israele, i paesi arabi produttori di petrolio decisero di non vendere piu' oro nero agli Stati Uniti, al Giappone e all'Europa. I forti aumenti di prezzi causarono una recessione in tutto il mondo, e l'embargo ebbe gravissime conseguenze all'economia globale.

Molti paesi iniziarono a sviluppare programmi per contenere l'uso energetico, e anzi molte tecnologie dell'epoca furono davvero rivoluzionarie: vennero create le prime macchine elettriche e i primi pannelli solari vennero addirittura montati sulla Casa Bianca dal presidente Jimmy Carter.

Passata la crisi pero' molti paesi, fra cui gli USA, tornarono ai loro vecchi modelli di sviluppo, con Ronald Reagan che decise che non si poteva negare energia al popolo americano "because a life of plenty is the American way". Reagan fece togliere i pannelli dalla casa Bianca. Dopo trenta anni, eccoci qui che annaspiamo per "raschiare il fondo del barile" come dice l'ENI ad Ortona.

La Danimarca pero' si comporto' diversamente. Nel 1976 i danesi DECISERO che non sarebbero stati mai piu' alla merce' del mercato patrolifero e dei ricatti degli Arabi. A quel tempo il paese non aveva risorse petrolfiere fatte in casa e cosi si decise di fare le seguenti cose:

1) Rendere tutti gli edifici energeticamente efficienti

2) Tassare macchine e benzina, usando i soldi delle tasse per sviluppare per davvero le energie alternative e non le chiacchere.

3) Creare "distretti di riscaldamento" grazie ai quali l'energia di scarto delle centrali elettriche, che altrimenti sarebbe stata dispersa, poteva essere usata per riscaldare le case.

4) Investire massicciamente, a livello governativo, nell'energia eolica. Questa mossa fu AZZECCATISSIMA: oggi il 20% dell'energia della Danimarca viene dal vento. I danesi hanno cosi bene imparato l'arte delle turbine a vento da esportare il loro sapere e i loro prodotti al resto del mondo. L'industria del vento ha crato VENTIMILA posti di lavoro nell'ultimo decennio.

5) Promuovere elettrodomestici efficienti, speigando al consumatore danese che sebbene modello X costa meno che modello Y, modello X consuma molta piu' energia, per cui e' piu' conveniente comprare modello Y.

6) Promuovere energia solare. Nel 2005 il governo ha stanziato MILLE MILIARDI di euro per lo sviluppo, promozione e l'integrazione di tecnologia fotovoltaica.

Ironia della sorte, negli anni settanta i danesi decisero di cercare petrolio fra i loro mari e nel proprio sottosuolo. Lo trovarono e di ottima qualita' pure. Il loro petrolio e' a basso contenuto di zolfo, quindi molto migliore di quello Abruzzese. Anche se in parte questo petrolio e' stato estratto in mare aperto, c'e' stata molta oppozione della popolazione che ne ha impedito il pieno utilizzo. I punti da uno a sei li hanno implementati e mantenuti negli anni *nonostante* il petrolio.

I risultati sono stati fenomenali. La Danimarca in trenta anni oggi e' energeticamente indipendente ed e' l'unico paese d'Europa che vende energia ai suoi vicini. La popolazione e' cresciuta del 7% in questi anni, e cosi' pure l'armamentario teconoglico di ciascuno (telefonini, computer, ipod etc etc che prima non c'erano), eppure i consumi energetici sono rimasti gli stessi. In Danimarca lo standard di vita e' fra i piu' alti del mondo occidentale. La disoccupazione e' al 1.6%. I danesi dicono di essere di essere disposti a pagare ancora piu tasse se questo significasse restare liberi dalla dipendenza dal petrolio.

Nel 2007 la Danimarca, che ha gia' ampiamente rispettato e superato Kyoto, si e' data un nuovo obiettivo: quello di generare il 75% dell'energia del paese dal vento. La data prevista e' il 2025 e cioe' a soli 17 anni da adesso. Tutto questo anche se hanno il petrolio in casa. Vogliono usare l'energia eolica per il movimento delle automobili. Nel 2007 i danesi hanno abbassato le emissioni di CO2 nel loro paese dell'8%.



Non siamo la Danimarca e non possiamo semplicemente prendere ed importare il loro modello in Italia a scatola chiusa. Dovremmo pero' predere esempio che progettare,
pensare e prevedere sia la strada giusta piuttosto che ciecamente distruggere una intera economia per poche goccie di petrolio.


Fonte: The New York Times

Thursday, October 16, 2008

Ortona e il global warming


** Mia mamma mi riferisce che anche Famiglia Cristiana di questa settimaan ha un articolo contro il centro oli a firma di Fulvio Scaglione. Se qualcuno di voi puo' scannarlo o metterlo su qualche sito web, e' un altro tassello in nostro favore. Non sono riuscita a trovarlo on line. ***

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Oltre all'idrogeno solforato una raffineria emette tipicamente anche grandi quantita' di anidride carbonica, oltre a solfati, nitrati, ammoniaca, metalli, composti organici volatili e particelle fini. Questi scarti finiscono o nei fumi o nelle acque di scarico.

Si stima che il dieci per cento dell'energia prodotta da una raffineria sia utilizzato per mantenere il ciclo produttivo all'interno dell'impianto stesso. Il 5% delle emissioni mondiali di CO2 e' dovuto alle raffinerie di petrolio che sono responsabili per l'immissione di oltre 800 milioni di tonnellate di CO2 nell'aria. Siccome nel mondo ci sono circa 700 raffinerie di petrolio, ciascuna di esse emette circa 1 milione di tonnellate di CO2 l'anno.

L'anidride carbonica e' il gas maggiormente responsabile dell'effetto serra, e il trattato di Kyoto del 1997 si poneva come obiettivo finale quello di contenere l'esplosione dei valori di CO2 per proteggere la natura, e la vita su questo pianeta. L'Italia firmo'.

Passano dieci anni e l'Italia si accorge di avere forti problemi a mantenere le promesse di Kyoto. Secondo questi impegni entro il 2020 l'Italia dovrebbe ridurre del 20% le emissioni di gas nocivi rispetto ai livelli del 1990, aumentare del 20% i consumi da energie rinnovabili e incrementare del 20% l'efficienza energetica. Per ora altro che -20%! Siamo a +13%. Cioe' ampiamente al di fuori di questi parametri. Se non facciamo niente, ci saranno multe salate da pagare. Ma tanto, a quelle mi sa che siamo gia' abituati.

Il governo dice che noi italiani abbiamo problemi non con il raggiungimento degli obiettivi, quanto con la rigidita'. Beh, se tu stesso ti impegni e firmi per il 20%, ben sapendo le scadenze, non puoi dopo vari anni, avendo fatto ben poco per venire incontro a questi impegni di cui sapevi da tempo, a un certo punto svegliarti e dire "oddio, il calendario e' troppo rigido".

Si dice che noi siamo un paese manifatturiero e non possiamo dare alle nostre industrie questo onere cosi grande. Occorre che sia tutta l'Europa a prendersene carico. Non possiamo pretendere che l'industria automobilistica si metta a costruire auto pulite senza dargli una mano. Non possiamo fare i don Chisciotte della situazione.

Sara' tutto vero, anche se il commissario europeo dell'ambiente, Stavros Dimas, dice che i costi stimati dall'Italia sono esagerati, ma dove sta la programmazione a monte? La Toyota e' dieci anni che produce e commercilializza auto ibride, senza aiuti del governo giapponese ma solo perche' ha capito che c'era mercato per la sua Prius, una ibrida che va ad elettricita' prima e quando finisce la carica della batteria, a benzina. Costa circa $25,000. Qui in California va a ruba. Dove sono stati i graduali abbassamenti dei limiti legali di sostanze inquinanti che in Italia sono stratosferici? Non solo per l'idrogeno solforato ma per molte altre sostanze tossiche, prima fra tutte le diossina. Dove sono le poltiche di incentivazione all'energia alternativa? Perche' in Abruzzo avro' visto si e no dieci edifici con pannelli fotovoltaici e qui a Los Angeles spuntano come funghi?

E come mai in Italia si continuano a costruire centrali a carbone, raffinerie di petrolio, megadesolforatori, rigassificatori, stazioni turbogas e mai invece ad incentivare invece l'energia alternativa? Perche' la Danimarca deriva il 20% della sua energia dalle fonti eoliche e noi no? Perche' la Germania e' uno dei paesi piu' all'avanguardia per l'installazione, la fabbricazione e lo sviluppo di pannelli fotovoltaici? Perche' anche la povera Romania fa qualcosa nel suo piccolo, imponendo a chi si sposa o a chi compra una macchina di piantare un albero e noi non riusciamo a trovare soluzioni creative di qualsiasi genere? Perche' solo l'Italia e la Polonia si lamentano dei limiti? Cosa abbiamo fatto, in tutti i governi, di tutti i colori, in questi anni da Kyoto fino ad oggi?


Se invece di mendicare l'Europa di aspettare fino a dicembre per prendere decisioni (ma che deve succedere da qui a dicembre? Misteri..) ci impegnassimo davvero con le energie alternative? Questo porta, fra le altre cose anche occupazione, sviluppo dell'imprenditoria locale, della creativita'. C'e' un editorialista del New York Times, Thomas Friedman che ne ha scritto anche un libro. Lui sostiene che dopo la rivoluzione dell'information technology ci sara' la rivoluzione dell'industria verde. Mi sa che dopo avere perso le scommesse dell'IT, del biotech, del nanotech, ora perderemo anche quella del green tech e continueremo ad aggrapparci all'idea di essere un paese manifatturiero. Li c'e' solo da perdere perche' non competeremo mai con Cina e India se non per prodotti di lusso.

Cio' che fa piu' tristezza e' che nel caso del green tech abbiamo tutte le materie prime necessarie e piu' degli altri, sole e vento. ma e' piu' facile fare piagnistei all'UE piuttosto che azionare il cervello. La mia piccola proposta: iniziamo risparmiandoci il nostro milionicino di tonnellate di CO2 l'anno da Ortona. Il centro petroli non ci serve.

Fonti: Corriere della Sera 17 Ottobre , Corriere della Sera 16 Ottobre

Prossimi appuntamenti


Continuano a susseguirsi le manifestazioni locali contro la petrolizzazione dell'Abruzzo. Qualche giorno fa RAI tre ha mandato un servizio sul centro petrolifero con immagini della contrada Feudo. Mandiamo un email di ringraziamento al Capo Redattore del telegiornale regionale Domenico Logorozzo a questo email: d.logozzo@rai.it. Io l'ho fatto. Se qualcuno avesse registrato il pezzo e lo abbia messo so youtube, saro' lieta di metterlo sul blog. Intanto ecco qui un po' di eventi nelle varie citta' del Pescarese e del Chietino nei prossimi giorni:

GIOVEDI' 16 OTTOBRE ore 19.30 a LANCIANO presso la Caffeteria Fenaroli aperitivo contro il petrolio. Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito.

VENERDI' 17 OTTOBRE ore 20.30 a SANT'EUSANIO DEL SANGRO presso la Sala di Rappresentanza del Comune in piazza Cesare de Titta. Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito.

SABATO 18 OTTOBRE ore 11:00a ORTONA sala Rotary, complesso Sant'Anna. Conferenza Stampa: I veleni industriali dell'Europa uccidono l' Abruzzo? Con Gianni Lannes, giornalista investigativo, inviato del quotidiano La Stampa sul boom di tumori e malformazione di bambini nel Chietino e nel Pescarese.

SABATO 18 OTTOBRE ore 18:00 a VILLA ROMAGNOLI (Lanciano) nella ex Scuola Elementare. Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito.

SABATO 18 OTTOBRE ore 18:00 a PESCARA in piazza Salotto. Sit in settimanale contro il Petrolio in Abruzzo.

LUNEDI' 20 OTTOBRE ore 21.30 a LANCIANO presso la sede del Comitato Alpino Italiano (CAI). Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai"
e dibattito.

DOMENICA 24 - MARTEDI 26 OTTOBRE a TORINO presso il Salone del Gusto e a TERRA MADRE, stand informativo sul petrolio in Abruzzo del Movimento Nuovo Senso Civico.

VENERDI' 31 OTTOBRE a PAGLIETA. Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito.

DOMENICA 2 NOVEMBRE a PIANE D"ARCHI . Proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito.

SABATO 8 NOVEMBRE a TREGLIO alle ore 17.00 inaugurazione della Sagra del Novello con proiezione de "Il ritorno di Attila" e de "Il paese dell'ormai" e dibattito. Mio 36 esimo compleanno....

Tuesday, October 14, 2008

L'ENI a Crotone


Come riferito negli scorsi giorni dai giornali nazionali, a Crotone, in Calabria, sorgono scuole, asili, parcheggi, strade, case e opere pubbliche costruite con materiali di scarto industriale, fra cui rifiuti altamente tossici e scorie cancerogene e radioattive. In due zone di Crotone, ad alta densita' mafiosa, sono state sequestrati ben diciotto siti inquinati ed e' venuto fuori che nei cortili delle scuole ci fossero la bellezza di 350,000 tonnellate di materiali tossici: arsenico, piombo, indio, zinco, germanio, mercurio. Sette persone sono state arrestate con accusa di associazione a delinquere e per disastro ambientale. Fra questi, addirittura dirigenti delle ASL locali.

Per dieci anni i bambini delle elementari e della ragioneria della citta' hanno fatto lezione, ginnastica e merenda fra gli scarti industriali. Dieci anni di veleni quando il corpo e' in via di formazione. Non e' giusto.

Crotone, durante gli anni sessanta era soprannominata la Milano del sud Italia. C'erano li la Montedison, Cellulosa Calabra e Pertusola sud, ditte che producevano metalli, carta, sostanze chimiche. Disoccupazione non ce n'era, ma con il tempo queste ditte hanno contribuito a dare a Crotone uno dei piu' alti tassi di tumore di Italia. Queste ditte mai si preoccuparono di rinnovarsi, di migliorarsi, diventarono obsolete e nel 1995 erano tutte state quasi totalmente chiuse. Crotone e' oggi la piu' povera provincia della Calabria.

Delle tre ditte, quella responsabile della bomba ecologica e' la Pertusola sud il cui capo di cio' che e' rimasto e' stato arrestato pure lui. E a chi fa capo la Pertusola sud? Guarda caso proprio all'ENI, la nostra amica che fa disastri
in tutta Italia. Naturalmente non e' solo colpa loro. Hanno trovato attorno a loro condizioni politiche favorevoli, informazione scarsa, gente omertosa e ndrangheta pronta a fare affari. Ma alla fine dei conti, se l'ENI fosse stata onesta non si sarebbe arrivati qui. Che mandi tuo figlio all'asilo e invece gli dai per quattro o cinque ore al giorno aria tossica da respirare. Intanto, ecco cosa dice il presidente della provincia di Crotone il 25 settembre del 2008:

"La notizia conferma, se pure ce n'era bisogno, la gravità eccezionale della situazione ambientale su larga parte del territorio provinciale e, in particolare, la responsabilità che, nel determinarsi di questa situazione, hanno avuto le politiche di aggressione al territorio e di rapina delle risorse per lunghi anni attuate dall'Eni attraverso le società controllate e le attività condotte nella provincia di Crotone"

"Questo è il risultato della logica del profitto a tutti i costi, che ha trovato sul posto classi dirigenti cieche ed insensibili. Persino settori dell'informazione, sull'altare di meschini interessi economici, hanno chiuso gli occhi davanti a realtà inquietanti, che oggi si manifestano in tutta la loro esplosiva negatività. Incalcolabili danni sono stati causati alla salute dei cittadini, all'ambiente, al sistema produttivo
"

In realta' di questo gia' si sapeva dal 2003, quando vennero commissionati degli studi ambientali per verificare la presenza di sostanze radioattive fra i rifiuti industriali. Quella commissione studio' tutta la zona di Crotone e il Prefetto della citta' dell'epoca disse:

la Pertusola ha causato un elevato inquinamento a tutta la zona che, uno studio commissionato ad istituzioni universitarie dall’Alto Commissariato per i Rifiuti, ha definito altissimo. Per fortuna la notizia non si è propagata, perché in caso contrario si sarebbe determinata, a mio avviso, una situazione pericolosa per l’ordine pubblico”.

Cio' meglio farla morire la gente piuttosto che informarla. Intanto come riferisce il giornale online L'opinione:

".. si e' continuato a coltivare le colline, a pescare ed immettere nella catena alimentare pesce all’arsenico, a bere e utilizzare acqua allo zinco senza che nessuno prendesse dei provvedimenti per l’unica cosa ovvia e sensata da fare: la tutela della salute pubblica. Si è permesso invece di impastare rifiuti tossici con il cemento con il quale hanno poi costruito scuole elementari. Hanno lasciato che con quel materiale si costruisse il porto, ponti e viadotti, piazzali attrezzati, caserme e piste ciclabili, le strade ed i palazzi dove la gente è morta e continua a morire di tumore, ad ammalarsi di leucemia, a subire alterazioni geniche e del metabolismo e malformazioni di vario genere. Ci troviamo dinnanzi ad un disastro ambientale di proporzioni immani, una situazione che in molti conoscevano ma hanno preferito tacere e chi doveva agire per assicurare i responsabili alla giustizia nonché impedire che il reato venisse portato ad ulteriori conseguenze, ha taciuto e non ha agito così facendo si è reso complice della catastrofe."

Di fronte a tutto cio' il primo Ottobre, l'ENI avanza la magnanime proposta: quella di forse bonificare gratis i diciotto siti inquinati di Crotone. Nulla di certo, ci devono pensare poverini, ma forse lo faranno, come se fossero santi. Allo stesso tempo pero' l'ENI ci tiene a precisare che "il conglomerato idraulico catalizzato se isolato e rullato con l'asfalto non è pericoloso".

Cioe' negano anche qui! Certo, nulla e' pericoloso, come non lo sono i fumi tossici delle raffinerie, i pozzi nella laguna veneta, il DDT nel lago maggiore, gli incendi e tutte le schifezze che vanno facendo quotidianamente. In un altra parte del mondo, di fronte ad uno scandalo simile sarebbero saltati tutti i vertici ENI, ci sarebbe stata indignazione popolare totale, se ne sarebbe parlato per giorni e giorni, e oltre a condanne di bonifica obbligata ci sarebbe stato il riscarcimento alla citta' di multe salatissime. Spero che i processi siano veloci e che l'ENI e gli altri personaggi coinvolti paghino per cio' che hanno fatto perche' tutto questo e' criminale.

L'ENI a Crotone non solo gli ha regalato scuole al mercurio, ma gli ha anche rubato il mare e la pesca. A pochi chilometri dalla costa di Crotone infatti sorgono dei pozzi petroliferi e per il metano. Il risultato? Mare sporco, problemi di subsidenza, pesca drasticamente ridotta, mare privo di vita per colpa delle onde sonore e brutture visive in una citta' che ora spera nel turismo...



Fonti: Indymedia Calabria , Corriere della Sera

Sunday, October 12, 2008

Fratino alla frutta



L'intelligentissimo sindaco di Ortona, Nicola Fratino non sa piu' che pesci pigliare.

Ora che chiesa, scienza, stampa nazionale e popolo sono tutti compatti a dire no al centro oli e all'Abruzzo petrolizzato, si aggrappa all'unica arma che gli rimane: infondere paura fra la gente. Leggo infatti da "Il Messaggero" di oggi che in seguito ad un misterioso incontro romano fra lui e innominabili vertici dell'ENI (Fratino e' davvero un uomo importante!), emerge la possibilita' per Ortona di perdere settecentocinquanta posti di lavoro. Questi infatti, secondo il guru dell'economia Nicola Fratino, sono gli impieghi dell'indotto legati alla attuale presenza ENI ad Ortona, nel complesso Sant'Elena.

Se non ci prostriamo ai piedi dell'ENI e non gli offriamo il 35% dell'Abruzzo dunque, il lupo deforme si trasferira' a Viggiano e gli operai pure. Il sindaco e' preoccupato per noi cittadini e proclama:

"In qualità di sindaco di Ortona ho il dovere di intraprendere tutte le iniziative atte a scongiurare questo pericolo."

Sono quasi commossa dall'amore per il popolo e per Ortona di quest'uomo che ha portato prosperita', lungimiranza e crescita alla sua citta' in questi anni.

Il posto degli operai sara' garantito. Dovranno trasferirsi in altre citta' d'Italia, e certo, qualche volta questo puo' anche essere difficile, ma accade spesso nel mondo del lavoro, e fa parte del gioco. Quante altre persone conosciamo che si sono trasferite dall'Abruzzo a Milano o in altre parti di Europa per lavoro o per decisioni aziendali? Anche se molti dei lavoratori ENI si ostinano a dire che il centro oli portera' benessere e gioia, non sara' facile adattarsi alla vita a Viggiano. Mi dispiace per loro, perche' non hanno saputo vedere con occhi liberi dalle bende. Vedranno li, quant'e' bella la vita con il petrolio dietro casa.

Gia' nel 2001 l'ENI smantello' parte del distretto operativo di Ortona, trasferendo tutti a Ravenna nel giro di un mese e senza chiedere, discutere o dialogare con nessuno. Hanno deciso che era meglio cosi per loro, e amen. Da il Centro del 2001:

"Nonostante l'unitarietà d'intenti di tutti i partecipanti in contrapposizione alla politica dell'Eni, rovesciando tutte le premesse e le attese, il sottosegretario [dell'energia] Dell'Elce ha concluso l'incontro ignorando le posizioni espresse e dando per scontato che il progetto dell'azienda [ENI] era da considerarsi accettato ed irreversibile".

Dunque l'ENI ci sta minacciando: se vuole davvero andarsene lo avrebbe fatto con o senza il viaggio della speranza di Fratino a Roma. Lo avrebbe fatto perche' all'ENI non interessa ne di noi, ne della natura, ne della salute della gente ma solo del proprio tornaconto. A me pare piuttosto che cerchino di infonderci paura, cosi, alla fine, da poter vincere. E' un ricatto come quelli che fanno i bambini. Tu non mi dai tutto quello che voglio? E io me ne vado. Ma noi non siamo mica scemi.

E poi, qualcuno mi dice quali sono queste industrie dell'indotto ENI? Io non riesco a pensare a nulla. Fratino tira fuori numeri dal cappello, settecentocinquanta lavoratori. Dice addirittura che l'indotto ENI rappresenta l'80% dell'occupazione ad Ortona. Davvero? Ma distribuiti come? Che lavoro fanno quelli dell'indotto? La Fater e' indotto ENI? Le cantine agricole sono indotto ENI? La De Cecco e' indotto ENI?

Non sono mai stata al complesso Sant'Elena e non so, ma mi pare un numero sparato a caso.

Ad ogni modo, se davvero fossero settecentocinquanta posti di lavoro, dall'altro piatto della bilancia c'e' il lavoro di cinquemila famiglie che vivono di agricoltura, una popolazione alle prese con tumori e malattie e il crollo del gia' scarso turismo a causa di politiche miopi della citta' di Ortona. Da come la vedo io, nemmeno 750 posti di lavoro ne valgono la pena. Un nuovo lavoro uno lo trova, la guarigione dal cancro non troppo spesso.

Fra le parole di Fratino anche qualche cosa di vagamente familiare: il 70% del traffico commericale del porto di Ortona e' legato all'ENI e occorre salvarlo. Anche qui, sara' vero, sara' falso, da dove vengono queste cifre? Ma la cosa piu intrigante e' che, ammesso che tutto fosse vero, il traffico portuale porta prima di ogni altra cosa, SOLDI A FRATINO!!. Forse e' per questo che e' cosi preoccupato! E' lui che gestisce il porto di Ortona, tramite la ditta Fratino.com... Almeno su certe cose, caro Nicola, taci, che ci fai piu' bella figura.

Da ultimo, e qui lo so che parlo da americana, ma perche' non vedere l'eventuale uscita di scena dell'ENI come una occasione di sviluppo per Ortona? La zona del porto e' desolata e piena di baracche o ex stabilimenti portuali abbandonati e arrugginiti. E se tutto cio' venisse riconvertito a spiaggia o inglomerato nel parco della costa teatina? E se Ortona tornasse ad essere la perla dell'Adriatico e la gente non fosse costretta a pigiarsi gli uni sugli altri ai Saraceni d'estate?

Cigliegina sulla torta:

"Perderemmo anche gli investimenti conseguenziali che l'Eni è solita fare come quelli in forme di energie alternative come l'idrogeno o il fotovoltaico - spiega il rappresentante sindacale Gianfranco Nervegna"

Si cosi potremmo farci la chemio-ecologica! Gianfranco, senti a me, vai a Viggiano e chiedigli quanti impianti foltovoltaici l'ENI ha messo li. Oppure chiediti quanti ne ha messi ad Ortona in cinquanta anni di permanenza. E poi, non serve mica l'ENI a metterti l'impianto fotovoltaico. Per quello basta l'imprenditoria locale e un minimo di inteligenza e lungimiranza politica che sproni lo sviluppo in questo senso.

ALL'ENI NON GLIENE IMPORTA NULLA DI NOI, CAPITE?

Friday, October 10, 2008

La RAI al Feudo, Harvard a Vasto


E cosi, dopo tanti mesi, finalmente la RAI arriva a filmare le terre del Montepulciano e il nostro amore per salvare le viti, la nostra salute e il nostro futuro. In questi giorni si sono susseguite varie manifestazioni locali, il quotidiano la Stampa ha riportato due pagine sulla questione Abruzzo petrolizzato, Monsignor Forte, Ghidelli e Valentinetti hanno manifestato la loro contrarieta' all'Abruzzo petrolifero e domani ci saranno le telecamere. Spero vivissimamente che saremo in tanti, e che in tutta Italia possano vedere che non siamo una banda di matti ma gente normale che semplicemente vuole difendere cio che ha ed ama.

Domani mattina 11 Ottobre alle 9 di mattina, rimandiamo i nostri impegni, prendiamoci mezza giornata e andiamo tutti al Feudo. Naturalmente saro' li con il cuore. In serata per chi puo' il consueto sit in settimanale a Pescara. Per maggiori informazioni in merito ecco il sito di Emergenza Abruzzo.

Intanto, ecco cosa dicono di noi di recente:

The Irish Times nel Luglio 2008 nel consigliare agli Irlandesi di venirsi a comprare una casa in Abruzzo:

"Alongside some of Italy's best-preserved medieval and Renaissance hill towns, it's got some of the most dizzyingly beautiful natural scenery - two-thirds mountains, a third national park and some fabulous local wines such as Montepulciano d'Abruzzo."

Oltre a cittadine Rinascimentali e medievali fra le meglio conservate d'Italia, in Abruzzo ci sono panorami naturali bellissimi e da capogiro, per due terzi coperta da montagne, un terzo da parchi nazionali e vini favolosi come il Montepulciano d'Abruzzo.

"There are not many places where, should you be so inclined, you could be on a reputable ski slope and a Blue Flag sandy beach within the space of an hour and get dozens of hilltop villages full of empty ancient houses ripe for renovation."

Non ci sono molti posti dove, se ne avessi voglia, potresti essere prima su una rispettabile pista da sci e poi lungo una spiaggia sabbiosa e con la bandiera blu (beh, qui sorvoliamo!) nel giro di un'ora e con una montagna di villaggi piene di case antiche da restaurare.

Il Brisbane Times nell' Aprile 2008 invita gli Australiani a vistare l'Abruzzo

"Many visitors to Rome do not realise that a startling and intriguing contrast to the city is available within a 90-minute drive. Heading eastwards, visitors reach soaring peaks, Europe's southernmost glacier, uncontaminated nature and magnificent medieval churches. The Abruzzo, the region that occupies much of the centre of the peninsula, is dotted with ancient villages set amid imposing mountains. But it also flanks the Adriatic sea. It is as if Tibet were bordered by California."

Molti visitatori che vanno a Roma non sanno che esiste una realta' meravigliosa e intrigante molto diversa dalla citta' a soli 90 minuti dalla capitale. Verso est, visitatori possono ammirare montagne mozzafiato, il ghiacciaio piu' meridionale d'Europa e magnifiche chiese medievali. L'Abruzzo, la regione che occupa la maggior parte del centro della penisola, e' cosparsa di villaggi antichi fra montagne imponenti. Ma e' anche affiancata dal mare Adriatico. E' come se il Tibet confinasse con la California.

Addiritura Harvard, una delle piu' prestigiose universita' americane ha tenuto un programma estivo in Luglio 2008 IN ABRUZZO: Harvard a Vasto, e non e' fantasia!

Queste sono solo un po di iniziative che ho trovato in giro. Su Google si possono trovare tante altre cose: ho scovato un fotografo svedese che verra' ad insegnare un corso di fotografia all'Aquila, gente che vuole venirsi a sposare in Abruzzo, che vuole comprar casa.

Se solo avessimo una classe dirigente all'altezza della bellezza che abbiamo! Se come popolo fossimo tutti un po piu' intrapendenti e partecipassimo al bene comune! Il parco della costa teatina, i fiumi da ripulire, i siti inquinati da bonificare a Bussi e nei dintorni, i cementifici di Pescara e Lettomanoppello da cancellare. C'e' cosi tanto da fare, e da star bene, da star meglio come popolazione, economicamente, fisicamente, spirtualmente.

Non permettiamo ai petrolieri di distruggere tutto, e anzi usiamo questa guerra contro di loro per farci riscoprire l'orgoglio di essere Abruzzesi e soprattuto per tradurre questo orgoglio in impegno quotidiano.

Wednesday, October 8, 2008

Azioni criminali ENI. Parola di ENI


Sono andata a scovare il report 2008 che l'ENI presenta ogni anno al New York Stock Exhange dove diffonde tutte le notizie su di se che possono interessare gli investitori. Il modulo si chiama F-20 e l'ente che lo revisiona si chiama Security Exchange commission - SEC. Se scopri che menti ti cacciano da Wall Street. L'ENI riporta pagine e pagine di procedimenti criminali fatti contro di se. Ecco un po di "procedimenti criminali", l'ENI ne riporta circa DIECI PAGINE fitte fitte. Oltre ai danni ambientali ci sono cause per avere creato cartelli, per avere violaot l'antitrust, per avere non pagato le tasse.

Sono loro stessi a chiamarli procedimenti criminali. Mi limito a riportare brevi riassunti delle cause che hanno o hanno avuto negli ultimi tempi per danni all'ambiente e alla salute dell'uomo. L'ordine e' cosi' come lo elenca l'ENI, e dunque non cronologico.

18) 2008: L'ENI chiamata in causa dalla regione Veneto, l'Ente Parchi della privincia del Po, la provincia di Rovigo, la provincia di Venezia, la Provincia di Ferrara, la citta' di Comacchio a rispondere di tentata strage e di alluvione.

17) 2007: Causa a Carrara per inquinamento irreversibile alla bellezza naturale del sito di stoccaggio di idrocarburi in localita' Avenza. Fra gli accusanti il ministero dell'Ambiente

16) 2007: Causa ad Augusta per inquinamento da Mercurio dovuta alle emissioni ENI.

15) 2006: Causa a Torino per l'inquianamento da DDT a Pieve Vergonte, sul Lago Maggiore

14) 2006: Causa a Priolo (Siracusa) per incendio negligente

13) 2004: Causa a Rovigo per i crimini collegati ad attivita' di smaltimento illegale di rifiuti a Mantova.

12) 2004: Causa a Rovigo per le emissioni nocive di un impianto petrolifero a Mantova

11) 2004: Causa a Rovigo per smaltimento illegale di rifiuti a Loreo (Rovigo)

10) 2003: Causa a Crotone per danni ambientali dell'ENI e per danni irreversibili alla bellezza naturale nel sito di Averza

9) 2002: Causa a Venezia per danni ambientali alla Laguna di venezia causati dallo stablimento di Porto Marghera

8) 2002: Incendio a Gela. Processo all'ENI per incendio negligente, crimini contro l'ambiente e contro la belezza naturale.

7) 2002: Causa a Gela contro l'ENI per avere causato danni alla salute umana con la
raffineria e le sue emissioni

6) 2002: Causa a Gela per l'inquinamento delle falde acquifere. L'ENI accusata di comportamenti criminali nello smaltimento di rifiuti derivanti dalla raffineria e di aver causato danni ambientali e all'approviggionamento idrico. Ricordo che a Gela l'acqua del rubinetto non e' potabile a causa dell'ENI.

5) 2002: Causa a Priolo (Siracusa) per avvelenamento intenzionale. L'ENI accusata di avere causato infiltrazioni di sostanze tossiche nelle fonti di approviggionamento iderico. L'ENI condannata a ripulire la zona.

4) 2002: Causa a Gela per violazione delle leggi sullo smaltimento dei rifiuti. L'ENi condannata al pagamento di una multa per avere disperso nell'ambiente residui petroliferi inquinanti.

3) 2000: Causa a Brindisi per inquinamento di sostanze chimiche tossiche dal 1960 ad oggi.

2) 1997: Causa a Venezia per crimini e cattiva conduzione di Marghera, dal 1970 al 1995.

1) 1992: Causa a Mantova per inquinamento dal 1976 al 1990

Ci sono poi pagine e pagine di altri tipi di reati, d'altra parte la madre di tutte le tangenti e' venuta fuori proprio dall'ENI, che possiamo aspettarci da gente simile? Considerate le reticenze che hanno avuto nel dichiarare lo stop al progetto di Miglianico, chissa' quante altre procedure legali ambientali si sono "dimenticati".
Per esempio che sono sotto processo a Viggiano, per dirne una. O che qualche mese fa L'ENI e' stata condannata al pagamento di 7,5 milioni di dollari per inquinamento ambientale in Kazakhstan assieme alla inglese BP. Vogliamo fidarci proprio di questa gente? Io non gli affiderei neppure la pulizia condomiale.

Domani proiezione del video il ritorno di Attila a Rocca san Giovanni alle 9 di sera.

Ancora onore alle due famiglie che, almeno a quanto ne so io, hanno resitito ai petrolieri e non hanno firmato l'atto di compravendita.

Fonti:ENI SPA Form 20-F Maggio 2008

Monday, October 6, 2008

L'Abruzzo e' di tutti noi


Come apparso negli scorsi giorni su prima da noi, l'ENI e' passata a tattiche da KGB, lettere di minaccia, contadini spaventati, intimidazioni e paure. Come nel terzo mondo, e ad un passo da metodi di criminalita' organizzata, hanno mandato lettere ufficiali ai contadini indicando loro che se non firmano l'atto di compravendita dei terreni entro domani 7 ottobre 2008, dovranno, i contadini, restituirgli il doppio della caparra ed assumersi, i contadini, tutte le spese legate alla mancata realizzazione del centro petrolifero. Mi chiedo se tutto cio' sia legale e in sincerita' non credo.

Stasera il Comitato Natura Verde si riunisce presso l'hotel Verna, in contrada Savini (Ortona) alle 8 di sera. L'incontro e' aperto a tutti e credo che si saranno molte personalita' politiche alle quali e' chiesto un impegno concreto, non solo finanziario, ma anche di responsabilita' istituzionale. Se l'ENI vuole portarci in causa, dovra' portare in causa la regione Abruzzo e non due contadini che hanno gia' fatto la loro parte e che continuo a ringraziare.

Io non ci saro', ecco pero' cosa ho mandato a dire loro:

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Caro poltico,

e' passato ormai un anno dal giorno in cui ho saputo del progetto del centro oli ed altrettanto dal momento in cui mi sono attivata per dare il mio contributo contro la petrolizzazione dell'Abruzzo.

I miei genitori mi hanno sempre insegnato che ciascuno deve contribure al bene comune usando i mezzi che ha a sua disposizione. Io faccio lo scienziato, ed il mio contributo e' stato di ricercare, leggere, chiedere a chi fosse piu' esperto di me e poi con la piu' assoluta onesta intellettuale, di divulgare cio' che sapevo nel modo piu' semplice e comprensibile, a chiunque volesse ascoltare e chiedere.

Per me e' stato un anno difficile, sacrificando tempo libero e non solo quello. Sono venuta in Italia tre volte e mi accingo a venirci la quarta, nel giro di un anno. Ho fatto e faro' tutte queste cose con immenso amore, anche se sono una emigrata e anche
se, tutto sommato, me ne sono dovuta andare dall'Abruzzo perche' non c'erano opportunita' lavorative per me.

Come me, moltissime altre persone hanno portato il loro contributo, di tempo, di sacrifici, di denaro e da ancora piu tempo di me, cercando di diffondere informazioni e di attivarsi in prima linea. Parlo dei membri dell'eroico CNV e di tutte le altre associazioni locali sorte in difesa del territorio.

Ora e' giunto il vostro momento. E' arrivato il tempo che anche chi sta al potere, locale e regionale, si carichi di responsabilita' vere, anche se sono difficili e scomode e anche se si ha paura delle conseguenze. L'Abruzzo e' di tutti, e ora tocca a voi agire. Le partite con i petrolieri non sono facili, e ci vuole l'impegno vero da parte di ciascuno di noi.

Non possiamo fare finta di niente, occorre che TUTTI, cittadini e istituzioni, facciano la loro parte. Non ci si puo' aspettare che due eroici contadini si prendano sulle spalle l'onere di salvare l'Abruzzo. Quell'onere e' di TUTTI gli abruzzesi, lontani e vicini, scienziati e politici, giovani e meno giovani, credenti o atei. TUTTI
indistintamente.

Ci porteranno in causa come collettivita'? Bene, ci andremo. Non c'e' altra scelta. Le generazioni prima di noi sono andate al fronte, molti hanno dato la vita per difendere i nostri territori, e noi abbiamo il DOVERE verso di quanti sono venuti prima di noi di lottare e di resistere con le stessa tenacia ma nei modi piu' consoni al 2008. Allo stesso tempo abbiamo il DOVERE di offrire ai nostri figli un ambiente sano, un Abruzzo sano dove possano crescere bene, fisicamente e moralmente. Abbiamo il dovere di prendere quanto ci e' stato dato e offirlo alle generazioni future migliorato, piu' bello, piu' sano.

La politica non gode di una buona reputazione in Italia di questi tempi. Abbiate coraggio, c'e' solo da guadagnarci, sotto tutti i fronti, con i cittadini, con le proprie famiglie e soprattutto con la propria coscienza nella certezza di non avere avuto paura. Nella certezza di essere stati Uomini per davvero. Nella certezza
di avere fatto la cosa giusta. La vita e' piu' bella cosi'.

MR

Saturday, October 4, 2008

Il petrolio e la Majella


L'altro ieri mi e' arrivato un comunicato Ansa dove si dice che alcuni illutri geologi di Camerino, sotto la guida di tale Emanuele Tondi che e' al soldo dell'ENI e della Shell Italia fin dal 1998, hanno deciso di studiare le falde e le fratture del nostro sottosuolo per indagare il loro contenimento di petrolio e gas.

Sembrerebbe uno studio innocente, fatto per amore della conoscenza. Loro stessi pero' dicono che tutto questo nasce dal fatto che a LettoManoppello, che fra l'altro fa parte del Parco Nazionale della Majella, c'e' una sorta di giacimento di idrocarburi a cielo aperto, dove il bitume affiora sulla superficie e che dunque diventa appetibile
per l'esplorazione petrolifiera. E visto che Emanuele Tondi ed i suoi amici sono pagati esclusivamente da ditte petrolifere per questo progetto si capisce anche perche' ci sia questo desiderio di conoscere meglio il sottosuolo abruzzese.

Il bitume e' un composto petrolifero melmoso, fatto di idrocarburi pesanti e ricco di impurita'. Insomma, anche questo petrolio di bassissima qualita', tant'e' che viscoso com'e', in genere ci si fa l'asfalto e non la benzina. A causa pero' dell'aumento dei prezzi del petrolio, almeno secondo wikipedia, raffinare il bitume e' diventato economicamente redditizio: "upgrading bitumen to synthetic crude oil has become highly profitable". Dunque l'assalto a qualunque cosa rassomigli vagamente al petrolio, e dunque l'assalto anche alla Majella, ad un parco naturale, alla Madonna di LettoManoppello.

Di questo giacimento se ne sapeva gia' dai tempi degli antichi romani. Come riporta l'ENI, le prime ditte petrolifere italiane volevano usarlo gia' nel 1868 a scopi commerciali. Dovettero desistire perche' la loro idea era di raffinarlo a Grottammare, nelle Marche, ma la popolazione locale si ribello' a causa delle forti puzze ed esalazioni sulfuree. Guarda caso. Da allora non se n'e' fatto piu' niente perche' era piu conveniente compralo all'esterno il petrolio piuttosto che raffinare il bitume. Cioe' questo tipo di petrolio faceva schifo nel 1868, e fa schifo ancora adesso. Ci si ribello' allora, ci ribelleremo anche adesso.

Qualcuno dira' ma se affiora in superficie, tanto vale usarlo. No invece, se affiora e' un fenomeno naturale, limitato in estensione, periodico nel tempo. Usarlo significa invece scavare vari chilometri in profondita', cacciare dalle viscere della terra chissa quanta altra robaccia e poi costruire oleodotti, raffinerie e tutta l'infrastruttura necessaria. Tutto questo nella nostra bianca Majella e per dare soldi all'ENI, alla Shell e ai tizi di Camerino. Molto meglio lasciarlo li dove si trova questo bitume e considerarla una eccentrica conformazione geologica. LA MAJELLA E' UN PARCO NATURALE, NON UN CAMPO PETROLIFERO!

Anche a Los Angeles esiste una cosa del genere, si chiama La Brea Tar Pits. Pensarono anche qui (nel 1890!!) di estrarre il petrolio e di usarlo, ma l'idea venne ben presto abbandonata perche' Los Angeles, citta' ricchissima di petrolio decise di darsi un altro tipo di sviluppo. Oggi del La Brea Tar Pits ne hanno fatto un museo, perche' ogni tanto, alcuni animali cadevano nel bitume e si sono fossilizzati. Il museo contiene fossili animali e vegetali giunti quasi intatti dall'era glaciale. Forse non e' redditizio come un campo di petrolio, ma a suo modo gli americani hanno trovato un modo sano per far diventare il bitume una fonte di ricchezza.

Dimenticavo, gli illustri scienziati di Camerino, hanno scritto nel loro progetto che organizeranno visite giudate per "gli esperti delle ditte petrolifere". Degli Abruzzesi, della Majella, di LettoManoppello e dei suoi abitanti neppure una parola.

Mi chiedo se questi studi siano legali, viste le leggi regionali in materia che vietano esplorazioni petrolifere, e se non sia il caso che qualche avvocato lo potesse far presente ad Emanuele Tondi e ai suoi amici pagati dalla Shell Italia e qui sotto elencati:

Fabrizio Agosta
Mauro Alessandroni
Giovanni Deiana
Chiara Invernizzi
Anna Mancinelli
Luciano Misici
Pietro Paolo Pierantoni
Vincenzo Spina

Evviva la scienza indipendente.

Thursday, October 2, 2008

Il petrolchimico a Genova


Oggi pomeriggio, su Rai tre, dalle 4 alle 5pm il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo rispondera' a delle domande relative alla petrolizzazione dell'Abruzzo che le saranno poste dal senatore Giovanni Legnini, abruzzese anche lui. Spero che qualcuno possa registrarlo e metterlo su youtube cosi potranno vederlo anche quelli che come me vivono lontano.

Intanto, qualche tempo fa mi ha contattato un comitato cittadino di Busalla, in provincia di Genova, affinche' andassi da loro a parlargli dell'idrogeno solforato. La loro raffineria si chiama Iplom e ne abbiamo gia parlato su questo blog. E' la stessa che gli ha inquinato i fiumi e che qualche settimana fa e' incendiata. La raffineria gli ha causato puzze, rumori, crollo del mercato immobiliare, falde acquifere inquinate, malattie. Tutte cose che gia' sappiamo, ma che qui tocchiamo con mano, perche' come a Viggiano, come a Falconara, sono cose gia' successe e non dette in astratto da una che abita dall'altra parte del mondo.

Ecco com'e' ridotta la qualita' di vita a Busalla, nelle parole di Monica Colombara, del Comitato Salute Pubblica e come riportato da un giornale locale il Valle Scrivia del luglio 2008 a pagina 2:

"Sul piatto - dicevo - metterei una qualità della vita fortemente compromessa da un’industria insalubre le cui lavorazioni comportano la presenza di sostanze cancerogene e/o tossiche e/o altamente infiammabili (greggio, virgin nafta, idrogeno, idrogeno solforato, additivi, chemicals, catalizzatori, ecc.), il tutto in mezzo ad un centro abitato. Miasmi quasi quotidiani e rumori insanabili, perché la stretta prossimità con le case rende strutturalmente inefficaci le barriere acustiche davanti a parti di impianto attive giorno e notte. Metterei le centinaia di autocisterne che transitano per le vie congestionate del paese (di queste non si parla mai, sembra che il traffico di mezzi pesanti riguardi solo la Val Seminella…). Metterei i dati rilevati nei pozzi di emungimento che rivelano lo stato delle acque di falda sotto lo stabilimento: la presenza di idrocarburi è talvolta cento volte superiore al limite consentito (!). Metterei l’impatto visivo devastante, che condiziona l’attrazione turistica e quindi commerciale di un posto che alloggia l’orribile manufatto. Metterei il deprezzamento delle case di proprietà (un impianto a rischio è un fattore peggiorativo, che pesa di un buon 20% sul loro valore immobiliare): pensiamo sempre alla ricchezza che entra (poca e non diffusa), mai a quella possibile o a quella che ci viene sottratta. "

Verso la fine degli anni '80 e inizio degli anni '90, decisero che la raffineria di Busalla avesse bisogno di un centro di desolforazione. Nel 1990 l'allora sindaco Claudio Ferralasco interpello' un professore dell'unversita' di Genova, il professor Umberto Bianchi, dell'istituto di Chimica Industriale. Il professor Bianchi presento' un report dove si scongiurava la realizzazione dell'impianto di desolforazione, tanto piu' che si parlava di diffusione di H2S su un "intorno comunque vasto" del territorio della citta' e che cio' "pare allo scrivente ... del tutto inaccettabile". Il suo report e' facile da capire e piu' o meno dice le stesse cose che vado predicando da tempo. Lo si puo' trovare qui.

Il sindaco della citta' segui' i consigli di Bianchi e nel 1993 il piano regolatore comunale stabili' che, data la gia' disastrosa condizione ambientale della citta' di Busalla, il petrolchimico non potesse ampliarsi piu'. Niente desolforizzazione dunque. Ecco qui uno stralcio del documento del comune:

“Le industrie petrolchimiche che si trovano in questa zona [zona D, industriale artigianale o assimilata, in Sarissola], data la vicinanza ai centri abitati e le caratteristiche di impatto ambientale, legato al tipo di produzione occupano UNA LOCALIZZAZIONE IMPROPRIA peraltro non consentita dalla normativa del Piano Regolatore Generale."

"Sono consentiti esclusivamente interventi volti al miglioramento tecnologico che abbiano come risultato la riduzione del carico inquinante con particolare riferimento alle immissioni atmosferiche. NON SONO ALTRESÃŒ CONSENTITE OPERE DI AMPLIAMENTO SIA DELLA PRODUZIONE CHE DEGLI IMPIANTI DI DEPOSITO”.

Storia finita? No, perche' l'Iplom veramente lo voleva questo desolforatore e allora cosa fa? In barba alle decisioni comunali, invece di spiegare ai cittadini cosa avrebbe rappresentato per loro il desolforatore, iniziano ad usare nomi ingannevoli, puliti e romantici, non si parla di desolforatore, quanto invece di "Progetto qualita'". Proprio come noi, non una "raffineria", ma un delicato centro oli di dodici ettari di terra.

I cittadini proposero dei referendum per chiedere alla gente che ne pensasse, raccolsero le firme, tutto a norma di legge, ma il sindaco, non piu' il prudente Ferralasco, quanto invece il piu' leggero Loris Maieron, glieli boccio'. Dunque, popolo o non popolo, risoluzioni comunali o no, nel 1997 Busalla si ritrovo' il suo bel centro di desolforazione, che nel corso degli anni gli ha dato incendi, fumi ed ha peggiorato le loro vite.

Ma non sono ancora contenti alla Iplom, ora lo vogliono RADDOPPIARE il desolforatore di Busalla. Non gli importa niente che gli hanno inquinato i fiumi e dato malattie, no. Dal loro sito la Iplom dice che sono attivi sul territorio e fanno manifestazioni "Noi e voi" cioe' gli organizzano i tornei di calcetto e un po di muraglie attorno agli stabilimenti per evitare rilasci accidentali di robaccia nei fiumi. Vi pare una roba seria? Ma se il fiume Scrivia e' tutto inquinato? Mi sa che la muraglia cosi bene non gli ha funzionato. Per quanto riguarda il torneo di calcetto.. la ci bastava l'oratorio dei salesiani, non vi pare?

Cosa dire? La vittoria piccola piccola dell'altro giorno per noi Abruzzesi, con il rinnovo della moratoria, non deve ASSOLUTAMENTE portarci ad adagiarci. A Busalla hanno aspettato sette anni i petrolieri per farla: dobbiamo vigiliare su un lunghissimo arco di tempo. La partita non e' affatto finita e occorre contiuare a lottare, uniti e numerosi. E poi, NON DOBBIAMO CREDERE MAI ALLE BALLE dei petrolieri. A loro non interessa niente del popolo. Agli abruzzesi non servono i tornei di calcetto, serve invece l'aria e l'acqua pulita e magari qualche politico intelliegente che sappia programmare per il nostro sviluppo turistico, investendo e migliorando la qualita' dell'ambiente, dell'offerta e della pubblicita'.

A Monica, come agli abitanti di tutte le citta' petrolizzate d'Italia non posso che chiedere scusa, da Italiana e prometterle di fare del mio meglio per venire a visitare Busalla. Grazie per avermi fornito il materiale. Il sito del comitato di Busalla e' qui.

Ricordo, Sabato a Pescara dalle 7 alle 8 in piazza Salotto per il sit in contro il petrolio in Abruzzo. I contributi per acquistare i terreni del Feudo e liberare i contadini dal fardello ENI si possono invece dare cosi':

Bonifico bancario intestato a: Comitato Natura Verde
Conto: 064 - 330 - 0080876
Coordinate bancarie: IT73 B060 5077 890C C064 0080 876

per evitare invece le spese bancarie:
a Ortona, Fabrizia: 329/1574549
a Lanciano, Diana: 335/5392058
a San Vito: Assunta 329/9763038