Piattaforma ENI in Egitto - Temseh, 2004
11 giorni di fuoco.
Qui l'interrogazione parlamentare del giorno 2 Aprile 2014
sulla questione.
Interrogato il morto non rispose nessuno.
Le vergogne dell'ENI non finiscono mai.
Io non so questi come facciano la notte a dormire sonni tranquilli.
Dell' inchiesta della Procura di Milano contro il gruppo ENI-Saipem e contro l'amministratore delegato dell’
ENI Paolo Scaroni abbiamo gia' parlato. Il nostro beneamato e' infatti indagato per una supposta tangentina da quasi 200 milioni di dollari appalti e contratti in Algeria.
Noccioline, che vuoi che siano.
Ma da quest'altro lato del Mediterraneo le cose non vanno meglio per l'eticita' dell'ENI, cosi tanto sbandierata sui suoi siti propaganidistici.
Gianni Franzoni ha circa 60 anni, e' un capitano marittimo e tecnico esperto di mezzi navali che nel corso della sua vita professionale ha riscontrato numerose irregolarita' tecniche e di certificazione sui mezzi petroliferi della Saipem.
La Saipem e' di proprieta' al 43% dell'ENI e quest'ultima ne e' l'azionista di maggioranza. Gia' in passato la Saipem era stata al centro di
numerose violazioni della legge 231 - che riguarda la responsabilita' delle imprese, il loro codice etico e i modelli di organizzazione, gestione e controllo.
Secondo i rapporti di Franzoni la Saipem eseguiva operazioni navali, di perforazione e lavori industriali in acque profonde, senza il personale idoneo, in violazione alle certificazioni emesse o addirittura senza i certificati necessari come richiesto dalla legge italiana e dalle normative internazionali. Il tutto per non dovere ristrutturare e aggiornare le proprie infrastrutture mettendo a rischio lavoratori e ambiente.
Ripeto.
La Saipem eseguiva lavori petroliferi ed affini senza certificati o con certificati artefatti in violazione alle normative vigenti previste dal codice ISM - International Management System, dal diritto mercantile e codice della navigazione, dalla suddetta legge 231 e dal codice etico Saipem ed ENI.
E' evidente infatti che e' piu' facile "ottenere" i certificati che ristrutturare le navi.
E' anche evidente che in mare aperto, occhio non vede cuore non duole. Che importa se si usano semisommergibili inquinanti o se magari le misure di protezione di marinai ed operai non sono adeguate.
Mica ci va la classe dirigente ENI a mare? Mica ci va Scaroni a fare le perforazioni o i montaggi in mare?
Il coraggioso capitano Franzoni denuncia allora questa scellerata politica dell'ENI-Saipem segnalando tutte le irregolarita' che aveva registrato alla direzione della Saipem in una relazione riservata.
E che succede?
Che invece di ringraziarlo per il suo lavoro, coraggio, per il suo amore per il mare, Gianni Franzoni viene prima esonerato e poi licenziato, assieme ad un suo collega che aveva rilevato altri certificati falsi per gli operatori subacquei impiegati nei progetti Saipem.
Un paese alla rovescia dove questa notizia e' finita nel cassetto, dove nessuno si e' indignato, dove tutti i gran politici impegnati in questa delirante campagna elettorale non sono stati capaci di dare una parola di conforto, di speranza a Gianni Franzoni e dove nessuno ha deciso di mettersi contro l'ENI-Saipem per l'interesse pubblico.
Gianni Franzoni ha presentato le sue denunce all'interno della Saipem come da codice etico della Saipem e dell'ENI stessa, ha scritto ai garanti e a chi dovrebbe per legge verificare il tutto con audit interni. La sua era una denuncia mirata, comprovata da documenti e testimonianze dei Comandanti dei mezzi navali e di tecnici di terza parte.
Alla fine ha inviato una lettera aperta a Paolo Scaroni, riportata in calce.
Parole cadute nel vuoto.
Il mio potere finisce qui, nel diffondere questa notizia.
Spero che tutti si rendano conto che Gianni Franzoni non ha fatto questo solo per il mare, o per la sua eticita' professionale. L'ha fatto per ciascuno di noi, perche' quel mare bistrattato dalla Saipem-ENI e' patrimonio di tutti.
Il suo coraggio merita che tutti noi, un pochettino almeno, ci arrabbiamo, esigiamo che questa vicenda sia diffusa e che quelli dell'ENI e della Saipem si vergognino profondamente per come trattano il mare, i campi e gli onesti cittadini d'Italia.
Grazie Gianni Franzoni.
Questa e’ la lettera scritta da Franzoni a Scaroni.
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Gent.mo Dott. Paolo SCARONI- CEO di ENI,
Con tutto quello che sta succedendo certamente non ricorda.
Le ho scritto, mesi fa, e non era un atto disperato o provocatorio, ma un sincero voler informare il CEO di ENI che qualcosa non andava per il verso giusto in Saipem.
Adesso, che Saipem è sotto i riflettori dei “media”, forse sarebbe opportuno che rileggesse quella raccomandata che possiamo serenamente giudicare come profetica e credo che se avesse letto e ascoltato due "quadri" della sua Saipem, adesso forse il Cane a Sei Zampe e Lei, che ne è il CEO, avrebbe certamente meno mal di testa.
Dott. Scaroni, adesso aspettiamo la CONSOB, poi i PM, infine speriamo di capire cosa è successo in Saipem che in un giorno ha bruciato gli incassi di cinque anni. Aspettiamo pazientemente le inchieste dei PM per Algeria, Nigeria, Kashagan etc.
Mi chiedo cos' altro deve succedere.
Storie già sentite in passato. Tuttavia, la cosa che interessa adesso è stabilire che non tutti non sapevano o non avevano capito e che non è reale che nessuno sapesse cosa stava succedendo. Noi, io e il mio collega, nel nostro piccolo, un grido di allarme lo avevamo lanciato.
Era una vicenda legata agli Asset e al DIVING dove abbiamo lavorato a lungo.
Scrive il Sole 24 riportando il Wall Street Journal: La dimensione del crollo del titolo di mercoledì è "insolitamente ampia" per una società quotata italiana, scrive il Wall Street Journal.
"Ai prezzi attuali –
secondo un analista di Citigroup - Saipem è quotata al di sotto del suo valore teorico di liquidazione", ovvero della somma che sarebbe realizzata vendendo i suoi impianti di trivellazione, i suoi depositi e la sua flotta altamente specializzata di navi da costruzione offshore".
Se non siamo stati ascoltati è purtroppo un’ulteriore conferma che “cantare fuori dal coro” non risolve i problemi e non rompe il muro di silenzio imposto.
Le rinnovo l’invito di andare a rileggere la lettera e magari di farla pubblicare. La affidi ai media così da dimostrare che la Saipem ed ENI non hanno mai nascosto nulla, che agiamo nella trasparenza e nell’interesse supremo degli azionisti e del codice etico.
Io Le ho scritto e ho doverosamente avvisato i vertici Saipem ed ENI dal 2006 senza mai essere ascoltato.
Anzi alla fine siamo stati licenziati, tanto per allontanare definitivamente un problema creandone subito uno più grave.
Se gli amministratori, alla fine delle numerose inchieste, risulteranno gente non affidabile, allora si impone una revisione profonda di quello che è successo. Lo dobbiamo agli investitori che sul reale valore ed efficienza dei mezzi ha investito i propri soldi.
Non mi occupo di bilanci o di stock option o di tangenti.
Sono un uomo di mare e mi occupo di mezzi navali off-shore, della loro certificazione dalla quale dipende il loro reale valore. Le ho scritto, ed è innegabile, che quanto detto avrebbe dovuto far nascere più che un sospetto.
Invece nulla, niente, tutto normale.
Ora spero qualcosa possa cambiare.
La pubblichi tutta, la lettera, senza censure e se sarà viatico di una inchiesta, meglio, io avrò cosi la possibilità di dimostrare come realmente sono andate le cose nell’interesse di Saipem/ENI, quella sana; Lei quello di passare alla storia come il CEO che ha creato una svolta in Saipem ed ENI.
Su quanto sta accadendo e che accadrà, indagherà la Procura competente e, Dott. Scaroni, conviene prepararsi serenamente al peggio.
Lei è il nocchiero di Saipem. Il Comandante Schettino nel difendersi dice che il timoniere non lo ha capito o informato, che ha tentato la manovra prevista dalla Maritime Law: " the last agony" e che lui è innocente.
Non vuole ammettere a se stesso che è il Comandante e che è moralmente affondato con la collisione della sua nave.
In Saipem Il CEO ha un deputy con funzioni di controllo, e i doppioni si susseguono fino ai fattorini. Tutti in Saipem hanno un'ombra che li controlla.
Certamente non saranno sfuggiti i motivi spiegati e riassunti nella raccomandata a Lei inviata, visto che non sono sciocchezze ma cose legate alla sicurezza dei lavoratori e alla salvaguardia della vita umana in mare.
Io, a differenza dei suoi validi collaboratori strapagati, e silenti, per informarla, ho rischiato e sono stato licenziato, come nelle migliori famiglie.
Licenziato da quei Top manager [e loro stretti collaboratori] che adesso si sono dimessi o navigano fra avvisi di garanzia e inchieste e che nella loro disonestà, se provata, deve rientrare anche il giudizio che non meritano di dare sui loro dipendenti.
Ora tocca a Lei andare a guardare fino in fondo chi ha violato il codice etico di Saipem ed ENI .
Nell’organismo di vigilanza che ha analizzato le certificazioni navali erano presenti coloro che adesso si sono dimessi o sono stati raggiunti da avviso di garanzia.
Erano ai vertici di una piramide di “collaboratori” con funzioni di verifica e controllo di cui non si vede traccia. Quale migliore ragione per andare a rivedere tutta la vicenda, nel vero interesse di Saipem e di chi lavora in mare.
Forse il malessere Saipem è più profondo. Solo avendo il coraggio di fare chiarezza in questo “COLD CASE” si potrà ristabilire quali e quanti collaboratori hanno spalleggiato, affiancato, chiuso gli occhi.
Dire che in Saipem, con l’organizzazione che c’è non si sia mai sospettato di nulla è riduttivo se non collusivo.
Stiamo parlando di cose che per 5 anni non sono mai trapelate.
Forse e meglio parlare di una omertà che non è certo salutare per il presente e il futuro di Saipem, ENI ed investitori, e quello che leggiamo sui giornali certamente non è tutto.
Io, che sono quello che ha inviato l’allarme all’Organismo di Vigilanza ENI e Saipem ed informato i rispettivi Garanti è che dal 2007 attende di sapere il nome del Super-consulente che ha dichiarato che in Saipem tutto andava bene, sono la prova vivente di come un segreto possa essere così a lungo mantenuto e questo dovrebbe dare una idea di cosa si può nascondere in Saipem, altro che tangenti.
Spero che a Lei sia stato detto chi è questo misterioso mister OK che con una perizia da “urlo” ha smentito dichiarazioni scritte di Comandanti, perizie dei tecnici di terza parte, e-mail, calcoli, fotografie e analisi fatte da esperti che sui mezzi Saipem sono andati perché incaricati di ispezionare.
In ultimo mi sa dire quanto è stato pagato il super-consulente ?
Gli investitori hanno perso 15 dollari per azione e personalmente, mi creda, non sono minimamente dispiaciuto.
Sono e rimango più preoccupato per i marittimi imbarcati.
Se gli azionisti sono stati così sprovveduti di affidare i loro soldi senza verificare a chi li affidavano e bene che paghino e peccato che uno sia stato informato per tempo, in modo illecito, "Insider Trading", così da salvare i suoi soldi.
Queste sono le notizie di stampa.
Un ultima cosa, Le auguro che ENI e Saipem tornino sui principi di Enrico MATTEI, il padre nobile, che avrà fatto tanti errori, ma lui, i politici li usava come un Taxi e non viceversa.
PS. La trasmissione TV "Reporter" dice che la stampa nazionale non pubblica nulla perché prima ci vuole il consenso di un noto faccendiere.
Se è così speriamo che questo signore voglia lavare in Arno o meglio in Tevere questa diceria e lasci pubblicare questa innocente lettera aperta nel segno della libertà di stampa che è il sale della democrazia.