Ieri sono stata a LettoManoppello per parlare di nuovo di petrolio. E' stato, come sempre quando arrivo nei paesini delle montagne e dei colli abruzzesi, un viaggio emozionante, con le vedute di parchi, campi, boschi e mare. Mi ha fatto ancora piu piacere incontrare il gruppo Libera Scelta di LettoManoppello, perche' fatto quasi interamente di ragazzi venticinquenni che fanno del loro meglio per il bene del proprio paese, organizzando eventi e vigilando sull'operato di chi ha il potere. E' solo cosi' che ci riappropriemo del nostro paese, e non solo per il petrolio, o per l'ambiente, ma per la democrazia nel suo complesso. Sono stata veramente contenta di vedere tante persone giovani ieri.
Intanto, mi sono messa ad indagare un po di piu su Trecate, il paese in provincia di Novara dove esplose il pozzo ENI nel 1994. Piu precisamente il pozzo si trova a ridosso del parco del Ticino. A suo tempo, per quasi tre giorni ci fu pioggia ininterrotta di petrolio, con puzza di idrogeno solforato nell'aria e con campi impraticabili per anni su un area di almeno quaranta chilometri quadrati. Furono riversate in aria e poi nei campi circa 15 mila tonnellate di petrolio sporco. La parte piu' vicina al pozzo non e' stata mai bonificata.
Intanto, nel 2004, non felice dello schifo che aveva fatto a Trecate, l'ENI decise di aprire altri pozzi di petrolio sempre nel parco del Ticino, senza permessi, e facendo e disfacendo a suo piacimento. Il presidente della provincia dell'epoca, Maurizio Pagani, non ebbe dubbi a mostrare la sua contrarieta':
L'Eni è una società di diritto privato che si arroga il diritto di effettuare prove sul territorio senza disporre, stando a quanto mi risulta, dell'autorizzazione ministeriale.
I cittadini raccolsero le firme, un sacerdote ando' a celebrare la messa nel sito proposto per il pozzo detto Buscaglino 1 e piantarono pure una croce di tre metri sul terreno. Ci fu una forte protesta generale da parte della popolazione che incluse la coldiretti, sindaci, cittadini, ambientalisti. Grazie a tutte questa movimentazione, la regione non diede il permesso per le trivelle, e cosi il progetto fu bloccato.
Proprio uguale ai nostri politici che invece li devi supplicare in ginocchio che almeno ti stiano a sentire.
Intanto gli incidenti nel Ticino si sono ripetuti: un altro pozzo vicino a quello di Trecate, detto Boffalora, esplose nell'aprile del 2005, assieme a tutto l'oleodotto associato. Per mezza giornata il parco del Ticino si e' annerito di nuovo di petrolio: nei campi, negli allevamenti, nei fiumi. In quella zona c'erano colture di mais biologico, allevamenti di gamberi e progetti di turismo eco-compatibile: per dodici ore e' tutto stato invaso da un flusso ininterrotto di petrolio che ha distrutto tutto. Ecco varie testimonianze dei contadini della zona:
"Abbiamo avuto danni ingentissimi. Noi siamo specializzati in agricoltura biologica e integrata e il raccolto è andato in fumo. La mia proprietà è così compromessa che non posso neppure metterla in vendita" .
"Ci vorranno anni prima di tornare alla normalità"
"Dopo l' esplosione abbiamo raccolto sacchi e sacchi di gamberetti morti"
Dopo l'incidente di Aprile, nel giugno del 2005 un altra perdita allo stesso oleodotto ha causato lo sversamento di petrolio su un area di mille metri quadrati.
Secondo Legambiente, sarebbe stato possibilissimo portare in causa l'ENI-AGIP per disastro ambientale, ma siccome in Italia l'ambiente, il parco, la qualita' della vita non sono poi cosi importanti, invece di citare in causa l'ENI-AGIP per disastro ambientale, i giudici hanno optato per contestazioni più lievi, cioè contravvenzioni nell' ambito della normativa sui rifiuti.
Il tutto e' poi morto perche' poi l'ENI, come solito fare da parte delle ditte petrolifere, ha deciso di
offire risarcimenti al parco del Ticino, al comune di Bernate Ticino a Legambiente, ai Verdi e ai cittadini privati che hanno subito danni. L'omertosa ENI preferisce non parlare di cifre precise
ma si tratta di almeno 500,000 euro.
Sembrano tanti, visti come somma complessiva, ma che ne e' della bonifica? Secondo la Repubblica, gli interventi non sono semplici perché bisogna rimuovere il terreno inquinato e aspettare che si rigeneri autonomamente. E' cosi' dopo tre anni, quello che doveva essere un investimento per produrre mais biologico, e' una specie di monumento all'ingordigia dell'ENI, abbandonato ed annerito.
Intanto, la concessione di Buscaglino nel Ticino e' stata ceduta alla Petroceltic, quella che dice che noi siamo una nazione con "low political risk", e "a good place to do buisness".
Nuovo giro, nuova corsa, nuova lotta. I petrolieri non cedono. Via dall'Abruzzo, dalla Basilicata, dalla Lombardia, dall'Italia tutta.
Fonti: La Repubblica, Corriere della Sera, Comitato NoTriv, Corriere della Sera 2, Corriere della Sera 3, PeaceLink,