Wednesday, April 30, 2008
Esplosione Di Falconara, 2004
Non riesco a lavorare. Di solito sono abbastanza brava ad isolarmi un po dal mondo e fare i miei calcoletti. Oggi no, e sono incredula, arrabbiata, schifata di questa classe dirigente. Mentre scrivo il consiglio comunale di Ortona, la citta' di mia madre, la citta' dove per tanti anni sono andata al mare, la citta' che cerco di promuovere qui in America regalando vini Farnese a tutti, si sta riunendo per decidere come prendere provvedimenti legali contro di me ed altri cittadini che continuano a lottare contro il centro petroli. So bene che non potranno farmi un baffo: non c'e' bisogno di scomodare legali e scartoffie varie. Sia in Italia che negli Stati Uniti, dove questo blog viene aggiornato, esistono leggi che proteggono il mio diritto a dire cio' che voglio.
Quello che mi urta e' che invece di stare CON NOI, a proteggere i nostri e i loro figli, ci vogliono consegnare all'ENI, alle loro bugie, alle malattie, all'inquinamento e al regresso. Il tutto in nome del dio denaro. Lo sanno tutti che Fratino.com gestisce le agenzie che controllano il traffico portuale, e Marrollo quelle che costruiranno la raffineria.
Intanto, il consiglio comunale e' pieno di gente, i nostri Don Rodrighi hanno cosi paura a tirare fuori l'argomento che aspettano le ore piccole per parlarne. Alle 9:00 di sera (da un consiglio che era iniziato alle 6 pomeridiane) del centro oli neppure una parola, e quando un cittadino ha chiesto a che ora, piu' o meno, se ne sarebbe parlato, e' stato preso a male parole. Signori miei: il consiglio comunale e' della gente. Voi state li con i NOSTRI soldi. State tranquilli: la gente non se ne andra' e restera' li fino alla fine finche' potranno sentire con le proprie orecchie che piani avete.
Mentre in altre parte del mondo, e anche della nostra Italia, il mondo va avanti
(leggete il blog di Mauro sulla Toscana e l'idrogeno nelle case o di Danilo sul Massachussetts e il vento nel mare), noi stiamo ancora qui a decidere che morte dare alla nostra gente e alla nostra terra. Non occorre andare lontano ne nel tempo, ne nello spazio.
Falconara, 2004 Esplosione di raffineria di petrolio: un morto, 200 tonnellate di SO2 emesso nell'aria, fumo e veleni in giro per la citta' per svariati giorni, ferrovia e autostrada chiusa. Le famose sirene installate per proteggere il popolo non sono neppure suonate! La mia solidarieta' a Falconara.
Ecco cosa dicono i cittadini di Falconara:
"Dei tanto sbandierati controlli, tesi forte su cui poggiava l’iter del rinnovo, è emersa una logica verità. Erano falsi, incompleti come impone la propaganda dell’azienda, sempre abile con le sue ottime entrature politiche a dissimulare incidenti, fuoriuscite di sostanze e documentazioni scomode. L’indagine epidemiologica, infatti, è rimasta nascosta per anni. Ora quella raffineria deve sparire per sempre, perchè un petrolchimico non può stare nel mezzo di un quartiere, non può essere attraversato dalla ferrovia adriatica, non può stare a qualche centinaio di metri dalla pista di un aeroporto e soprattutto non può cadenzare la vita di un’ intera comunità al tragico ritmo di incidenti, esplosioni, morti, fiamme; con un pezzo di costa sequestrato da uno spaventoso inquinamento di cielo e mare."
Capite? L'API gli ha raccontato un sacco di balle! Non permettiamo che questo succeda anche da noi! Il PETROLIO SI ESTRAE NEI DESERTI E NON NELLE NOSTRE CITTA'
.
L'ho gia' detto, e torno a riperlo: chi appoggia il centro petroli non puo' che essere ignorante o in malafede. Non possono esistere alternative.
Fonti: Indymedia, Global Project Marche
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Monday, April 28, 2008
Uno scoppio al giorno
Nei prossimi giorni parleremo un po' di varie esplosioni nelle piattaforme marine. Visto che si parla di 30 trivelle lungo la nostra costa da Vasto a Teramo, almeno che sappiamo quali sono le possibili conseguenze sulla nostra vita. Gli scoppi, i morti, i disastri che ne susseguono, sono veri. Le trivelle abruzzesi saranno a pochi chilometri da dove noi andiamo al mare, da dove noi prendiamo il nostro pesce, e dove tutti noi, ne sono sicura, serbiamo ricordi di amore, di tenerezza, di gioia di essere vivi. La nostra costa segreta e' bellissima, ed e' compito nostro, di ciascuno di noi, proteggerla, in qualsiasi modo possiamo. Non ha importanza il nostro profilo economico, di eta', di sesso, di professione, e neppure da quale parte del mondo viviamo. Tutti indistintamente dobbiamo lottare, coi talenti ed i mezzi di ciascuno, per quello che io trovo essere il piu' grande pericolo della nostra generazione di abruzzesi.
Personalmente continuo a trovare scandaloso che gli amministratori locali, con a capo il sindaco Nicola Fratino e il suo aiutante Remo Di Martino, invece di preoccuparsi per la nostra (e la loro salute) stiano li a perdere il tempo per decidere che azioni legali prendere contro noi popolo. Ma dove si e' visto mai un sindaco e un consiglio comunale che se la prende con un intero popolo? Per loro stessa ammissione gli e' contro gente di sinistra, di destra, delle istituzioni, dei comitati spontanei, della scienza, della stampa. Ma non e' che per caso sono loro ad essere in malafede?
Per oggi, ecco la lista dei piu' gravi incidenti petroliferi in mare della storia. Le trivelle abruzzesi contano di usare la raffineria di Ortona come punto di lavorazione del loro operato. Fermarla significa dire no anche alle trivelle in mare.
Piper Alpha - Regno Unito 1988 - esplosione di piattaforma marina: 167 morti
Alexander Kielland - Norvegia 1980 - rovesciamento di piattaforma petrolifera: 123 morti
Seacrest Drillship - Thailandia 1989 - affondamento di nave petrolifera nei pressi di piattaforma marina: 91 morti
Ocean Ranger - Oceano Atlantico 1982 - rovesciamento di piattaforma marina: 84 morti
Glomar Java Sea Drillship - Cina 1983 - affondamento di piattaforma durante tempesta marina: 81 morti
Bohai 2 - Cina 1979 - rovesciamento di piattaforma durante tempesta marina: 72 morti
Brent Field Chinook Helicopter - Mare del Nord 1986 -scontro di elicotteri e piattaforme marine: 45 morti
Enchova Central - Brasile 1988 - scoppio di pozzo petrolifero marino: 42 morti
C. P. Baker Drilling Barge - Golfo del Messico 1964 - Scoppio di pozzo petrolifero marino: 22 morti
Mumbai (Bombay) High North - Oceano Indiano 2005 - scontro fra petroliera e piattaforma marina:
22 morti
Usumacinta - Golfo del Messico 2007 - Scoppio di pozzo petrolifero marino: 22 morti
E' questo quello che vogliamo lasciare ai nostri figli?
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Friday, April 25, 2008
Che ne sara' di noi?
Mentre i politici discutono su cose futili e pensano a come attaccare il popolo onesto, ecco una delle tante storie del petrolio nel mondo. Visto che siamo una regione a "basso rischio politico" e visto che invece di proteggerci chi comanda pensa a come arricchirsi sulla nostra salute, impariamo da altre nazioni che hanno gia' affrontato il problema petrolio tanti anni fa.
Nel 1967 la Texaco, una ditta petrolifera americana, trovo' il petrolio nella regione nord-est dell'Ecuador, detta Sucimbios. La zona, ironia della sorte, venne ribattezzata Lago Agrio che vuol dire Lago Amaro. Per 20 anni la Texaco ci estrasse il petrolio che fini' per la maggior parte negli Stati Uniti. L'attivita' estrattiva e' ora terminata perche' i pozzi si sono esauriti, ma i danni ambientali restano.
Durante il corso di quei venti anni infatti si stima che vi siano stati 16 milioni di galloni di petrolio dispersi: quasi 50,000,000 - il doppio di quanto non fuoriusci' dalla Exxon Valdez dell'Alaska nel 1989. La compagnia scavo' centinaia di pozzi dove riversare gli scarti delle operazioni di estrazione, fra cui i fluidi e i liquidi perforanti. Fra le sostanze di risulta 50 milioni di litri di acqua che successive analisi chimiche hanno mostrato essere contaminate da sostanze ad alto potenziale cancerogeno fra cui il benzene. Le popolazioni non vennero istruite sui pericoli e quell'acqua fini' per per essere usata dagli indigeni per bere, cucinare, lavarsi ed irrigare le terre.
Negli scorsi trenta anni i livelli di tumore nei pressi del Lago Amaro sono aumentati del 150%.
Gli indigeni dell'Ecuador, a suo tempo, fecero quello che ora stanno facendo quelli del Peru': cercano di portare i petrolieri americani in causa sul suolo americano dove le leggi sono molto piu' severe e chiare che in Ecuador. Era il 1993. Le ditte petrolifere fecero un'enorme sforzo mediatico, portarono avanti appelli e ricorsi vari, e alla fine vinsero. Nel 2001 la corte degli appelli di New York decise che la causa non poteva essere intentata sul suolo americano, ma visto che i danni erano stati fatti in Ecuador, era li che la causa doveva essere portata avanti.
La Texaco, nel frattempo acquisita da Chevron, penso' di avere terminato il suo lavoro: erano convinti che gli indigeni, stanchi, si sarebbero arresi. Invece no,
gli ecuadoregni, aiutati da avvocati pro-bono e associazioni di supporto americane, continuarono la lotta, e nel 2003 riaprirono la causa in Ecuador.
Il 1 Aprile 2008, dopo anni di indagini, verifiche e interviste, l'esperto indipendente nominato dalla corte dell'Ecuador, stimo' che l'inquinamento c'era e che la Texaco-Chevron era responsabile per danni quantificabili fra gli 8 e i 16 miliardi di dollari. Una cifra enorme.
Di solito le ditte petrolifere, davanti a queste multe cosi' elevate e in questo caso di gran lunga superiori al volume di affari attuale della Texaco-Chevron in Ecuador, prefersicono lasciare il paese piuttosto che pagare. Qui per' non possono. Una clausola ben precisa nel processo e' che la Chevron deve sottostare a qualsiasi decisione presa dal giudice prima di lasciare il paese. Il giudice deve ancora pronunciarsi sulla sentenza finale, ma si pensa che la parola dell'esperto ambientale avra' un forte peso sulla decisione.
Intanto i capi dell'Ecuador, Pablo Fajardo Mendoza e Luis Yanza, che hanno lottato 14 anni per avere giustizia hanno vinto un premio di $150,000 da una fondazione di San Francisco per l'ambiente, il Goldman Environmental Prize.
Cosa significa questo per noi? Se guardiamo i dettagli, la loro esperienza non si allontana molto da quello che potrebbe succedere da noi. L'estrazione del petrolio in Ecuador duro' per venti anni, piu' o meno quello che si stima per i nostri pozzi abruzzesi. L'ENI dice che le acque di risulta (l'ho visto coi miei occhi sul loro progetto) verranno reiniettate nel suolo senza trattamenti, proprio come in Ecuador. I limiti legali italiani dicono che per legge, possono emettere H2S anche fino a 30ppm, mentre l'organizzazione mondiale della sanita' dice che il limite massimo dovrebbe essere 0.005ppm. Ci ammaleremo anche noi? A Gela e' successo proprio questo.
Faremo la fine dell'Ecuador? La nostra storia, se non facciamo niente, e' gia' scritta, e non da questa "sedicente scienziata" ma dalla storia del petrolio in qualsiasi altra parte del mondo dove esso sia stato estratto vicino a zone abitate. Non mi invento niente, leggo, e al massimo traduco.
La nostra salute, cari amministratori perditempo, vale molto di piu' dei 6 milioni di euro che l'ENI vuole dare alle "case comunali" di Ortona per i danni ambientali. Se sono disposti a darci sei milioni di euro, vuol dire che lo sanno anche loro che il petrolio fara' disastri da noi.
Ortonesi, mi raccomando il 30 Aprile. La protesta, civile e pacifica, non deve finire: questi Don Rodrighi di manzoniana memoria devono fare la fine che si meritano.
Fonti: Los Angeles Times , Los Angeles Times 2
Wednesday, April 23, 2008
L'incapacita' dei governanti
Sono stupefatta dinnanzi alla piu' totale incapacita' di chi governa in Abruzzo. Dal primo all'ultimo, li trovo incapaci, semplicemente incapaci. Mi vergogno per loro. Ho davanti a me il VIA con cui il ministero dell'ambiente, con buona pace di Pecoraro Scanio e i suoi amici che tante promesse fecero a suo tempo, autorizza le trivelle di Ortona. Ecco cosa si legge a pagina 22:
L'area (Acquabella di Ortona) non rientra in alcuna delle seguenti zone:
1) zone marine di tutela biologica
2) zone marine di ripopolamento
3) zone marine a parco
4) zone costiere facente parti di aree naturali protette o soggette a misure di salvaguardia ai sensi della legge 394/91
5) zone archologiche marine
Ma tutte quelle balle che hanno detto a tutto l'Abruzzo sulla costa dei trabocchi dove sono andati a finire? Che cosa hanno fatto nei due anni della dismessa della ferrovia? Non sono stati nemmeno capaci di definire un perimetro per la costa dei trabocchi. Ma cosa li paghiamo a fare? Alcuni di loro vanno in giro con l'auto blu! Vi rendere conto? E poi non sanno neppure mettersi insieme e proteggerci. Non posso immaginare cosa ci sia di difficicle nel recintare un parco. Lo saprebbe fare chiunque. Si prende una mappa, si cacciano tutti quelli che hanno interessi personali, si chiama un marine biologist o un qualche altro esperto che non sia di parte e voila'. Che ci vuole?? Ma e' mai possible? L'Acquabella e' una perla, non la possono uccidere cosi, se non proteggono quella, cosa proteggeranno?
Questo VIA fa paura, si parla di esplosioni petrolifere, di scontri di navi, di emissioni in aria, di perdite di petrolio, di danni alla pesca. Naturalmente lorsignori dicono che e' tutto sotto controllo, e che le loro saranno solo misure preventive, ma questi RISCHI restano mentre il beneficio, per noi popolo e' assolutamente ZERO. Pare di stare in una repubblica del terzo mondo! E badate che il VIA e' stato approvato in data 6 Dicembre 2007, nel bel pieno delle proteste contro il centro petroli. Se i politici abruzzesi davvero ci tenevano invece di stare a perdere tempo, avrebbero approvato il parco subito, in modo da farla cadere nei parametri della legge 394/91 e avrebbero detto a Pecoraro: guarda che qui non ce le puoi mettere le trivelle perche' e' un area protetta. Fine della storia.
E invece guarda tu. Anche adesso, avrebbero 6-7 mesi per approvare questo benedetto parco, prima del 31 dicembre, ma vedrete che tutto finira' a tarallucci e vino, perche' non capiscono, perche' sono persone che non si sono evolute coi tempi, perche' non sanno cosa sia il mondo civilizzato.
L'unico a guadagnarci in questa storia sara' Fratino.com, dal cui porto, nel caso di incidenti e secondo il VIA, partiranno le navi di salvezza. Vedete voi.
Monday, April 21, 2008
Tu puoi fare qualcosa
Le quotazioni della Mediterreanean Oil and Gas (MOG) la ditta che sta trivellando ad Ortona e a San Vito, continuano a scendere e gli investitori sono arrabbiati. La mia non e' una analisi scientifica, ma solo frutto di un piccolo sondaggio sui siti di discussione degli invesititori, dove si dice che questo investimento inizia a non essere piu tanto buono. Nel giro di un anno, il valore delle loro azioni e' sceso da $180 a $90. La figura sopra mostra che il crollo e' stato negli ultimi mesi. Chissa' che non ci sia anche lo zampino della nostra lotta al centro petroli di Ortona, che la MOG intendeva usare come supporto logistico di terra.
Contribuiamo a fare scendere i prezzi di questa ditta, e diciamolo agli investitori che questa non e' una scelta etica. Facciamogli capire alla MOG, alla Petroceltic a all'ENI che non siamo una zona a basso rischio politico, ma che invece gli daremo fil di ferro da torcere e che li andiamo a disturbare dove sono piu' vulnerabili: nei profitti.
Scriviamo sui blog degli investitori. Io l'ho fatto, sia sul sito della London Stock Exchange che sul sito, molto piu' popolato, della Interactive Investor di Londra. Mettero' i link alla fine. Se ci sono solo io su questi siti, puo' sembrare che io sia una qualche pazza esaltata, ma se siamo tanti, vedete che ci crederanno e che venderanno le azioni. Non sono una grande esperta di borsa, ma credo che la prima cosa a cui un investitore guardi e' la certezza del guadagno, e il non volere immischiarsi in investimenti con cosi' tante beghe attaccate.
A me non interessa niente delle quotazioni in borsa della MOG o della Petroceltic, o dell'ENI. Voglio solo che se ne vadano dal mio mare, e dalla mia terra, e visto che questo e' uno dei pochi strumeni che abbiamo, dobbiamo usarlo. Se volete scrivere un testo e volete che io ve lo traduca in inglese, lo faro' - basta che lo mettete nei comments.
Il sito della London Stock exchange e' qui
(grazie Fabrizia!) e si puo' scrivere immediatamente. Il nick acquabella sono io.
Il sito della Interactive Investor e' qui invece. Ci vogliono due giorni di attesa dalla registrazione alla possibilita' di mettere un messaggio, ma con un po di pazienza ce la si fa.
Crediamoci. Il nostro potere e' nei numeri, dobbiamo usarlo. Non lasciatemi sola.
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Thursday, April 17, 2008
How the other half lives
Il progresso come lo intendono i Californiani, e il loro partcipare alle decisioni comuni e' veramente ammirevole. Non lo dico perche' l'erba del vicino e' sempre piu' verde - i problemi ci sono anche da noi e tanti - ma solo perche' vivendo qui da lungo tempo, ogni giorno mi rendo conto un po di piu' che la democrazia porta diritti e doveri in ugual misura, e se abbiamo il diritto di vivere in un ambiente sano e di decidere per noi stessi, abbiamo il dovere, ciascuno di noi, dal piu' piccolo al piu' grande, di lottare per il bene comune. Dobbiamo renderci conto che noi POPOLO abbiamo veramente il potere di cambiare le cose, e da qui agire e non dormire. E' un dovere darsi da fare per proteggere quello che abbiamo e che qualcuno prima di noi e' morto per regalarci, ed e' il prezzo da pagare per vivere in liberta'.
Moveon.org e' una organizzazione americana nonprofit che si finanzia con le donazioni, e che funziona per via web. Anche a me arrivano i loro email, alla Beppe Grillo (menomale che c'e' lui per certe cose in Italia!), ma un po piu' anonimi e senza le parolacce. Facendo pressioni sui politici locali e bombardandoli di email hanno fatto approvare dallo stato della Calfornia la legge sul milione di pannelli solari: 3 miliardi e mezzo di dollari per incentivare un milione di edifici a installare pannelli fotovoltaici nei prossimi 11 anni. C'e' pure una proposta di legge che vuole obbligare i costruttori ad installarli nel prossimo futuro.
Million Solar Roofs Program Recommended
The California Public Utilities Commission (CPUC) unveiled its recommendation on the Million Solar Roofs program earlier this week: an 11-year, $3.2 billion incentive program to help a million homes, businesses, schools and other buildings go solar.
E poi, vi ricordate il gruppo Get oil out? Quelli di Santa Barbara che dal 1969 ad oggi hanno dato filo da torcere ai petrolieri? Bene, l'altra settimana sono finiti sulla prima pagina del Los Angeles Times perche' hanno vinto e chiuso la partita, definitivamente: nel 2017 dal mare Californiano spariranno tutte le operazioni petrolifere. Tutte.
Dopo lo scoppio del 1969, la moratoria era solo per i pozzi nuovi, quelli pre-1969, seppur pochi, rimasero al largo del mare della citta' di Santa Barbara. Ebbene, in questi 40 anni quelli della Get Oil Out hanno tenuto duro, hanno vigilato, hanno tenuto vivo il ricordo dell'incidente e hanno impedito ai petrolieri di trivellare ancora, di trovare scorciatorie, di eliminare la moratoria. L'altro giorno hanno firmato la vittoria finale: le societa' petrolifere potranno estrarre a regime piu' sostenuto ora che il prezzo del petrolio e' giunto alle stelle, ma in cambio abbandoneranno tutte le attivita', vari decenni prima del mandato, nel 2017.
La Get Oil Out ha forzato i petrolieri non solo a smantellare tutto nel 2017, a prescindere dal petrolio che rimarra' nel sottosuolo, ma anche a RIPRISTINARE tutte le strutture obsolete allo stato naturale, e a DONARE i terreni allo stato della California, che ne fara' un parco lungo la costa, per un valore di svariati milioni di dollari.
La cosa piu' bella di tutte e' che la Get Oil Out e' un movimento di persone, come il nostro Comitato Natura Verde. Per loro e' stata dura, e si sono susseguite varie generazioni, ma hanno vinto. Anche la nostra partita davanti e' lunga, ma queste storie devono darci fiducia, ed impazienza di agire. Dobbiamo sentire il fuoco nelle vene, che il mare, i campi sono nostri e che nessuno, dall'Irlanda a Fratino.com ha il diritto di avvelenarci.
L'impegno di ciascuno, con tutti i nostri limiti, e' il prezzo da pagare per vivere in una democrazia vera, sana, costruttiva.
Fonti: Los Angeles Times
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Arrivano anche gli Irlandesi
Ecco qui una nuova novita'. Pare che tutti ormai abbiano capito quant'e' facile estrarre il petrolio, indisturbati, in Abruzzo. Oltre alla Mediterranean Oil and Gas, di cui sono certa riparleremo, ci sono pure gli irlandesi della Petroceltic.
Dalla loro presentazione powerpoint per gli investitori scopriamo che sono i proprietari di permessi esplorativi a Civitaquana, nel chietino, e che contano anche loro di usare la raffineria e il porto di Ortona come punti di appoggio. Notate dalla figura che molti dei loro permessi, specie nella zona di Ortona, lambiscono la costa. Dell'Abruzzo dicono la stessa cosa che dicono gli altri petrolieri. Leggo:
Italy: a good place to do business
Favorable fiscal terms, Low entry costs, Low political risk, Well developed infrastructure, High gas prices, Limited competition to date.
TERMINI FISCALI FAVOREVOLI, BASSE SPESE DI INGRESSO NEL TERRITORIO, BASSI RISCHI POLITICI, INFRASTRUTTURA BEN SVILUPPATA, ALTI PREZZI DELLA BENZINA, COMPETIZIONE LIMITATA.
No significant licence rental, all work programs discretionary, very simple regime, gives high values for oil and gas.
COSTI PER LICENZE [ESTRATTIVE] INSIGNIFICANTI,
PROGRAMMI DI LAVORO A DISCREZIONE [DELL'ESTRATTORE], REGIME MOLTO SEMPLICE,
RENIDMENTI ALTI PER PETROLIO E GAS.
Cioe' siamo il paradiso dei petrolieri!!! I costi sono bassi, c'e' totale lassismo nei vari vincoli e nella presentazione di programmi, per cui, perche' no?
E la colpa non e' dei petrolieri, si badi bene, e' dei POLITICI che siccome non ne capiscono niente, non si preoccupano di svegliarsi, di usare la testa, di leggere, di informarsi, di imparare, di chiedere a chi ne sa piu' di loro, e, finalmente, di dire, o fare qualcosa.
Quelli hanno solo visto che passeranno piu' navi al porto di Ortona e si sciolti in un brodino di giuggiole. Sia la Mediterranean Oil and Gas che la Petroceltic, oltre all'ENI, hanno intenzione di usare la raffineria e il porto di Ortona come importante punto di lavorazione del petrolio. Le mie indagini sono maggiormente centrate su Ortona, ma il discorso coinvolge tutto l'Abruzzo, specie il Teramano.
Dal sito delle Petrolceltic, si scopre anche che il valore monetario dei pozzi di Miglianico e di Ortona, al dicembre del 2007, era stimato essere di 400 milioni di dollari e che prevedevano di essere oprerativi dalla meta' del 2008. Quello
di Ombrina Mare si prevede che dara' 160 milioni di dollari come valore totale e che iniziera' la produzione nel 2010. Altro che esporativi. Sanno gia' quando inziano a trasportarlo sulla terra ferma!
Se non vogliamo fare la fine di Gela, e' ora di svegliarsi. Arrabbiamoci. Diciamolo a tutti. Non va bene cosi, dare a noi i veleni, agli stranieri i profitti, e ai politici gli introiti del porto. Non va bene proprio per niente.
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Saturday, April 12, 2008
La Mediterranean Oil and Gas
E' questa la ditta, imparentata all'ENI, che opera i pozzi di petrolio nel mare di Ortona. I loro piani non sono affatto segreti, facendo google si possono capire molto facilmente che intenzioni hanno. Da anni le vanno decantando ai loro investitori.
Sulla pagina web della Mediterrean Oil and Gas e' scritto chiaro chiaro: The Company’s short term objectives are to become a medium size oil producer from the development and exploitation of the Company's Ombrina Mare discovery. Cioe' quesi vogliono diventare degli importanti produttori di petrolio grazie a noi!
Da una presentazione powerpoint del 2007, che potete trovare qui, la ditta afferma di concentrarsi sull'estrazione petrolifera in regioni europee a BASSO rischio politico, cioe' in zone dove gli amministratori, dal basso all'alto non metteranno loro i bastoni fra le ruote. Non a caso la maggior parte delle loro operazioni si trova in Italia. E sapete qual'e' il loro PRIMO obiettivo? Quello dove andranno sul sicuro? I giacimenti di Ombrina Mare, con la possibilita' di espandersi verso l'interno. Cioe' noi siamo, secondo la Mediterranean Oil and Gas, il posto privilegiato per estrarre: il petrolio c'e' e chi governa non ne capisce niente di salvaguardia e di protezione del'ambiente. Dormono beati e quelli piu' svegli cercano come arricchirsi sfruttando la situazione. Fra l'altro, in un altro documento si afferma che non solo noi siamo a basso rischio politico, ma che sono molto piu' preoccupati di come estrarre il petrolio in Tunisia! La Tunisia gli da piu' problemi politici dell'Abruzzo!
Secondo i calcoli geologici, l'Abruzzo fa parte di unico lungo filone di giacimenti petroliferi
che vanno dagli Appennini, alla Basilicata, alla Sicilia, e passano per a Malta prima di finire in Tunisia. Possiamo dunque aspettarci conseguenze simili alle loro realta'. Ebbene proprio ieri sera parlavo con un mio amico di Ragusa dove hanno operazioni offshore da vari decenni. Lui non sapeva del mio coinvolgimento con il centro petroli perche' erano vari mesi che non ci sentivamo. L'ho fatto parlare a ruota libera sul mare di Ragusa, prima e dopo le trivelle, e mi ha detto che la pesca non c'e' piu': e' totalmente scomparsa, non solo per i fanghi perforanti, ma per le petroliere che LAVANO le cisterne zozze di petrolio in mare senza che nessuno le controlli. I pescatori queste cose devono saperle: la pesca, a Ragusa, vicino ai pozzi petrolfieri nel giro di venti-trent'anni anni e' totalmente scomparsa.
Ma torniamo alla Mediterranean Oil and Gas. Il 27 Marzo 2007 la ditta rilascio' un comunicato dove si parla dei loro piani. Le loro stime sono che nel sottosuolo marino abruzzese ci sono circa 170 milioni di barili di petrolio. L'unita' di misura e' MMstb, che sta per million stock barrel tank. Uno di questi barili vale circa 120 litri. Per cui nel nostro mare possono esserci fino a 20,000,000,000 di litri di petrolio. Nel comunicato si aggiunge che il giacimento si trova a sette chilometri dalla costa, immerso in soli venti metri di acqua e che recupereranno tutte le spese di investimento in un SOLO anno di lavoro, con produzione a regime di ottomila barili al giorno. Non si parla da nessuna parte ne' del popolo, ne' del mare, ne' del turismo, ne' di risarcimenti. Solo che gli investititori possono star tranquilli che tanto in un anno recupereranno tutte le spese.
Il nostro giacimento e' molto appetibile per loro. La possibilita' di estrarre petrolio in un paese del primo mondo (ancora per poco!) con infrastrutture presenti e funzionali, con pochissima opposizione politica e' per loro un miraggio. Ricordo che in Florida proibirono le trivelle a cento miglia dalla costa! Qui siamo a sette chilometri ed e' tutto bello pronto per loro. La ditta stessa riconosce tutte le infrastrutture vicine ad Ombrina Mare:
"The Ombrina Mare oil discovery is located only approximately 25 km from a proposed onshore storage site which will hold the oil for treatment to the Miglianico oil plant and finally to export from Ortona harbor. The economics of devloping Ombrina Mare are greatly enhanced by proximity to storage and transport infrastructure and most importantly to the refinery."
Cioe': Ombrina Mare e' il loro primo target non solo perche' il petrolio c'e' e i politici dormono, ma vicino alle trivelle in mare c'e' la proposta RAFFINERIA , quella che l'ENI continua a chiamare Centro Oli, ma che i petrolieri stessi sanno esattamente cos'e'. Mica sono scemi. E poi' hanno anche il centro stoccaggio e, cigliegina sulla torta, il porto di Ortona (ortona harbor), che come tutti sappaiamo e' controllato dalla Fratino.com. Mentre a noi ci da i veleni, il sindaco di Ortona si arricchisce con la Mediterrean Oil and Gas.
Fra i capi della Mediterranean Oil and Gas, Giovanni Catalano e Sergio Morandi, ex dirigenti Agip ed ENI. Le trivelle in mare, il centro oli, le tubature, il centro stoccaggio, e' tutto parte dello stesso progetto. Dobbiamo fare di piu' e martellare ancora senza sosta e senza stancarci mai.
Qui sotto ho messo il filmino originale della BBC sull'esplosione della Piper Alpha. Ho anche
scritto un messaggio sul London Stock Exchange, dove le Mediterranean Oil and Gas e' quotata chiedendo agli investitori di togliere il loro denaro dalla MOG. Fatelo anche voi: e' facilissimo.
Il link alla London Stock Exchange e' qui.
Friday, April 11, 2008
Il letargo dei politici
Ho appena letto un articolo su prima da noi dal titolo "Le piattaforme petrolifere danneggiano il turismo". Si leggono i commenti del presidente della confcommercio
Angelo Allegrino, del sindaco di San Vito Rocco Catenaro, del sindaco di Rocca San Giovanni Gianni Di Rito e di quello di Fossacesia Enrico di Giuseppanatonio. Il loro messaggio e' che le trivelle temporanee nell'Adriatico
sono un pugno nell'occhio per i turisti che vengono in estate in Abruzzo e che nessuno gliene aveva parlato. Dicono: potevano metterceli a settembre, quando la stagione e' finita. Potete leggere l'articolo nella sua interezza qui .
Io vorrei dire a questi sindaci di darsi una mossa, velocemente e di guardare un po' piu' in la del loro naso, e del domani immediato perche' non c'e' piu' tempo da perdere. Cosa credono che i problemi dell'estrazione di petrolio sono solo di Ortona? O che passata l'esplorazione i pozzi scompariranno? Gli intenti dell'ENI e delle sue associate sono chiarissimi: questi vogliono trivellare TUTTA la costa, cari sindaci. Non e' sufficiente fare dichiarazioni da Alice nel paese delle meraviglie sui giornali. Un semplice google su Ombrina Mare mette su una serie infinita di comunicati delle ditte petrolifere dove si parla delle enormi riserve petrolifere dell'Adriatico abruzzese. Le trivelle non danneggiano solo il turismo, ma anche la pesca e tutto l'ambiente marino. Veramente c'e' una classe politica incompetente quando queste cose le sa di piu' una che abita a migliaia di chilometri di distanza rispetto a loro che sono pagati per rappresentarci e per difenderci.
Le trivelle potranno anche essere esplorative, ma quasi sicuramente diventeranno permanenti, perche' secondo i calcoli delle ditte coinvolte e' quasi matematico che il petrolio c'e'. O cosi almeno dicono ai loro investitori. Queste informazioni vanno in giro dai primi anni 2000. Io non faccio il sindaco, pero' credo che chi lo faccia abbia la responsabilita' di sapere queste cose.
Dov'erano questi amministratori mentre il Comitato Natura Verde andava in giro per l'Abruzzo a parlare dei danni alla salute derivanti dalle estrazioni petrolifere, o mentre facevano vedere le condizioni di vita a Viggiano, o mentre il popolo si recava in massa a protestare un po dovunque? Forse pensavano che fosse solo un problema di Ortona, e che era meglio dormire. Potevano fare tante cose quei sindaci. Potevano rilasciare dichiarazioni, potevano sensibilizzare la gente, potevano passare delle ordinanze comunali in difesa del loro mare che forse avrebbero dato un po' piu' di filo da torcere ai petrolieri. Invece hanno dormito.
Hanno dormito cosi bene, che intanto le trivelle se le sono trovate sotto casa.
Naturalmente Fratino.com ed associati non si sono pronunciati riguardo le trivelle, anche se alcune di queste si trovano ad Ortona. A loro piacciono, allo stesso modo dei pesci al mercurio, del vino allo zolfo e delle verdure avvelenate. Nenache gli importa che le loro figlie correranno rischi di aborti spontanei, o che i loro nipoti nasceranno con maggiori probabilita' di sviluppo intellettuale rallentato. Non gli importa, gli basta solo che il loro portafoglio sia un po piu' grasso.
Le trivelle sono li per restarci cari signori. Dovete fare di piu', nei fatti, adesso. Domani e' troppo tardi.
Thursday, April 10, 2008
Pesci e petrolio
Nel 1996 il ministero degli affari interni americano (the US Deparment of Interior's Mineral Management Service) condusse uno studio sulla contaminazione di pesci e crostacei nelle vicinanze dei pozzi petroliferi in mare. La zona interessata era il golfo del Messico, al largo del Texas e dell'Alabama dove l'attivita' estrattiva e' maggiormente tollerata rispetto le coste est ed ovest del paese.
Le piattaforme marine funzionano da punto di attrazione per i pesci che amano soggiornare nei loro pressi. Svariati studi erano gia' stati portati avanti da varie compagnie nonprofit per determinarne il livello di salute, Questi studi promossero l'idea che l'habitat marino non era stato particolarmente turbato dalle piattaforme, ma rimanevano molti sospetti sulla loro attendibilita'. Tutte le societa' nonprofit interessate infatti erano sponsorizzate, piu' o meno apertamente, dalle compagnie petrolifere. In uno dei casi piu' eclatanti, il direttore di una di queste nonprofit era un ex dirigente della Chevron, una delle piu' grandi ditte petrolifere americane.
Finalmente, gli studi sponsorizzati dal governo mostrarono che in realta' i livelli di mercurio erano molto elevati sia nei pesci catturati vicino alle piattaforme petrolifere, sia nei sedimenti del fondale marino. Gli scienziati attribuirono questi forti tassi di inquinanti ai fanghi estrattivi, usati durante le trivellazioni e in questo caso particolarmente ricchi di mercurio, oltre che di altre sostanze tossiche, e che erano stati riversati in mare. Gli organismi marini catturati, di settecento specie diverse, dai vermi ai pesci, mostrarono tassi di mercurio superiori anche di 25 volte rispetto a quelli catturati lontani dalle piattaforme.
Nel 2001 il governo americano passo' una legge per limitare le concentrazioni di mercurio nei fanghi estrattivi, ma tuttora rimangono molti forti i tassi di mercurio nei pesci vicino alle piattaforme. Ogni anno nel golfo del Messico vengono riversate un miliardo di chilogrammi di fluidi perforanti e in alcuni casi, tassi elevati di mercurio si registrano anche dopo dieci anni dalla fine dell'attivita' estrattiva.
Il mercurio e' una sostanza neurotossica che ha conseguenze negative sul cervello e sul sistema immunitario e circolatorio, specie per i bimbi e per i feti in via di sviluppo. L'esposizione cronica causa problemi di apprendimento e di sviluppo fetale. Il modo principale in cui il mercurio entra nel corpo umano e' tramite il consumo di prodotti ittici.
Ombrina mare e' a sette chilometri dalla costa.
Fonti: Alabama Press Register,Food and Water watch
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Wednesday, April 9, 2008
Gita a Washington DC
Sono stata via per una settimana, piu' o meno, ed e' per questo che il blog non e' stato aggiornato ultimamente. Mi aspettano tante cose da fare, e per oggi voglio solo raccontarvi la mia piccola esperienza dei giorni scorsi.
Mi ha invitata la National Science Foundation, l'ente nazionale di ricerca scientifica americana, per aiutare a decidere come distribuire i fondi della scienza, in particolare quelli destinati al campo della matematica/fisica in cui lavoro io. La loro sede e' a Washington. Funziona cosi: tu mandi una proposta di ricerca, l'ente chiama degli esperti, lo analizza e poi decide se darti i soldi o no. Io ero parte del gruppetto degli esperti che decideva.
Nella mia unita' di lavoro eravamo in tredici ad analizzare settantacinque proposte, di cui due greci, una bulgara, un turco, una canadese, un polacco, una argentina, due russi, un norvegese, la sottoscritta e due americani. Gli organizzatori erano tre, un ungherese, un tedesco ed un americano. Eravamo tutti docenti universitari e la nostra composizione cosi variegata vuol dire che questa nazione davvero e' riuscita ad attirare a se gente valida da ogni parte del mondo, senza porsi troppe domande e basandosi solo sulla qualita'. Noi stranieri abbiamo deciso come spartire svariati milioni di dollari del governo americano, e questo ci e' stato permesso perche' il sistema ha cosi tanta fiducia in noi, nella nostra correttezza e nel fatto che sappiamo che se imbrogliamo le conseguenze sono dure, che non ha paura ad affidarci delle decisioni cosi importanti.
Non ci conscevamo, e tutti abbiamo dovuto dichiarare i nostri conflitti di interesse, per esempio se eravamo colleghi-amici-parenti di qualcuno che aveva mandato una proposta. Chi ne aveva ha dovuto lasciare la sala durante le discussioni in merito.
Verso la fine e' venuto il capo dell'NSF a salutarci e a ringraziarci, e' stato con noi per circa un oretta e ci ha detto che il governo americano ci tiene molto alla ricerca scientifica di base, perche' e' da li che vengono gli spunti per le innovazioni e per le scoperte e tutto cio' aiuta la nazione a crescere e al benessere della popolazione. La tendenza di base, ha aggiunto, e' di *raddoppiare* i soldi che il governo da alla ricerca ogni sette anni.
A un certo punto mentre ero li non ho potuto fare a meno di pensare all'Italia, al declino del mio paese, alle risorse umane che scappano mentre chi comanda, dal piccolo al grande, non ha a cuore ne il benessere della popolazione ne uno sviluppo sano basato su una democrazia vera, aperta, pulita. Finche' pensiamo tutti al nostro orticello, da Fratino.com che guarda a come arricchirsi con il porto, a Berlusconi che si fa le leggi ad hoc, ad Andreussi che confonde la scienza con la propaganda per l'ENI che lo finanzia, non ci sara' mai progresso vero. E quando il mio vicino, un americano, mi ha detto che lui ama l'Italia e non capisce perche' mai io me ne sia andata, non ho saputo rispondergli. Ho solo alzato le spalle e sorridendo gli ho detto che era una storia troppo lunga. E poi come faccio di solito, l'ho invitato a visitare l'Abruzzo, una Toscana sconosciuta.
Wednesday, April 2, 2008
Disastri in mare - Piper Alpha
La Piper Alpha era una piattaforma petrolifera installata nel mare del Nord, a circa 120 miglia (200 chilometri) dalla citta' inglese di Aberdeen. La struttura era operata dall'americana Occidental Petroleum, la stessa che ha la causa in corso con il popolo Achuar del Peru. La produttivita' della Piper Alpha inizio' nel 1976, e poi venne convertita per la produzione di gas.
Il 6 Luglio 1988, a causa di un malfunzionamento delle valvole di sicurezza, un enorme quantita' di gas venne rilasciata in aria, dando origine ad una serie interminabile di esplosioni. Le imbarcazioni di salvataggio andarono in fiamme immediatamente. Il vento, le fiamme ed il fumo impedirono agli elicotteri e alle navi mandate dalla
terraferma di venire a salvare i lavoratori, anzi, una delle navi mandate da terra prese fuoco anche lei. Qualcuno si getto' in mare, morendonell'acqua gelida e da trenta metri di altezza.
Alla fine, come in un tristissimo spettacolo di fuochi pirotecnici, la pressione sali' a circa 120 atmosfere, le tubature della piattaforma si squagliarono, scoppiarono e divamparono in un finale incendio infernale che divampo' tutta la piattaforma e che porto' le fiamme a circa 350 metri di altezza. Trecentocinquanta metri! Nessuno pote' avvicinarsi alla piattaforma per ore e quasi nessuno pote' lasciarla viva. La maggior parte della gente mori' soffocata.
167 persone persero la vita.
Quello della Piper Alpha fu il piu' grande incidente petrolifero offshore del mondo.
Tutto quello che rimane della Piper Alpha oggi e' un ammasso di metallo fuso.
Dal 1970 ad oggi in Inghilterra si sono registrati piu di 300 morti complessivi per incidenti sulle piattaforme petrolifere marine.
Questa piattaforma era a 200 chilometri dalla costa. All'Acquabella saranno si e no
dieci. Gli incidenti sono rari, e' vero. Ma quando accadono sono disatrosi, perche' non c'e' via di scampo ne per il mare ne per la gente. E' proprio questo che vogliamo per l'Abruzzo? Possibile che non ci sia un modo sano di andare avanti nel 2008? Qualcuno gliel'ha speigato agli Abruzzesi che significa avere TUTTA la costa trivellata? Qualcuno ci ha chiesto il nostro parere?
Fonti:
BBC, Wikipedia
Ci sono dei video su youtube sulle esplosioni della Piper Alpha (non so come scaricarli qui... se mi dite come si fa li metto su): Piper Alpha (BBC), Piper Alpha
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