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Tuesday, February 28, 2012

La Shell a giudizio: omicidio, tortura, schiavismo in Nigeria




Puo' veramente essere che nel 2012 le corporazioni possono andare ovunque nel mondo e commettere abusi come torture, omicidi e schiavismo e allo stesso tempo essere esenti dal confronto coi loro accusatori e non rendere giustizia?

Questo e' esattamente quello che la Shell difendera' presso la nostra piu' alta corte oggi.


Karen Redford, avvocato
28 Febbraio 2012



La Corte Suprema americana ha deciso di ammettere il dibattito "Kiobel vs. Shell", dove dovra' decidere se il processo di un gruppo di Nigeriani contro la Shell per crimini contro l'umanita' e per la morte del famoso attivista Ken Saro Wiwa, puo' svolgersi negli USA oppure no.

La Shell e' infatti accusata di avere ingaggiato paramilitari che hanno commesso sequestri di persona, esecuzioni sommarie, tortura, lavori forzati, stupri, violenze, tangenti, sparatorie e finanche genocidio. Fra i delitti contestati, la morte di Ken Saro Wiwa e di altre persone.

La Corte Suprema e' allora chiamata a decidere se le vittime possono o no portare in causa la Shell, non per danni ambientali, ma per danni contro i diritti umani, anche se i crimini sono accaduti fuori dagli USA.

Infatti, parrebbe che questa causa dei nigeriani contro la Shell, non possa competere ad un tribunale USA visto che la Shell ha sede altrove, e visto che le morti e i presunti abusi sono accadute in Nigeria.

Ma facciamo un passo indietro. Negli anni '90 sorse in Nigeria il movimento popolare degli Ogoni, di cui abbiamo parlato tante volte su questo blog, che includeva anche Ken Saro Wiwa e che denunciava le pietose condizioni ambientali in Nigeria a causa di decenni di sfruttamento petrolifero, soprattutto per opera della Shell.

Le pacifiche proteste di Wiwa e dei suoi collabroatori vennero pero' subito messe a tacere dal brutale regime dittatoriale dell'epoca, in collaborazione con la Shell. Insieme, secondo l'accusa, la Shell e il governo furono responsabili di quella bella lista di delitti di cui sopra, inclusa la morte di Ken Saro Wiwa.

Ora e' evidente che una persona e' sempre responsabile di omicidio.

Ma questo reato non e' stato commesso negli USA.

Qui pero' c'e' anche una legge che si chiama Alien Tort Statute, secondo la quale orrendi crimini commessi all'estero contro l'umanita' possono essere portati a processo sul suolo USA. Questa legge esiste da 30 anni.

A volte infatti, succedeva che criminali nazisti, o altri dittatori venivano negli USA "in pensione", pensando di poterla fare franca. Invece no, qui la legge dice che in casi particolarmente gravi, anche se il crimine l'hai commesso all'estero, puoi essere portato in causa in un tribunale americano.

Questa legge e' stata gia' usata contro Radovan Karadzic, per crimini commessi durante la guerra di Bosnia/Serbia e contro il dittatore filippino Ferdinando Marcos.

E le multinazionali? Chi protegge i deboli contro quelle? I criteri applicati per Marcos e per Karadzic sono gli stessi che si applicano alla Shell? La legge cosi' com'e' formulata non spiega se bisogna fare distinzione fra persone/dittatori e multinazionali/ditte petrolifere.

Anche se la legge non era esplicita, circa 15 anni fa, si decise di provare ad usare questa Alien Tort Statute anche contro le multinazionali.

Il primo caso fu quello di Doe vs. Unocal, in cui alcuni cittadini di Birmania portarono in causa la Unocal Americana e la Total di Francia.

Ecco qui il racconto - da brivido.

In questo caso, la Unocal e la Total erano accusate di avere ingaggiato l'esercito birmano per forzare la costruzione di un oleodotto, ben consci della brutalita' che sarebbe stata riservata ai residenti, tutti contrari.

Infatti i militari commisero torture, violenze sessuali e omicidi sugli abitanti che quell'oleodotto proprio non lo volevano. Un po' come in Nigeria.

Fu un successo - dopo 9 anni la Unocal e la Total, nel 2005, ammisero le loro colpe e furono costrette a risarcire le vittime.

Ma adesso, gli avvocati della Shell dicono che questa Alien Tort Statute si debba applicare *solo* alle persone, non alle corporazioni, cioe' a loro.

E di grazia, perche'? Ovviamente perche' hanno paura di perdere come hanno perso quelli della Unocal/Total a suo tempo e sarebbe un colpo durissimo per la Shell la cui immagine di certo non brilla per carita' cristiana!

E quindi siamo finiti alla Corte Suprema che deve decidere se queste multinazionali siano "persone" che possono stare a processo anche per presunti delitti commessi fuori dagli USA, secondo questo Alien Tort Statute oppure no.

A capo di questo processo c'e' la signora Barinem Kiobel, moglie del dottor Kiobel che venne impiccato dalla giunta militare della Nigeria nel 1995 assieme a Ken Saro Wiwa e sotto la regia della Shell. Assieme alla vedova del dottor Kiobel, altre nove persone.

La signora chiede solo che ci sia un processo, e che lei possa presentare le sue argomentazioni contro la Shell presso un triunale, presumibilmente non corrotto, e chiedere giustizia per la morte del marito, avvenuta 16 anni fa!

Nel 2010 la Corte Suprema disse che le corporazioni possono dare soldi a candidati politici, e godere della liberta' di parola, proprio come una persona.


Vediamo se ora sono persone anche nel senso che non possono andare dove gli pare e creare disastri, impuniti.

Qui il commentario di uno degli avvocati per i diritti umani del gruppo Earth Rights International, Katie Redford

How anyone could argue with a straight face that they shouldn't be held responsible for such abhorrent behavior is almost beyond comprehension. Yet that's precisely what Shell and their corporate supporters have been insisting on.


Il caso e' ora nelle mani della Corte Suprema che ha iniziato ad ascoltare pareri di Shell e vittime il 28 Febbraio 2012.

Qui il sunto della prima giornata

Monday, February 27, 2012

Lettera del Senatore D'Ali sul Parco della Costa teatina






Come tutti, sono rimasta molto male (molto male) e sorpresa dello slittamento della perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, come richiesto dal senatore Antonio D'Ali'.

Se n'e' parlato molto in questi giorni in Abruzzo, ed e' stato per noi tutti, ancora una volta, motivo di scoraggiamento e di incredulita'.

Il senatore D'Ali' e' lo stesso onorevole che mi invito' a parlare delle trivellazioni in mare in data 18 Gennaio 2012 presso il Senato della Repubblica Italiana.

Durante quell'evento ricordai ai presenti che fra i pochi strumenti utili e veloci che abbiamo per fermare i trivellatori c'e' l'approvazione finale e la perimetrazione definitiva sia del Parco Nazionale della Costa Teatina che dell'Area Marina Protetta di Pantelleria.

Il mio modesto parere e' che sarebbe molto meglio in questo caso copiare gli americani, che hanno fasce di almeno 160 km sulle loro coste, ad eccetto che nel golfo del Messico. Ma in attesa di queste "leggi all'americana", mi accontento delle 12 miglia della Prestigiacomo e del parco per i motivi di cui abbiamo parlato tante volte su questo blog e che Lorenzo Luciano, Lino Salvatorelli e Fabrizia Arduini hanno spiegato egregiamente nel corso degli scorsi mesi a tutti quelli che li volevano ascoltare.

Scrissi allora una lettera a D'Ali - che e' su in cima. La sostanza dell'email era in una sola domanda: perche' lei ha firmato questo rinvio della perimetrazione?

In cima c'e' anche la risposta inviata non da D'Ali' ma da un suo collaboratore, Salvatore Braschi.

Ciascuno puo' leggerla e farsi l'opinione che vuole.

Qui quello che posso dire e' che non c'entra l'emotivita' mia o di chiunque altro - siamo vivi, abbiamo emozioni e sentimenti, ma sono i fatti che contano.

Sono anni - dieci per la precisione - che noi persone normali aspettiamo questo parco e saremmo degli automi se non avessimo sentimenti, visto che soprattutto Lorenzo, Fabrizia e Lino, ci hanno messo lavoro, tempo ed energia gratuitamente per leggersi carte, sensibilizzare, rompere le scatole e sentire l'insentibile da parte di politici gretti e senza amore. Come per il petrolio, hanno fatto di piu' le persone normali che i politici d'Abruzzo.

Ma alla fine, alla fine, come dicevo, si devono guardare i fatti. E i fatti sono che

1. La chimica, la medicina, le statistiche, i dati, i fatti condannano l'industria del petrolio e che non esiste struttura sicura al 100%.

2. Ergo, trivellare in riva - dove ci sono attivita' che dipendono da natura e ambiente sano, (nonche' le nostre citta'!) e' folle.

3. Ergo, se vogliamo essere razionali facciamo le leggi all'americana: fascia di 160km anti-trivelle. Di sicuro non succede niente. A prova di bomba. Easy, no?

4. Visto che i nostri politici sono emotivi e che non vogliono fare la cosa piu' razionale del mondo - gli americani non sono scemi! - allora facciamo la seconda cosa piu' razionale: mettiamo il parco che crea la barriera delle 12 miglia.

Mi pare tutto cosi' razionale!

Le argomentazioni riportate nella lettera di cui sopra, a mio parere, sul perche' no, e con tutto il rispetto, sono vecchie e retrograde e suonano, purtroppo, come tante scuse che continuiamo a sentire dai politici d'Abruzzo. Non e' stato mai fatto, non si puo', si e' perso tempo.

And so what? Non e' stato mai fatto? Bene, facciamolo ora. Proviamoci, facciamo le cose giuste, anche se difficili.

Potrei rispondere punto su punto, sul commissario, sugli anni specati, ma a che pro?

Credo che sia tutto fine a se' stesso. E' tutto gia' detto, gia' scritto. Resta solo il fatto che un altra occasione si e' persa.

Il parco lo vuole la stragrande maggioranza della gente. E' cosi. Senatore d'Ali perche' lei non e' venuto in Abruzzo a chiederci cosa pensiamo? Perche' non ha mai indetto una conferenza vera dandoci qualcosa di piu' decente che quel lurido teatrino alla presenza di Sorgi e Di Stefano a San Vito Marina?

E cosi, leggendo e rileggendo, ancora una volta mi rendo conto di come la politica italiana abbia perso una occasione per avvicinarsi alla gente e invece di stare dalla nostra parte, si chiude su stessa dietro tante parole e scuse.

Ma alla fine, si torna sempre al punto di partenza: Antonio D'Ali avra' anche firmato, ma dov'erano in tutto questo Fabrizio di Stefano, Giovanni Legnini, Gianni Chiodi, Enrico Di Giuseppantonio, Remo Di Martino, Antonio Sorgi e tutta la politica d'Abruzzo?

E' facile prendersela con Antonio D'Ali, ma se tutti questi galantuomini che ci rapprensentano in Abruzzo avessero fatto il loro dovere, oggi non staremmo qui.

Se uno solo si fosse impuntato, non saremmo qui. Grazie al cielo che almeno Maurzio Acerbo e Walter Caporale hanno detto qualcosa, ma gli altri? Dove sono? Cosa dicono?

E' a loro che va la vergogna piu' grande, come sempre. Nessuno di loro ha potuto chiedere spiegazioni a D'Ali', nessuno. Nessuno di loro ha osato commentare, dire, spiegare, ESIGERE che questo parco venisse perimetrato. Dove sono? Hanno qualcosa da dire?

Non votateli piu': da Gianni Chiodi a scalare, questa gentaglia non merita i vostri quattrini.

Io lo sogno ancora un politico con la P maiuscola.

PS: Se volete lasciare messaggi fatelo sul blog, cosi' li puo' vedere anche il Senatore, e tutti i politici d'Abruzzo e magari li mettiamo tutti assieme e li mandiamo al Senato.

Friday, February 24, 2012

Giorgio Mazzenga: 500 bugie


NON E' VERO CHE L'IMPIANTO FOREST OIL PORTERA' ALL'AUMENTO DEL 50% DELLE RISERVE ITALIANE.

MA CHE E' MANDRAKE LUI?

QUEL GAS BASTERA' PER UNA SETTIMANA SE TUTTO VA BENE.
PAROLA DI FOREST OIL AI SUOI INVESTITORI


Agli Abruzzesi: rifiutatevi di lavorare per la Forest Oil,
boicottateli, cacciateli via.
Distruggeranno ogni cosa che toccheranno,
proprio come i petrolieri di Basilicata.

Vorrei proprio sapere chi ha dato l'arroganza a quest'uomo, Giorgio Mazzenga, di venire in Abruzzo a fare il comodo suo.

Oggi Prima da noi e il Centro riportano che Giorgio Mazzenga, capo della Forest Oil Corporation - Italia, ha deciso di andare avanti con i suoi progetti di morte senza aspettare la fine del lento processo autorizzativo.

Un altro articolo di Abruzzo web e' qui.

Ma chi crede di essere questo?

Da come la rigirano loro la frittata, pare che siano, come Assomineraria, dei santi.

La balla piu' grande di tutte e' che questo giacimento portera' :

all'aumento delle riserve italiane di gas del 50%.

Cosa? Li trivellano 5 pozzi. Allora facciamone fare altri 5, 10 e voila' abbiamo risolto tutti i problemi d'Italia. Ma dove si e' mai visto che 5 pozzi di gas possano coprire meta' delle riserve italiane? E' impossibile, ed e' solo una grande bugia, come tutte le altre follie di quell'articolo.

Secondo me il gas gli e' andato alla testa, al signor Mazzenga, che poi continua:

"La nostra intenzione e' di far lavorare il piu' possibile le imprese locali".

Ah si? E allora apri un centro di installazione di pannelli solari per tutte le case d'Abruzzo. Metti su una cooperativa turistica, apri un centro di sviluppo di energia sostenibile, apri un impresa vitivinicola.

Ma lo sanno tutti che la sua e' tutta propaganda. Mazzenga non vuole dare lavoro a nessuno, quello vuole solo farci i soldi, lui, i suoi azionisti, i politici corrotti, e gli investitori americani.

E quanto lavoro? Il titolo spara: 500 persone.

Ma poi a leggere invece si capisce che sono sole quindici persone ai macchinari e cinque come segretarie. E gli altri 480?

Quelli sono per costruire e "per il ripristino dei luoghi". Quindi significa che circa 240 a costruirlo e 240 per il ripristino?

Chissa'. Ad ogni modo sono lavori temporanei, di muratura o di bonifica - e se mai il ripristino ci sara', sara' fra 30 anni! Quindi e' scoretto chiamarlo lavoro quello!

Ma anche se fosse, si sa in Italia quanto ripristino c'e' - niente di niente.

Mai sentito parlare di ripristini in Basilicata? Io no.

Infatti mi viene in mente quando ebbi il dibattito a Muro Leccese con un geologo ENI: qualcuno gli chiese che tipo di ripristini facevano e lui come unico esempio riporto' quello della Piattaforma Paguro.

Cosa?

.. Ma la piattaforma Paguro era scoppiata, incendiata e crollata, non e' mai stata ripristinata da nessuno! Erano tutte balle perche' non ne aveva in mente altri di ripristini: che io sappia, non esistono!

Ancora con altre balle: la "subsidenza". Dice che saranono "soli sette centimetri".
Di grazia sulla base di che cosa? Nella valutazione di impatto ambientale non c'era scritto niente di tutto cio'.

Ma poi, come fa lui a dire se saranno 7 o 17 o 27? Non sono calcoli a cui affidarsi con assoluta certezza. E poi i petrolieri sono di parte, e di solito se dicono sette, saranno sicuramente molti di piu'. Ma anche sette sono troppi, in un territorio cosi' delicato.

Di nuovo la fantasia galoppante di Mazzenga all'opera: useranno
"una biotecnologia" che si fonda sull'uso di batteri che restituiscono acqua e zolfo, nel pieno rispetto dell'ambiente.

Ma cosa dice questo? E allora a che gli servono nel suo progetto tutte quelle torri emissive? Cosa tirano fuori li? Acqua? Profumi? Elisir di lunga vita?

E di grazia, dove lo mettiamo lo zolfo prodotto? E perche' hanno gia' costruito vasche per i materiali tossici di scarto? E questi batteri dove li ha sognati?

Ma alla fine di tutto, caro signor Mazzenga, quello che resta e' che la gente di Bomba non ce la vuole qui ne la sua raffineria, ne i suoi paventati quattrini. Se li tenga a Milano e ci lasci in pace.

Giorgio Mazzenga. Non ho parole per descrivere il mio disgusto. Lei e' veramente scorretto e dovrebbe soltanto vergognarsi di mettere il profitto sopra ogni cosa: amore per la terra, per la natura, rispetto per la gente.

Lo stesso dicasi per i nostri cari politici, a partire da Gianni Chiodi - immobile, impassibile, incurante dell'Abruzzo, che sia la ricostruzione dell'Aquila, che siano le trivelle.

Un governatore inutile, incapace di prendere qualsiasi decisione, e con lui Antonio Sorgi, il capo di quella specie di inciuciaio locale che e' la Commissione VIA dell'Abruzzo.

Che dire di Domenico Scoccia e di Eugenio Caporrella, pagati dalla Forest Oil per andare in gita a "istruirsi" sulle raffinerie della Forest Oil.

Che schifo. Che schifo. Che schifo.

Thursday, February 23, 2012

Assomineraria: prepotenza e deliri


L'integrità morale è un dovere costante
di tutti gli Associati e caratterizza i comportamenti di tutta l'Assomineraria.


Assomineraria, Presidente Claudio Descalzi

Infatti all'ENI la SEC Americana ha mollato la piu' grande multa
della storia per mazzette in Nigeria.
Bella integrita' morale.

Gli investimenti riguarderebbero lo sviluppo di giacimenti a terra ed a mare, soprattutto nelle regioni del Sud, con un'attenzione particolare alla Basilicata.

Proprio non ci riescono ad accettare che tutto
quello che hanno fatto in Basilicata e' stato IMMORALE


Quelli di Assomineraria non si arrendono. E' dall'entrata in vigore del decreto Prestigiacomo d128 2010, che vieta le trivelle a 9 km da riva, che diventano 20 nel caso di zone marine protette, che cercano di sabotarlo.

Hanno iniziato a settembre 2010 con questo comunicato dove si dice che devono "salvaguardare" l'attivita' offshore e il LORO indotto, e questo mentre il pozzo del golfo del Messico ancora sputava veleni.

Dicono che quando il governo ha varato il decreto Prestigiacomo non c'e' stata "alcuna consultazione" con LORO e che per questo hanno dovuto indire gia' a suo tempo un incontro da LORO organizzato con la Prestigiacomo.

Beh, non e' che a noi cittadini ci convocano mai su queste cose! Mi avessero chiesto a me, avrei detto altro che 5 miglia, mettiamo 100 come fanno negli USA. Comunque, ecco chi prepotentemente si autoinvita presso il Ministero: signori lobbisti, stipendiati dai petrolieri, gente che pensa agli affaracci loro. Eccoli, i nemici dei mari italiani:

Pietro Cavanna, Presidente del Settore Idrocarburi di Assomineraria,
Giuseppe Tannoia dell'ENI,
Marco Brun, della Shell
Umberto Quadrino, dell' Edison
Piero De Simone, dell'Unione Petrolifera Italiana.

Hanno stilato una lista di perdite economiche PER LORO e non certo per il paese, hanno chiamato la legge Prestigiacomo "assurda", "punitiva", hanno detto che c'e' mancanza di base "razionale" e hanno detto che loro non hanno mai causato danni in 50 anni di attivita'.

Ma a chi la danno a bere? Ma cosa, trivelliamo sotto casa? Ma se un giorno si e un giorno no si sentono di perdite in mare, di scoppi, anche in Italia? E il Lambro, e la Haven, e Paguro, e i riversamenti a Taranto, e Rospo Mare?

Mangiano gli scordarelli questi qui?

Non una parola che sia una sull'ambiente in tutto il comunicato. Continuano a insistere che siamo "emotivi". Ma, io direi che invece siamo piu' che razionali. Ovunque ti giri le trivelle hanno portato danni, in Italia, nel mondo, e dunque per precauzione mettiamo una fascia di protezione, no? Questa e' razionalita' pura.

O che noi Californiani siamo emotivi e scemi? O sono scemi gli abitanti della Florida che mettono limiti di almeno 160km?

Adesso, nel Febbraio 2012 dicono ancora che questo decreto Prestigiacomo ha causato "seri problemi" A LORO e che vogliono porre rimedio ai "risvolti negativi".

Dicono ancora che c'e' stato un effetto drammaticamente negativo dovuto al decreto Prestigiacomo e che dobbiamo "valorizzare" le nostre riserve di petrolio e di gas (purtroppo per noi monnezza) per ridurre l'importazione di petrolio dall'estero.

Dicono che sono pronti a "migliorare la bilancia dei pagamenti, aumentare le entrate fiscali, rilanciare l'economia manifatturiera, investire ingenti risorse finanziarie" e chicca finale "aiutare il paese ad uscire dalla crisi".

Cioe' sono dei maghi.

Poi sparano numeri a casaccio. Il gruppo di Claudio Descalzi dice che sono pronti con:

12 miliardi di euro in impianti produttivi in 4 anni

70 mila posti di lavoro in 4 anni

40 milioni di euro di entrate allo stato in 20 anni

120 miliardi di euro di risparmio sulle bollette in 20 anni

Cioe' sono dei maghi, e dei santi pure!

Ma sui LORO guadagni neppure una parola!

Pero' dicono che pagano troppe tasse e che si deve "ridurre il carico fiscale". Ah, certo!

Aggiungono che abbiamo TROPPE aree protette in Italia e che questo portera' ad eccessivi costi PER LORO quando andranno a trivellare.

Se per caso le trivelle dovessero sorgere vicino ad aree protette, infatti c'era una proposta di legge per cui i petrolieri avrebbero dovuto pagare una tassa per il ripristino di tale aree protette dopo le devastazioni petrolifere.

Non sia mai!

Ma chi credono di essere? L'Italia e' NOSTRA e non di un gruppo di affaristi senza scrupoli.

Vorrei proprio sapere dove vanno al mare lorsignori Descalzi, Tannoia, Cavanna, Brun, e De Simone e piazzargli una bella piattaforma sotto il naso.

Che gente.





Wednesday, February 22, 2012

Giuseppe e Rinaldo Tagliabue: cosa non si fa per denaro














Assolti con formula piena i due gestori della ex petrolchimica, i cugini Rinaldo e Giuseppe Tagliabue, unitamente all'ex direttore di stabilimento Vincenzo Castagnoli.

2400 tonnellate di petrolio nel fiume e nel mare
 Evviva




a viver come bruti...

Stavo per andare a dormire quando mi e' capitato questo articolo sul CorSera sul disastro nel fiume Lambro. Ero curiosa di sapere come fosse a finita, cosa aveva causato quella mega marea nera che aveva tenuto l'Italia in sospeso per qualche giorno nel 2010. Se n'era parlato anche sulla stampa USA.

Non avrei mai potuto immaginare che fosse stato uno sversamento volontario.

Come ricorda il Corriere, un paio di anni fa finirono nel fiume Lambro quasi 2,400 tonnellate fra olio combustibile e gasolio. Morirono decine e decine di pesci, tutto l'ecosistema venne devastato. Il petrolio arrivo' fino al Po. Ci vollero giorni per ripulire la marea nera, e chissa' se e' mai stato tutto veramente messo in ordine.

Credo che a suo tempo in pochi potevano anche solo sospettare che non fosse un incidente, qualcosa di orrendo si, ma pur sempre al di fuori della volonta' di amministratori, gestori, personale. Sara' stata una valvola, poca manutenzione, disattenzione, un qualche squilibrio dei fluidi, chissa'.

Invece no. Era tutto programmato, pensato, calcolato.

Quello che infatti viene fuori dalle indagini dei due PM Emma Gambardella e Donata Costa e con il procuratore Corrado Carnevali, e' che i titolari della Lombarda Petroli, Giuseppe e Rinaldo Tagliabue operavano un traffico illegale di idrocarburi. Per nascondere le imposte evase, avevano ben pensato di rigettare i prodotti petroliferi in acqua, cosi da far quadrare i conti e nascondere che non avevano pagato le tasse.

Si parla di circa 5 milioni di euro.

Semplice no? Tanto il fiume e' una pattumiera, vero?

La Lombarda Petroli era a suo tempo una raffineria con circa 300 persone addette, poi calate a 10 con la trasformazione dell'impianto in un centro di stoccaggio.

Di qui, enormi flussi in entrata e in uscita, e enormi possibilita' di imbrogliare, di non registrare, di evadere. Secondo le indagini, i due fratelli semplicemente hanno avuto paura di controlli della finanza e cosi' non hanno esitato a riversare idrocarburi pesanti nel Lambro, nel fiume della loro stessa citta'.

E ancora secondo il Giorno i due hanno " finto di coordinare i soccorsi e davano ordine agli operai intervenuti di versare acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno con lo scopo di aumentare i quantitativi del prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi, così causando la tracimazione del prodotto."

Cioe, anche a fatti accaduti, avendo visto il disastro combinato, ancora pensavano ai loro soldi, e a come fare per nascondere i loro carburanti.

I due rischiano fino a 12 anni di carcere per disastro doloso.

Ma come si puo'? Non capisco veramente - e' qualcosa al di fuori della mia comprensione, davvero.

I numeri del processo alla BP


4.9 milioni di barili di petrolio

72 milioni di pagine di documenti

20,000 referti

303 deposizioni

120,000 persone costituitesi parte civile

11 morti

$17 miliardi di dollari se la BP e' colpevole di "gross negligence"

E non sara' neanche l'ultima: la BP e' anche invischiata in un altro processo, a Houston, perche' avrebbe mentito ai suoi investitori. L'accusa e' di frode per non avere ben spiegato i rischi, i suoi metodi nei casi di emergenza, e in ultima analisi, per avergli fatto perdere dei soldi.

Intanto, una piccola ditta MOEX offhsore 2007, partner di minoranza della
BP ha gia' versato 90 milioni di dollari al governo USA.



Dal Los Angeles Times e per il giudice Carl Barbier da decifrare

La Confindustria di Mauro Angelucci



L'ambiente è al primo posto anche al nostro interno

Mauro Angelucci,
Confindustria Abruzzo, 17 Febbraio 2012


Servono infrastrutture energetiche,
l'Abruzzo dica sì al petrolio

Mauro Angelucci,
Confindustria Abruzzo, 21 Marzo 2011

Un anno,
due direzioni opposte,
molta coerenza.


Ci risiamo. Confindustria Abruzzo non ha ancora capito che viviamo in una democrazia, e non si rassegna a non poter fare il comodo suo in questa regione.

Qualche giorno fa infatti Mauro Angelucci rilascia una intervista al Centro d'Abruzzo in cui si annuncia la "Convention" di Confindustria alla presenza di Fabrizio Saccomanni, direttore della Banca d'Italia, Pierferdinando Casini presidente dell'UDC, Raffaele Bonanni, segretario della CISL, e il vicepresidente della commissione UE Antonio Tajani.

Tutti pezzi grossi.

Il tema vero dell'intervista pero' non e' la "Convention", ma l'ambiente. E il presidente Mauro Angelucci dice al Centro che

1. E' in via di costituzione "Confindustria Green" per mostrare quanto "sensibile" sia al tema dell'ambiente anche Confindustria.

Mi viene da ridere. Qui si chiamerebbe greenwashing. Un po come Petrocco che parlava di Ecopetrol! Poi, uno scorre un po piu' sotto e si legge

"in un momento così delicato e'indispensabile evitare contrapposizioni ideologiche fini a se stesse, che inaspriscono le tensioni, come dimostrato dal recente atto intimidatorio nei confronti della Forest Oil a Bomba"

Mica ha detto che quello della Forest Oil e' un progetto altamente inquiante? Mica ha detto che di "green" il progetto della Forest Oil non ha niente di niente? Mica ha difeso la gente che dovra' respirare i fumi tossici della raffineria di Bomba? Mica ha detto che in un momento cosi' delicato e' bene difendere gli investimenti fatti per anni su agricoltura e turismo?

E l'ambiente al primo posto dov'e'?

Mah, chissa'. Invece della gente, dei loro campi, delle loro attivita', Mauro Angelucci ha difeso una centralina della Forest Oil e ci ha dato degli "ideologi".

Ma poi e' un ideologia voler respirare aria pulita? E lui invece vuole respirare idrogeno solforato? Vuole viverci lui sotto una raffineria pronta a spronfondare?

La puo' pure chiamare ideologia. Personalmente, me la tengo ben stretta la mia "ideologia", piuttosto che barattarla in cambio della svendita del mio territorio a Mr. Giorgio Mazzenga e compari che ride pensando agli affari suoi dalla comoda Milano.

2. Poi dice che non gli sta bene - udite udite - l'apertura delle istruttorie di VIA ai comitati ambientali. Cioe' secondo una legge appena approvata dalla regione Abruzzo, devono sedere ai tavoli della valutazione d'impatto ambientale anche i rappresentanti delle associazioni che si occupano di ambiente.

Mauro Angelucci afferma che occorre che a quei tavoli siedano

"persone che hanno competenze per dare pareri vincolanti"

e che

"non si puo' aprirlo a tutti attraverso internet".

Mi si raccapona la pella. Mi dica, caro Angelucci, qual'e' la sua competenza ambientale? Chi e' lei per poter decidere? Chi e' lei per poter dire alla commissione VIA cosa fare e cosa non fare? Cosa approvare e cosa non approvare?

Quanta paura le fanno le nostre osservazioni? Mi dica?

Lei, prutroppo, rappresenta gli industriali, capisce? Capisce che qualsiasi cosa lei dica e' da parte di uno che ha interessi di parte, che ha a cuore il profitto, gli affari, il tornaconto?

Ma perche' non parla mai di energia verde per davvero? ma dov'e' il progetto di mettere pannelli su tutte le case d'Abruzzo?

E tornando all'ambiente, non avete mai chiesto neanche scusa sul Centro Oli che Calogero Marrollo si ostinava cosi tanto a voler far costruire.

E poi, vogliamo farla con persone "competenti? questa VIA". Bene, con tutta l'umilta' del mondo, credo di essere molto piu' competente di meta' della gente che compone il comitato VIA d'Abruzzo e sicuramente di molti di quelli che stanno dentro a Confindustria.

Perche' nessuno mi ha mai interpellato? Paura eh? Paura che con le osservazioni coordinate via internet vi abbiamo fatto sfumare un bel po di guadagni?

Ma anche se cosi fosse, e se anche mi chiamaste a tutti i tavoli del mondo, lo stesso non sarebbe giusto.

Il cittadino medio deve essere informato, deve poter dire la sua. Sono soldi suoi quelli con cui vengono pagati gli stipendi a Antonio Sorgi, e Gianni Chiodi.

E' cosi' che funziona in democrazia, sa? E l'Italia, in teoria, dovrebber ancora esserlo. Se lei pensa che trivellare Bomba sia una buona cosa, vada in giro per tutto l'Abruzzo e lo spieghi alla gente con dati, numeri, tabelle. Vada.

Mica la gente e' scema? Se lei ha dei punti validi, la ascolteranno. A me hanno ascoltato, e all'inizio ero un signor nessuno.

Secondo il suo ragionamento invece, ci deve essere un gotha a decidere, ma allora a che serve il suffragio universale o l'istruzione diffusa? Perche' fermarsi alla VIA? Facciamo decidere tutto da qualche misteriosa "persona competente".

Ci abbiamo gia' provato, si chiamava Mussolini, se lo ricorda?

Dryden e la corte suprema di NY: si ai divieti di fracking



La citta' di Dryden, nello stato di New York, popolazione 14,000 ha il potere di bannare il fracking dai suoi confini cittadini. L'ha deciso la Corte Suprema dello stato di New York.

E' come se il sindaco di Bomba avesse il potere di porre il veto alle trivelle della sua citta' ed e' considerata un'enorme vittoria per la democrazia, per il potere locale, per la gente.

In realta' gia' altre 51 comunita' fraccande e fraccate avevano emanato divieti locali, incluse Dryden, ma questa e' la prima volta che si arriva alla Corte Suprema dello stato di New York.

La Anschutz exploration che voleva fare fracking a Dryden ha sede a Denver e il giorno 16 Settembre 2011, porto' in causa la citta' newyorkese, una delle tante che aveva osato bannare il fracking dai suoi confini.

Un Davide della democrazia contro un Golia del petrolio, visto che Dryden ha soli 14,000 abitanti!

L'accusa era che il divieto di fraccare il territorio era contro i diritti acquisisti della Anschutz , visto che i permessi sono dati dallo stato e non dalle citta'. Per cui, secondo loro, le citta' non possono dire niente e devono stare zitte.

Il giudice Phillip R. Rumsey - sant'uomo - invece ha deciso che la salute delle persone e' piu' importante dei "diritti" dei trivellatori, e ha decretato che il divieto puo' essere integrale. Il divieto vale per gas, fracking e petrolio.

La Anschutz Exploration, opera non solo a New York, ma anche in Pennsylvania, Ohio, North Dakota, Montana, Wyoming. Ci si aspetta che la sentenza avra' ripercussioni su tutti i paesi in cui la Anschutz o altre ditte vogliano fraccare il territorio - era la prima volta che una corte suprema si occupasse di un caso del genere.

Lo stato di New York ha una moratoria sul fracking dal 2008, che si vuole estendere almeno fino al giugno 2013.

Gli sono arrivate 20,000 osservazioni di contrarieta'.

God bless American democracy.

Fonti: NPR

Sunday, February 19, 2012

Il processo alla BP - parte 1





L'atteso processo alla BP iniziera' il 27 Febbraio a New Orleans.

Alcuni lo chiamano il processo del secolo, per i soldi, per l'intesse mondiale, per i disastri ambientali collegati allo scoppio.

Lo scopo del processo e' di capire esattamente di chi e' la colpa dello scopppio e chi deve risarscire quali danni.

I protagonisti su cui dovra' pronuciarsi il giudice Carl Barbier, sono:

1. La BP, proprietaria della concessione

2. La Transocean, che operava la piattaforma incendiatasi

3. La Halliburton, che forni' il cemento con cui il pozzo era stato scavato

4. La Cameron, che ha realizzato il blowout preventer, il macchinario che avrebbe dovuto registrare gli sbalzi di pressione nel pozzo e arrestare le operazioni prima dello scoppio, in caso di emergenza.

Si sono presentati parte civile: lo stato federale, tre stati costieri - Alabama, Louisiana, Mississippi - alcuni stati Messicani, varie citta' e contee. Ovviamente ci sono anche i rappresentanti dei pescatori, dei ristoratori, degli alberganti della zona, nonche' persone che ricordano di essersi ammalate a causa dello scoppio e delle operazioni di pulizia successive.

In questo caso ci sara' un giudice a decidere tutto - e non una giuria popolare come di consueto nelle cause americane. Ci saranno tre fasi del processo:

1. La prima e' quella preliminare, in cui verranno raccolte tutte le informazioni relative alla situazione prima dello scoppio e come si e' arrivati allo scoppio, cosa non ha funzionato e perche'. Questa fase durera' circa 2 o 3 mesi.

2. La seconda fase e' invece prevista per Aprile 2012, qui si studiera' tutto quello che e' stato fatto per cercare di contenere lo scoppio, da Aprile 2010 fino a Settembre 2010. Si cerchera' di capire esattamente quanto petrolio sia stato riversato, ancora oggi le cifre della BP non combaciano con quelle governative e delle associazioni ambientaliste.

Questa sara' una fase delicata, perche' a partire dalla cifra esatta di petrolio si porta' giungere ai quantitativi delle multe, secondo il Clean Water Act, che vieta di inqunare il mare.

Nota: ma l'Italia c'e' l'ha un clean water act? Cioe' qual'e' il protocollo da seguire in fase puntiva e di giudizio in Italia quando navi e petroliere rilasciano monnezza in mare?

3. La terza fase riguarda tutta la fase di pulizia e cosa e' stato fatto o non fatto per evitare di inquinare il mare. Si studieranno gli effetti degli incendi di petrolio, l'uso di dispersanti e di altri metodi di contenimento del greggio. Non si sa quando inziera' questa fase.

Il governo ha gia' iniziato a parlare di accordi con la BP, ma e' quasi del tutto probabile che non s possa fare niente prima del processo. E questo e' saggio perche', secondo me almeno, tutto deve essere limpido e trasparente. Come non lo e' piu' il mare di Louisiana.

Il pozzo e' stato trivellato a circa 50 miglia da riva, dalla citta' di Venice, LA. LA BP aveva scoperto un enorme giacimento sotterraneo, grazie a questo pozzo preliminare, Macondo,
e stavano preparandosi a lasciare il sito per poi tornarci con la piattaforma permanente.

Il buco era a 1 miglio (=1.6km) sottoterra, e l'affitto della struttura trivellante, da parte della Transocean, costava 1 milione di dollari al giorno.

C'erano stati molti problemi durante tutte le operazioni su Macondo: i lavori si erano protratti per 30 giorni piu' del previsto ed il costo era lievitato di 40 milioni di dollari piu' del previsto.
Si dice che controllare le trivellazioni sottoterra, e' come controllarle sulla luna a causa dei sofisticati metodi di controllo necessari. I lavoratori infatti lo chiamavano il "pozzo dell'infernalo"

La sera dello scoppio, alle 9:30 la sera, ci fu una fuga di metano che si mescolo' al petrolio e che causo' il divamparsi dell'incendio.

C'erano 126 persone sulla piattaforma, di 11 poi morirono, altre dozzine di persone rimasero ferite.

Dopo due giorni la piattaforma sprofondo' in mare, e il petrolio inizio' a sgorgare e resto' attivo per quasi tre mesi.

Ci sono stati rapporti della BP, dalla Trasnocean, della stampa, della Marina USA, del Presidente Obama, e dall'academia nazionale degli Ingegneri.

Quello che si sa e' che:

1. La BP decise di usare metodi (troppo?) economici e veloci per costruire il pozzo
2. La BP non ha implementato le raccomandazioni, e le linee guida sulla sicurezza
3. La BP ha rimosso delle importanti barriere protettive prima del tempo.

Si sa anche che

4. Il cemento della Halliburton era difettoso,
5. Gli operai non hanno preso le decisioni migliori appena si sono accorti dei problemi sulla piattaforma.

La domanda e' allora: chi ha piu' colpa? E' stata negligenza o un errore?

Se e' negligenza la multa potrebbe essere di 13 billioni di dollari, 10 miliardi di euro.

Friday, February 17, 2012

A Rocco Papaleo, lucano


The sole advantage of power
is that you can do more good.
Baltasar Gracian, gesuita, 1647

Gentile Rocco Papaleo,

Si parla tanto di lei in questi giorni per la sua partecipazione al festival di San Remo, finanziato dall'ENI. Anche se forse a lei non importa, sono un po' rattristata e avvilita dall'unione di queste due cose: un lucano famoso e l'ENI a condividere un palcoscenico davanti a milioni di persone.

Vede, quando e' arrivato a Los Angeles "Basilicata Coast to Coast" mi ero organizzata per andare a vederlo con un gruppo di amici: me lo ricordo ancora, era al festival del cinema italiano, a Hollywood. Appena ho saputo che era stato sovvenzionato dalle ditte petrolifere, inclusa la Total, mi sono rifiutata di andarci.

Mi sembrava troppo immorale regalare i miei dieci dollari, per quanto insignificanti, ad una macchina di propaganda, pagata dai petrolieri per far vedere che e' tutt'apposto, nascondendo la testa nella sabbia.

Signor Papaleo: lei e' lucano e non puo' non sapere che l'ENI negli scorsi 20 anni ha letteralmente distrutto ogni cosa che ha toccato in Basilciata. Anche se non ho visto Basilicata Coast to Coast, ho visto la Basilicata vera, ho parlato con la gente in carne ed ossa, ho ascoltato storie e visto paesaggi di una regione di cui pare importare poco al resto d'Italia.

Io non sono nessuno e mi ritrovo a fare battaglie ambientaliste per caso. Un giorno l'ENI arrivo' in Abruzzo e decise che voleva spiantare i vigneti della mia infanzia per farci un nuovo centro oli, una nuova Viggiano. Ho dato tutto quello che avevo, perche' non potevo lasciare a questa fabbrica di morte chiamata ENI di distruggere la mia terra. Da allora e' diventata una sorta di dovere morale per me fare quel che posso per non dargliela vinta a questi prepotenti signori del petrolio, che sia in Lombardia o in Sicilia, che sia in Basilicata o in Veneto.

La lista degli scandali ENI e' troppo lunga per raccontarla in breve, ma c'e' di tutto, corruzione, bugie, inquinamento, propaganda, soldi. E lei da lucano dovrebbe saperlo meglio di me.

Come detto, io non sono nessuno, ma lei si. Con Sanremo la conosce ora tutta l'Italia.

Non sente, un pochino almeno, il dovere di fare, di dire qualcosa, contro questo scellerato raddoppio che l'ENI si prepara a compiere in Basilcata?

Non sente un pochino la voglia di usare la sua fama per qualcosa che duri di piu' che quattro serate con Belen smutandata?

Di denunciare i laghi inquinati, i pozzi dietro gli ospedali, le dighe con idrocarburi e pesci morti, la puzza di idrogeno solforato?

Di dire pubblicamente a Vito Di Filippo e a Paolo Scaroni, la Basilicata ha gia' dato?

Lei mi dira': e che ci posso fare io? Mica posso mettermi contro l'ENI.

Lo so, e' difficile. Ma nella vita certe volte si devono fare proprio le cose difficili: e' questo che ci rende memorabili, che resta per il futuro, che fa crescere noi, la nostra gente, i nostri figli. Lo fanno le persone normali, per quel che possono, credo che possa farlo anche lei.

Il dovere. La responsabilita'. L'usare il potere, la fama, per fare il bene. Il fare le cose giuste anche se difficili.

Che parole scomode, che parole belle.

Thursday, February 16, 2012

Obama, Trump, Keystone e il Nebraska











E' un tubo da LINCOLN, Neb. — The nearly decade-long battle over Keystone XL has come to symbolize much more than what the disputed pipeline would actually be: a subterranean tube, 36 inches in diameter, carrying crude oil from Canada to Nebraska.
So when state regulators here said Monday that the project could proceed, their decision was initially seen as a hard-won validation for President Trump and the American laborer, and lamented as a grave threat to pristine farmland and the groundwater below.
But while Monday had been expected to provide a clear and final answer on Keystone XL’s future, it may have only created more uncertainty. The regulators in Nebraska rejected the pipeline company’s preferred route, approving the project only on an alternate path. TransCanada, the pipeline company, later issued a short statement that did not say whether it would move forward with construction, leaving people on both sides of the issue unsure of how to react.
“They do not get their preferred route, the route that we have been fighting in courts over for eight years,” Jane Kleeb, the longtime leader of Nebraska’s anti-pipeline efforts, said of TransCanada. “What is wrong — and what we will continue to fight — is that this pipeline is still on the table.”
Over the course of two presidencies, Democrats and environmentalists have stood against the pipeline at every turn, making it a potent emblem of a broader battle to stave off climate change and protect drinking water, an effort that included the mobilization of thousands of protesters last year to oppose a different pipeline in North Dakota.
Continue reading the main story

Just as persistently, Republicans, business groups and labor unions have long pressed the Keystone XL proposal as a proxy for wider goals of creating jobs and expanding the energy sector. Some of them saw Monday’s decision as a boost for those efforts.
Tim Huelskamp, a former Republican congressman from Kansas now working for the Heartland Institute, a conservative group, released a statement calling the approval a sign that “no longer do fake environmental concerns hold up projects such as these.”
Karen Harbert, an official with the United States Chamber of Commerce, said she was “pleased that the project has cleared this final hurdle” but that TransCanada still needed to decide whether to move forward.
“This industry is a very practical industry, and they have learned over time that it’s not necessarily in your best interest to take a big victory lap knowing that the path forward is still fraught with problems,” Ms. Harbert said. If TransCanada is “going to give the greenlight to this, they’ve got to make sure they’ve got a pathway there to actually build it and operate it.”
The newly approved route for the pipeline is slightly longer and brings potential challenges for the company, which would need to negotiate new easements with landowners not along the preferred route. TransCanada had already paid many landowners along the preferred route for access to their properties.
TransCanada officials declined an interview request. The company’s president, Russ Girling, said in a statement that it would “conduct a careful review” and assess “how the decision would impact the cost and schedule of the project.”
Monday’s decision was hardly the first time that Nebraska, a conservative state with an independent streak, has muddied the prospects of Keystone XL, which would run more than 1,100 miles from Alberta, Canada, to southern Nebraska and connect there with existing pipelines. Permits and land-use easements had long been in place along the pipeline’s route through Canada, Montana and South Dakota, leaving Nebraska as the last major obstacle to construction.
In 2011, an uproar led TransCanada to reroute its proposed path around the state’s ecologically sensitive Sandhills. Later, President Barack Obama used a case pending before the Nebraska Supreme Court as a reason to delay deciding on a federal permit. Mr. Obama later rejected that permit, citing climate change, but Nebraska opponents remobilized this year when Mr. Trump resurrected the project.
In recent days, with the Nebraska decision looming, many of Keystone XL’s opponents here pointed to a spill last week of 210,000 gallons of oil from another TransCanada pipeline in South Dakota as a grim example of what was at stake.
“They’re going to rape and pillage our soil,” said Art Tanderup, whose farm near Neligh, Neb., is along the approved route, and who once hosted an anti-pipeline concert on his land featuring Willie Nelson. “We will do everything in our power to make sure it doesn’t happen.”
But supporters of the project have long touted its economic benefits, and seemed to win over the majority of the Nebraska Public Service Commission, the regulatory board that voted 3-2 to approve the alternate route.
The three commissioners who voted to approve the permit, all Republicans, said in a written opinion that they were very cognizant of the “impacts to the natural resources of the state,” but that there was “no utopian option” and that building the pipeline would bring needed tax revenue to rural governments.
The approved route enters Nebraska at the same spot and leads to the same end point as the company’s preferred option. But in between, the alternate route veers east to follow the path of an existing pipeline, a switch that regulators say could make emergency responses to either pipeline more efficient.
Opponents of the Keystone XL pipeline, including many farmers and ranchers, had packed the small hearing room on Monday for the announcement. When the vote was tallied, some landowners learned that their land would no longer be on the pipeline route and voiced relief. Others discovered that a path through their property had been approved.
Even before the decision, some questioned whether there would still be enough interest among oil shippers to support the pipeline. But TransCanada reiterated its support of the project in early November. “We anticipate commercial support for the project to be substantially similar to that which existed when we first applied for a Keystone XL pipeline permit,” a company statement said.
But now the company must consider the new route, the potential for new legal challenges and a different political landscape.
Last year, thousands of protesters gathered near the Standing Rock Sioux reservation to protest the Dakota Access oil pipeline’s path through North Dakota, at times clashing with law enforcement. Since then, smaller demonstrations have targeted pipeline projects in Minnesota, Wisconsin and Texas. Activists have vowed to assemble again if construction ever begins on Keystone XL.
“One thing we’ve learned through this whole process is we take our victories as we can get them, no matter how big or how small,” Randy Thompson, a Nebraska rancher who has been among the most visible pipeline opponents, said on Monday. “And this today is another victory for us because the damn pipe is not in the ground, and they said 10 years ago they were going to have it in the ground.”

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Obama vieta l'oleodotto delle Tar Sands oggi 24 Febbraio 2015

Le proteste servono. 
L'informazone serve. 

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Represent us, the people, not Big Oil.
Reject any attempt to revive the pipeline.


Per aggiungere la propria firma qui
ZIP=CAP

La camera USA e' in questo momento a controllo repubblicano. Come ben noto, il cosiddetto GOP (grand old party) e' in generale abbastanza conservatore su vari temi sociali, non crede ai cambiamenti climatici, ed e' a favore del creazionismo.

Spesso sono amici dei petrolieri e tendono a minimizzare sulle questioni ambientali, anche se ci sono delle eccezioni con i personaggi piu' moderati, come ad esempio Arnold Schwarzenegger a suo tempo.

E cosi, quando Obama decise di bocciare il famoso oleodotto delle Tar Sands, a dicembre, il Keystone XL che doveva partire dal Canada, tagliare in due l'America, e arrivare fino in Lousiana, i politici amici del petrolio non si sono dati per vinti.

Infatti hanno deciso di presentare una mozione per risuscitare l'oleodotto e se la sono votati oggi. Nella mozione anche la possibilita' di riaprire i mari USA e il cosiddetto "Artic National Wildlife Refuge " in Alaska alle trivelle.

Ci si aspettava che il voto finisse cosi, proprio perche' la Camera e' a controllo repubblicano.

Ma quel che succedera' in Senato, che invece e' a controllo democratico, sara' abbastanza interessante da seguire.

Innanzitutto si era deciso di discutere e di votare anche questa mozione risuscita-oleodotto al Senato oggi stesso, 16 Febbraio 2012.

Ma ecco che entrano in scena gli attivisti, che altro non sono se non una serie di persone normali che cercano di fare quel che possono.

Sono venuti a sapere di questo voto con 24 ore di preavviso. Ma si sono attivati e attivati per davvero, con tutta la furia possibile, Internet, proteste a Washington, bloggers, celebrita' e persone famose, si sono tutte date da fare chiedendo alla gente di firmare la petizione. Tutti assieme.

Hanno deciso un target di 500,000 firme. Nel giro di 24 ore ne hanno invece raccolte 800,000 di firme. C'e' anche la mia li dentro.

Il risultato di tutto questo e' che il presidente Obama ha deciso che mettera' il veto a qualsiasi proposta di legge in cui si ripresenta questo Keystone pipeline. Il voto in Senato e' stato spostato di circa 10 giorni.

Gli attivisti si stanno ora dando da fare per chiamare al telefono tutti i senatori nella propria area e bombardarli, chiedendo loro di votare no al progetto, quando ci sara' il voto.

Devono sentire che chi li vota non lo vuole questo oleodotto, non lo vuole proprio.

E perche' questo oleodotto sarebbe un disastro? Perche' non fara' altro che aumentare ancora lo sfruttamento selvaggio delle Tar Sands del Canada.
Perche' attraversera' bacini idrici in Nebraska, perche' il petrolio che trasporta e' corrosivo e ci saranno possibilita' di perdite, perche' il petrolio e' il passato e non il futuro. Perche' dopo il primo oleodotto ci sara' il secondo, e il decimo e ci ritroveremo in un ragnatela di petrolio e tubi.

Vediamo che succedera', intanto ecco qui.

Wednesday, February 15, 2012

Venezuela: petrolio, marea nera e niente acqua potabile





We don’t have water to cook and bathe,
and we don’t have the money needed
to buy bottled water everyday.

Maria Rodriguez, Maturin, Venezuela

Non e' un segreto che le cose in Venezuela non vanno poi cosi' a gonfie vele da che Hugo Chavez ha preso controllo. Fre le varie cose che sono andate in rovina c'e' l'industria nazionale del petrolio, Petroleos De Venezuela.

Ad esempio, in questo sito dedicato alla probelmatica del petrolio di Venezuela si ricorda che
in un periodo di circa 40 giorni, a cavallo fra il 2002 e il 2003 ci sono stati 95 incidenti separati in Venezuela:

43 nello stato di Zulia,
18 nello stato di Anzoategui,
17 nello stato di Trujillo,
14 nello stato di Barinas
11 nello stato di Monagas.

Gli incidenti riguardano riversamenti e incendi e in quel periodo furono riversati piu' di 8,000 barili di petrolio, circa un milione e duecento mila litri.

Qui invece abbiamo parlato della situazione a Maracaibo, qualche tempo fa.

Non sono riuscita a trovare dati piu' recenti, ma l'ultima testimonianza dello sfracelo dell'industria petrolifera di Venezuela viene dal disastro petrol-ecologico nello stato di Monagas, nel nord del paese. Il giorno 4 febbraio 2012 infatti un oleodotto e' scoppiato presso il cosiddetto "Jespin Complex" dove il petrolio proveniente dal campo detto El Furrial viene raffinato.

Ci troviamo a circa 400 chilometri a nordest da Caracas.

Secondo il reportage dell'Latin American Herald Tribune, le valvole di controllo dell'oleodotto noon hanno funzionato, la manutenzione non veniva fatta da un pezzo e gli interventi sono stati al rallentatore, infatti i tecnici sono arrivati dopo 21 ore dallo scoppio.

Soprattutto non c'era quasi nessuno presso l'impianto... erano tutti andati a Caracas a festeggiare presso Chavez il ventennale di un tentativo faillito di colpo di stato nel 1992!

E cosi' il petrolio si e' sparso indisturbato nel fiume Guarapiche, contaminado l'acqua che la gente beve nello stato di Monagas, e nella sua capitale Maturin, e pare che la scia fosse arrivata fino all'Atlantico contaminando altri fiumi, con circa 60,000 barili di petrolio, circa dieci milioni di litri, che hanno letteralmente tinto di nero il Guarapiche.


Hanno detto che non ci sono pericoli e rischi, che l'acqua sarebbe giunta da altri posti e che questo e' da considerarsi "normale" in un paese petrolifero.

Sara' ma intanto hanno chiuo le scuole e l'erogazione dell'acqua a Maturin, la capitale del Monagas e' a singhiozzo.

Il 14 Febbraio dicono che e' tutto sotto controllo, pulito e lindo. Fra dieci si potra' toranre a
bere l'acqua del fiume. Si quello stesso fiume in cima, Altro giro, altra corsa.

Tuttapposto allora? Manco per niente, il Washinton Post riporta che nonostante le promesse, ad oggi 16 Febbraio, l'acqua non e' stata ancora riportata alle case, e che la gente non ha neanche i soldi per comprare l'acqua imbottigliata.

Il Latin Herald Latin American Tribune afferma che la colpa e' di una fessura in un tubo, ma che se uno vuole guardare le cose da una prospettiva piu' ampia, la colpa vera e' nella de-professionalizzazione della Petroleos de Venezuela, nota anche come PDVSA: Chavez ama mettere ai suoi vertici non gente competente, ma amici, parenti e militari.

Suona familiare?


Fonti: Washington Post

Tuesday, February 14, 2012

Le balle di Vito De Filippo





... c'e tutto un sistema di monitoraggi, di controlli, la previsione dell'uso delle migliori tecnologie possiibili, la realizzazione di investimenti per attenuare l'impatto del petrolio a 360 gradi, dall'aspetto ambientale e sanitario sino a quello informativo e direi anche emozionale.

Il governatore Vito De Filippo,
sulla situazione in Basilciata
Il Corriere Economia, 30 Gennaio 2012
Intervista di Vito Fatiguso



Chemicals known to the State of California to cause cancer, birth defects or other reproductive harm are also contained in and around oil fields, service stations, refineries, chemical plants, transport and storage operations, including pipelines, marine terminals and tank trucks, and other facilities and equipment that manufacture, produce, handle, distribute, transport, store, sell or otherwise transfer crude oil, gasoline, diesel fuel or other petroleum products or byproducts.

Exxon-Mobil, Chevron, BP, Shell, ConocoPhillips,
sull'inquinamento da petrolio,
monitoraggi o non monitoraggi


Secondo il governatore della Basilicata Vito De Filippo e secondo Confindustria Basilicata, in Lucania e' tutt'apposto.

Secondo loro, la Basilicata incassa, c'e' piu' crescita e piu' occupazione. Ed e' pure tutto pulito. Un paradiso.

Dicono che grazie a questo magnifico "memorandum" - una sorta di inciucio politici-petrolieri con il quale si aumentano le estrazioni petrolifere in Basilicata - alla regione giungeranno altri 6 miliardi di euro, e piu' royalties. Dicono che le estrazioni passeranno da 104 a 130 mila barili di petrolio al giorno, ma promettono che ci sara' anche l'aumento di produzione di energia rinnovabile. Dicono che la Basilicata deve diventare una "filiera energetica".

Ma... quanta energia usano i lucani? Gli servono davvero altri pozzi e pure altra energia rinnovabile? E da quand' in qua il rinnovabile si fa per fare piu' petrolio? Ma non era che il rinnovabile si faceva per usare MENO idrocarburi?

Detta cosi' pare sola una gran presa in giro. Della serie: trivelliamo di piu, ma stai tranquillo che ti mettiamo pure una bella pala eolica per farti stare zitto. Soprattutto aumentano le trivellazione senza che sia mai stato fatto un vero studio comprensivo, completo sull'inquinamento portato alla Basilicata dal'ENI e dalla Total fino ad adesso.

Dicono che in Basilicata c'e' il progetto "Trend 1" dell'ENI (61%) - Shell (39%) in Val D'Agri, con perno a Cerro Falcone, Monte Enoc e Monte Alpi. Poi c'e' quello "Tempa Rossa" della Total a Gorgoglione. E poi dicono che tutti questi buchi hanno portato al lavoro che incide sui "fondamentali", cioe' che c'e' gente assunta dall'Unione Europea per infrastrutture, saperi e occupazione. E che sperano all'apertura di piccole imprese.

Che belle parole! Sara'. Io non ho visto niente di tutto cio' in Basilicata: ho solo visto il centro di sviluppo imprese lucano, in Val D'Agri, abbandondato, con le ragnatele sul citofono e arrugginito. Ho visto solo bar chiusi per la puzza di idrogeno solforato, ho visto solo contadini arrabbiati che non potevano piu' fare quello che facevano prima. Ho visto giovani con la voglia di partire e di non tornare piu'.

Ma poi, se non si e' sviluppato niente da quando il petrolio e' arrivato, nel 1993, fino ad oggi - e sono quasi 20 anni! - come fa Vito De Filippo a pensare che adesso magicamente il petrolio portera' alla Basilicata effetti paradisiaci, gioia ed euforia? Forse portera' benessere ai petrolieri che vivono nelle loro belle case di Milano, di Londra, di Parigi. Non certo alla gente normale...

Dicono che grazie a questo magnifico memorandum, Regione e Confindustria hanno avviato il "contratto di rete" del petrolio!

Eh, e che significa? Cos'e' un contratto di rete? Da come la leggo io, puo' significare una sola cosa: INCIUCI. De Filippo dimentica che il "contratto di rete" una regione deve farla con i SUOI CITTADINI e non con una lobby. Dimentica che sudetta lobby petrolifera ha fatto solo danni in Basilicata nonostante la sua propaganda di stampo sovietico.

E le carpe morte, il petrolio nel miele, la puzza di idrogeno solforato, la gente giovane che misteriosamente si ammala di tumori e di leucemie, la monnezza nei campi come sono state "attenuate" queste?


I dati ISTAT non mentono: nonostante tutte queste balle di Vito De Filippo la Basilicata e' la regione piu' povera d'Italia, petrolio o non petrolio.

Dicono che se in Basilicata di lavora sul petrolio e' "inevitabile" che si sviluppino competenze e allora e' logico ritenere che le competenze lucane possano trovare spazi anche oltre i confini della regione.

E di grazia, quali competenze? Io ho visto solo poveracci con lo sguardo spento uscire da quel centro oli, altro che competenze oltre i confini della regione! Ma che competenze vogliamo esportare? Come si buca un territorio sano? Come si pompa monnezza dal sottosuolo? Come si nascondono i rifiuti petroliferi? E che secondo lei in Italia sono queste le competenze che ci servono?

Mai sentito parlare dell'hightech, nanotech, biotech? Mai sentito parlare dell'eta' dell'informazione, della programmazione, della scienza (vera e non quella al soldo dell'ENI)?

Infine la chicca: dicono che pure a scrivere un articolo di giornale si inquina, che lo sanno che il petrolio e' inqunante ma che deve esistere una impronta ecologica accettabile, e che dunque e' possibile trovare un compromesso.

Si il famoso, odiato compromesso: siccome stampo una pagina di giornale, devo essere autorizzato a trivellare tutto il trivellabile.

La mia proposta? Caro De Filippo, senta a me: prenda casa a Viggiano, ci porti i suoi figli e i suoi nipoti, e tutti assieme andate a vivere a 500 metri dal centro oli, giu, nelle vigne, in pianta stabile, e poi mi faccia sapere se il tanfo di uova marcie, i mal di testa, i rumori e tremolii continui sono una "impronta ecologica" accettabile o no.

E poi, quando lei si sara' bello sistemato, diciamo per un mesetto e vedra' i suoi figli respirare quella monnezza giorno dopo giorno, mi faccia sapere qual'e' il suo "livello emotivo" e quali centraline lo controllano.

Mi sa tanto che per lei l'"impronta ecologica" e' accettabile fintanto che riguarda gli altri, quelli che non hanno firmato ne "il contratto di rete" con Confindustria ne il "memorandum" e dalle cui lacrime e dal cui sangue viene fuori il suo stipendio.

Un governatore cosi non serve a nessuno.