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Tuesday, March 31, 2009

La fuga dei codardi



Mi sono arrivati vari email in questi giorni segnalandomi un po di novita' sulla questione Abruzzo petrolizzato.

Il Vescovo di Lanciano-Ortona, Carlo Ghidellli dice di essere ancora fortemente preoccupato della questione petrolifera.

Negli scorsi giorni un gruppo di valenti tecnici non affiliati alla politica, si era attivato per dichiarare la decadenza del permesso di ricerca "Bucchianico", situato fra il chietino ed il pescarese. I Verdi avevano abbracciato questa iniziativa.

In origine, il permesso di ricerca di idrocarburi "Bucchianico" conteneva al suo interno anche i pozzi di Miglianico, quelli che l'ENI vorrebbe trivellare su scala industriale e il cui petrolio dovrebbe andare a finire nel centro petrolifero di Ortona. Successiviamente si decise di scorporare l'area di Miglianico da quella di Bucchianico, cosi' da ottenere due zone distinte. Quella di Bucchianico (senza Miglianico) rimase zona di esplorazione petrolifera, mentre quella di Miglianico divento' zona di coltivazione, cioe' di vera e propria estrazione.

L'area di Bucchianico si estende per quasi 200 chilometri quadrati secondo il Ministero dello Sviluppo economico.

Ora, i permessi di ricerca petrolfiera non sono eterni, e ad un certo punto scadono, come quello di Bucchianico. E' tutto molto semplice. I permessi a Bucchianico vennero rilasciati nel 1996 e sono scaduti nel luglio del 2008. E' scritto qui, a pagina 49.

L'idea portata avanti da questi tecnici ed abbracciata dai Verdi era che siccome il permesso era scaduto sarebbe stato necessario da parte della giunta regionale verificare e magari darsi da fare in maniera ufficiale per dire all'ENI: cari amici miei, avete avuto 12 anni di tempo per stravolgere le vigne d'Abruzzo. Non lo avete fatto, per calcoli cattivi, per le condizioni del mercato petrolifero, perche' gli Abruzzesi non vi hanno voluto.

Qualsiasi sia il motivo, IL TEMPO E' FINITO E ORA VE NE DOVETE ANDARE.

Invece come riporta Prima da Noi, l'intero centro destra decide DI USCIRE DALL'AULA AL MOMENTO DEL VOTO. Codardi!

I disertori nemici dell'Abruzzo nella giunta regionale sono: Giovanni Chiodi, Nicola Argiro', Alfredo Castiglione, Federica Chiavaroli, Ricardo Chiavaroli, Luigi de Fanis, Antonio del Corvo, Mauro Di Dalmazio, Angelo Di Paolo, Walter di Bastiano, Giuseppe Tagliente, Luciano Terra, Emiliano di Matteo, Mauro Febbo, Paolo Gatti, Carlo Masci, Giandonato Morra, Lorenzo Sospiri, Nicoletta Veri, Emilio Nasuti, Berardo Rabuffo, Luca Ricciuti, Daniela Stati, Lanfranco Venturoni, Giandonato Morra, Gianfranco Giuliante.

Questi devono solo vergognarsi di mangiare pane a tradimento.

Addirittura Mauro Febbo dice che e' meglio non parlare di petrolio in Abruzzo perche' non va bene per il turismo!! Della serie, facciamo finta di niente, cosi la gente se ne scorda. Ma crede che siamo scemi?

Me lo vedo a dire queste cose il suo tono saccente e pieno della spavalderia degli ignoranti e dei presuntuosi. Se non fosse che ricopre un ruolo importante e che il futuro dell'Abruzzo dipende anche da lui, ci sarebbe solo da ridere davanti a tanta stoltezza. Invece, incredibile ma vero, e' un uomo cosi' che ci governa, e che prende in giro l'intelligenza degli Abruzzesi.

La cosa buffa e' che invece proprio oggi in prima pagina sulla pagina web della regione Abruzzo c'e' Febbo che si dichiara molto soddisfato dei riconoscimenti dell'Abruzzo al Vinitaly. Febbo sottolinea:

"l'eccellenza oramai raggiunta dai nostri vini che, in particolare quest'anno hanno ottenuto risultati ancor più prestigiosi. I vini abruzzesi sono sempre più apprezzati e lanciati sul mercato".

Certo che ci vuole proprio una bella faccia a dire queste cose, mentre di nascosto si trama per distruggere agricoltura , vino, turismo e quanto di sano abbiamo in quetsa regione!

Al Vinitaly l'Abruzzo e' arrivata quarta, dopo Veneto, Emilia Romagna e Sicilia. Ultima la Basilicata - chissa' perche'. Le estrazioni petrolifere a larga scala sul 70% del territorio evidentemente cosi bene non gli hanno fatto alle vigne dei lucani.

Daniele Stati e' ancora muta. Chissa se dira' mai anche una parola sulla questione petrolio. Muta nelle parole, ma non nei fatti. Infatti nemmeno lei era presente in aula al momento del voto. Mi fa una gran pena questa donna perche' deve stare zitta e invece di comportarsi da persona libera, deve segure gli ordini dei "grandi".

Gli unici a restare in aula del parito di Chiodi sono stati Nazario Pagano, che era il presidente del consiglio regionale, ed Alessandra Petri che da veri Ponzio Pilato si sono astenuti, come se la questione non li riguardasse.

Riassunto: Chiodi promette a parole. Toto vuole dichiarare la moratoria anticostituzionale. Febbo fa la legge insulto. Chiodi non fa ricorso contro la proposta di salvare l'Abruzzo. L'intero PDL esce dall'aula al momento del voto, in quello che avrebbe dovuto essere un passo piccolo ma concreto per salvare l'Abruzzo.

A questo punto e' chiarissimo, nella mia mente, che il nostro governatore Chiodi e tutta la giunta del PdL, VUOLE LE PETROLIZZAZIONE DELL"ABRUZZO. Le parole se le porta il vento, i fatti restano.

Vergogna.

Sunday, March 29, 2009

Gli inganni della Medoilgas Italia


Le Medoilgas e' l'ente petrolifero che ha il 100% dei diritti di trivellare nei mari antistanti Ortona. Il pozzo Ombrina Mare, a pochi chilometri dalla costa e' di loro proprieta'. In Abruzzo hanno il diritto di trivellare anche nelle localita' di San Buono, Civita, Agnone, San Basile, Castel di Lama, Settecerri, San Mauro, Villa Carbone, Corropoli, Colle dei Nidi, Villa Mazzarosa, Guardia Vomano e Sulmona, o da soli o in amicizia con l'ENI ed altre ditte affiliate.

Negli scorsi giorni il Comitato Natura Verde e Impronte hanno diffuso un comunicato dove si mettono in guardia le comunita' locali sui pericoli delle trivelle operate dalla MOG un po in tutto l'Abruzzo. Ne abbiamo parlato anche su questo blog.

La mappa delle operazioni petrolifere della MOG in Italia e' qui.

Come si puo' vedere, la ditta di Mr Sergio Morandi e' attiva anche in Basilicata - come sempre. Li ci sono le estrazioni a Serra San Bernanrdo, Masseria La Rocca, Montalbano, Scanzano, Monte Verdese, Torrente La Vella, Masseria la Vella e San Teodoro.

Come sempre, basta dare uno sguardo a quella povera terra martoriata per vedere come opera, non solo l'ENI, ma anche la MOG, prima nota come Intergas Plus Italia.

Nel Dicembre del 2007 il Corpo Forestale dello Stato di Potenza rilevava “movimenti terra illegittimi alla luce delle normative paesaggistiche" presso il pozzo petrolifero della Medoilgas Montegrosso 2, nell'area Serra San Bernardo, appena fuori Potenza. Furono sequestrati 4.000 dei 50.000 metri quadrati dell'area.

Questo pozzo si trova nella FORESTA DEMANIALE REGIONAL GRANCIA CATERINA dove vigono speciali normative paesaggistiche e vincoli idrogeologici a causa del fatto che nella zona ci sono una quarantina di sorgenti idriche ed il pericolo di inquinare la falde acquifere e' rilevante. Gia' avevano provato a bucare il terreno negli anni '90 e la ditta proprietaria dell'epoca dovette desistere a causa di una frana dovuta alla mollezza del terreno.

Il parco Grancia Caterina e' considerato uno dei più importanti parchi rurali del sud Italia, ed e' stato costruito con i soldi del contribuente pubblico italiano.

Gia dal 2007 secondo le accuse, la MOG trivellava in quella zona senza avere mai presentato procedure autorizzative o richieste di pareri ambientali dei Ministeri e degli Enti competenti. Ai cittadini che facevano domande, negavano che cattivi odori, fumi e frane provenivano dal loro pozzo. Anzi, negavano pure che il pozzo fosse in funzione.

Sono andati a trivellare in un parco senza chiedere niente a nessuno e negando tutto!

Nonostante il primo sequestro parziale, la Medoilgas e' stata recidiva e ha continuato a sventrare la terra senza regole e senza rispetto, cosi' il 14 Febbraio 2009, il Corpo Forestale dello Stato ha chiuso l'intera area estrattiva.

Tra le ipotesi formulate dalla Magistratura c'e' il fatto che oltre a estrarre petrolio senza autorizzazioni, tutti questi sconquassamenti del terreno servivano per L'OCCULTAMENTO DI RIFIUTI DI NATURA INDUSTRIALE, che sono spesso cancerogeni e tossici.

I parchi e le foreste lucane, come il nostro mare non hanno diritti.

Naturalmente la MOG, dai suoi uffici di Londra, smentisce tutto e dice "no, in quella zona non ci sono vincoli paesaggistici" e che il sito sara' sfruttato appena gli darano tutti i permessi.

Nel loro sito web lo ribadiscono sotto il titolo "Chiarezza e Trasparenza a Montegrosso". Addirittura mandano i propri emissari ad incontrare la popolazione per dirgli che non ci sono rischi sismici, di inquinamento della falde acquifere, che le loro attivita' sono compatibili con l'ambiente. Praticamente sono dei santi e promfumeranno la terra.

Non ci provassero nemmeno a venire in Abruzzo a dire tali baggianate!

Come fanno a sapere queste cose? Nessuno puo' conoscere i corsi delle falde acquifere! Se ci sono 40 ruscelli e frane, questo vuol dire che sicuramente il sottosuolo e' ricco di acqua.

E poi, se ancora aspettano i permessi, per loro stessa ammissione, perche' provavano a trivellare PRIMA che se ne accorgesse la magistratura? Dove erano i permessi per estrarre petrolio PRIMA che arrivasse il corpo forestale dello stato? Misteri.

Di questa gente, come dell'ENI, non c'e' assolutamente da fidarsi. Se hanno provato a nascondere robaccia nelle foreste lucane e a trivellare come meglio gli andava comodo, come mai potremmo accertarci di cosa faranno al nostro mare?

Salviamo la costa d'Abruzzo prima che sia troppo tardi.

Saturday, March 28, 2009

Assoturismo Abruzzo dice no al petrolio


*** L'espresso ha dedicato un post sul loro blog vinicolo alla questione petrolio in Abruzzo qui per chi volesse lasciare commenti. ***

Mi sono sempre chiesta dove fossero i gestori dell'Hotel Katia e dell'Hotel Mara del Riccio di Ortona in questa vicenda petrolifera. Questi signori avrebbero dovuto essere in prima linea contro le trivelle, visto che l'ENI vuole piantargli una raffineria di petrolio a 500 metri dai loro stabilimenti e visto che, in teoria, hanno bisogno di un ambiente sano per attirare turisti. Che io sappia, dal primo giorno fino ad oggi, non hanno fatto nulla.

Continuano pero' a sfruttare l'immagine di un Abruzzo sano sui loro siti web. L'Hotel Katia infatti promuove "vacanze direttamente in riva al mare", "parco della Majella a 30 minuti di auto" e aggiungono:

"L'albergo e' situato a qualche centinaio di metri dalla spiaggia selvaggia di baia Ferruccio paradiso dei subaquei. Gli ampi spazi, la piscina , IL MARE PULITO , la sabbia finissima, le stanze luminose ed ampie la cucina di terra e di mare ne fanno un luogo ideale per ritemprarsi."

Passiamo all' Hotel Mara:

"La Baia del Lido Riccio si trova al centro della costa adriatica abruzzese, a pochi chilometri dalla citta' di Ortona. Le scogliere del promontorio che domina il mare e l'ampia spiaggia sabbiosa costituiscono lo scenario naturale che accoglie al loro arrivo gli ospiti dell'Hotel Mara."

"Questa e' considerata una delle zone piu' affascinanti dell'intera fascia litoranea, silenziosa e ricca dei profumi del mare e della vegetazione, dei frutteti e degli oliveti. E' qui che a poca distanza nell'acqua si ergono i trabocchi originalissime costruzioni utilizzate per la pesca simili a palafitte, realizzate e sostenute con legni che il mare trasporta sulla spiagge e tra gli scogli."

Vorrei vedere quante di queste cose avrebbero potuto promuovere con quattordici ciminiere sputa veleni 24 ore su 24 a poche centianaia di metri dalle loro soavi stanze. Avrebbero dovuto parlare del profumo delle uova marcie, della vista raffineria, e delle petroliere. I gestori di questi alberghi avranno i loro motivi per volersi fare i fatti loro, ma qualsiasi siano le loro scusanti, il silenzio di chi e' socialmente o economicamente avvantaggiato non e' assolutamente accettabile a mio avviso. Trovo codardo il loro tacere.

Per fortuna oggi arriva una presa di posizione forte da parte dell'associazione di categoria, l'assoturismo, come mi segnala Giosue' e anche il "Comitato abruzzese a difesa dei beni comuni", che opera nel teramano. Raramente in questi mesi mi e' capitato di leggere un documento cosi' sobrio, chiaro e che va dritto al punto, senza troppi giri di parole. Un grazie vivissimo a Daniele Zunica, presidente regionale dell'Assoturismo Abruzzo.

Dal comunicato stampa appena diffuso, le associazioni turistiche abruzzesi "chiedono alle istituzioni maggiori chiarimenti".

E hanno proprio ragione: il governatore Chiodi pronuncia A PAROLE che il "centro oli non esiste e non esistera' mai", ma NEI FATTI dice tutto il contrario. Non apre, e non ha mai aperto bocca, sul resto d'Abruzzo, non fa ricorso contro la proposta ammazza-Abruzzo di Daniele Toto e si ritiene soddisfatto della legge-insulto di Mauro Febbo. Manco a dirsi, Daniela Stati, la bella addormentata nel bosco, continua a tacere.

Circolano voci secodo le quali prima di dire il suo "no" Chiodi abbia addirittura chiesto il permesso a Roberto Poli, presidente dell'ENI il quale avrebbe dato il suo benestare, considerato lo scarso prezzo attuale del petrolio. Queste naturalmente sono voci che mi sono giunte e che non posso confermare, ma spiegherebbe come mai Chiodi nel suo discorsino aggiunga le parole "il centro oli di Ortona non e' piu' nei piani ENI".

Come faceva a saperlo?

Torniamo ad Assoturismo. Grazie Daniele per non avere avuto paura.


ASSOTURISMO ABRUZZO DICE NO AL PETROLIO

"Dopo la doverosa smentita di Gianni Chiodi in merito alla realizzazione del centro Oli di Ortona e alla conferma della costituzione tardiva come parte civile a difesa della legge 14/2008, Assoturismo Abruzzo per prevenire e contrastare i segnali negativi e le disdette nelle prenotazioni generate dall’allarmismo che si sta diffondendo anche sui mercati esteri per il petrolchimico in Abruzzo, chiede alle istituzioni regionali maggiori chiarimenti.

Chiede una posizione netta e trasparente anche contro le 4 istanze accolte dal Ministero per lo Sviluppo Economico per la ricerca e l’estrazione del petrolio in provincia di Teramo e contro la trasformazione della Regione in distretto petrolifero.

La preoccupazione cresce di giorno in giorno con il diffondersi delle informazioni sul reale stato dei fatti, come dalle ultime notizie, solo a titolo di esempio, riportate ieri dalla stampa abruzzese e dai comitati di cittadini, dello sviluppo delle nuove attività della Mediterranean Oil and Gas attraverso la piattaforma Ombrina Mare 2, in mare, tra Ortona e San Vito, il cui inizio lavori è previsto per il 2010.

Nonostante tutte le parole, ufficialmente, dal primo gennaio 2010, l'Abruzzo sarà dunque un campo aperto per i petrolieri. Quasi la metà del territorio abruzzese è interessato da attività legate alla ricerca, all'estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi. Sono coinvolti 221 comuni, di cui 52 sono interessati da concessioni di coltivazione, a rischio di trivellazione.

La situazione è già oltre il livello di allarme. C’è un provvedimento del Consiglio dei Ministri del 27 giugno che definisce l'Abruzzo territorio destinato alle attività di ricerca e di estrazione del petrolio in mare e a terra. Se non bastasse, il disegno di Legge 1441 sottrae alle regioni la valutazione di impatto ambientale per le concessioni di estrazione petrolifera escludendo i comuni da ogni possibilità di decidere in materia. Si consente, in tal modo, al governo centrale di decidere da solo, contro la volontà degli abruzzesi, se dare vita agli impianti previsti.
Il Turismo costituisce il perno dell’economia regionale.

Con grandi sforzi gli operatori stanno investendo da anni nella valorizzazione della vocazione naturalistica della Regione garantendo la qualità del mare e dei servizi, le Bandiere Blu, promuovendo la regione come la più verde d’Europa.

Il prossimo mese si terrà a Montesilvano Ecotur, la fiera del turismo natura, che giunta alla XIX edizione con grande successo, richiamerà centinaia di operatori stranieri convinti della ricchezza del patrimonio verde d’Abruzzo. Come giustificare con loro quanto è stato pianificato? Come prospettare questi cambiamenti nello sviluppo?

Mare, collina, borghi e montagne quale appeal potranno mantenere ai loro occhi?

Non ritengo che far passare sotto silenzio quanto sta accadendo possa contrastare il calo nelle prenotazioni. Perché cosa accadrebbe realmente dopo la realizzazione degli impianti?

Tutti gli sforzi e i risultati raggiunti nel corso degli anni verrebbero completamente annullati dal proseguimento degli intenti del governo centrale e delle multinazionali del petrolio, in cambio dell’ottenimento di pochi spiccioli e poche decine di impieghi garantiti, ma con la devastazione del territorio, la perdita delle produzioni di eccellenza dei prodotti tipici (non solo vini, ma anche oli, paste, farro, ecc) e mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini.

Siamo ancora e per poco tempo nella condizione di bloccare un progetto di impatto devastante che, per quanto deciso nelle stanze del potere romano, può e deve essere impedito dai nostri rappresentanti regionali e nazionali, come già accaduto in altre regioni italiane, più a nord e forse ritenute meno povere e più capaci di reagire.

In questa occasione è necessario però superare ogni interesse partitico e mettere insieme tutte le forze politiche, imprenditoriali e sociali più sane del nostro territorio e collaborare alla costituzione di un fronte compatto contro questo abuso di potere.

Vi invito tutti a riflettere su quanto sta succedendo, a chiedere incontri e chiarimenti agli amministratori locali, a contattare i comitati che si occupano di far informazione su queste vicende e a chiedere al Presidente Gianni Chiodi di adoperarsi per la revoca delle concessioni o quantomeno per una moratoria di lunghissimo periodo.

Non bastano delle rassicurazioni verbali ma servono risultati concreti per restituire la tranquillità del lavoro a tutta la cittadinanza, in un momento oltretutto già difficile per la crisi internazionale in atto.

Oggi in Abruzzo la trivella può colpire ovunque."

Daniele Zunica

Presidente Regionale Assoturismo Abruzzo

Wednesday, March 25, 2009

Petrolieri all'assalto


Mentre Chiodi continua a parlare a vanvera, i petrolieri continuano ad avanzare imperterriti.
Continuano a divorarsi quanto di piu' bello abbiamo: campi, mari, ricordi e innocenza. Il tutto nel silenzio generale della stampa, della comunita' nazionale, degli Abruzzesi stessi.

E' arrivato il tempo della ribellione.

Mi arrivano infatti nuove segnalazioni dagli impreterriti Giosue' e Lorenzo, e dagli amici di Impronte e del Comitato Natura Verde che hanno tutti scovato notizie di petrolieri che affilano le armi per venire in Abruzzo.

Questi non si fermano, nonostante le chiacchere inutili dell'altrettanto inutile goverantore Chiodi.

Nel suo sito, l'ENI continua a dire che Miglianico sara' produttivo entro il 2009. Infatti hanno distrutto le vigne.

La Mediterranean Oil and Gas nel report di fine anno per il 2008, annuncia che presto trivella' commercialmente Ombrina mare, a pochi chilometri dall'Acquabella di Ortona. L'Acquabella e' un mare pristino, pulito, sano. Questa gente si portera' via uno dei nostri mari piu' belli. Dicono di sperare che i permessi ministeriali arrivino presto. Considerata la stoltezza dei nostri politici, dalla Prestigiacomo alla Stati, da Berlusconi a Chiodi credo che glieli regaleranno quei permessi.

Nella lettera di fine anno ai propri investitori, Mr. Micheal Bonte-Friedheim, il capo della MOG, che ha uffici ad Ortona nello stesso palazzo del sindaco Fratino, scrive ai propri investitori:

"Dear Shareholder, the succesful appraisal of Ombrina Mare was a giant stride forward in the Company's aspiration to become a medium size oil and gas producer in the central Mediterraneran area. Due to its size, the Ombrina Mare field now dominates the Company's assets and focus. The Comnpany will continue to advance its full portfolio of assets but our focus will necessarily be directed towards maximizing the value form Ombrina Mare. "

E cioe' vogliono usare il nostro mare per diventare una compagnia petrolfiera piu' grande di quel che sono, e punteranno tutto su Ortona. Questo vorra dire petrolfiere, zozzerie, incidenti, vista mare petrolizzata. Benefici agli abruzzesi: zero. Grazie Fratino! Grazie Chiodi! Uno schifo.

Mi associo con tutto il cuore alle parole del comunicato stampa di Impronte e del Comitato Natura Verde:

I test effettuati dalla Mog hanno confermato che il petrolio che verrà estratto da “Ombrina Mare 2” sarà una fanghiglia altamente corrosiva contenente zolfo, che non potrà essere trasportata. Avrà quindi bisogno di un processo di prima raffinazione in loco, chiamata desulfurizzazione, che comporterà l’emissione di idrogeno solforato che arriverà facilmente sulla costa, insieme al petrolio normalmente disperso in mare nella fase di imbarco sulle petroliere.

Avremo così un nuovo Centro Oli, questa volta non ad Ortona bensì in mare aperto.
Continuando ad osservare la cartina delle operazioni della Mog 2009–2011 tutti, anche i tour-operator, possono vedere chiaramente la sorte riservata alla nostra Regione: a questo punto non ci sarebbe da stupirsi, se, come afferma il nostro assessore regionale all’agricoltura, si dovessero verificare “disdette turistiche dall’estero e segnali negativi dell’export Abruzzese”. Purtroppo non si tratta di ingiustificato allarmismo ma di un “già visto” in diverse altre realtà territoriali.

Eppure, malgrado la gravità dei fatti che abbiamo esposto, non avvertiamo una diffusa e profonda consapevolezza dei rischi, non soltanto ambientali ma anche economici, a cui il “sistema Abruzzo” sta andando incontro.

Avvisiamo ancora una volta che la trasformazione della nostra Regione in Regione petrolifera graverebbe come un macigno sulla coscienza di tutti ed è dovere di tutti lavorare per scongiurare una catastrofe ambientale la cui eredità condizionerebbe la vita delle presenti e future generazioni di Abruzzesi.

Per questo chiediamo a tutti coloro che siedono a Palazzo dell’Emiciclo di varare al più presto un Piano Energetico Regionale che punti con decisione sulle energie rinnovabili e al Presidente Chiodi di opporsi con forza all’avanzata del petrolio così come altri suoi colleghi (es.: Galan) ebbero il coraggio di fare contro le trivellazioni nell’Alto Adriatico.

Prima che sia troppo tardi.


Lettori di questo blog. E' il tempo di scendere in massa in piazza. Io sono in Europa verso la meta' di maggio. Proviamo ad organizzarci tutti per il 16 o il 23 maggio, sabato ore 11 a Pescara? Che ne pensate? Ecco, visto che c'e' questa quasi paura di proporre una data, lo faccio io. Manca un mese e mezzo, dobbiamo esserci tutti.

Il tempo e' finito.

Monday, March 23, 2009

Sono le leggi contro l'Abruzzo petrolizzato che non esistono


E allora parliamo della conferenza stampa di ieri di Chiodi. Questo e' il racconto che ne fa Prima da noi, questi sono i commenti del blog apocalisse italia e di allegria di naufragi, a cui mi associo perche' dicono tutti cose intelligenti.

La prima cosa che spicca ai miei occhi e a quello degli altri bloggers e' che si continua ad insistere con le parole centro oli e MAI si parla di Abruzzo petrolifero, come se la questione fosse limitata ad Ortona. Chiodi mio caro la meta' dell'Abruzzo e' interessata dalle trivelle.

Perche' non si parla mai delle trivelle a Teramo? Sotto la Majella? A Vasto? O vogliamo fare una conferenza stampa per ogni localita' a potenziale petrolio? Non sarebbe meglio mettersi sotto a scrivere una legge per proteggere TUTTA LA REGIONE?

E poi, quale e' lo strumento che Chiodi intendera' utilizzare per far si che i petrolieri NON vengano in abruzzo? La democrazia si basa su LEGGI e non su promesse, chiacchere o fantasmi per fini strumentali e demagogici come le definisce lui.

Chiodi dice "Ho detto che il centro oli non si fa e non si fara'". Ma le democrazia NON SI PUO" BASARE SULLE PAROLE DI UNA PERSONA anche se questa persona e' il governatore. Mica siamo in una monarchia? In una democrazia si fanno leggi chiare, pulite e a difesa del popolo. Verba volant, scripta manent.

Notare poi che Chiodi dice che, seppur tradivamente, lui vorra' presentare il supporto alla legge regionale che a causa di Daniele Toto potra' essere dichiarata anti-costituzionale. Ma se vuole proteggere quella legge per davvero, che senso ha lottare per tenerla in vita fino al 31 dicembre 2009? Cosa vogliamo fare il primo gennaio 2010?

Perche' non parla di estendere quella legge? Di nuovo, non sarebbe meglio sedersi e capire come fare per allungarla fino al 2040? Questo e' quello che gli Abruzzesi chiedono a gran voce. Una moratoria seria che ci metta al riparo dai petrolieri a lungo termine. Tutto il resto sono chiacchere.

E poi, mi sorge il dubbio: Chiodi avrebbe davvero costituito la regione in maniera ufficiale se non ci fosse stato tutto il clamore di questi giorni? Non lo sapremo mai. Di certo continueremo a vigilare.

Altro appunto, Chiodi dice che il centro oli "Non e' piu nei piani dell'ENI". Questo mi ricorda le parole soavi di Fratino che lungo le strade di Ortona a Gennaio mi disse la stessa cosa.

Ma come fanno Chiodi e Fratino a sapere queste cose? L'ENI che io sappia non ha mai rilasciato dichiarazioni a proposito e in tutti i suoi siti aziendali continua a parlare di Miglianico come a potenziale entrata in funzione a meta' del 2009.

Chi glielo ha detto che l'ENI ha abbandonato i progetti petroliferi per l'Abruzzo? Perche' queste cose non sono state dette anche alla gente? Chiodi e Fratino hanno canali privilegiati con l'ENI? Cosa altro sanno Chiodi e Fratino che gli Abruzzesi non sanno?

E' per questo motivo che Chiodi continua a dire che il centro oli di Ortona non si fara' e che non si pronuncia sul petrolio in altre localita'? E se l'ENI cambia idea? E perche' i vigneti sono tutti stati uccisi? Misteri.

Daniela Stati e' ancora missing in action. Non fa un buon servizio al genere femminile, a mio avviso.

Da ultimo, le dichiarazioni di Mauro Febbo, che in passato mi ha gia' accusato di essere khomenista e terrorista, che nega il riscaldamento globale e che vuole gli inceneritori, sul fatto che

"Ci arrivano segnalazioni dai territori di disdette di prenotazioni turistiche soprattutto da turisti stranieri. Segnali negativi arrivano anche dall'export abruzzese: negli Stati Uniti pensano che il Centro Oli sia già attivo e per questo hanno ridotto la domanda di vino abruzzese. Un allarmismo ingiustificato che intendiamo combattere e debellare per il bene delle nostre aziende".

Non so se queste siano velate accuse a me, ad ogni modo, la colpa di questa eventuale perdita di immagine non e' di chi denuncia il malaffare all'estero, quanto invece di chi non si da fare in maniera sufficientemente urgente per evitare la petrolizzazione dell'Abruzzo.

L'unico modo di combattere e debellare tale immagine, caro Febbo non e' di passare le leggi dove si aumentano le royalties, mentre Toto va a far dichiarare anticonstituzionale la moratoria. Il modo vero di combattere questa immagine, ammesso che esista, e' di dare segnali chiari, e di scrivere nero su bianco, NO ALL'ABRUZZO PETROLIZZATO.

Nonostante tutte le parole, ufficialmente, il primo gennaio 2010, l'Abruzzo sara' un campo aperto per i petrolieri.

Occorrera' continuare a vigilare, e a non accontentarsi delle parole.

Sunday, March 22, 2009

Aspettando Chiodi


Finalmente la tensione inizia a salire. Negli ultimi giorni, fra blog, commenti su prima da noi, dichiarazioni politiche, a Gianni Chiodi devono avergli iniziato a fischiare le orecchie.

Ma il nostro governatore, un vero principino per bene, invece di rispondere alle tante domande popolari, invece di confrontarsi con la gente, coi giornalisti, dice asetticamente che "replichera' lunedi' in un comunicato stampa". Come se lui abitasse in un castello dorato e come se lunedi' si degnera' di scendere fra noi cittadini che aspettiamo un NO vero al petrolio da mesi. Per di piu' un comunicato stampa non prevede la possibilita' di dialogo, di domande difficili, di confronto, ne con la gente, ne con giornalisti.

Penso ad Obama che va in televisone in prima serata a spiegar i perche' e i per come delle sue proposte per salvare l'America dalla crisi economica. Penso alle sue visite ai lavoratori del Midwest americano, o con le scuole qui in Calfiornia la scorsa settimana. Mica quello si nasconde dietro ad un comunicato stampa. No, e' andato a parlare con la gente. Forse non risolvera' niente, ma e' sceso fra la gente.

La mia semplice interpretazione e' che Chiodi ci deve pensare bene a che parole usare, a come fare per non fare passi falsi, e far sembrare che lui e' contro il petrolio, ma nello stesso tempo difendere il suo silenzio, l'operato di Febbo e il suo dover seguire gli ordini dall'alto. Deve capire come fare per imbambolare la gente ancora un volta senza che nessuno possa metterlo in difficolta'.

Molto probiblmente l'atteso comunicato stampa di Chiodi verra' fuori mentre io dormo. Lo immagino molto fiorito, quasi barocco, e pieno di retorica su un un Abruzzo bello, sano, e sicuro. Forse ci mettera' di mezzo la crisi economica. Chissa' se lascera' dire qualche parola alla nostra assessore all'ambiente, tale Daniela Stati, che finora e' rimasta muta e non ha detto nemmeno una parola, che sia una sul tema petrolio. Che ce l'hanno messa a fare una li che non parla sul tema ambientale piu' importante della nostra regione?

Forse nel comunicato Chiodi difendera' Mauro Febbo che per salvare la sua legge-insulto continua a sparare numeri, dicendo che "le royalties sono aumentate del 125 per cento" grazie al suo intervento. Ma a me questi numeri non mi incantano mica. Invece di fermare i petrolieri, le legge-insulto di Febbo li invita a nozze, lasciando agli Abruzzesi la beffa dell'1% del totale estratto. I conti uno li puo' fare come vuole, ma alla fine la verita' resta che all'Abruzzo restera' L'UNO PER CENTO della ricchezza estratta.

Su tale cifra gireranno intorno i soliti contentini e le varie promesse da mantenere. Ne abbiamo viste di tutti i tipi e colori in Abruzzo: intrallazzi, vilette, cene, viaggi in aereo, pc, e chissa quanto altro di cui non ne sappiamo nulla. Al popolo restera' ben poco. Anzi, quello che restera' per i cittadini saranno solo i tumori, la disoccupazione, l'emigrazione, la fine dell'agricoltura - vedi Viggiano.

Qualsiasi cosa questo comunicato stampa dira', la mia semplice posizione e' che OCCORRE UNA MORATORIA DI 30 ANNI, scritta nero un bianco. La democrazia non si basa sulle promesse di Berlusconi, o del governatore ma su leggi chiare, semplici e fatte per il beneficio del popolo.

Vogliamo una moratoria di 30 anni. Tutto il resto sono chiacchere, caro Gianni Chiodi, che non servono a nessuno e a cui non credera' nessuno, men che meno la sottoscritta.

Thursday, March 19, 2009

Chiodi il traditore


Vi ricordate durante la campagna elettorale le belle paroline che Chiodi disse sulla petrolizzazione dell'Abruzzo? Bugie, tutte bugie, solo bugie.

Mettiamo insieme tutta la storia. Alla fine di Novembre 2008, il PdL mandava Daniele Toto a dire al governo centrale "ma non possiamo rendere anticostituzionale la moratoria che quei fessi dei miei corregionali hanno fatto per proteggersi terra, polmoni e figli?" (inclusi i suoi)

Qualche giorno dopo il candidato-fantoccio Chiodi va in televisione a dire che il centro petroli sarebbe stata una straordinaria opportunita' per l'Abruzzo, in linea con l'azione di Daniele Toto, e dicendo piu' o meno le stesse cose che diceva Del Turco prima che la regione gli si rivoltasse contro. Anche qui non tardano a fioccare email, blog, gente arrabbiata, un mini scandalo in tutta la regione.

Chiodi cerca un modo per aggiustare la frittata. Decide di usare uno dei miei (tanti) email per andare in TV e dire che e' stato tutto un malinteso, "io sono un uomo libero", "sono contro il petrolio" ma bisogna accontentare l'ENI, lei e' brava etc etc. Insomma, disse quanto bastava per rimbambolare la gente.

Ad un certo punto, Chiodi si ritrovo' sommerso di email da parte di persone che leggono i nostri blog, facebook e cosi via. Qualche giorno dopo, mi mando' a dire per telefono se "per piacere potevo dire alla gente di non mandare piu' email perche' poi non riusciamo a leggere quelli importanti". Forse pensava che con quella lettera di qualche giorno prima avesse fatto il suo dovere e che non voleva esser piu seccato. Quel giorno pero' mi sono froncata ed ho detto all'intermediario che la democrazia non funziona cosi, che se gli arrivano 1000 o 10,000 o 100,000 email petrolfieri e' perche' LA QUESTIONE E" IMPORTANTE e che mai avrei detto alla gente di non scrivergli piu, anzi ne ero ben felice!

Assumesse un altro impiegato, visto che si porta via circa 120,000 euro l'anno netti di stipendio, DI PIU' DI QUALSIASI GOVERNATORE AMERICANO!!!!


Bene, su quella promessa anti-petrolfiera Chiodi vinse la campagna elettorale. Dovette anche far venire Berlusconi da Roma a dire che l'Abruzzo e' piu' bello del Maine e che il centro petroli non si sarebbe fatto. Anche quelle pero' erano parole vuote e inutili, visto che, passate le elezioni, Berlusconi ha buttato tutto al dimenticatoio, compreso il sondagio dove si diceva che il 75% degli Abruzzesi e' contratio alle trivelle.

Ma cosa ha fatto di concreto Chiodi in questi mesi? NULLA. Anzi, quel poco che ha fatto o non fatto e' stato un regalo dopo l'altro ai petrolieri.

Dopo le elezioni Chiodi ha vissuto nel piu grave mutismo petrolifero, assieme alla sua sottoposta Daniela Stati. Mauro Febbo propone la legge-insulto, dove spacciando per una manna l'assegnazione dell'1% delle royalties alla regione, di fatto apre ai petrolieri porta, portone, finestre, finestrelle, balconi e verande.

Anche dopo le elezioni ho continuato a cercare un contatto con lui, scrivendogli e riscrivendogli dei miei arrivi in Italia e che mi sarebbe piaciuto dire anche a lui, privatamente, pubblicamente, dove voleva lui, i pericoli a cui andiamo incontro.

Interrogato il morto, non rispose.

Oggi viene fuori che i limiti di tempo affinche' l'Abruzzo si costituisse in giudizio per cercare di salvare la legge salva-Abruzzo dall'attacco di Toto sono scaduti. Questo e' quello che riporta Prima da Noi. La famosa moratoria che con tanto amore e con tanta fatica abbiamo fatto approvare rischia di essere annullata SENZA CHE CHIODI FACCIA NULLA.

Invece di dire al governo centrale: guardate che quella legge l'hanno voluta a furor di popolo gli Abruzzesi, Gianni Chiodi se sta a mani conserte e tace, un moderno Ponzio Pilato.

Lui forse crede che restando muto e silenzioso, come Daniela Stati, o lasciando che siano gli altri a decidere o a parlare dell'utilita' dei 'pozzetti' come Mauro Febbo o come Gianfranco Giuliante, sia al riparo da giudizi, da scandali, e forse anche dal rimorso della sua coscienza. Non e' cosi' e lo sa anche lui.

Caro Gianni, un tempo mi parlavano di te come di una brava persona, un po debole, ma fondamentalmente onesto. Oggi sei diventato non solo un complice, ma sei divenato il colpevole principale della petrolizzazione dell'Abruzzo, perche' avevi la possibilita' di fare e non hai fatto.

Il silenzio non e' una scusante. Avevi una scelta davanti a te: lottare assieme e per gli abruzzesi, o restartene li a fare la statuina asservita. Hai scelto l'ultima possibilita', tradendo il popolo e rimangiandoti le promesse. La storia sara' crudele con te, e io spero che ancora piu' crudele sia la voce della tua coscienza se ne hai una. Da quella non si scappa.

Mi avevi scritto di essere un uomo libero. Io oggi ti vedo solo come uno squallido servitore dei potenti, e mi fai solo una gran pena.

Wednesday, March 18, 2009

Federparchi o federpetrolio?


Gianfranco Giuliante e' il presidente (?) del Parco Nazionale della Majella. E' anche stato appena eletto all'unanimita' come vicepresidente nazionale di Federparchi.

Questo e' quello che Patrizio Schiappa, il segretario regionale di Ambiente e Vita (mai sentiti nominare!) dice di lui a Prima da Noi. Secondo Schiappa l'elezione di Giuliante rappresenta:

"il riconoscimento più evidente dell’eccellente lavoro svolto da Giuliante sia come dirigente apicale di “Ambiente e/è Vita” sia come Presidente del Parco Nazionale della Majella".

Notare l'uso di parole arzigorose e auliche. Un dirigente apicale mi fa pensare al lavoro diuturno del buon vecchio Remo Di Martino. Comunque, Schiazza continua dicendo che l'attivita' di Giuliante e' da sempre

"caratterizzata per l’attenzione rivolta ai criteri di gestione e salvaguardia delle aree protette."

Ah si? E dov'e' Giuliante nella lotta all'Abruzzo petrolizzato? E dov'e' la Federparchi, Ambiente e Vita, o Mr. Patrizio Schiazza a sporcarsi le mani con il popolo? Qualcuno li ha mai visti? Qualcuno li ha mai sentiti? Dov'e' e' l'attenzione di Giulinate per quella meta' d'Abruzzo che rischia di essere ingoiata dal petrolio? Ha mai aperto bocca per promuovere la salvezza della costa teatina? Per farsi promotore dell'instaurazione, perimetrazione sia di quel parco che di quello marino, a Cerrano, vicino a Pineto?

Ma lo sa Giuliante che la Shell sta cercando di andare a trivellare LettoManoppello? Lo sa che molti permessi estrattivi ricadono anche dentro il parco Nazionale della Majella? C'e' mai stato lui in Baslicata dove i pozzidi petrolio hanno inquinato le falde acquifere del Parco Nazionale della Val D'Agri?

Cosa fa Federparchi oltre alle belle parole e all'autocelebrazione di quanto siamo bravi e belli?

Ma Giuliante sa benissimo cosa fa: tace perche' non gliene importa un fico secco della natura e dell'Abruzzo. La poltrona e' l'unico ambiente che ama. In questa intervista infatti dice:

"Bisogna fare una scelta intelligente - che non soffra di un pregiudizio "ecologico" - e non si deve negare la necessità che i "pozzetti" vadano messi da qualche parte per poter vivere e lavorare tutti quanti".


Questo qui non sa cosa dice! La parola SCELTA significa che non puoi seguire due strade in conteporanea: o fai l'Abruzzo verde o fai l'Abruzzo minerario. Non ci sono alterantive. O vuoi la salute del parco o vuoi ci i 'pozzetti' dentro.

Caro Giuliante, non abbiamo necessita' di pozzetti o di scelte petrolfiere intelligenti. Abbiamo invece necessita' di amministratori istruiti, lungimiranti, innamorati della terra, della gente, della verita'. Abbiamo biosgno di uomini liberi, e non di gente ignorante. Abbiamo bisogno di gente che invece di rincorrere le ultime goccie di petrolio del pianeta, sappia guardare al futuro liberi dai giochi di potere, di politica e che sappia dire no ai tarallucci con petrolieri, cementificatori e affaristi di ogni genere. Il petrolio non porta lavoro, ma solo malattie e distruizione.

Arrivera' la fine di questa gente, e' inevitabile. Sono vecchi nelle apparenze, nei modi di fare, nelle idee. Sono vecchi e inutili. Gianfranco Giuliante, Nicola Fratino, Remo Di Martino, Daniela Stati, Mauro Febbo, Gianni Chiodi, Daniele Toto. A modo loro questa gente ha dimostrato nei fatti di volere l'Abruzzo petrolifero. Non meritano l'Abruzzo, sta a noi farglielo capire.

Ringrazio con affetto ed amicizia Lorenzo del blog Allegria di Naufragi che mi ha segnalato l'esistenza di questo personaggio e del suo amore per l'Abruzzo. Ecco il video del Presidente (?) del Parco Nazionale della Majella:

Monday, March 16, 2009

A Daniele Toto l'Abruzzo piace minerario



Tutti gli Italiani, piu' o meno, hanno sentito parlare di Carlo Toto. E' il padrone dell'AirOne che da piccolo voleva fare il pilota dell'Alitalia ma non ci riusci'. E' stato uno dei salvatori della patria per il caso Alitalia ed e' indagato per presunta corruzione nel caso D'Alfonso a Pescara. Tre dei quattro figli di Toto lavorano nella Toto SPA che costruisce strade, ponti e gallerie.

Daniele Toto e' il figlio del fratello di Carlo, Angelo Toto ed ha lavorato come assessore al comune di Pescara dal 2001 al 2003. Nel 2008 e' stato eletto alla camera dei deputati nella 17esima circoscrizione PER L'ABRUZZO e per il PdL. Fa parte della commissione per i trasporti, le poste e telecomunicazioni. Ecco il giudizio su di lui della rivista Cronaca D'Abruzzo online del Marzo 2008.

La famiglia Toto dunque, e' una famiglia potente: c'hanno i soldi, l'AirOne, il deputato in casa, un pezzo dell'Alitalia e amici altolocati.

Qualcuno dira', bene ecco degli abruzzesi che 'contano' e che magari ci danno una mano. In fondo l'Abruzzo e' anche loro. Manco per niente. Innanzitutto, nessuno della famiglia Toto non ha smosso un dito per aiutare a salvare l'Abruzzo (e di questo sono colpevoli anche Filippo De Cecco, Jarno Trulli, Alda D'Eusanio, e si, pure Rocco Tano, che sono abruzzesi e che avrebbero potuto fare la loro parte), ma per di piu' si adoperano all'incontrario!

Daniele Toto infatti ha presentato una interrogazione parlamentare in cui sottolinea che l'Abruzzo e' una regione mineraria, che l'ENI ha tutti i permessi, che la raffineria di Ortona serve per il bisogno energetico dell'Italia e dunque vuole

...sapere se il Governo non intenda promuovere la questione di legittimità costituzionale ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione con riferimento all'articolo 1, comma 6, della legge regionale n. 14 del 2008 della Regione Abruzzo.
(4-01623)

Cioe' invece di ricordare con veemenza al governo ed assieme agli Abruzzesi che l'Abruzzo e' la regione verde, lui dice che l'Abruzzo e' una regione mineraria. Invece di proteggere la sua terra, lui va a mettere la pulce nell'orecchio al governo centrale. Invece di chiamare i contadini, le associazioni, i sindaci, e dirgli: di cosa avete bisogno, sono di famiglia ricca, sono abruzzese e voglio lavorare con voi e per l'Abruzzo, lui va a fare la spia. Invece di aiutarci a far passare una moratoria piu' lunga, lui dice che si deve dichiare incostuzionale la legge che gli abruzzesi a gran voce hanno fatto per difendersi. Che gran gesto per l'Abruzzo che t'ha votato caro Daniele!

La cosa buffa e' che in una intervista precedente questa interrogazione il nostro eroe disse all'Opinione delle Liberta':

A dettare l’agenda dei lavoro sono soprattutto i temi propri della Commissione della quale sono membro, quella dei Trasporti. Dunque, l’impegno sarà principalmente rivolto all’approfondimento, allo studio e all’impostazione di progettualità relative ai nodi infrastrutturali di cui la nostra realtà è carente.

Che c'entra il petrolio con trasporti, poste e telecomunicazioni?

Che tristezza. Abbiamo di fronte un uomo che ha potere, che potrebbe fare del bene alla gente che teoricamente dovrebbe SERVIRE in parlamento, che potrebbe usare il suo peso politico, economico, di immagine, di amicizia e di parentele nella lotta all'Abruzzo petrolizzato. Invece sta li senza amore, senza coscienza, senza morale. L'avete mai visto voi Daniele Toto ad informarsi sul tema petrolio? Io mai.

Contento lui di vivere cosi.

Lascio allora che le parole d'amore che Daniele Toto ha per la sua terra vengano direttamente fuori dalla sua boccuccia di rosa. L'intervento di Toto alla camera e' del 13 Novembre 2008 e la risposta datagli e' del 26 Febbraio 2009. Questi interventi si possono leggere qui leggere qui oppure qui. A scanso di equivoci ho scaricato tutto e messo nei miei file personali, cosi' se cancellano ho nero su bianco cio' che Daniele Toto dice, con immenso amore per l'Abruzzo:


TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni.

- Per sapere -

premesso che: con decreto 19 aprile 2002 il ministero delle attività produttive, acquisiti i pareri della regione Abruzzo ai fini ambientali e dell'intesa Stato-Regioni, conferiva a ENI SpA la concessione «Miglianico» per la coltivazione e lo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi;

nell'ambito del programma dei lavori è prevista la costruzione di un centro oli situato in Contrada Feudo di Ortona (provincia di Chieti) per lo stoccaggio dell'olio proveniente dai pozzi di produzione e il suo successivo trasporto in un deposito costiero;

l'articolo 1, comma 77, della legge 23 agosto 2004, n. 239, «Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia», testualmente dispone che

«Il permesso di ricerca e la concessione di coltivazione degli idrocarburi in terraferma costituiscono titolo per la costruzione degli impianti e delle opere necessari, degli interventi di modifica, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all'esercizio, che sono dichiarati di pubblica utilità. Essi sostituiscono, ad ogni effetto, autorizzazioni, permessi, concessioni ed atti di assenso comunque denominati, previsti dalle norme vigenti, fatto salvo quanto disposto dal decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624» mentre il successivo comma 82 così recita: «Qualora le opere di cui al comma 77 comportino variazioni degli strumenti urbanistici, il rilascio del permesso o della concessione di cui al medesimo comma 77 ha effetto di variazione urbanistica»;

con decreto 6 luglio 2005 il ministero delle attività produttive approvava le varianti al progetto di cui alla richiamata concessione;

in data 11 luglio 2006, ENI SpA implementava l'iter autorizzatorio innanzi il Comune di Ortona, ancorché la citata legge n. 239 del 2004 lo rendesse, con ogni probabilità, non cogente;

il ministero dello sviluppo economico, in data 27 giungo 2008, ha classificato la regione Abruzzo come «regione mineraria»;

con la legge regionale 10 marzo 2008, n. 2 recante «Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina» la regione Abruzzo aveva, ad opinione dell'interrogante inopinatamente, sospeso il permesso a costruire il menzionato centro oli fino al 31 dicembre 2008 e con la recente L.R. n. 14 del 2008 tale sospensione è stata prorogata fino al 31 dicembre 2009 -:

se il Governo non intenda promuovere la questione di legittimità costituzionale ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione con riferimento all'articolo 1, comma 6, della legge regionale n. 14 del 2008 della Regione Abruzzo.
(4-01623)

Sunday, March 15, 2009

Disastri petroliferi australiani


Mentre sui giornali esteri (tutti) si parla del disastro petrolifero in Australia di questi giorni, quelli Italiani tacciono. Le lobby petrolifere sono riuscite a mettere a bavaglio il riversamento in mare di 250 tonnellate di petrolio mescolato a sostanze chimiche, un disastro ambientale enorme, una delle peggiori in tutta la storia australiana.

La miscela petrolifera riversata in mare e' cancerogena. Sessanta chilometri di spiaggia lungo la Sunshine coast del Queensland (la cui citta' principale e' Brisbane) sono state dichiarate zona disastrata. A rischio c'e' tutto l'ecosistema marino della zona ed il turismo, una delle prima fonti di reddito della zona. Nella foto sopra, l'area interessata e' segnata in rosso.

Gia' si parla della colpevolezza del padrone della nave, la "Swire Shipping" che potrebbe essere multato di almeno un milione di dollari e per tutte le enormi spese per il ripristino ambientale. Si parla di mesi. C'e' il rischio che il petrolio possa anche inquinare le foci dei fiumi.

In questa storia australiana non ci sono di mezzo raffinerie o porti petroliferi. La nave che trasportava nitrato di ammonio, usato per fare fertilizzanti ed esplosivi, ha perso il suo carico. Con la caduta in mare di vari barili tossici, si e' rotta la stiva dove c'era il carburante della nave. Ecco qui il risultato. L'esempio pero' serve per metterci nell'ottica di idee di COSA potrebbe succedere se ci dovessero essere riversamenti petroliferi in mare da noi.

Trasformare Ortona e tutta la costa Abruzzese in un enorme campo petrolifero con tanto di porto petrolifero significa aumentare notevolmente tutti questi rischi. Ogni tanto ne succede una. E' per questo che qui negli USA le coste piu' sensibili, cioe' tutte tranne il Texas, non vengono trivellate, i grandi laghi non vengono rivellati. Perche' il RISCHIO e' troppo grande, e anche se i riversamenti spettacolari di petrolio sono rari, sono allo stesso tempo costosissimi, pericolosissimi, come quello australiano, come quello coreano dell'anno scorso.

SESSANTA CHILOMETRI DI COSTA SAREBBERO DUE TERZI DELLA COSTA ABRUZZESE

Manifestiamo il nostro no. Chiodi non puo' passarla liscia. La Stati non puo' restare muta al balcone. Febbo non puo' delirare a vanvera. La classe politica ha da svegliarsi e seguire la VOLONTA' della stragrande maggioranza degli Abruzzesi.

Fonti: BBC, Reuters

Saturday, March 14, 2009

Il Feudo abbacchiato


Il tempo sta lentamente scorrendo fra le nostre mani. L'ENI continua a tessere la sua tela di morte. La fine dell'Abruzzo inizia al Feudo, Ortona, collina di mozzafiato bellezza, presto sacrificata all'avidita' dei petrolieri, all'ignavia di Chiodi, alla stoltezza di Febbo, al mutismo della Stati, e di tutti gli altri, troppo timidi, qualche volta egocentrici, troppo spaventati "protagonisti" di questa storia. L'unica cosa che ci salvera' sara' la forza della piazza, checche' ne dicano politici di ogni colore che quasi sempre agiscono solo per vantaggi poltici ed elettorali.

L'ha gia detto tito Livio: Dum Romae cosulitur, Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si fanno le chiacchere, Sagunto viene espugnata. Questo e' quello che sinceramente mi manda a dire uno degli abitanti della zona:

Cari amici, ieri mattina mi sono recato al Feudo ed ho trovato una amara sorpresa. Le viti che fino a sabato erano ancora intatte, non potate, e che speravo potessero ricevere questo trattamento, con una furia indicibile, venivano stroncate mediante motoseghe dagli ex proprietari, gli stessi che amorevolmente le avevano "allevate", gli stessi che hanno ricevuto i soldi dai petrolieri quegli stessi proprietari che probabilmente non riflettono minimamente sullo scempio che stanno perpetrando iniziando da un vigneto di chardonnay giovane, giovanissimo ( il primo appezzamento andando dalla montagna verso il mare ) ridotto a pezzi.

Ci vorra' tanto "coraggio" a riscaldarsi con quella legna gettata nel caminetto di casa sapendo quello che noi stiamo facendo per evitare il peggio, ma forse chiedo troppo ! Sono stati tutti abbondantemente informati, avvertiti, a volte supplicati...... ma il risultato e' la': basta recarcisi fra qualche giorno sara' una distesa che da rigogliosi vigneti d.o.c. diventera' terra nuda, che finora ha ricevuto solo rispetto e cure e dopo che ne sara'? Spero solo che dopo questo tristissimo evento, ci si muova perche' evidentemente non possiamo fidarci di sterili promesse elettorali, ma questo non e' un fatto nuovo per noi.

Cosa aspettiamo ad urlare a tutti che non e' giusto?

Friday, March 13, 2009

Claudio Descalzi - e le bugie





Qualche tempo fa abbiamo parlato dell'articolo del Financial Times di Londra dove si parlava dei disastri ambientali in Basilicata a causa delle estrazioni petrolifere. In questo articolo, del 18 Novembre 2008, ci sono anche le dichiarazioni di Claudio Descalzi, presidente di Assomineraria e vice presidente dell'ENI.

Oggi mi sono imbattuta nell'intervista al Corriere della Sera, pubblicata il 16 novembre e poi ripresa da Assomineraria, da cui vengono quelle dichiarazioni di Descalzi e dove lui ribadisce "la necessità" di una ripresa dell’Esplorazione e Produzione di Idrocarburi in Italia.

E perche' c'e' necessita'? Per chi c'e' la necessita'? Per arricchire i propri investitori? Per l'ENI che perde soldi in borsa? Per l'ENI che continua a promettere che Miglianico presto entrera' in produzione e che non sa piu' cosa inventarsi? Ricordo che ora parlano di entrata il produzione verso la meta' del 2009 per il centro oli di Ortona nel loro sito ufficiale. Bugiardi, la ci stanno ancora gli ulivi dell'eroico signor Orsini!

Continua Descalzi:

"Solo la disponibilità di forti riserve nazionali, il cui valore è stimato in 230 miliardi di euro, ci mette al riparo dalle forti oscillazioni di prezzi delle fonti energetiche come il petrolio e il gas."

"L’Italia ha notevoli riserve di olio e gas, che potrebbero essere messe in produzione dopo il 2012. Credo che finora siano mancate consapevolezze e focalizzazione: per svilupparle lo Stato dovrebbe lanciare un progetto ad hoc, dotandolo di adeguate risorse, finanziarie e umane. Sarebbe un’operazione con grandi investimenti, ma anche con grandi risultati."

Ah si? E per chi sarebbero questi risultati? Non certo per gli Italiani: basta solo guardare cosa e' successo ai lucani, la terza regione piu povera d'Italia nonostante (o forse proprio a causa!) del petrolio. Secondo Descalzi lo STATO, cioe' noi, dovremmo non solo dargli i soldi di tasca nostra per fargli strade, porti petroliferi, allacci, oleodotti e altre infrastrutture ma dovremmo anche star zitti e lasciargli campo aperto e veder distrutte tutte le altre attivita' umane ed economiche che gia' esistono sul territorio. E lo STATO, cioe' noi, dovremmo poi pure accollarci tutte le spese medico sanitarie per venire incontro all'aumento di malattie e inquinamento ambientale. Il tutto in cambio delle royalties che sono fra le piu' basse del pianeta. Ma crede che gli italiani siano babbo natale?

L’Italia è il quarto Paese dell’Unione Europea per riserve accertate, dopo i Paesi del Mare del Nord. Dispone di 130 miliardi di metri cubi di gas provati e altri 120-200 miliardi di metri cubi potenziali. Se poi ci mettiamo l’Alto Adriatico, sarebbero altri 30 miliardi di metri cubi in più. "
Poi c’è l’olio. Anche qui abbiamo riserve provate di 840 milioni di barili e potenziali fra i 400 milioni ed un miliardo di barili.

Abbiamo poche riserve rispetto a quel che ci serve, signor Descalzi. Peccato che lei non spiega che il nostro petrolio nulla ha a che vedere con quello piu' fluido e puro dei Mari del Nord.

Sfruttarlo significherebbe riempire l'Italia di raffinerie e desolforatori. In Norvegia ne hanno due di raffinerie. Lasciamo lo schifo che abbiamo sottoterra e concentriamoci sugli altri aspetti dell'economia Italiana che potrebbero farci crescere in maniera sana e onesta. So che all'ENI altri tipi di attivita' non interessano, ma questo e' un problema vostro, non degli italiani.

Assomineraria poi aggiunge:

Descalzi ha poi sottolineato che le regioni maggiormente indicate per lo sviluppo degli idrocarburi sono: Sicilia, Emilia Romagna, Puglia, in parte Calabria e Abruzzo e poi Basilicata, Piemonte, Lombardia e Molise

Cioe' vogliono bucare tutta l'Italia. Iniziamo con sotto casa sua, signor Descalzi? Continua:

Quando si passa al rapporto con le Regioni, però, non è possibile che le strategie energetiche di un Paese non siano uniformi, né da un punto di vista progettuale, né burocratico–amministrativo. E’ questa la causa dei blocchi, dei rallentamenti e delle incomprensioni fra le parti. E qui c’è una separazione netta, una discontinuità. Un progetto industriale non può essere demandato a due soggetti separati che non hanno le stesse competenze e non parlano lo stesso linguaggio.

La causa dei blocchi e' un altra: sta nel fatto che in Italia nessuno ha il coraggio di dare pane al pane e vino al vino. Ne abbiamo visto un lampante esempio in Abruzzo con Chiodi e Febbo che non si sa bene cosa dicano, che posizioni abbiano. La Stati, assessore all' ambiente ha la bocca totalmente serrata come se fare l'assessore all'ambiente significasse annaffiare fiori sul balcone. Gente inutile, senza coraggio che ha paura di dire io sono per il si 0 per il no PER DAVVERO e con sincerita' . Gente che non vive di principi ma di compromessi. Gli Abruzzesi non lo vogliono il petrolio, ma i politici non ci sentono, hanno paura, dicono ni, spesso sono ignoranti in materia, e cosi passano leggine poco chiare per tutti. Ne per la gente che vorrebbe dei no chiari ne per quei pochi e di parte, che come Assomineraria, vorrebbero dei si.

In un articolo del 18 novembre il Financial Times prende in esame la situazione della Basilicata dove c’è il maggiore giacimento petrolifero a terra dell’Europa Occidentale: quello della Val d’Agri. 

Gli ambientalisti - scrive il giornale inglese - hanno condotto per 15 anni una dura campagna mirante a stabilire nell’area della Val d’Agri un parco nazionale, che è entrato in vigore lo scorso marzo. In esso ricadono una mezza dozzina di pozzi del giacimento.

Ora il Governo sta preparando una legislazione che toglie alle Regioni come la Basilicata il loro potere di veto sui piani delle infrastrutture.

Ecco la chicca di Assomineraria. Il tono dell'articolo e' fortemente negativo per l'ENI, si parla di clientelarismo, di inquinamento, di emigrazione, di parchi violati, di puzza di idrogeno solforato, di agricoltura distrutta. Si dice che l'ENI ha costruito i pozzi DOPO che il parco fu istituito:

Activists campaigned for 15 hard years to establish the Val D'Agri area as a national park. The legislation finally came into effect last March, forbidding mineral extraction. In the meantime Eni, Italy's part state-owned energy giant, had already built half a dozen wellheads inside the park and more outside.

Dice Descalzi:

“Noi non possiamo essere bloccati per anni, in attesa di un’autorizzazione che potrebbe anche non venire. L’industria vuole processi autorizzativi chiari e rapidi”.

Dice Maria Rita:

Gli Abruzzesi vogliono un no chiaro e rapido, caro signor Descalzi, cittadino di Milano, che non puo' arrogarsi il diritto di decidere per un milione di Abruzzesi, il 75% dei quali NON LO VUOLE IL PETROLIO IN CASA. Checche' ne dicano i nostri rammolliti poltici, gli abruzzesi non vi daranno mai nessuna autorizzazione per venirci a portare morte e distruzione. Si metta il cuore in pace, e vada a raccontare le sue balle altrove.

Magari al Financial Times.

Tuesday, March 10, 2009

America Oggi -- intervista



Finalmente questa storia del petrolio in Abruzzo arriva anche dall'altra parte del pianeta, qui in America. La cosa che in assoluto i petrolieri temono di piu' e' il ritorcersi dell'opinione pubblica. E mentre quella italiana ed abruzzese sono spesso alla camomilla (parole del giornalista Paolo Rumiz), quella di oltre oceano non perdona. So bene che il cammino e' ancora lungo, ma io non me ne vado e spero che questo articolo, in italiano ma scritto negli USA, sia l'inizio di una maggiore diffusione del problema per un pubblico americano.

America Oggi e' il quotidiano per la comunita' italiana negli USA. Nel numero di domenica 8 Marzo ha dedicato un servizio di varie pagine al tema dell'Abruzzo petrolizzato. Mi hanno gia' chiamato un altro giornalista di New York ed uno di Beverly Hills per saperne di piu'.
America Oggi vende 60,000 copie al giorno alla domenica.

Ieri Irene nei commenti scriveva che il popolo abruzzese e' un po molle. Forse e' vero, ma e' anche vero che forse non ci si crede piu', troppe delusioni, troppi raggiri sottobanco, troppe volte la fiducia e' stata tradita: vedi le balle di Chiodi e di Febbo mentre i petrolieri si fregano le mani, tutti contenti. Io dico di far sentire la propria voce sempre e comunque, e di riprenderci la nostra regione dalle mani dei petrolieri e dei loro amici alle nostre. Ma bisogna crederci e non avere paura.

La paura di fallire non porta da nessuna parte. Credete che abbia iniziato tutto questo lavoro ad Ottobre del 2007 pensando di essere io la persona giusta per essere in prima linea nel movimento contro il petrolio? Credete che io fossi pronta quando il 18 gennaio del 2008 incontrai 5 signori incravattati dell'ENI a Pescara e praticamente fu lasciato a me da sola il compito di difendere il popolo e controbbattere le sciocchezze dell'ENI? Credete che non abbia fatto male sentirsi dire "lei e' una terrorista" oppure "per colpa sua l'Abruzzo restera' al freddo al gelo". Credete che io non avessi paura a Pescara all'Universita' con l'ENI presente il 20 Luglio 2008? Credete che fosse tutto perfetto durante le feste di settembre quando mi hanno fatto parlare nella piazza principale di Lanciano? Credete che quando sono stata in TV fossi sempre pronta e sicura di me stessa? Credete che io non abbia avuto paura quando ho incontrato Fratino o Caramanico e gli ho detto in maniera chiara che erano persone indegne delle cariche che ricoprono? Credete che io abbia sempre le argomentazioni pronte?

La risposta e' no. So pero' che la paura paralizza, e che c'e molta piu' dignita' nel fare e nel fallire piuttosto che stare alla finestra ad aspettare di convincere politici o che sia tutto perfetto. Non avrei mai pensato di essere capace di fare tutto quello che ho fatto. Si impara facendo. Qualche volta ci si azzecca, qualche volta si sbaglia.

Quando pero' c'e' l' amore, la passione, quando i calcoli del "poi" o del "ma se" vanno a farsi friggere, ci si azzecca quasi sempre.

Dobbiamo essere noi i migliori abruzzesi che siano mai esistiti - my favorite quote - Angelo

Ecco qui l'intervista ad America Oggi dell' 8 Marzo 2009, intervista di Marcello Cristo

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PRIMO PIANO/AMBIENTE/Salvare l’Abruzzo dall’Olio nero

Marcello Cristo
Sin dai tempi della scuola, siamo stati abituati a pensare all’Italia come and un paese ricco di bellezze naturali ma povero di materie prime: le risorse economiche del Belpaese sono tradizionalmente concentrate in superficie piuttosto che nel sottosuolo.
Tuttavia negli ultimi anni, nella zona centrale della penisola, dall’Abruzzo alla Basilicata, sono state scoperte riserve petrolifere che, per quanto non paragonabili ai giacimenti esistenti in altri angoli del globo, hanno suscitato l’interesse (e gli appetiti…) di molte amministrazioni locali e compagnie estrattive, prima tra tutte l’ENI.
Visti i potenziali e sostanziosi interessi economici in ballo, non c’è da stupirsi se anche qui, come dappertutto, siano iniziate subite le polemiche sull’opportunità di sfruttare o meno questi pozzi facendo poi i conti con l’inevitabile impatto ambientale che ne deriverebbe.
Dopo lo "petrolizzazione" della Basilicata già iniziata alcuni anni fa e che ha provocato numerosi danni ecologici, l’epicentro della "battaglia" tra interessi economici ed ambientali si è ora spostata in Abruzzo dove l’Eni, assieme ad altre compagnie italiane e straniere, ha in programma la costruzione di pozzi e raffinerie che mal si adattano alla tradizione turistica, agricola, e vitivinicola della regione.
A dar filo da torcere al gigante Eni tuttavia, ci ha pensato un fisico, professore di matematica applicata alla California State University di Northridge, in California.
Maria Rita D’Orsogna, nata e cresciuta a New York, nel Bronx, da genitori abruzzesi, si è trasferita a Lanciano (CH) all’età di sette anni; a ventitre anni si è laureata in Fisica all’Università di Padova e, dopo aver vissuto per un po’ tra l’Europa e l’America ha accettato nel 2007 il prestigioso incarico accademico a Los Angeles dove risiede attualmente.
La residenza californiana tuttavia non le ha fatto dimenticare l’Italia e l’Abruzzo in particolare, una terra che ama al punto da indurla ad intraprendere un battaglia tutta "americana" per la salvaguardia di un pezzo d’Italia.

Prof. D’Orsogna, come e quando ha cominciato ad interessarti a questa vicenda?
«Me ne parlò un amico nell’Ottobre del 2007, quando iniziò a diffondersi la notizia della creazione di un "Centro Oli" dell’ENI ad Ortona. La disinformazione subdola fu subito evidente: l’espressione "Centro Oli" creò confusione fra la popolazione perché fa pensare ad un frantoio, invece che ad una raffineria. Poi indagando e leggendo documenti delle ditte petrolifere, si capì che si trattava non solo di sfruttare giacimenti petroliferi ad Ortona, ma in tutto l’Abruzzo: una prospettiva che cambierebbe per sempre il volto della regione».

In quali aree si trovano questi giacimenti e che cosa si conosce della loro entità?
«Modesti giacimenti sono ad Ortona, Pineto,Vasto, San Vito Marina, Silvi e Alba. Ci sono permessi estrattivi, in fase di approvazione o già accordati, sulla metà del territorio abruzzese incluso il Parco Nazionale d’Abruzzo e la Majella. A causa della particolare conformazione geografica questi giacimenti sono molto difficili da sfruttare: sono profondi, non molto consistenti. Per di più sono carichi di impurità, come lo zolfo, che rendono il petrolio abruzzese di scarsa qualità, che significa tonnellate di sostanze tossiche emesse nell’aria nel processo di lavorazione».

Quali sono state le reazioni delle varie amministrazioni locali?
«Grazie all’impegno di varie associazioni, le comunità costiere sono informate, specie il Pescarese ed il Chietino. I Teramani si stanno mostrando abbastanza attivi ed agguerriti, presentando risoluzioni e promuovendo conferenze informative. Le loro economie sono molto centrate sul turismo e la prospettiva di una piattaforma petrolifera con fiammella desolforizzante visibile dalla costa non piace a nessuno.
Poi ci sono sindaci e consiglieri che, in palese conflitto di interessi, minimizzano i problemi cercando di trarne vantaggi personali. Ad esempio, Nicola Fratino, il sindaco di Ortona, gestisce in esclusiva le attività portuali della città e fa parte di un consorzio di aziende locali sorto appositamente per fornire servizi petroliferi all’ENI. Da un lato dunque c’è il potere della sua giunta di dare approvazioni di vario genere (come le modifiche al piano regolatore), dall’altro gli enormi interessi privati suoi e di pochi altri soci. Fratino è l’unico sindaco favorevole alla petrolizzazione dell’Abruzzo.
L’opinione pubblica è preoccupata per gli effetti sulla salute. Proprio in questo periodo i media, nazionali e internazionali, iniziano ad occuparsi delle conseguenze delle estrazioni in Basilicata. Dopo 15 anni di petrolio, la Lucania si ritrova con agricoltura e turismo distrutti, emigrazione, corruzione e tumori in aumento. Per gli abruzzesi è come vedere in anteprima ciò che potrebbe accadere da noi.
Non è che la gente sia necessariamente contraria alle estrazioni petrolifere: il fatto è che petrolio ed agricoltura, raffinerie e riserve naturali, non si sposano. E poiché l’Abruzzo ha già una sua vocazione, sarebbe come estirpare tutto quello che già esiste sul territorio in favore di un tipo di attività totalmente aliena e dai dubbi vantaggi economici.
Il Chietino è la seconda provincia italiana per numero di operatori vitivinicoli, e per quantità di uva prodotta. L’enorme danno ambientale della Basilicata, è anche un danno economico e non a caso le cantine del Montepulciano d’Abruzzo sono fra i più agguerriti oppositori del petrolio in Abruzzo. Nonostante il vuoto informativo istituzionale, secondo un sondaggio realizzato nel dicembre del 2008, il 75% degli Abruzzesi è contrario alla petrolizzazione, il 10% è favorevole, il restante 15% dice di non sapere».
A che punto si trova attualmente lo sviluppo di questa vicenda?
«I primi permessi estrattivi sono stati concessi all’ENI nel 2001 e per anni la burocrazia è andata avanti, rilasciando tutti i permessi in sede regionale e provinciale con superficialità e con pochissima riflessione. Solo quando questa vicenda è diventata di dominio pubblico le cose lentamente hanno iniziato a cambiare.
In seguito a forti pressioni popolari, nel marzo del 2008, venne presentato in consiglio regionale una proposta di legge per una moratoria temporanea sull’attività petrolifera in Abruzzo. La moratoria è valida fino al 2010. Venne approvata contro il volere dell’allora presidente della regione, Ottaviano del Turco (poi arrestato per avere, secondo l’accusa, presumibilmente intascato 6 milioni di euro in tangenti sulla sanità abruzzese) e quasi all’unanimità perché fuori c’erano seimila manifestanti che assediavano il palazzo del consiglio regionale a l’Aquila.
Ora c’è un nuovo consiglio regionale, guidato da Gianni Chiodi che, purtroppo, non ha ancora capito la gravità del problema, ed è piuttosto timido nel pronunciarsi».
Può dirci nulla sul valore e sulla rilevanza economica di queste risorse?
«La valenza economica di queste risorse non è molto chiara, nel senso che l’ENI non ha mai rilasciato cifre ufficiali. Qualsiasi sia la loro rilevanza economica però i benefici per il cittadino abruzzese saranno minimi.
In Italia le royalties versate allo stato sono pari al 4% se si estrae in mare, e al 7% per la terraferma. Di questo 7%, se passa la legge proposta dal governo Chiodi, solo il 15% arriverà alla regione, cioé lo 1.05% di tutto il valore del petrolio estratto. Per di più, se l’estrazione dovesse essere al di sotto di una certa quantità, le royalties non ci sono. In Norvegia le royalties sono dell’80%.
In Basilicata la la popolazione non ha tratto alcun vantaggio e a tutt’oggi le emissioni di agenti tossici non vengono monitorati correttamente, ne tantomeno spiegati alla popolazione.
L’ENI ha dichiarato in più occasioni che la raffineria di Ortona occuperà al massimo trenta operai ai quali andrà ad aggiungersi il personale per la costruzione dell’impianto stesso: un centinaio di muratori e tecnici temporanei. Nessuna agenzia governativa, che io sappia, ha elaborato proiezioni occupazionali, né tantomeno messo a confronto i posti di lavoro guadagnati con quelli persi, dovuti all’inevitabile crollo dell’agricoltura, come è successo in Basilicata. Gli impianti sono ad elevatissima automazione dove serve poca manodopera».

Quale impatto ambientale ci si potrebbe aspettare?
«L’impatto ambientale sarebbe molto grave per la regione Abruzzo. Come testimoniano migliaia di articoli scientifici sulle estrazioni petrolifere fatte cosi vicino ai centri abitati.
Spinta dalle pressioni popolari, la provincia di Chieti ha incaricato l’istituto di ricerca Mario Negri di stilare un rapporto sulle conseguenze della presenza della raffineria nel comprensorio di Ortona. Il rapporto è stato reso noto nel dicembre del 2007 e parla di una tonnellata e mezza di sostanze inquinanti emesse ogni giorno, fra cui provati cancerogeni, che andrebbero a spargersi su un territorio dove vivono circa centomila persone. Occorre anche notare che le leggi ambientali italiane sono molto tolleranti sulle emissioni di sostanze tossiche, per nulla paragonabili a quelle che si fissano negli USA per esempio. Per l’idrogeno solforato i limiti italiani sono di oltre 10,000 volte più alti di quelli del Massachusetts; per la diossina mille volte più alti che in Germania. Per quanto riguarda gli impianti marini, le precauzioni che si prenderebbero altrove, in Abruzzo e in Italia in generale non esistono. Negli USA la scorsa estate ci furono molte discussioni quando Bush propose di permettere l’estrazione del petrolio a 50 miglia dalla costa, 80 chilometri. In Italia non esiste alcun limite, ed oggi ci sono permessi estrattivi accordati a Vasto per esempio, dove i pozzi potrebbero sorgere a due chilometri dalla costa. L’Adriatico è poi un mare chiuso, dai fondali bassi, per cui gli inquinanti tenderanno a restare localizzati e in caso di incidente il danno ambientale sarà particolarmente devastante».

Quali gruppi pubblici e privati italiani hanno risposto alla sua iniziativa e come?
«Una volta che la problamatica è nota, che i danni alla salute vengono spiegati alla popolazione mostrando le testimonianze dalla Basilicata, le reazioni sono sempre di rabbia e di sgomento.
Il coinvolgimento pubblico, delle istituzioni invece è stato finora troppo blando. Ci sono state iniziative locali di sindaci, ma la regione è totalmente assente, sia nel prevenire che nell’informare. L’attuale assessore all’ambiente, Daniela Stati, a quasi due mesi dal suo insediamento deve ancora pronunciare una sola parola sul tema petrolio in Abruzzo».

Questa che sta conducendo è una "battaglia" puramente italiana o è riuscita in qualche modo a suscitare alcun interesse qui negli Stati Uniti?
«L’unico modo in cui vinceremo questa sfida è informando tutte le persone che amano l’Abruzzo, i suoi prodotti e la sua natura. L’Italia è troppo corrotta per sperare che prevalga il buonsenso davanti agli interessi economici di pochi potenti. Sto cercando anche di coinvolgere gli Americani, ma occorrerà pazienza e tenacia. Spererei in una maggiore presa di posizione anche di colossi industriali legati all’Abruzzo e al suo territorio, come la Pasta de Cecco e Del Verde».

Ma qual è il suo obiettivo principale al momento?
«Che venga approvata al più presto una moratoria a lungo termine che vieti le operazioni petrolifere. Nel contempo vorrei che si sviluppasse negli Abruzzesi una maggior coscienza civica, di rispetto e di amore per la loro terra e che si capisse che il benessere economico passa anche per la salvaguardia ambientale e non certo rincorrendo le ultime e sporche goccie di petrolio del pianeta»

Sunday, March 8, 2009

Assomineraria, vergogna senza fine


Assomineraria, la Confindustria, l'ENI e i loro amici non stanno certo con le mani in mano considerati i tempi di crisi e di petrolio sotto i 40 dollari al barile. Anzi, cercano di usare questo periodo per fare il lavaggio al cervello alla gente - meglio dire ai politici - per convincerli che il petrolio fara' bene all'Italia.

Ecco un po di stralci dal loro convegno del 6 Febbraio 2009 dal titolo "L'azione di Assomineraria a sostegno dell'attivita'". Ricordo che E&P e' una abbreviazione che sta per exploration and production, cioe' esplorazione e produzione del petrolio.

Come sempre parlano a vanvera, e rassicurano tutti che sono santi. La gente pero' non e' scema: possono dire tutte le belle parole che vogliono, ma la realta' e' che a causa delle estrazioni petrolifere, la Basilicata e' la terza regione piu' povera d'Italia, l'agricoltura muore, la gente emigra, i tumori scoppiano.

Ecco cosa dice Assomineraria per assicurarsi controlli ancora piu' blandi, e procedimenti sempre piu' facili:

Assomineraria ha anche sviluppato un Tavolo Tecnico con il Ministero dello Sviluppo Economico-UNMIG e le Regioni che ha discusso:

– le variazioni normative della Legge 239/2004 che semplificano i processi autorizzativi dell’E&P;

– una revisione dell’Accordo tra MSE e Regioni del 24 aprile 2001, finalizzata a fluidificare i procedimenti di conferimento dei titoli minerari e le autorizzazioni delle attività previste dal “programma lavori”;

– la definizione di criteri tecnicoeconomici sia per le società richiedenti titoli minerari E&P che per quelle che fanno istanza di concessioni di stoccaggio.

Infine Assomineraria ha avuto un ruolo propositivo nell’apertura delle aree profonde dello Jonio all’E&P, stabilita dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 30 ottobre 2008.

Dunque a picoli passettini, crisi o non crisi, in barba a qualsiasi coinvolgimento della popolazioni locali, cercano di aggiustarsi il letto come meglio credono per fare quello che gli pare. Il bello sta nella conclusione di Giancarlo Dossena, direttore del settore idrocarburi di Assomineraria.

Chi e' Giancarlo Dossena? E' il gentiluomo che scrisse l'impatto ambientale per l'ENI proprio per le estrazioni di idrocarburi nell'Alto Adriatico e che fu poi indagato assieme agli altri suoi amici dell'ENI.

Nella sua relazione, Dossena ha sottolineato che, pur nelle criticità economico - finanziarie del momento, gli Operatori sono pronti a investire nell’Esplorazione e Produzione di idrocarburi in Italia, tenendo presente alcuni punti fermi:

– l’attività E&P in tutte le sue fasi è compatibile con altri usi del territorio (ad esempio: turismo, agricoltura, agriturismo, fruizione dei parchi naturali, ecc.), come dimostrato dalla storia dell’E&P, che ha visto la perforazione in Italia di oltre 7.000 pozzi negli ultimi 50 anni;

Hanno dimenticato di chiedere il parere dei cittadini lucani e di Trecate, dei cittadini di Sarroch e di Falconara, dei cittadini di Gela e Priolo, dei cittadini di Crotone e di Cremona, quanto siano compatibili le estrazioni e la conseguente raffinazione del petrolio con le loro vite. Dal mio punto di vista il signor Dossena non dice la verita', e lo fa in maniera spudorata, considerate le varie cause aperte contro l'ENI in tutto il mondo per inquinamento nel settore petrolifero e non.

– l’Italia è garantita nella sua crescita dalle forti importazioni energetiche, con un mercato estero problematico per produzione di idrocarburi, capacità di raffinazione, trasporti transfrontalieri, anche via condotte. E’ necessario tuttavia:

– adeguare il time to market dell’attività E&P a quello dei paesi petroliferi;

Cioe' dicono che siamo bravi a raffinare il petrolio: certo, gli altri simili schifezze sul proprio territorio non li lasciano fare. Ricordo che in Italia UN QUARTO della benzina prodotta, secondo stime ufficiali del governo italiano, e' venduta all'estero, e che i profitti vanno ai petrolieri e non agli italiani.

– rivedere le norme che bloccano le riserve di gas già scoperte nell’Alto Adriatico;


Questo che vogliono 'rivedere' a loro scopo, uso e consumo e' il cosiddetto decreto Ronchi che vieta la estrazioni in Veneto a 22 km dalla costa. L'ENI lo ha gia infranto per scavare i pozzi Irma-Carola e Naomi Pandora e e per questo Paolo Scaroni e' stato condannato per inquinamento ambientale e per tentata alluvione. Lo stesso Dossena, come detto sopra venne indagato. Negli USA e lungo tutta la costiera pacifica ed atlantica lo stesso limite e' di 160km, caro Dossena. Sono allora d'accordo anche io sul rivedere queste norme, estendiamo il decreto Ronchi a 160km dalla costa anche in Italia ed estendiamolo a tutta la penisola. Che ne pensa?

– fornire chiari indirizzi di strategia energetica con scenari definiti e conseguenti procedimenti autorizzativi con tempi certi e massima fluidità.

Ecco, all'ultimo punto posso rispondere a Dossena in modo molto semplice, evitandogli di fargli perdere tempo ed indicandogli un indirizzo precisissimo, fluidissimo e chiarissimo: in Abruzzo la strategia che VOGLIONO GLI ABRUZZESI E' CHE NON CI DOVETE NEMMENO PENSARE A VENIRE A TRIVELLARE NEI NOSTRI TERRITORI - NON VI VOGLIAMO QUI, NE ORA NE MAI.

Provateci solo e qui succedera' la rivoluzione. Con il popolo non si scherza. Amen.