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Thursday, April 30, 2015

San Benito - estate 2014


Venerdi.

Parto da Santa Barbara per andare a San Benito, nel nord della California.  Mi aspettano quattro ore di macchina, lungo la 101, quasi tutte costeggiando la costa di California. Non ci sono mai stata prima. Non c'e' traffico. E' un pomeriggio magnifico e dopo quindici anni, mi sento una privilegiata ad aver potuto fare di questo posto la mia casa.

Il mare e' blu, il cielo limpido, gli alberi si susseguono veloci.

Attraverso citta' piccole, dove il tempo si e' fermato - "Historic" Templeton, "Historic" San Juan Bautista. King City e Salinas di John Steinbeck. Mi fermo a bere il caffe, passo per le missioni di California ferme al 1700.  Campi immensi di insalata.  Vigneti e colline coltivate. Il campo di petrolio di San Ardo, ancora li dopo 50, 60 anni. A un certo punto, verso nord mi pare di essere in una versione ordinata dell'Abruzzo.

Sono felice, sono libera.

Vado a San Benito perche' hanno scoperto della mia storia del petrolio, e vogliono che gliela racconti. Non conosco nessuno, e' tutto per via email. Una delle persone che mi invita si chiama Larry Rebecchi, come il mio caro amico di Modena.

Arrivo, ed e' come entrare in un altro mondo dell'attivismo. Tante cose sono le stesse che in Italia, i trucchi dei petrolieri, l'enormita' del mostro che ti sta davanti, lo scoprire le cose piano piano, il lavoro grande di poche persone. Altre sono diversissime. Un clima di collaborazione, il processo democratico, gente che fa donazioni.

Soldi, avvocati, ciascuno fa le cose che sa fare, tutti sono grati l'uno all'altro e senti unione, senti affetto. Gente di tutti i tipi e di tutti i colori uniti da questo desiderio di non darla vinta ai petrolieri.

Dopo tanti mesi di cattiverie, e' bello trovare un posto dove la gente lavora assieme senza che tu abbia paura di questo o di quello che voglia usare il tuo lavoro per farcisi la carriera politica, che abbia paura che tu possa rubargli la scena o che sia geloso del tuo saper parlare alla gente.

Il talk e' con i ranchers della zona. Mi sento un po in imbarazzo. Hanno tutti o quasi il cappello da cowboy,  e' gente pratica, che guarda al sodo.  Ci sono altri interventi. Sento dell'affetto reciproco sebbene non ci conosciamo. Il talk e' andato bene. Mi mettono pure su Youtube.

Dopo i discorsi e i saluti restiamo in sei, i relatori, gli organizzatori. Ci sediamo all'aperto fuori mentre che il sole tramonta con l'orizzonte infinto. C'e' la siccita' - i campi sono gialli e infiniti, il cielo e' rosa. Mi pare di stare nella tenuta di Rossella O Hara.  Mi danno del vino prodotto localmente. I cani fanno festa. Il ritmo e' delicato. Non c'e' fretta.

Vado a dormire nella stessa casa dove ha vissuto Eleanore Roosevelt per un po' e dove si e' sposata Judy Garland. Devo dirlo a mia madre.

Mi hanno invitata di nuovo.  Tornero'.


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Scrissi questo nell'Agosto del 2014.

Nel Novembre 2014 hanno votato a San Benito ed ha vinto il no al fracking.

I petrolieri hanno fatto causa al piccolo paese per affari persi.

Nell'Aprile del 2015 hanno ritirato la causa, sapevano che l'avrebbero persa.

San Benito ha vinto - e' stato magnifico averli conosciuti.

Un misto di innocenza e determinazione americana.

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Era cosi anche ai tempi del Centro Oli, poi sono arrivati i professionisti dell'ambientalismo a distruggere tutto. Adesso i vari ReSole e Giulio Cesare, affetti da manie di protagonismo e alla ricerca di un posto in politica, accecati da gelosia e presunzione, cavalcano il petrolio, senza conoscenza dei fatti, senza rispetto del passato, senza amore.

Come diceva Toto': voglio vedere dove vogliono arrivare.







Wednesday, April 29, 2015

Oklahoma: terremoti, incendi e inquinamento da petrolio nelle campagne







Se uno non ha niente di meglio da fare e si mette a studiare cosa accade in Oklahoma, gli vengono i capelli bianchi.

Oggi 13 Gennaio 2015 ecco qui, il mega petrol-incendio. Nessuno sa perche'. Ventidue camion da un milione di dollari l'uno incendiatisi.

Un altro giorno, un altro petrol-guaio. 

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“They’re ruining our property values, damaging the homes, 
and they just don’t care as far as I can tell.”


Ecco qui: l'impianto di petrolio rilascia acqua e fluidi di perforazione nelle case, nei giardini, nei campi delle famiglie.

Ogni commento e' superfluo.

Sottoterra, nei campi, in aria. Occorre non farceli venire dall'inzio.


Tuesday, April 28, 2015

La Sapiem-ENI citata in giudizio per violazioni alla sicurezza in Norvegia




Audit con punti da migliorare -- Novembre 2014



Audit con non conformita' -- Maggio 2015



Audit con non conformita' -- Giugno 2015



Audit con non conformita' -- Settembre 2015



Qui altri guai Saipem:



La Norway Petroleum Safety Authority (PSA) ha appena concluso le sue indagini su un incidente petrolifero in cui un uomo e' finito a mare mentre lavorava sulla Scarabeo 8 della Saipem, presso il campo Goliat del Barents Sea in acque ultra profonde. La Sapiem e' stata giudicata responsabile di ben quattro violazioni al codice di sicurezza.

L'incidente e' accaduto il 20 Febbraio 2015 durante la fase di manutenzione presso un blow-out preventer. L'uomo, un ingegnere del petrolio, e' caduto in mare a causa della mancanza di protezioni adeguate sulla Scarabeo 8, secondo il rapporto della PSA. Mentre scendeva un scala, a causa di una grata mancante, l'uomo e' scivolato e si e' fatto un volo di 13 metri finendo in mare. Fortunamente un collega se n'e' accorto, ha lanciato l'allarme, e' arrivato un elicottero e l'uomo e' stato portato in ospedale. Le attivita' petrolifere sono state subito fermate, le altre 107 persone sulla piattaforma sono state evacuate e le autorita' hanno aperto una indagine.

Dopo due mesi, il rapporto norvegese afferma che se le condizioni del mare ed altre circostanze fossero state leggermente diverse, l'esito avrebbe potuto essere molto piu catastrofico: l'ingegnere avrebbe potuto essere gravemente ferito o avrebbe potuto morire. La Saipem viene accusata di mancanze nella mauntenzione e di scarsa esperienza ed addestramento del personale. Per l'esattezza: "maintenance of gratings, barrier management, maintenance management and expertise and training"

Vediamo cosa risponderanno.

E' questa la prima volta che accadono queste cose? No. Della Saipem abbiamo parlato tante volte, anche da questo blog. Spesso accadono e neanche le sappiamo, ma basta perderci un po di tempo per vedere che inquinamento, perdite, scoppi, sono all'ordine del giorno.

Qui per esempio quattro pozzi Petrobras fermati il 24 Aprile per perdite di petrolio in mare, FPSO di Norvegia incendiatesi.  incendi in raffinerie finlandesi, scoppi in pozzi d'India, Messico e Texas. Il tutto solo nelle scorse settimane.

E qui invece il campo ENI raso al suolo a Dicembre di cui nessuno ha parlato - fortunatamente non ci sono stati morit.



Monday, April 27, 2015

La Manifestazione del 23 Maggio 2015 contro Ombrina


Grazie Assunta di Florio



Il giorno 23 Maggio 2015 l'Abruzzo scendera' ancora in piazza per ribadire a politici e a petrolieri il nostro no ad Ombrina Mare e alla petrolizzazione dell'Adriatico.

In preparazione dell'evento credo che sia utile ricordare tutti i principali motivi del nostro no ad Ombrina, che prevede la trivellazione di quattro/sei pozzi di petrolio a sei chilometri da riva e l'installazione di una nave desolforante di tipo FPSO a nove chilometri dalla costa dei trabocchi.

Eccoli:


1. Il petrolio d'Abruzzo, in terra e in mare, e' poco e non cambiera' uno iota lo scenario energetico nazionale. Le stime fornite dai petrolieri sono di 20/40 milioni di barili di petrolio da Ombrina. Ne consumiamo in Italia 1.5 milioni al giorno. Nella migliori delle ipotesi, e assumendo che verra' tutto commercializzato in Italia, il petrolio estratto da Ombrina nell'arco di 24 anni bastera' dunque a soddisfare in totale fra le 2 e le 4 settimane di fabbisogno nazionale. Non all'anno, in totale.


2. Il petrolio di Ombrina e' di qualita' scadente, ricco di impurita' sulfuree e di indice API 17. Questo indice varia dagli 8 delle Tar Sands del Canada (il peggior petrolio del mondo) ai 40 del West Texas e dei mari del Nord (fra i migliori). Ovviamente peggiore la qualita' del petrolio, maggiori sono gli impatti sull'ambiente. Sono proprio le impurita' sulfuree a dare maggiori problemi perche' causano corrosione e difficolta' di trasporto del greggio, rendendo necessaria la desolforazione in loco.


3. Ecco allora la necessita' di usare una FPSO, una Floating Production Storage and Offloading unit cioe' unita' galleggiante di stoccaggio, trattamento, e scarico con una delicata operazione di eliminazione di scarti sulfurei e non, che include una fase di incenerimento di rifiuti a fiamma costante, 24 ore su 24. L'insieme di tutti i prodotti di scarto bruciati sara' di almeno 80.000 chilogrammi al giorno, inclusi materiali speciali e pericolosi. Ogni santo giorno.


4. La reazione chimica di base e' il processo Claus, una reazione all'equilibrio, che non e' mai completa al 100% e che porta a scarti collaterali fra cui il pericoloso idrogeno solforato (H2S), che sara' bruciato. In Italia i limiti di H2S sono di migliaia di volte superiori a quelli applicati in altre parti del mondo: per gli impianti Claus si possono emettere anche 20 ppm di H2S, mentre, ad esempio, in Massachusetts il limite tollerato in atmosfera e' di 0.00065ppm.


5. I petrolieri dicono che lo zolfo sara' utile per la produzione di fertilizzanti e altri derivati, ma dimenticano di ricordare che nel mondo esiste una sovrapproduzione di zolfo puro proprio a causa della crescente raffinazione di petrolio ad alto tenore sulfureo. L'industria dei fertilizzanti non puo' che assorbire una piccola parte di questo zolfo. Ombrina ne prdourra' 500 chili al giorno. Chi e come li smaltira'? In giro per il mondo lo si stocca a cielo aperto o lo si sotterra perche' non si sa cosa farne.

6. Oltre agli scarti atmosferici, ci sono quelli in mare. Una delle prassi piu' comuni nel'industria petrolifera e' il rilascio a mare, accidentale o volontario, di materiale di perforazione e di acque di produzione, che non vuol dire acqua di ruscello, ma acqua inquinata mista a residui petroliferi. Cifre ufficiali del governo di Norvegia parlano di 3000 tonnellate l'anno di materiale di scarto rilasciate in mare. Qualche anno fa vi fu uno studio del governo americano nel golfo del Messico, detto Goomex, dove si giunse alla conclusione che i tassi di mercurio nei pesci catturati nei pressi delle piattaforme erano 25 volte superiori a quelli catturati piu' lontano. Studi norvegesi e inglesi riportano situazioni simili. Nello specifico di Ombrina e' bene ricordare gia' che durante la fase di esplorazione temporanea nel 2008 comparvero delle macchie di idrocarburi in spiaggia, coincidenza alquanto singolare. Per di piu' quel'anno l'ARTA Abruzzo accerto' inquinamento "medio" attorno ad Ombrina mentre in acque distanti dal pozzo l'inquinamento era rimasto "basso", equesto dopo solo tre mesi di
operazione. All'interno della concessione sussiste una riserva di pesca, finanziata dall'UE: chiudiamo le acque ai pescatori, e le apriamo ai petrolieri? Non e' un controsenso?


7. Durante le prove del 2008, i petrolieri usarono fanghi a base di oli diesel, fra i piu aggressivi che esistano e che sono vietati nel mari del nord dal 2000. Cioe' vengono a fare in Abruzzo cio' che sarebbe vietato nella sede della loro casa madre, nel Regno Unito. Agli investitori viene spiegato che il pozzo necessita di stimolazione artificiale fra cui acidificazione e fratturazione, tutte tecniche invasive, inquinanti e pericolose. Agli Abruzzesi non viene detto niente.


8. Gli scoppi sono eventi rari, ma ne basta uno solo per mettere in ginocchio tutto quanto di buono gia' esiste sul territorio. Quando si parla di incidenti si pensa solo al golfo del Messico, nel 2010. Ma in verita' ve sono altri che si susseguono in vari angoli del mondo: in Adriatico sarebbero particolarmente deleteri, considerato che il nostro e' un mare chiuso, dai fondali bassi. Restando solo in ambito di FPSO, al largo delle coste britanniche ce ne sono circa 15, tutte a distanza molto maggiore di quanto proposto in Abruzzo. Qui, le statistiche relative al periodo 1996-2002 parlano di circa 40 incidenti l'anno per nave FPSO, inclusi ferimenti, morte, incendi, sversamenti in mare, scontri con altre navi, problemi agli ancoramenti, e agli oleodotti.


9. Considerati questo tipo di rischi, gli stati USA che si affacciano lungo il Pacifico e l'Atlantico hanno vietato tutte le attivita' petrolifere nei loro mari da 30 anni. La fascia di rispetto e' di 160 chilometri da riva, in Florida addirittura 200. Solo il golfo del Messico e' stato sacrificato al petrolio: il Texas e la Louisiana hanno scelto di puntare sugli idrocarburi con tutte le conseguenze che questo ha portato. Non e' un caso che si sogna il mare di Malibu e non quello di Galveston. E' sempre interessante ricordare a questo proposito la dicotomia Gela-Taormina. La prima, sessanta anni fa, disse si' al'industria petrolifera, la seconda no. Credo che sia lampante oggi vedere chi abbia fatto la scelta migliore. La riviera romagnola e' soggetta a gravissimi fenomeni di erosione delle coste e della subsidenza dei mari di Ravenna, causati anche dalle estrazioni di metano in zona. Studi condotti per conto dell'ENI mostrano la connessione fra subsidenza e produzione metanifera; in Emilia Romagna
alcuni tratti di fondali si sono abbassati anche di due metri in 20 anni a causa delle estrazioni di idrocarburi.


10. Tutto questo in cambio di cosa? In Italia, le royalties in mare sono del 4%. Leggendo i comunicati agli investitori di tutte le ditte petrolifere che vogliono venire in Italia, si legge sempre la dicitura "excellent fiscal regime" (Petroceltic) oppure "Italy's tax regime for oil and gas producers remains among the most favorable worldwide" (Orca Exploration). Di contrasto, la Norvegia utilizza quest'altra dicitura: "A causa degli straordinari profitti associati con l'industria del petrolio, una addizionale tassa speciale del 50% e' applicata." La Norvegia investe la maggior parte dei fondi petroliferi in speciali fondi pensioni programmati per durare anche dopo l'esaurimento dei giacimenti. Proprio come in Italia, vero?

In provincia di Foggia e' stato gia' vietato un pozzo di gas perche' a circa sei chilometri dai confini con la citta', e ritenuto pericoloso per la sicurezza. Sei chilometri sono la stessa distanza fra Ombrina e la costa teatina con il neo perimetrato parco. Perche' i residenti di Foggia hanno diritto a piu' sicurezza di quelli abruzzesi?

Ma il nocciolo della questione e' che in una vera democrazia, la volonta' popolare dovrebbe essere sacrosanta e la classe politica dovrebbe esserne garante ed interprete. Sono otto anni che il popolo
tutto chiede a gran voce che l'Abruzzo resti libero dalle trivelle ed e' scandaloso che la politica non abbia saputo degnamente rappresentare questo sentimento ed agire di conseguenza.

Luciano D'Alfonso continua a sfuggire, ad essere evasivo, nonostante tutti i proclami. Purtroppo non vedo leadership, non vedo urgenza, non vedo volonta' vera. E' una delusione ed un peccato, non
tanto meglio del vacillare di Gianni Chiodi.

Di cosa hanno paura?

Sunday, April 26, 2015

Per la prima volta l'USGS crea la mappa del rischio sismico da trivelle







Scientifically, it's really quite clear.
William Ellsworth, USGS


Per la prima volta nella sua storia, l'USGS pubblica una mappa di rischio sismico indotto: potenziali terremoti causati dall'uomo, in principal modo dall'attivita' estrattiva di petrolio e di gas. L'USGS e' the United States Geological Survey, una sorta di INGV italiano, il massimo ente geologico americano.

Finora i terremoti causati dall'uomo non venivano inclusi nelle cartine di rischio sismico perche' li si ritenevano rari. Ma con l'esplosione dei terremoti indotti da operazioni petrolifere e' stato impossibile ignorare i rischi per il futuro e cosi' un gruppo di 150 geologi americani si e' rinunito per creare la nuova cartina con i rischi di terremoti dovuti all'uomo.

Di solito le mappe del rischio sismico USA per eventi "naturali" sono aggiornate ogni sei anni e sono fatte per previsioni a medio termine. Si studiano gli eventi sismici del passato e si indicano le probabilita' di terremoti per i prossimi 50 anni. Le mappe per eventi "umani"appena pubblicate invece sono per indicare il rischio sismico a brevissimo termine: un anno solo, visto che l'attivita' umana varia a breve termine, e potrebbe cambiare grazie a interventi legislativi o proteste dal basso. Tutti i dati sono conenuti nel rapporto dal titolo chiarissimo:  Incorporating Induced Seismicity in the 2014 United States National Seismic Hazard Model.

Primo in classifica per sismicita' indotta dall'uomo, l'Oklahoma,  come annunciato da vari interventi dell'Oklahoma Geolgical Survey negli scorsi giorni. Ne abbiamo gia' parlato tante volte: stato dalla sismicita' quasi inestistente prima dell'arrivo delle trivelle e del fracking in cui ora si registrano piu terremoti che nella sismica California. Nel 2013 in Oklahoma il numero di terremoti e' stato di 600 volte superiore rispetto a prima dell'arrivo dei petrolieri. Parallelamente sono stati pompati 1.1 miliardi di barili di petrol-monnezza ad alta pressione.  E cioe' la bellezza di 130 miliardi di litri di acque di scarto. A seguire l'area attorno a Dallas-Forth Worth, il Kansas, il Colorado, il New Mexico, l'Alabama, l'Arkansas, e l'Ohio che hanno tutti registrato un impennarsi dell'attivita' sismica in anni recenti. Tutte le zone incriminate sono nei pressi di pozzi di reinizione o di attivita' estrattiva.  In totale sono 17 le aree trivel-terremotate.

Il capo del USGS Mark Petersen dice di essere preoccupato per l'incolumita' dei residenti, considerato che spesso la reinizione di materiale di scarto ad alta pressione viene fatta nei pressi di faglie dorimenti di cui non si conosce l'esatta estensione e locazione. Non esiste nessun altro modo pratico di gestire questi enormi volumi di fluidi di scarto se non pomparli sottoterra ed incrociare le dita nella speranza che le faglie sismiche continuino a dormire.

Uno direbbe, ma almeno l'Oklahoma sara' ricco? Neanche per niente. Un lavoro su cinque in Oklahoma e' in qualche modo collegato all'oil and gas.  Il 24% dei bambini dell'Oklahoma vive sotto la soglia di poverta'. Lo stato e' il 46esimo su 50 per la salute pubblica, ed il numero uno per il tasso di tagli all'istruzione.

E cosi nel giro di una settimane tre storie, a tre livelli di sismicita' indotta: citta' piccole del Texas, lo stato dell'Oklahoma, il resto del Midwest. Cosa fare? E' la domanda da un milione di dollari. Alcuni geofisici parlano di migliorare i monitoraggi, ridurre le reiniezioni o farle in luoghi lontani da faglie note e/o zone densamente popolate. Dal mio punto di vista, e' il paradigma di base che e' sbagliato. Tornare indietro in Oklahoma o in Basilicata non si puo', ma chi non ha ancora attuato la petrolizzazione ad ampio raggio dei propri territori c'e' molto da imparare da queste storie.

L'Italia, caro Matteo Renzi, caro Gianluca Galletti, non e' ne scarsamente abitata come l'Oklahoma ed e' altamente sismica. Siamo sicuri di voler percorrere questa strada?  E l'INGV fara' anche lei la mappa della sismicita' indotta dall'uomo in Italia?

Oh, ma che dico: in Italia la sismicita' indotta? Giammai.

Friday, April 24, 2015

Lo stato dell'Oklahoma riconosce le trivelle come causa di terremoti




Dopo il terremoto del 3 Settembre 2016 di 5.6 Richter in 
Oklahoma lo stato ordina la chiusura di 37 pozzi di reiniezione
in un area di 1300 chilometri quadrati








Dopo anni di scetticismo e di negazionismo lo stato dell'Oklahoma ha dovuto accettare la realta': il consenso scientifico che i terremoti che continuano ad affliggere lo stato siano indotti dalla reiniezione di materiale di scarto dalle operazioni petrolifere nel sottosuolo.

Hanno fatto di piu': il Dipartimento dell'Energia e dell'Ambiente dello stato dell'Oklahoma ha aperto un sito web in cui si illustrano le connessioni fra l'attivita' estrattiva e la sismicita'. Nel sito c'e' pure una  mappa iterativa che mostra gli epicentri dei terremoti e i pozzi di reinieizione e di estrazione.  L'Oklahoma Geological Survey ha anche rilasciato una affermazione secondo il quale e' altamente probabile che questi siti di reinizione di materiale di scarto possano causare la sismicita' indotta. 

Insomma, solo chi non vuole capire, non capisce.
Secondo l'Oklahoma Geological Survey, la maggior parte dell'attivita' sismica si snoda nel 15% del territorio dello stato che e' stato maggiormente interessato alla reiniezione. Nel 2011 ci sono stati   diversi terremoti di magnitudo superiore a 5.0, presso Prague.

Il governatore repubblicano Mary Fallin ha accettato la realta', dicendo che si e' all'opera per cercare di capire come uscire da questo problema. Altri politici locali, come il consigliere statale democratico Cory Williams, dice che finalmente la politica dell'Oklahoma ha tirato su la testa fuori dalla sabbia. Gli unici che restano scettici, sono sempre gli stessi: i petrolieri. Dicono che ci vogliono altri studi. Si vede che le dozzine di pubblicazioni su Science e su PNAS o non li leggono o non li vogliono leggere. L'Oklahoma Oil and Gas Association dice che "potrebbe anche essere che ci sia un legame fra terremoti e pozzi di reinizione ma non ne sappiamo ancora abbastanza."Cory Williams, che rappresenta uno dei distretti dell'Oklahoma piu' colpiti dai terremoti attorno alla citta' di Stillwater dice che e' ora di portare avanti una moratoria e di fermare la reinzione nel nord e centro dell'Oklahoma che secondo l'Oklahoma Geological Survey e' la parte piu rischiosa dello stato.

Per ora i venditori di assicurazioni sulle case e sulle proprieta' devono fare dei corsi di aggiornamento sulla sismicta' indotta. Ben poche persone compravano assicurazioni contro i terremoti prima del 2010 - e infatti terremoti non ce ne erano quasi. Adesso anche per chi volesse comprare l'assicurazione e' quasi impossibile. Alcuni residenti hanno portato avanti cause direttamente contro i petrolieri. 

In Oklahoma ci sono circa tre terremoti al giorno di magnitudo 3 o maggiore. Prima del 2008 erano uno all'anno. Il tasso e' cresciuto del 600% nel giro di nemmeno 10 anni. Nel 2013 ci furono 109 terremoti di magnitudo 3 o superiore. Nel 2014 sono stati 585.  Nel 2015 se va avanti cosi ce ne saranno 900.

Thursday, April 23, 2015

Lo scoppio del golfo del Messico in numeri: balene, uccelli, delifini, persone


Piu' del valore di  Ford, Honda o General Motors.
E' il piu grande pagamento della storia americana di una ditta privata. 

Secondo l'analista del petrolio Fadel Gheit

“It’s a really scary number.
It’s a miracle that the company is still in business.”


Dopo l'incendio, la morte di 11 persone e 87 giorni di petrolio in mare la BP ha dovuto risarcire o pagare multe a: 400 cittadine, avvocati, residenti, pescatori, albergatori, scuole,il governo federale, la Security and Exchange Commission. 

Si calcola che la BP abbia perso 1/3 del suo valore iniziale.






E' la cifra piu' alta mai pagata da un singolo ente al governo USA, secondo Loretta Lynch, la US attorney general, una sorta di ministro della giustizia americano. Di questi soldi, $5.5 miliardi saranno in multe secondo il Clean Water Act.  Gli stati della Louisiana, Mississippi, Florida, Texas, e Alabama ed altri 400 enti locali riceveranno rimborsi anche loro. 


Finisce qui, almeno legalmente, la saga quinquennale del petrolio nel Golfo del Messico. Ma i danni dureranno molto piu' a lungo: ci sono macchie enormi di petrolio nei fondali marini,  i ricercatori riportano di tonni e i pesci con difetti al cuore, mentre i delfini muoiono prematuramente.

Questi soldi della multa si aggiungono agli altri $28 miliardi di dollari che la BP ha speso in operazioni di pulizia e di compensazione alle vittime per il suo  "gross negligence"nel trivellare nel goflo del Messico.

Le azioni risalgono del 4%. E possiamo andare avanti a trivellare ancora.





Quello che si vede qui e' la carcassa di un delfino.

Morto e coperto di petrolio. 

Dal Golfo del Messico.

Nel 2015, non nel 2010.

E' stato trovato presso Elmer's Island, nei mari della Louisiana da un villeggiante che non solo ha trovato il delfino morto ma anche vari ammassi di petrolio, che parevano sassi malleabili e con i quali i bimbi giocavano. Pensavano fosse plastilina.

Cinque anni e ancora il petrolio in giro per il golfo.

Intanto ecco qui:






Tuesday, April 21, 2015

Azle, Texas: 27 terremoti in tre mesi di sismicita' indotta da trivelle






There appears to be little doubt about the conclusion that the earthquakes were in fact induced  There's almost an abundance of smoking guns in this case.

USGS seismologist Susan Hough, sulla sismicita' indotta a Azle, Texas.


Dal Novembre del 2013 fino al Gennaio 2014, per 84 giorni, la terra ha tremato attorno a Fort Worth, in Texas. Ci sono stati 27 terremoti di magnitudo 2 o maggiori. Nei precenti 150 anni, il numero di terremoti e' stato zero. Il geofisico Matthew Hornbach della Southern Methodist University (SMU) semplicemente dice che le faglie della zona "have been inactive for hundreds of millions of years".

Cosa succedeva a Forth Worth in quegli 84 giorni oltre ai terremoti? Trivellavano la terra alla ricerca di gas naturale, estraevano e reiniettavano materiale di scarto nei pozzi di reiniezione. Ogni santa volta che si estraeva "acqua" di scarto e la si ripompava nel sottosuolo, la terra tremava, e viceversa, quando si fermavano le iniezioni o le estrazioni, si fermanvano i tremori.

I movimenti di petrolieri e di territorio sono stati monitorati, studiati, analizzati da geologi e geofisici dell'USGS e della SMU che hanno concluso -- loro e non la D'Orsogna -- che "removing brine saltwater from the wells in the gas production process and then injecting that wastewater back underground represent the most likely cause for the swarm of quakes".

Chiaro, no? La rimozione delle acque saline dai pozzi durante la produzione di gas e la reiniezione di quelle stesse acque di scarto nel sottosuolo rappresentano la piu' probabile causa dello sciame sismico. 

La cosa interessante e' qui si mettono il relazione alle trivelle non solo la reiniezione di materiale di scarto nel sottosuolo ma anche l'estrazione di acque di produzione, che sono naturalmente disciolte fra gli idrocarburi e che madre natura ha seppellito milioni di anni fa.

Il lavoro, di cui Matthew Hornback e' l'autore principale, e' stato pubblicato su Nature Communications. Oltre a questa conclusione, gli autori dell'articolo hanno potuto prevedere quando e dove i terremoti sarebbero successi, usando modelli matematici che collegavano i cambi di pressioni nel sottosuolo, la posizione dei pozzi, e la geologia delle faglie.

Hornbach dice che le trivellazioni e le reinizioni di materiale petrolifero sono gli eventi maggiormente correlati con la posizione e le occorrenze temporali dei terremoti. Nessun altro motivo valido e' stato trovato che potesse avere senso.

Il geologo Susan Hough, anche lei dell'UGSS dice che non possono esserci dubbi che i terremoti sono stati indotti, e che l'evidenza e' chiara.

Ovviamente  non e' la prima volta che si giunge a conclusioni simili, Kansas, Oklahoma, Ohio, California, tutti hanno riportato casi di sismicita' indotta da trivelle.  Per dirne una, in Kansas dall'inizio del 2015 ci sono state la bellezza di 950 scosse di magnitudo 2 o maggiore nei pressi di siti trivellati, secondo l'USGS.

Solo in Italia, nazione che ha un territorio molto piu' ballerino del Texas o dell'Oklahoma, e che il governo Renzi vuole dare in pasto ai petrolieri con lo Sblocca Italia, la sismicita' indotta non potra' mai succedere, mai e' successa, e mai succedera'. In Italia abbiamo un patto con il diavolo.