...corrosive and poisonous hydrogen sulphide
associated with the crude oil have proved to be major difficulties
Reuters, Novembre 2013
sul campo petrolifero Kashagan
Kashagan in Kazakistan e' un ambizioso progetto petrolifero sulle sponde del mar Caspio di cui si parla da almeno 13 anni.
Venne scoperto nel 2000 e si calcolava che aveva al suo interno almeno 13 miliardi di barili di petrolio.
Una vera manna per gli appetiti delle multinazionali trivellanti.
E cosi, si misero assieme, un gruppo di petrolieri da mezzo mondo sotto la sigla "North Caspian Operating Corporation", abbreviato in NCOC per trivellare dentro il Mar Caspio, dove l'acqua gela per quattro mesi all'anno.
La NCOC include la azienda statale di petrolio kazaka KazMunaiGas, l'ENI-AGIP, la Exxon Mobil, la Royal Dutch Shell e la Total. Tutte e cinque hanno quote di 16.81% di proprieta'. La ditta giapponese Inpex e' proprietaria del 7.56 % della NCOC e la China National Petroleum Corp ha recentemente acquisito una percentuale dell'8.33 % dalla ConocoPhillips che se n'e' invece uscita.
L'ENI e' la responsabile per lo sviluppo e la messa in azione del campo.
E cosi, tutti questi geni guidati dall'ENI si sono messi all'opera e hanno costruito isolette artificiali nel mare a 70 chilometri dalla costa del mar Caspio da dove pompare il petrolio.
Il megaprogetto pero' ha avuto fin dall'inizio una miriade di problemi e la data iniziale di inizio dell'attivita' e' slittata di anno in anno dal 2005 fino ad arrivare al 2013.
Oltre al mare ghiacchiato d'inverno, ci sono problemi collegati alla variabilita' in temperatura, acque troppo basse, alte pressioni del petrolio sottoterra e sopratutto valori elevatissimi di "velenoso e corrosivo" idrogeno solforato come lo definisce Reuters che hanno fatto si che ci fossero continui rinvii alla commercializzazione del petrolio di Kashagan.
13 anni di cotanti geni del petrolio che non riescono a trivellare.
Ma finalmente dopo un parto lunghissimo, dopo 50 miliardi di dollari di investimenti, dopo il soprannome "Cash all gone", e cioe' "quattrini finiti", la messa in opera il giorno 11 Settembre 2013.
L'annuncio e' dato dall'ENI che, trionfante, parla di 180,000 barili al giorno in fase iniziale che poi aumenteranno a 370,000 barili al giorno.
Il petrolio inizia ad essere pompato.
Gli impianti di desolforazione vengono costruiti a Bolashak, vicino la citta' di Atyrau.
Trombe come se fosse l'Istituto Luce.
Tutti contenti.
Ma.. voila'.
Houston abbiamo un problema.
Dopo esattamente due settimane, il giorno 25 Settembre 2013, una perdita di gas, dopo un altra durante le prove del 26 Agosto 2013.
Aggiustano i tubi, o cosi pensano.
E poi ancora, un altra perdita in Ottobre.
Solo che questa volta non si sa da dove.
Si sa solo che le perdite sono da un oleodotto di 29 chilometri, tutto interrato.
Gas tossico immesso in atmosfera.
E' idrogeno solforato.
Ma no.
Forse non e' l'oleodotto - forse e' da dentro il campo stesso.
Il campo si estende per 44 chilometri in mare aperto, e 22 in acque di riva.
Sono quasi centro chilometri di possibili perdite da ispezionare!
Come fare?
Beh, occorre fermare tutto.
Venne scoperto nel 2000 e si calcolava che aveva al suo interno almeno 13 miliardi di barili di petrolio.
Una vera manna per gli appetiti delle multinazionali trivellanti.
E cosi, si misero assieme, un gruppo di petrolieri da mezzo mondo sotto la sigla "North Caspian Operating Corporation", abbreviato in NCOC per trivellare dentro il Mar Caspio, dove l'acqua gela per quattro mesi all'anno.
La NCOC include la azienda statale di petrolio kazaka KazMunaiGas, l'ENI-AGIP, la Exxon Mobil, la Royal Dutch Shell e la Total. Tutte e cinque hanno quote di 16.81% di proprieta'. La ditta giapponese Inpex e' proprietaria del 7.56 % della NCOC e la China National Petroleum Corp ha recentemente acquisito una percentuale dell'8.33 % dalla ConocoPhillips che se n'e' invece uscita.
L'ENI e' la responsabile per lo sviluppo e la messa in azione del campo.
E cosi, tutti questi geni guidati dall'ENI si sono messi all'opera e hanno costruito isolette artificiali nel mare a 70 chilometri dalla costa del mar Caspio da dove pompare il petrolio.
Il megaprogetto pero' ha avuto fin dall'inizio una miriade di problemi e la data iniziale di inizio dell'attivita' e' slittata di anno in anno dal 2005 fino ad arrivare al 2013.
Oltre al mare ghiacchiato d'inverno, ci sono problemi collegati alla variabilita' in temperatura, acque troppo basse, alte pressioni del petrolio sottoterra e sopratutto valori elevatissimi di "velenoso e corrosivo" idrogeno solforato come lo definisce Reuters che hanno fatto si che ci fossero continui rinvii alla commercializzazione del petrolio di Kashagan.
13 anni di cotanti geni del petrolio che non riescono a trivellare.
Ma finalmente dopo un parto lunghissimo, dopo 50 miliardi di dollari di investimenti, dopo il soprannome "Cash all gone", e cioe' "quattrini finiti", la messa in opera il giorno 11 Settembre 2013.
L'annuncio e' dato dall'ENI che, trionfante, parla di 180,000 barili al giorno in fase iniziale che poi aumenteranno a 370,000 barili al giorno.
Il petrolio inizia ad essere pompato.
Gli impianti di desolforazione vengono costruiti a Bolashak, vicino la citta' di Atyrau.
Trombe come se fosse l'Istituto Luce.
Tutti contenti.
Ma.. voila'.
Houston abbiamo un problema.
Dopo esattamente due settimane, il giorno 25 Settembre 2013, una perdita di gas, dopo un altra durante le prove del 26 Agosto 2013.
Aggiustano i tubi, o cosi pensano.
E poi ancora, un altra perdita in Ottobre.
Solo che questa volta non si sa da dove.
Si sa solo che le perdite sono da un oleodotto di 29 chilometri, tutto interrato.
Gas tossico immesso in atmosfera.
E' idrogeno solforato.
Ma no.
Forse non e' l'oleodotto - forse e' da dentro il campo stesso.
Il campo si estende per 44 chilometri in mare aperto, e 22 in acque di riva.
Sono quasi centro chilometri di possibili perdite da ispezionare!
Come fare?
Beh, occorre fermare tutto.
Almeno fino al 2015.
E' questa la stima del tempo necessario per capire dove viene tutto questo H2S.
E cosi, il giorno 15 Novembre tutta la truppa di cui sopra - ENI e compari - decide di mandare giu' un robot per studiare le condizioni del sottosuolo e dei tubi che collegano i pozzi alle altre infrastrutture di lavorazione.
Sono i materiali che sono scadenti?
Sono stati i metodi di costruzione ad essere sbagliati?
Sono stati i progetti ingegneristici ad essere stati calcolati male?
Di chi e' la colpa?
Il robot che indaga si chiama "intelligent pig" e restera' in azione fino a Dicembre a studiare tutti i 100 chilometri dell'oleodotto, e del campo marino.
Non so perche' si chiami "maiale intelligente".
Maiale.
Mmh.
Uno dei manager petroliferi di Kashagan dice che secondo lui le perdite sono dovute all'opera di corrosione dovuta dall'idrogeno solforato che ha letteralmente mangiato le pareti dell'oleodotto
che collega i pozzi alle centrali di raffinazione. Il manager dice anche che molto probabilmente sono stati scelti materiali sbagliati che non hanno resisitito alla potente opera corrosiva dell'H2S.
"To solve a question like replacing the pipes could take months. The new composition of the tube metals would have to be studied, transported, tested and installed. It will take several months for activity to restart at Kashagan."
Potrebbe anche essere che i tubi si sono deteriorati con il tempo, e che sono cosi diventati piu' vulnerabili all'azione dell'H2S.
I tubi sono stati costruti dal gruppo giapponese Nippon Steel & Sumitomo Metal Corp.
La Saipem dell'ENI li ha installati offshore ed onshore, e sono i responsabili delle saldature.
Non si sa - ne la Saipem ne la Nippon Steel hanno voluto rilasciare dichiarazioni a Reuters.
Ma quale che sia il motivo, ci vorra' moltissimo tempo per capire. Per fare un esempio, nel vicino campo di Karachaganak, un campo di gas che produceva ad alto tenore di zolfo che aveva avuto delle perdite di idrogeno solforato e' stato fermo per due anni e mezzo e poi c'e' stato un intervento di 23 giorni.
L'intervento ha coinvolto 3,000 persone.
Speriamo che il maiale risolva tutti i problemi del campo Kashagan, della Saipem e della Nippon Steel.
Per adesso e' l'idrogeno solforato che trionfa sull'ingordigia umana.
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