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Friday, December 30, 2016

Svezia: il vento che spazza via il 2016 e' da record



Il vento del 2016 che se ne va, porta elettricita' record alla Svezia

Il cosidetto “Storm Urd” ha causato l'arrivo di venti forti che hanno generato circa 5.7 MWh nel sud del paese. E' il record di sempre, di circa mezza MWh rispetto alla stagione ventosa di un anno fa.

Ma quant'e' tutto questo vento? Tanto quanto l'elettricita' generata da sei centrali nucleari, secondo Anders Engqvist, analista per conto della Bixia, una delle principali ditte energetica del paese.  

Sei centrali nucleari!

La tempesta Urd e' arrivata il giorno di Natale ed e' durata per vari giorni. Ci sono stati uragani violenti e le turbine hanno catturato energia quanto mai prima: il 26% di tutta l'energia del paese per tre giorni di fila e' venuta dal vento.

Il governo di Svezia e' molto ambizioso in questo senso e ci sono dozzine di iniziative per incoraggiare l'uso di rinnovabili. Il paese ha in programma di diventare al 100% rinnovabile entro il 2040.

Il target iniziale era del 50% di rinnovabili entro il 2020. Quel target e' stato raggiunto e superato nel 2012 e cosi hanno deciso di arrivare al totale della loro energia elettrica petrolio-free entro il 2020.

A Settembre 2016 in Svezia hanno deciso di stanziare circa 1 miliardo e mezzo di euro per iniziative che favoriscano la lotta ai cambiamenti climatici e per l'ambiente fra il 2017 e il 2020.  Fra queste, come ridurre le emissioni di CO2, trasporto petrolio-free, ferrovie, piste ciclabili e altri progetti rinnovabili. E' il piu' grande finanziamento alle rinnovabili mai stabilito dal governo di Stoccolma. Ci saranno anche fondi per la cooperazione "green" internazionale.

Nel 2017 saranno eliminate tutte le tasse dalla produzione di energia solare dal tetto alle case, mentre se il solare arriva da enti terzi, le tasse scenderanno del 98% rispetto al 2016. Il tutto per incentivare gli investimenti nel sole, che ovviamente, non e' uno dei mezzi primari di approvvigionamento di energia per la Svezia.

L'obiettivo e' per il paese di arrivare al 5-10% di solare nei prossimi anni.

Come si e' arrivati fin qui? 

Nel 1970 la Svezia importava petrolio che alimentava il 75% del suo fabbisogno nazionale. A causa della crisi del 1973 si cercarono alternative. I semi furono gettati allora.

Nel 2003 hanno iniziato con la certificazione elettrica "green" e hanno deciso che i fornitori di energia elettrica devono produrne o acquistarne un certo quantitativo da sole, vento, geotermico, onde, biocarburanti o idroelettrico da distribuire ai propri clienti.

Passo dopo passo nel 2015 si era arrivati al 57% dell'energia elettrica del paese generato dalle rinnovabili - idroelettrico e ventoidroelettrico in primis. Le stime per il 2016 sono del 64%, con il vento in forte ascesa al 10% totale. Il resto arriva ancora dal nucleare per la maggior parte. 

Non solo, lo svedese medio rilascia in atmosfera circa 4.25 tonnellate di CO2 l'anno. L'europeo medio ne rilascia 6.91. L'americano medio?  Ben 16.15 tonnellate!

E le centrali nucleari?

Quattro delle dieci centrali in funzione sono in via di dismissione e non ci sono progetti di costruirne di nuovi, per motivi di costo, e sopratutto perche' non si sa cosa fare dei rifiuti da smaltire secondo Anne Vadasz Nilsson, il direttore generale del Swedish Energy Markets Inspectorate, Il solo modo per crescere ancora e per arrivare al 100% di rinnovabili e' incentivare il vento a grande scala, il sole sui tetti, e il risparmio energetico.

Secondo il governo almeno, siamo sulla strada buona per arrivare al 2040 mantenendo le promesse di una Svezia petrolio-free.

Thursday, December 29, 2016

Azerbaijan: scoppia gasdotto dal Mar Caspio al terminal BP







Il giorno 27 Dicembre 2016 e' infatti scoppiato un gasdotto in Azerbaijan nei pressi della raffineria Shah Deniz.  Siamo lungo la costa del Mar Caspio a 70 chilometri dalla capitale Baku. Il gas arrivava da un enorme campo offshore largo circa 140 chilometri quadrati. 

La destinazione finale del gas era in un impianto di trattamento onshore della BP; l'oleodotto era gestito dalla ditta nazionale petrolifera del paese, SOCAR.

E' questa una ditta di cui abbiamo parlato tante volte: gli standard di sicurezza non sono rispettati, ci sono scoppi, collassi, crolli, incendi, e spesso ci scappa il morto.

Il caso piu' eclatante e' stato quello di un anno fa, quando sono morti 32 di addetti a causa dello scoppio di una piattaforma in mare.

Dal 2013 ad oggi, la media e' stata di 18 morti l'anno.

In questo caso non ci sono stati morti, ma gli impiegati sono stati evacuati presso la capitale di Baku. L'oloedotto e' bruciato a lungo e non si sa se sia stato spento. Sono state danneggiate molte case, ed e' stato vietato ai media non governativi di venire sul sito a documentare il tutto per ragioni di "sicurezza". 

Intanto, il giorno 16 dicembre c'era gia' stato un altro incidente, questa volta mortale, sul Mar Caspio, con una passerella su una piattaforma crollata a causa del maltempo.  In dieci finirono in mare e uno e' morto.  Il 20 Novembre era invece crollata una gru che eseguiva lavori su un altra piattaforma, causando la morte di un altro lavoratore.







Wednesday, December 28, 2016

Natale 2016: il 40% dell'elettricita' del Regno Unito e' stato dalle rinnovabili

Generazione di energia elettrica da impianti rinnovabii di proprieta' diffusa, cooperative, di beneficienza e di imprese private



Il regalo di Natale i britannici se lo sono fatti da soli.

Il record nazionale della generazione dell'energia elettica da rinnovabili mai registrato nella sua storia e' infatti datato 25 Dicembre 2016. Il 40% dell'elettricita' di tutto il paese e' arrivato dal vento e dal sole.

Nelle annate precedenti si era al 25% nel 2015 e nel 12% nel 2012.
 
Questi cambiamenti cosi' grandi e cosi profondi non nascono a caso, ma sono il frutto di passi, piccoli e grandi, fatti verso la decarbonizzazione del paese. 

I tre quarti dell'energia natalizia sono venuti dal vento. E l'installazione di turbine, la transizione verso le rinnovabili continua. Anche la Drax Power il principale produttore di energia da carbone del Regno Unito ha annunciato che hanno iniziato la transizione verso l'utilizzo di biomasse. Nel terzo quarto del 2016, dal 1 Luglio al 31 Settembre 2016, in totale il 25% dell'energia del Regno Unito e' venuto dalle rinnovabili.

Ma la storia piu' interessante viene dalla Scozia, dove i progetti rinnovabili di proprieta' locale - cooperative di residenti e comuni - hanno generato energia per 300mila famiglie. In totale generano circa 600 MW di energia pulita. Nel 2015 si era a circa 500 MW con un aumento del 17% in un solo anno.

L'obiettivo, posto dal ministro dell'innovazione e dell'energia Paul Wheelhouse, era di arrivare a 500 MW nel 2020. Ci sono arrivati con 5 anni di anticipo, ed ora l'obiettivo nuovo e' di arrivare ad 1 GW per quello stesso anno.

Interessante no, che il loro ministro dell'energia e dell'innovazione e' la stessa persona. in Italia il ministro dell'energia e' quasi sempre anche il ministro del fossile!

In questo momento in Scozia ci sono 15,500 siti rinnovabili di proprieta' di cooperative locali, associazioni di residenti, chiese, scuole, esercizi commerciali, aziende agricole ed altri associazioni di volontariato.  Dell'energia generata il record spetta al vento onshore,  con 273 MW seguita dalle biomasse con 162 MW.

Il sole da questi consorzi fornisce invece 39MW. 

In Scozia.  Anzi, la generazione di energia dal sole nel 2016 e' raddoppiata rispetto al 2015, con l'installazione di pannelli sui tetti da parte di numerose associazioni e uffici governativi.  

Il governo appoggia tutte queste inziative con fondi e aiuti organizzativi perche' portano lavoro localmente, e perche' gli intrioiti dalle rinnovabili di proprieta' diffusa vengono usati in loco, per progetti utili alla comunita'.


Il punto e' sempre lo stesso: con programmazione, con voglia di fare, si arriva lontano, usando l'ingegno, quello che si e' e che si ha, invece di sotterrare la testa sottoterra e dire "non si puo'".

Yes we can, e' un po' vecchio come motto, ma fa ancora sognare.



Tuesday, December 27, 2016

Bonaire, Caraibi e il sogno del 100% rinnovabile




Bonaire e' un isola delle Antille nei Caraibi, non lontana dalla costa del Venezuela. Ci abitano qui circa 15mila persone ed e' una municipalita' speciale dell'Olanda.  E' soprattutto un isola turistica, nota perche' ci si fanno immersioni e scuba diving e per i suoi coralli, tanto che ogni anno arrivano qui circa 70mila turisti.

L'isola e' nel bel mezzo di una transizione verso il 100% di energia rinnovabile.

Prima del 2004, come molte delle isole dei Caraibi, l'elettricita' a Bonaire veniva prodotta principalmente dal diesel acquistato dall'estero, con alti costi di importazione e con tutte le fluttuazioni di prezzi stabiliti dai mercati esteri.

Nel 2004 un incendio distrugge l'unico impianto diesel dell'isola.

Si installano generatori diesel temporanei ma si decide di programmare per eliminarne del tutto il bisogno. L'obiettivo e' di una Bonaire al 100% rinnovabile.

Nel 2010 il primo passo in avanti: installate sull'isola 12 turbine ibride a vento-diesel-alghe. Nei momenti di maggior ventosita' si arriva con l'eolico a coprire il fabbisogno dell'isola fino al 90%. In media, in vento fornisce il 40-45% del necessario. Quando il vento non e' sufficente, subentrano i generatori diesel.

Il secondo passo e su cui si sta ancora lavorando e' quello di eliminare del tutto il diesel dall'ibrido vento-diesel-alghe. Si vuole sostiturilo con biocarburante prodotto dalle alghe che sono ampiamente disponibili a sud di Bonaire, nei pressi delle miniere di sale a sud dell'isola e per cui si sta sperimentando una conversione a carburante.

I generatori diesel dell'ibrido infatti sono stati installati proprio con questa caratteristica: di poter essere un giorno alimentati solo dal biodiesel prodotto sull'isola. Il mix sara' allora di 40-45% vento e 60-55% alghe.

Questa scelta comportera' anche la diminuzione della bolletta energetica dell'isola del 10-20%, e maggiore occupazione locale e queste non sono cose da niente qui.

L'eliminazione completa del diesel doveva essere completata nel 2015, come annunciato da vari siti. Non sono riuscita a trovarne conferma e non sono sicura che l'avvio del biodiesel sia completo ma di certo e' un obiettivo su cui si sta lavorando.

Intanto nel 2014 parte un progetto di solarizzazione della capitale di Bonarie, Kralendijk, per la generazione di elettricita' dai tetti, in collaborazione con il governo centrale olandese.

Bonarie ha goduto di due speciali situazioni. Intanto l'incendio del 2004 ha reso impellente e possibile la possibilita' di cambiare,  senza dover aspettare la fine del ciclo naturale dei vecchi impianti diesel.
L'essere parte del Regno d'Olanda inoltre ha fatto si' che potessero qui arrivare tecnologia ed idee europee, ed infatti il consorzio che sta sviluppando l'impianto biodiesel e' tedesco-olandese e si chiama Ecopower Bonaire.

Ma non c'e' solo Bonaire: oggi varie isole dei Caraibi, specie le ex colonie olandesi, hanno progetti rinnovabili e di utilizzare risorse in loco per generare energia e questo un po per amore, un po perche' l'energia fossile che viene importata e' costosa, e sole, vento ed alghe costano meno. 

Aruba e Curacao hanno entrambe obiettivi di arrivare al 100% di energia green sulle loro isole. 


Monday, December 26, 2016

Midway Island: l'isola dove tutti gli uccelli hanno plastica in corpo


Le Midway Islands sono delle isole remote del Pacifico, ad ovest delle Hawaii.

Non vive qui quasi nessuno - circa 50 persone in tutto, per la maggior parte americani, che lavorano per lo US Fish and Wildlife Service.

Qualcuno forse avra' sentito parlare di tali isole in correlazione con la seconda guerra mondiale, quando le Marshall erano la sede di una base navale USA e furono teatro di guerra fra gli americani e i giapponesi. La battaglia di Midway si svolse fra il 4 e il giugno del 1942, con la vittoria della marina americana e la sconfitta di quella nipponica; la base navale venne chiusa nel 1993.

Oggi le Midway Islands non si possono visitare da turisti, a causa della mancanza di fondi, ma quando erano aperte ai visitatori (fino al 2012) ci si veniva per visitare e studiare l'ecosistema, o per ricerche storiche.

E quindi parrebbe il solito piccolo paradiso terrestre, con pochi umani e natura incontaminata, e animali di ogni genere che vivono qui in completa serenita'.

Non e' proprio cosi, perche' anche se l'uomo non arriva qui direttamente, la nostra impronta tocca pure la Midway Islands ed in un modo spettacolarmente triste. 

Fra le specie animali che vivono a Midway, gli albatross, uccelli fra i piu' grandi volatili che esistono. La specie precisa che vive in questo atollo si chiama Laysan albatross. Il 71% di questi esemplari in tutto il pianeta vive qui.

Un giorno arriva una troupe giornalistica con a seguito scienziati.

Vedono una immensa distesa di plastica e uccelli morti dappertutto.

Gli studiosi aprono il corpo dell'uccello per vedere cosa ha in corpo.

Il tappo della Coca Cola.

Un accendino.

Due accendini.

Altri pezzi di plastica random.

Alla fine erano 588 pezzi di plastica.

Nel corpo di un solo uccello!

L'immondezzaio in corpo praticamente.

Eseguono altre analisi.

Viene fuori che  *tutti* gli uccelli esaminati su Midway Island avevano plastica in corpo, chi piu' chi meno.

Perche' proprio l'isola di Midway? Perche' e' al centro del Pacifico e proprio sul perimetro esterno del Great Pacific Garbage Patch, dove arriva tutta la monnezza di plastica dell'Asia e del Nord America, spinta dalle correnti oceaniche.

Il problema per gli albatross dell'isola e' che oltre ad esserci tanta, troppa plastica, questa plastica sembra cibo: e' attraente, e' colorata, ce n'e' tanta.

E la plastica in corpo certo non fa bene: magari da sazieta' all'uccello ma non certo nutrienti, e alla fine l'albatross senza neanche saperlo muore di fame. E muore su un isola, la sua casa, che lentamente scompare a causa dei cambiamenti climatici e sommersa di monnezza. Che ci abbiamo messo noi.

Matt Brown che ha qui vissuto a lungo per conto dello US Fish and Wildlife service dice che e' qualcosa che spezza il cuore: da lontano vedi gli uccelli che nidificano, nell'erba verde e sotto il cielo blu, e poi se ti avvicini e sposti l'erba vedi plastica dappertutto. Cosi tanto che e' parte della geologia
dell'isola.  E mentre tutto il resto si decompone, compresi i corpi degli albatross che muoiono di plastica, la plastica stessa rimane intatta.

Sposti l'erba e vedi plastica e corpi di uccelli morti.

Muoiono di plastica albatross giovani, vecchi e anche pulcini.  A volte si vedono gli albatross piu' vecchi camminare sui corpi dei pulcini morti. Quando sono piccoli, gli uccelli devono imparare a volare e a cercare cibo dall'alto. Prima di essere autosufficienti, le mamme spezzettano il cibo e lo digeriscono per loro, passandolo ai piccoli.

E quello che dovrebbe essere un atto di amore fra l'albatross e il suo piccolo, perfezionato dalla natura
nei millenni, diventa una condanna a morte. Perche' le mamme, senza saperlo, danno plastica ai propri figli.

Ogni minuto l'umanita' getta in mare l'equivalente di un camion della monnezza. Io e te facciamo questo. E lo facciamo cosi' perfettamente che entro il 2050 ci sara' piu' plastica che pesci in mare, condannando i Laysan albatross, a mangiare plastica per generazioni a venire in quello che era il loro habitat naturale.
Tutto questo l'abbiamo fatto noi. 

Wednesday, December 21, 2016

Las Vegas: 100% rinnovabile, adesso




Hoover Dam, 1931

Boulder Solar 1, in costruzione e completo (2014-2016)

Il sindaco Carolyn Goodman a destra, e il capo della NV Energy che parla all'inaugurazione di Boulder Solar 1 che ha portato il 100% della Las Vegas civica rinnovabile.

Altro impianto solare del deserto del Nevada

Chi l'avrebbe mai detto.

Las Vegas, la citta' della stavaganza e delle luci e dei matrimoni lampo ha anche un record ambientale. E se lo merita.

E' la prima grande citta' americana ad alimentare le sue pubbliche al 100% dal sole, vento e mini-geotermico. E questo non e' poco se si considera quante di quelle luci sono accese lungo "The Strip" e quanti turisti discendano ogni anno su questa citta'.

Dopo Portland, dopo San Francisco, dopo Burlington, ora Las Vegas.

Ad essere alimentati dalle rinnovabili sono tutti gli impianti pubblici della citta', gli edifici governativi, le telecamere, i semafori e le luci sulle strade. 140 edifici per la precisione.

Per quanto riguarda le case delle persone e i business privati, qui la transizione non e' ancora completa, anche se e' questo uno degli obiettivi futuri e la NV Energy gia' sta creado dei pacchetti per distribuire energia direttamente ai residenti.

Come tutte le cose, neanche questo risultato nasce a caso: il sindaco Carolyn Goodman dice che Las Vegas civica al 100% rinnovabile giunge al culmine di 10 anni di transizione, grazie anche ad un accordo con la ditta NV Energy (NV sta per Nevada) di qualche anno fa che ha portato alla costruzione di un mega-impianto solare nel deserto, il Boulder Solar 1 inaugurato una settimana fa.

Assieme al suo precedessore Boulder Solar II enera 100MegaWatt di energia.

Il sindaco dice che Las Vegas e' ora un "world leader" della sostenibilita'.  In questi anni, non solo hanno cercato di generare piu' energia rinnovabile, ma hanno anche cercato di ridurre consumi di acqua e di elettricitca' tout court.

Per il futuro presto arrivera' in citta' anche l'energia dalla vicina Hoover Dam, una grande diga costruita nel 1931, non lontano dalla citta'.

Oltre al vanto di poter dire di essere 100% renewable, Las Vegas ha risparmiato nel corso degli scorsi 10 anni circa 5 milioni di dollari, ed ha diminuito il consumo di energia del 30 come riporta il Las Vegas Review-Journal.

Come gia' detto, se non ci sara' Trump, ci sara' una fitta schiera di cittadine, democratiche o repubblicane che siano, a portare avanti tutte a loro modo la sfida dell'abbandono alle fonti fossili.

La storia va avanti. Il petrolio era il futuro 150 anni fa.

Adesso e' solo morte, distruzione e poverta'.