Numero di pozzi USA - il collasso e' evidente
"La maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni e' dovuta alla grande concentrazione di gas serra [...] potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale."
E' diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile.
La tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas – deve essere sostituita progressivamente e senza indugio.
Papa Bergoglio,
Enciclica "Laudato sii"
Giugno 2015
Sunshine is free.
The cost advantage over fossil fuels will
continue to increase
Jenny Chase,
New Energy Finance.
E' praticamente una ecatombe. Dalla scorsa estate sono scomparsi oltre 150,000 posti di lavoro nell'oil and gas in tutto il mondo. Il numero di trivelle continua a calare: negli scorsi 12 mesi solo qui negli USA mille pozzi sono stati chiusi perche' non piu' economicamente fruttuosi. Ci sono ora "solo" 860 trivelle attive nel paese. Tutte le principali ditte hanno dovuto rivedere i propri progetti di trivellazione, a breve, a medio termine, con licenziamenti, fusioni, vendite, tagli. E questa ecatombe non riguarda solo gli USA: si parla di recessione in Alberta, problemi di stabilita' in Venezuela la cui economia dipende dai petroldollari, mancanza di manutenzione nei pozzi del Brasile, licenziamenti nel Regno Unito.
Finanche Wall Street non investe piu' nel fossile.
La Weatherford International, ditta britannica che fornisce servizi petroliferi, licenziera' 10,000 persone e chiudera' oltre 60 stabilimenti dopo un calo di introiti del 50% nel primo quarto del 2015. La Halliburton, la Baker Hughes, la Schlumberger hanno tutte tagliato personale e stipendi a migliaia di persone.
E poi c'e' la scienza -- e il papa! -- che continua a ricordarci che i cambiamenti climatici sono veri, e sono una cosa di oggi, fatta da noi, fatta dal troppo pompare e bruciare idrocarburi che ne soffriremo noi, i nostri figli ed il creato intero.
Questo tempo di cambiamenti cosi' radicali per la geopolitica mondiale porta con se una opportunita' enorme per la nostra generazione e per quelle che verranno. Si puo' e si deve avere il coraggio di cambiare, in modo fondamentale, il nostro modo di creare ed usare energia.
Le rinnovabili corrono, crescono, assieme ai migliori tentativi di migliorare la nostra efficenza energetica, nonostante tutti gli ostacoli di petrolieri, lobby e speculatori che sono ciecamente aggrappati allo status quo. Nonostante tutti i gufeggiamenti, il loro costo continua a scendere, ci sono investimenti e progressi nel creare batterie capaci di immagazzinare l'energia in eccesso, i villaggi indiani trovano nuova vita con soluzioni di energia solare low-tech, la Tesla ci fa sognare, la Germania ci mostra la strada maestra, ogni giorno nei laboratori le migliori menti cercano di fare nuovi passi verso pannelli solari sempre piu' efficenti.
Non e' piu' una questione di produrre energia, costi quel che costi e distruggi quel che distruggi, quanto invece come fare per gestire il tutto e perfezionare la nostra transizione verso l'energia sostenibile. E qui e' il nocciolo della questione: usiamola questa crisi del petrolio per guardare in grande e non per aggrapparci ai relitti del passato.
E' facile: togliamo ogni forma di sussidio ai petrolieri -- 550 miliardi di dollari nel 2014 a livello planetario. Una cifra con troppi zero a ditte che non hanno fatto altro che avvelenare noi, le nostre democrazie, il pianeta. Anzi, i tagli iniziano gia', da posti da dove meno ce l'aspettiamo: India e Indonesia l'hanno fatto, investendo invece soldi in ospedali e scuole.
Proprio oggi esce un rapporto di REN21, una think tank dedicata al mondo rinnovabile, secondo il quale, tolti i sussidi governativi, il costo dell'energia rinnovabile e' minore di quella da fonti fossili.
Si', il sole e il vento costano meno del petrolio e del carbone, se queste ultime non avessero i sussidi statali. E nonostante tutto, a livello globale, il 28% dell'energia elettrica generata nel 2014 e' stata dalle rinnovabili, che sono raddoppiate in soli dieci anni.
In Italia, secondo Legambiente, regliamo circa 9 miliardi di dollari ai petrolieri ogni anno. Perche' dobbiamo dare i nostri soldi pubblici all'ENI? Alla Schlumberger? Alla Shell? Di cosa esattamente in cambio? Di trivelle e di airgun nei nostri mari? Di particelle tossiche nei nostri polmoni? Perche' tutti questi sussidi non li diamo alle rinnovabili, alla scuola, alle opportunita' per i giovani invece? Mistero.
Ancora, Bloomberg ricorda che negli anni a venire i costi delle rinnovabili caleranno ancora, rendendole ancora piu' accessibili. Specie nei paesi in via di sviluppo il solare fara' la parte da leone per quanto riguarda i nuovi investimenti, eclissando quelli nel petrolio, carbone e nucleare.
Ecco, io credo che non ci sia un momento piu' propizio di questo: il supporto pubblico, la tecnologia, i risvolti economici, ci sono tutti. Basta solo volerlo. E se veramente lo si vuole, caro Matteo Renzi, se non sara' domani mattina, sara' dopodomani mattina.