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Monday, March 31, 2008

Dal Peru', un esempio per tutti

 “We didn’t know the impact of the pollution and the company never told us. 
My son and daughter died vomiting blood. 
They never confirmed to us why they had died” 


Dopo otto anni la battaglia degli Achuar e' finita. Hanno vinto. La Occidental Petroleum dara' loro una cifra non resa pubblica per inquinamento.



 
La causa inizio' nel 2007 e per la prima volta una ditta petrolifera USA veniva portata in un tribunale USA per inquinamento in un paese terzo.
Marco Simons, direttore di EarthRights International dice che la vittoria del popolo peruviano creera' un precedente per casi futuri in altre corti americane. 

Inizialmente si decise che la causa dovesse tenersi in Peru, ma in un secondo momento si stabili' che dovesse essere una corte di Los Angeles, sede della Occidental Petroleum a stabilire la verita' e i danni.

E cosi, invece di andare a processo, i petrolieri daranno dei soldi che saranno usati per progetti pubblici - istruzione, nutrizione e salute. 

Le trivelle hanno qui pompato petrolio fra il 1971 ed il 2000 con qualcosa come 35 miliardi di litri di acque di scarto sature di cadmio, piombo ed arsenico che finirono dritte nei fiumi della zona, inquinandoli. 

Nel 2006 venne fuori che su un campione di 199 persone, 197 avevano tassi di cadmio superiori alla norma nel sangue. Gli Achuar occuparono i pozzi, e cosi la Pluspetrol d'Argentina che nel frattempo aveva comprato le concessioni della Occidental Petroleum dovette smaltire queste acque di scarto in modo piu' rispettoso dell'ambiente. Come? Semplicemennte lo reiniettarono sottoterra.

Occhio non vede cuore non duole, eh?

E infatti niente cambio' veramente sotto l Pluspetrol e il governo dichiaro' l'emergenza ambientale nel bacino del Corrientes nel 2013. Anche qui c'e' una causa in corso per circa 13 milioni di dollari per inquinamento.

Il resto e' storia piu recente, con le comunita' Achuar, Kichwa e Urarina unite nel blocco dei pozzi Pluspetrol nel nord del paese per inquinamento.


--- Qui la storia originale, nel 2008 ---



Quella del popolo indigeno peruviano Achuar, sembrerebbe la solita storia del petrolio nel terzo mondo. Una corporazione petrolifera si insedia in una zona naturale di grande pregio distruggendone natura, tradizioni e salute, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze del proprio operato. Qui pero' la storia finisce in modo diverso, grazie all'ammirevole tenacia e forza di volonta' degli Achuar.

Circa 40 anni fa la compagnia petrolifera americana Occidental Petroleum inizio' a trivellare le terre di questo popolo nella foresta tropicale peruviana senza preoccuparsi della salute del popolo e dell'ambiente. Nel corso degli anni vi furono forti morie di animali e pesci e i raccolti dei campi divennero sempre piu' mingherlini e malati. La compagnia americana ignoro' tutti gli standard basilari di protezione dell'ambiente e nel corso di 30 anni riverso' circa 9 miliardi di barili di acque di risulta tossiche nei fiumi degli Achuar. Un barile corrisponde a circa 160 litri: vi fu dunque una infinita' di robaccia che fini' nel ciclo alimentare degli indios. L'aumento di malattie collegate all'inquinamento da petrolio fu sostanziale e diffuso in tutta la comunita'. Quando la Occidental Petroleum fini' il suo mandato in Peru', le operazioni vennero date all'Argentina Pluspetrol che non miglioro' la situazione.

Nel 2006 gli Achuar occuparono tutti i pozzi petroliferi della loro zona, ed i petrolieri, di fronte alle perdite economiche, decisero di negoziare. La Pluspetrol fu costretta a ripulire la zona, ma a causa di scarsi controlli governativi, ben poco venne fatto. Gli Achuar si resero allora conto che dovevano risalire alla causa di tutti i loro guai. Contattarono degli avvocati americani che decisero di rappresentarli gratis e con il loro aiuto presentarono una class action contro la Occidental Petroleum sul suolo americano. Pensateci: una microscopica tribu' indigena il cui capo va in giro con le piume in testa che fa una class action contro un gigante petrolifero!

Ora la corte suprema degli Stati Uniti deve decidere se accettare di svolgere il processo in America o in Peru: gli indios e i loro avvocati la vogliono attuare in America, sulla base del fatto che tutte le decisioni operative furono prese a Los Angeles, i petrolieri naturalmente vogliono che la causa si svolga in Peru dove la legge e meno severa e piu' facilmente corruttibile. Anche la Chevron va incontro a cause simili per sei miliardi di dollari (sei mila milioni!) a causa di inquinamento ambientale in Ecuador. Le industrie petrolifere, e i loro azionisti tremano, perche' se gli indios vincono queste cause ci saranno forti danni di immagine, di denaro e dovra' cambiare tutto il modus operandi di estrazione petrolifera nel terzo mondo.

Il capo degli Achuar, Tomas Maynas Carijano, e' a Los Angeles in questi giorni ed e' andato in varie universita' locali con tutte le sue piume a raccontare la sua storia, in attesa che la corte si pronunci. Non sa ne leggere ne scrivere, ma il principio per cui batte e' semplice: cio' che non e' giusto nel mondo ricco degli occidentali, non deve essere giusto nemmeno in Amazzonia.

I nostri politici hanno (quasi tutti), fior di lauree e quattrini in abbondanza, eppure questo signore con le piume in testa li sorpassa tutti, e alla grande, per moralita' e per quello che sta facendo per la sua gente. Se possono lottare dalla giungla del Peru, dobbiamo farlo anche noi.



Fonti: BBC news, Los Angeles Times

4 comments:

wanadobee said...

c'e' un piccolo dettaglio: le leggi della california ono tali che si prenderanno una mazzata colossale e dubito che i giudici siano corruttibili. L'Italia e' il paese dove tutti conoscono tutti e le leggi fanno pena e/o non vengono applicate.

E poi continuano a rinfacciare agli states di non firmare il protocollo di Kyoto, l'Italia lo ha fatto ma poi non ha rispettato gli impegni. Ecco la differenze tra la repubblica delle banane e un paese serio, nel bene e nel male.

Anonymous said...

E' vero il nostro paese assomiglia di più al Perù che alla California... Noi "cafoni" abruzzesi dobbiamo prendere esempio da questi indios: ciò che non vale al Nord non vale neanche in Abruzzo!!!
Nestore
P.S. Perché non lo posti a Grillo?

Anonymous said...

Ciao Maria Rita, che Dio Ti benedica, non finiremo mai di ringraziarTi per quello che fai.
Un primo passo possiamo farlo nel verso proposto dagli amici vastesi, cerchiamo di diffordere il più possibile l'azione che di certo rappresenta un segnale di rivendicazione della democrazia, tanto bistrattata.

http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=14598

SinceraMente

Anonymous said...

que vive los peruanos, tutto e' possibile, bisogna volerlo davvero!!!!!!

un appello: le energie dedicate alla battaglia "no centro oli", tutto quell'universo che si e' mosso per un unico obiettivo, difendere una zona splendida e una economia florida dallo spettro ENI, adesso,adesso, per favore, adesso...,deve chiedersi e chiedere, unito, COSA DOBBIAMO ASPETTARCI PER LA COSTA DEI TRABOCCHI.
70 km di costa, 70 km di ecosistemi e unicita' meravigliosi, e all'oggi, intatti.

Mamma mia... io intutte le mails che scrivo, a chiunque, dico di guardare su google earth per capire DI CHE POSTO STO PARLANDO.


Si parla di parco da 20 anni, si parla di ciclabile, di valorizzazione della costa, si smantella una infrastruttura ferroviaria antica 150 anni, e nel frattempo si decide di convertire l'Abruzzo Costiero in area petrolifera. questo e' quanto.

ADESSO, TUTTE LE NOSTRE AZIONI DEVONO PUNTARE AD OTTENERE QUESTA RISPOSTA.
A sapere cosa sara' di 70 km di costa dei trabocchi. per favore...
a sapere se ci si crede DAVVERO alla costa dei Trabocchi come volano di sviluppo e crescita per l'Abruzzo teatino, da ortona a Vasto.

Parliamoci chiaro:
1) sono 10 anni che si danno autorizzazioni per trasformare Ortona e il suo porto nel polo energetico nazionale del centro sud italia. Carte alla mano.
2) tutto il territorio d'Abruzzo non interessato dai parchi verra' dedicato alla ricerca petrolifera, all'estrazione, e alla raffinazione.
(il 35% del territorio regionale, la superficie piu' grande d'italia, PIU' DELLA BASILICATA. carte alla mano.)
3) il tratto di Mare da Ancona a Vasto e' quello con la piu' alta densita' del Mediterraneo per numero di piattaforme. Sempre carte alla mano.

questo e' quanto.
questa e' l'EVIDENZA.

non conviene pensare, soltanto, che i soliti 3-4 cani, i soliti politichetti nostrani infami e squallidi, vogliono sto' centro oli per farsi soldi di appalti e tangenti. E' limitante. non sono soltanto 3-4 cani, sindaco governatore o presidente di confindustria che sia.

Sono TUTTI i ruoli politici, a TUTTI i livelli, che hanno deciso per questa direzione da far prendere all'Abruzzo.

Conviene, davvero, riconoscere che TUTTA QUESTA VICENDA si inserisce in un coerente (e infame) piano di sviluppo industriale, deciso DA TUTTI, per convertire questa zona NELLA SUA INTEREZZA in AREA PETROLIFERA ITALIANA.
Piu' della Basilicata, ripeto, carte alla mano.

Partendo da questa certezza, si deve chiedere A TUTTI, ADESSO: "cosa avete deciso per la Costa dei Trabocchi?"
"Cosa sara' della Costa dei Trabocchi?"


il centro oli non si fara' a Feudo. Se tutto rimane cosi' com'e', si fara', dio non voglia, da qualche altra parte vicino, perche' e' questa l'opinione bipartisan, dichiarazioni alla mano:
"mica tutto quello che fa l'ENI e' sbagliato!!! "era sbagliato a Feudo, daccordo, ma da qualche altra parte NON E' DETTO CHE SIA SBAGLIATO".
Parola di ministro.

DOBBIAMO SAPERE COSA NE SARA' DELLA COSTA DEI TRABOCCHI.
DOBBIAMO GRIDARE CHE LA COSTA DEI TRABOCCHI, LA SUA VALORIZZAZIONE, CI SERVE COME IL PANE, per occupazione, reddito, qualita' della vita, e utilizzo della risorsa territorio come STRUMENTO di crescita collettiva.

CI SERVE COME IL PANE, PIU', MOLTO PIU' DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE LEGATO AGLI IDROCARBURI!!!!!!!

FEUDO come VALLEVO', o come TORINO DI SANGRO, o ACQUABELLA, o ADERCI!!!!

E' la stessa cosa!!!!!!!

Tutti insieme, in ogni maniera, dobbiamo chiedere ALTRO, NOI VOGLIAMO UNA RISPOSTA PER LA COSTA DEI TRABOCCHI!!!!!!!


Dobbiamo, insieme, tutti, con ogni sforzo possibile, fare pressione acche' TUTTA LA COSTA DEI TRABOCCHI, 70km, DA ORTONA A VASTO, venga valorizzata e normata come patrimonio collettivo.

Solo cosi' il polo energetico, il centro oli, gli off shore, passerebbero in secondo piano nei programmi di sviluppo, e verebbero sconfitti definitivamente.

ci credo, ci credo.

abbiamo BISOGNO che questa Costa diventi FRUIBILE e APPETIBILE.
E' il nostro futuro, e quello dei nostri figli, la Costa Nostra.

LA COSTA DEI TRABOCCHI come SISTEMA e' l'UNICA RISPOSTA al petrolio eni (o shell, o total, o quello che volete, e' sempre la stessa cosa, IN ADRIATICO tutte le 7 SORELLE SCAVANO E ESTRAGGONO).

I Trabocchi ce li abbiamo solo noi, e la ferrovia (da ortona a vasto, 70km di futuro lineare meraviglioso) esiste SOLO da noi.
Vale TANTISSIMO, non possiamo perdere questo treno!!!!!!
perche', se la Costa dei Trabocchi nella sua interezza dovesse diventare COSTA PETROLIFERA, come e' destinata all'oggi da decenni di firme e autorizzazioni, beh, si e' salvato Feudo, ma qualcun'altro verra' schiacciato. Ed e' ipocrita la logica (bipartisan)secondo la quale "io sono piu' fregno di un altro" AKA "qua no, ma la' si".
davvero.
Costa dei Trabocchi worldwide.
yeah.