Il Campo Rospo Mare è in produzione dal 1982 e ha estratto sino a oggi 92 milioni di barili di olio.
Ci tengo molto a sottolineare, per chi arriva a questo blog per
la prima volta, che non ho interesse alcuno nell'affaire petrolio. A me,
che trivellano l'Italia o no, non me ne viene in tasca niente.
Come
gia' detto, nel 2007 l'ENI decise di voler trivellare Ortona, Abruzzo,
non lontano dalla mia citta', Lanciano, e non potevo sopportare l'idea
che i campi della mia infanzia diventassero un Centro Oli, un campo di
petrolio, e una ragnatela di intrecci e di affari poco chiari, come la
Basilicata ci insegna.
A quel tempo non c'era nessuno che potesse
dare un supporto scientifico. Non c'erano Legambiente, non c'era
Greenpeace. E siccome in sostanza nessun altro poteva o voleva mettersi
li a studiare a spiegare, mi ci sono messa io.
Ho imparato prima
per me stessa che significassero idrogeno solforato, fanghi, fracking,
sismicita' indotta, airgun, bioaccumulo, acidificazione, royalties, e
poi ho cercato di fare del mio meglio per spiegare tutte queste cose a
chi voleva ascoltarmi.
E dunque, mentre Letizia Vaccarella che
lavora per ENI e invita all'astensione, e' di parte, la sottoscritta non
lo e'. Sono una persona libera e normale che non lavora ne per il
petrolio ne per il solare e che semplicemente non voleva vedere
l'Abruzzo prima e l'Italia dopo trasformarsi in una enorme Gela.
Come gia' detto, e' questo il succo del referendum: che Italia vuoi, una Italia fossile o una Italia moderna?
Vuoi essere Gela o vuoi essere Taormina?
Questa e' la domanda che ci sono pone davanti il 17 Aprile.
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Ecco cosa dice Letizia Vaccarella e cosa ne penso in merito:
Lavoro
all'Eni ed ho sotto mano ogni giorni i dati di produzione sia di gas
che di acque si strato ma cercherò di non essere di parte, solo di dare
informazioni oggettive. 1) In Italia non abbiamo
petrolio. Ce n'è un piccolo giacimento nella Val D'Agri in Basilicata
(ampiamente nell'entroterra) ma non c'è nulla nei nostri mari: tutte le
piattaforme sono a produzione di gas, quindi gli spauracchi di macchie
di petrolio lungo le nostre coste non esistono. Questo
"piccolo giacimento" e' il piu' grande d'Europa. Non c'e' bisogno che
sia io qui ad elencare di nuovo e per l'ennesima volta tutti gli schifi
che tale giacimento ha causato in Lucania.
Fino alla meta' degli
anni novanta la contrada Vigne, dove sorge il Centro Oli che tratta
tutto il petrolio lucano, era campagna. Adesso invece che il profumo dei
vigneti c'e' la puzza di zolfo. Lei ci dice che il giacimento e'
ampiamente nell'entroterra. E quindi? La monnezza e' forse meno
monnezza?
Notare che queste cose (cioe' che il petrolio porta
inquinamento a chi ci vive vicino) e' noto da almeno 50 anni a questa
parte.
E poi
NON E' VERO che nei nostri mari c'e' solo
gas. C'e' gas e petrolio, e qualcuna delle piattaforme esistenti e' a
solo PETROLIO. Si chiama ROSPO MARE ed e' al 38% dell'ENI e al restante
61% dell'Edison.
Come puo' essere che una dell'ENI neanche sa quali siano le piattaforme *dell'ENI* che sono presenti nei nostri mari?
Fra
l'altro Rospo Mare nel 2013 e nel 2005 ebbe perdite e fu solo per due
miracoli che si evitarono le tragedie. Nell'incidente del 2013 dopo 4
giorni che si parlava di petrolio, poi magicamente tutto divento' erba e
fango.I petrolieri neanche sapevano distinguere l'erba dal fango!
E
poi c'e' il caso Ragusa e la piattforma petrolifera (e non a gas!) Vega
A con sversamenti illeciti a mare di monnezza per cui ci sono o ci sono
state anche delle cause in corso per inquinamento.
E poi c'e'
Paguro, c'e' Temsah. Piattaforme a gas scoppiate in Italia nel 1965 e in
Egitto nel 2004. Non contano? Non impariamo niente?
E questo e'
quello che sappiamo. Chissa' quante altre cose non sappiamo, come nel
caso delle cozze ravennate "sane" ma pescate altrove. O di quelle vere
che invece erano contaminate, a Ravenna come a Ragusa. E ci scommetto
che su qualsiasi piattaforma si vada si trovera' altra monnezza.
E
infine, come detto milioni di volte, il fatto che sia gas non cambia di
una virgola il fatto che si usino fanghi tossici, a volte radioattivi
per trivellare e per estrarre, e che quella roba finisce in mare, in
atmosfera, nei campi. A terra e in mare. Anzi, in mare, essendo che
occhio non vede cuore non duole e' piu' facile un po imbrogluicchiare e
sperare che il mare ingoi tutto senza che nessuno veda niente.
2)
Le piattaforme esistono in Adriatico dagli anni 60 e stanno già
terminando la loro vita, in pratica estrarranno al massimo per un'altra
decina d'anni, anno più anno meno, tutto l'inquinamento o la subsidenza o
i danni che potevano fare li hanno già fatti, chiuderle ora non
cambierà di una virgola questo stato di cose. Torniamo al
caso Ragusa. Dopo 30 ANNI di vita la Edison si sveglia e decide che dopo
la Vega A, l'inquinamento e gli scandali associati, vuole la proroga
per costruire la Vega B. Gliela approvano, facile facile e per ora
saranno altri 4 quattro pozzi (su un totale di 12) che verranno
aggiunti.
E poi cosa, ci sara' la Vega C nel 2050? La Vega D? E quando finisce?
Non
e' che perche' abbiamo sempre fatto buchi ne dobbiamo fare ancora
finche' il paziente non muore crivellato. A un certo punto si puo'
decidere che basta, e che e' ora di usare altre fonti, pulite, sane e
senza continuare ad inquinare il mare, a farci correre rischi.
Occorre usare la testa e non seppellirla sotto la monnezza del petrolio.
3)
L'Adriatico è un mare inquinato perché non ha ricambio di acqua e
perché è una discarica a cielo aperto delle industrie della costa e del
Po. L'inquinamento registrato vicino alle piattaforme è il medesimo (se
non più basso) di quello alla foce del Po (dove non vi sono piattaforme
per decreto Cacciari). Mi vuole dire che l'ENI a Porto
Marghera ha portato brezza marina da respirare a pieni polmoni? O che
l'abbia portata la Saras a Sarroch? O l'ENI a Gela, a Taranto, a Priolo?
Ci sono altre zone inquinate in Italia. Certo.
E dunque?
Cosa fa lei, cosa fa l'ENI, per migliorare il mare?
Non
e' che inquinandone altre le cose migliorano! Che discorso e' siccome
c'e' gia' l'inquinamento, continuiamo a distruggere tutto.
Ma
poi, se e' cosi preoccupata, faccia una campagna, lei Letizia Vaccarella
per azioni di bonfica del Po e di tutte le altre zone inuqinante
d'Italia invece che dire "beh siccome e' tutto uno schifo, schifo piu',
schifo meno" continuiamo a distruggere tutto il distruggibile.
Ma ... lo sa che di circa sessanta siti di interesse nazionale per inquinamento la meta' e' dovuta all'industria petrolchimica?
Non sente responsabilita' alcuna?
4
)
Le Acque di strato vengono reiniettate nel giacimento o trattate a
terra secondo le rigidissime leggi vigenti (e vi assicuro che Eni ci sta
molto attenta perché sa bene di avere l'attenzione dei media addosso;
ti basti pensare che l'ufficio HSE è più grande ed ha più risorse
dell'ufficio perforazione) per cui non vi è spargimento di acque di
strato in mare. Ma per carita' divina. Lei ha ascoltato
tutte le telefonate, gli incuici che hanno coinvolto ENI e compari? Lo
sa quanti giochini vengono fatti dietro le spalle della gente per
nascondere gli scarti petroliferi? Si ricorda il caso della monnezza
radioattiva gettata nei pozzi del Molise per ben 26 anni? Io non ci
credo manco per niente che l'ENI non rigetta monnezza a mare, perche' e'
*prassi* normale farlo. Lo fanno tutti, pure in Norvegia. Solo che in
Norvegia lo ammettono e cercano di essere severi, in Italia... beh, si
sa come va in Italia. Una mano lava l'altra, e tutte e sue servono a
chiudere gli occhi.
E poi ancora, quali leggi? Quelle italiane
che permettono ai petrolieri di usare fanghi proibiti nei mari del nord,
come nel caso di Ombrina Mare?
Infine: non e' che reniettando
monnezza sottoterra abbiamo risolto i problemi. Ne abbiamo semplicemente
creato degli altri. Chi li monitora questi pozzi di renieizione a mare?
Quanti ce ne sono, dove sono? Resteranno li in eterno? Possono
stuzzicare le faglie sismiche? Chi da il diritto all'ENI di seppellire i
propri rifiuti nel sottosuolo marino per le generazioni a venire?
5)
Già adesso col decreto Prestigiacomo non è possibile perforare entro 12
miglia dalla costa (quindi metà del referendum dice fuffa). Potrei scrivere un libro sul decreto Prestigiacomo.
Questo
decreto e' del 2010. Prima di tale data si poteva fare quello che si
voleva, dove lo si voleva. Interessante no? Abbiamo dovuto aspettare il
2010 per mettere un qualche tipo di barriera da riva su dove trivellare.
I
petrolieri diranno un sacco di cose, e con loro pure i politici, ma il
decreto Prestigiacomo e' figlio del nostro attivismo su Ombrina Mare.
Per ucciderla, visto che protestavamo dal 2008, hanno creato questo
decreto all'indomani dell'incidente del golfo del Messico. Ombrina fu la
prima piattaforma a morire grazie a tale decreto. Cosa diceva il
decreto Prestigiacomo? Fascia protettiva di 5 miglia e di 12 nei pressi
di zone naturali e di riserve.
Poi i sono cambiati i governi, le leggi. I lobbisti sono diventati piu' potenti. Arriva il decreto Passera
che
decide che la fascia e' di 12 miglia, ma solo per concessioni future.
Per quelle attuali e presenti restano le leggi vecchie. E cioe' il far
west. E' un inganno bello e buono perche' le concessioni sono tutte
passate. Non c'e' niente che non sia gia' stato lottizzato.
Ombrina resuscita.
E
resuscitano le nostre proteste, la nostra rabbia. Ancora una volta il
governo per evitare figuracce su Ombrina deve tornare ad imporre una
fascia protettiva. Lo fa con la finanziaria del 2016. Omrbina muore di
nuovo, speriamo per l'ultima volta. Con lei muoiono o vengono azzoppate
altre 26 concessioni. L'idea e' di sacrificare un po di piattaforme e di
concessioni e di continuare a fare il bello ed il cattivo tempo un po
in tutto il resto d'Italia.
Il referendum cara Letizia venne
proposto molto prima della bocciatura di Ombrina e della finanziaria del
2016. Ed e' fuffa solo perche' Matteo Renzi ed i suoi amici l'hanno
voluto cosi.
Sa cosa invece avremmo dovuto fare? CHIUDERE TUTTO
L'ADRIATICO ALLE TRIVELLE. A destra e a sinistra. Sono queste le cose
che fanno i politici statisti, e che danno il sapore al futuro. Non le
trivelle.
Ma Matteo Renzi non sa la differenza fra petrolio a
mare e carbone a mare, come puo' averne lui di idee lungimiranti per il
futuro energetico (e non solo!) del paese?
6) Le
piattaforme finiranno la loro "vita" molto prima della scadenza delle
concessioni e, come ho già scritto, sarà circa di 10 anni.E
da quale tabella la prende questa cifra? Come gia' detto, lo sa che la
Vega A di Ragusa, a petrolio, approvata nel 1984 ha da poco ottenuto una
proroga per trivellare ancora? Si chiamera' Vega B. Facile facile,
altri quattro pozzi. Nel frattempo si scopre che il mare li vicino e'
tutto inquinato. Realisticamente Vega B durera' altri 30 anni. E poi, ci
sara' Vega C? Vega F? Mazinga Z?
Ma mi dica: lei dove se lo prende l'ombrellone? Spero che voglia farlo a Gela o a Porto Marghera.
E' tutta salute.
7)
Lo Stato non ha denaro da investire nella ricerca delle energie
rinnovabili se non quello delle Royalty che pagano le società
energetiche; le ricerche sul rinnovabile sono per lo più finanziate
dalle stesse (perché una società energetica come Eni sa meglio di
chiunque altro quando rimarrà a secco di idrocarburi e si stanno già
preparando al futuro, perché non chiuderanno quando finirà il petrolio
ma continueranno a produrre energia). Ma cosa dice? Le
royalties che pagano l'ENI e le sue amiche sono noccioline di fronte
alle spese sanitarie ed ambientali che gravano sulla comunita'. Tutti
quei malati di Gela, di Viggiano, di Priolo, di Sarroch, di Falconara
sono costi silenziosi che la gente offre con i propri polmoni e che
vengono pagati dalla collettivita'. Il saldo fra cio' che incassa l'ENI
e cio' che viene sovvenzionato da sussidi diretti, da malattie, da
mancato sviluppo di imprenditoria sana e' enormemente in favore
dell'ENI.
Le rinnovabili invece non danno il cancro a nessuno.
Rileggo
e rido. L'ENI che finanzia le rinnovabili? Questa e' bella. Ma quando
mai. Magari fanno un po finta a scopo pubblicitario. Non possono mica
andare in TV a dire "guardate qui che bella trivella" ma personalmente
ci credero' quando i nostri amici decideranno di lasciare il petrolio
sottoterra e di diventare loro stessi 100% rinnovabili in *tutte* le
loro attivita'.
Prima di tale giorno, sara' solo propaganda.
Lo
scopo dell'ENI e di tutte le ditte del petrolio e' di FAR PROFITTO
estraendo, lavorando, trasportando, raffinando e vendendo PETROLIO. I
polmoni di chicchessia sono irrilevanti.
Punto e fine.
Per l'ENI il futuro e' solo come fare altri soldi, non come salvare il pianeta e noi che ci viviamo dentro.
8)
Eni non vede l'ora di andarsene dall'Italia in quanto la produzione di
gas in Italia è fortemente sconveniente per le ditte a causa delle
regole molto restrittive (e giuste) in merito allo sfruttamento dei
giacimenti sia in merito alla gestione del personale. Questo referendum
farebbe il suo gioco e gli darebbe la possibilità di lasciare a casa
6000 persone sventolando un semplice risultato referendario. Deo gratias. Prima ve ne andate, meglio e'.
Ma... dove volete andare? In Kazakistan? In Nigeria? In Olanda?
Avete
un po di criminal e di administrative proceedings dappertutto.
Soprattutto in molti paesi civili non riuscirete a trovare le stesse
condizioni di vantaggio che vi offre l'Italia. Franchigia sul greggio e
sul gas estratto, una classe politica servile, controlli e controllati
che sono come tarallucci e vino, l'ambiente che non e' monitorato da
quasi nessuno e se non a cose fatte, e una stampa per venti anni
addormentata sui vari petrol-scandali ambientali.
E dove le trovate condizioni cosi vantaggiose?
9)
Il gas italiano è puro metano al 99,4%, sono sciocchezze quelle che
dicono che i costi di purificazione sono più elevati in Italia che non
all'estero: i costi più elevati in Italia (ma sono comunque costi per le
aziende energetiche, non per lo Stato) sono appunto per rispettare le
regole ambientali e sindacali. Li conosco bene questi imbrogli, cara Letizia. Si' diciamo pure che e' gas puro al 99.4%.
Ma ... quanti sono i volumi estratti? Secondo Wikipedia, nel 2007 in Italia si sono estratti 10 miliardi di metri cubi di gas.
Supponiamo
che era tutto puro al 99.4% come dice lei. Questo vuol dire che lo 0.6%
era monnezza - scarti sulfurei, in prima istanza.
Quant'e' lo 0.6% di 10 miliardi?
Fanno sessanta milioni
Dove sono finiti sessanta milioni di metri cubi di "impurita'?"
Mmmh. Mi lasci indovinare - in atmosfera? Nei polmoni di qualcuno?
E
poi a parte tutto cio' che viene estratto, e cio' che viene usato per
estrarre questa roba? Dove finisce? Ah vero, nei pozzi di reiniezione!!!
10)
Le piattaforme, una volta terminata l'estrazione, verranno riconvertite
in centrali eoliche o solari (dato che in mare aperto tira un vento
della madonna, ve lo posso confermare ^^) non verranno smantellate in
quanto il costo di bonifica è qualcosa di talmente elevato che nessuno
se lo può sobbarcare, senza contare che attualmente sono il miglior
"tappo" che possa esserci per i giacimenti. Mah. In teoria, e in tutti i paesi civili e' l'operatore che e' tenuto al ripristino ambientale.
11)
Non è vero che le piattaforme rovinano la vita marina, vi invito a
googlare "piattaforma Paguro" e vedere cosa è diventata una piattaforma
che è esplosa negli anni 60 ed è caduta sul fondo del mare: è un parco
naturale subacqueo patrimonio comunitario. Il ministero dell'ambiente ha
chiesto ad Eni di "buttare lì'" altre piattaforme in disuso per
allargare il parco! E allora facciamole esplodere tutte le piattaforme per avere parchi marini!
Cara
Letizia, i parchi li possiamo avere anche senza le trivelle. Certo,
almeno qualcosa di buono e' venuto da Paguro. Ma li sono morti in tre, e
per 2 mesi e mezzo nessuno ha saputo cosa fare e si stette li a
guardare la piattaforma sputare acqua e metano ininiterrottamente.
Dalla mia esperienze, il ministero dell'ambiente in Italia e' quasi sempre una filiale dei petrolieri.
12)
Al lato pratico, come avrete già ben capito anche voi, questo
referendum non cambia granché per quanto riguarda l'ambiente;
essenzialmente è un braccio di ferro tra le regione PD e lo Stato PD:
l'ennesima guerra interna a questo partito; quindi un referendum
politicizzato che serve a dare più discrezionalità alle regioni o allo
stato in materia di sfruttamento dei giacimenti, come dice il Latella è
ridicolo che un braccio di ferro del genere costi così tanto alle casse
dello Stato e soprattutto ne vada della pelle di 6000 lavoratori (+
tutti quelli dell'indotto perché assieme ad Eni salteranno anche tutte
le aziende italiane che vi lavorano) per un voto meramente politico. Per
questo l'astensione a mio avviso sarebbe il voto più sensato a questo
referendum (ma questo è ovviamente il mio parere, il resto delle cose
che ho scritto sono dati oggettivi dati dalla mia esperienza lavorativa
con Eni)" Al lato pratico il referendum e': vuoi essere Gela o vuoi essere Taormina? Semplicissimo.
Vuoi
che il paese venga devastato oggi per poi scoprire fra cinque o dieci
anni che mentre a te hanno fatto credere che si trattava del bene della
nazione, che era tuttapposto, che salute ed ambiente e trivelle si puo',
erano invece incassi per mariti e amanti, bugie ed inganni?
E
che nel tempo che tu ci hai messo per scoprilo, mentre loro contavano i
loro profumati quattrini, tu hai intanto respirato e mangiato e bevuto
morte.