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Sunday, June 10, 2018

Le balle di Claudio Descalzi sul Corriere della Sera







A me fa sempre rabbia quando la stampa italiana intervista questi personaggi come se fossero verginelle. Verginelle i petrolieri, verginelle i giornalisti, come se non sanno o non vogliono sapere, con chi abbiamo a che fare.

L'altro giorno il Papa ha incontrato i petrolieri al Vaticano e ha detto loro di fare di piu' per l'ambiente. Come gia' detto, secondo me e' come chiedere ad un lupo di diventare agnello.

E' impossibile.

In inglese: wishful thinking.

Non succedera' mai. Ci vuole una sola cosa: la linea dura, lo svergognamento planetario, la resistenza nelle nostre comunita', tutte quante. Questi qui devono solo vergognarsi anche solo di proferire parola. 

E invece il Corriere della Sera va ad intervistare il CEO dell'ENI, Claudio Descalzi, per dare una patina di green-religiosita' alla sua ditta, e gli fa solo domande conciliatorie, appunto da verginella.

Ma... il Corriere della Sera non sa che l'ENI ogni anno riporta decine e decine di istanze di inquinamento, disastro ambientale, riversamenti in mare di sostazne inquinanti? Lo riportano alla SEC di Wall Street. Il Corriere della Sera forse non lo sa, o forse non si da la briga di saperlo.

Non sa che in Nigeria ancora adesso e da 50 anni a questa parte quasi fa gas flaring, avvelenando i nigeriani?

Non sa che l'ENI e' accusata di frode, evasione di tasse, creazione di cartello? O vogliamo parlare delle enormi tangenti di cui e' accusata in Nigeria? In Algeria?

Tutti fanno finta di non vedere gli elefanti nello sgabuzzino, e cosi possiamo tutti dire come siamo bravi. Il Papa fa la sua predica, Descalzi fa il pio fedele e il Corriere della Sera avvalla il tutto.

E non c'e' neanche bisogno di andare cosi lontano, come in Nigeria.

Basta solo andare in Basilicata, dove continuano a morire persone, animali e speranze.

In Basilicata continuano a trovare idrocarburi nel latte, nel miele, nei laghi. La gente continua ad emigrare, mentre l'ENI continua a pompare.

Dov'e' il Corriere della Sera ad intervistare queste persone vittime dell'ENI? Dov'e' il Papa a stare con questi poveri qui?  E poveri non necessariamente di denaro, anche se la Basilicata e' sempre fra le top three delle regioni piu' povere in Italia, quanto povera di aria e di acqua sana, di speranza e di gioia di vivere.

A me sarebbe tanto piaciuto che il Papa avesse invitato non solo i CEO del petrolio, ma anche e separatamente, tutte le persone che ogni giorno si sacrificano e cercano di fare qualcosa di buono per l'ambiente.  In silenzio. Tutti quelli che si mettono di traverso all'ENI e agli speculatori venuti da ogni parte del mondo a trivellare in Italia e in generale nelle comunita' piu' deboli. Tutti quelli che non tirano su soldi a palate, e che non cercano i riflettori della politica, e che continuano la loro opera senza stancarsi mai, e senza i quali la nostra societa' sarebbe piu' brutta e piu' malata.

Per loro non c'e' ne il Papa ne il Corriere della Sera ne tantomeno Claudio Descalzi.

A tutti voi, che vi riconoscete in queste parole, dalla TAP a Vercelli, da Ravenna a Monopoli, da Oristano a Sciacca, da Ortona a Viggiano, e anche se non sono nessuno, il mio grazie.

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Ecco qui le balle di Claudio Descalzi sul Corriere della Sera

Claudio Descalzi dice

"Sono stati due giorni di lavoro intensi e molto proficui"

Ah si? E cosa succedera' adesso? Chiuderete il Centro Oli a Viggiano? Spegnerete il gas flaring in Nigeria? Ritirerete le concessioni che avete chiesto per trivellare ancora nei mari d'Italia?  Farete le bonifiche dove avete inquinato? Le ricordo che l'ENI ha o ha avuto decine di contenziosi per l'ambiente in Italia, e nel mondo, e che tutto quello di cui vi siete arricchiti e' arrivato dai polmoni di quelli che vivevano vicino ai vostri impianti di morte.

Cosa verra' fuori in pratica da questo lavoro "intenso" e come dice lei, "proficuo"?

Proficuo in che senso? 

Temo solo un sacco di comunicati stampa e di tante belle parole a vanvera che verranno spazzate via dal vento, come appunto queste del Corriere della Sera. 
 
"La situazione è preoccupante e va affrontata con urgenza. Su questo siamo stati tutti d’accordo. Ma è un discorso che non riguarda solo l’energia, bensì tutto il nostro modello di consumi. È una sfida complessa, che può essere vinta solo col concorso di tutti: chi produce, chi consuma e la politica che detta le regole. Solo così si avranno i cambiamenti che sono necessari su tre fronti"

Bla Bla. Non e' vero che siamo tutti uguali. Lei e' il CEO di una multinazionale che fa flaring e disastri e le sue decisioni hanno ripercussioni sulla vita di molti e sulla vita del pianeta. Io, e il resto di noi tutti cittadini, possiamo solo influire sui nostri consumi personali, fare attivismo dal basso, sensibilizzare i nostri amici e parenti.  

E allora, vista questa disparita' nei ruoli e nell'influenza, parta lei caro Descalzi con il *suo* cambiamento. Rinunci alle trivelle in Artico, in Norvegia, nell'Adriatico. Dia lei l'esempio. Paghi le sue bonfiche. Chieda scusa ai lucani, ai nigeriani, agli ecuadorgeni, agli abruzzesi, ai sardi, ai siciliani, ai veneti, agli emiliani per tutto quello che avete fatto in sessant'anni di morte.

Si faccia lei per primo l'esame di coscienza.

Inquinamento, subsidenza, bugie alla gente, valori degli immobili crollati, idrogeno solforato, puzze di vario genere, tumori, tangenti, cattiveria, interesse solo per il vile denaro.

Parta. 

Dimostri nei fatti la sua devizione al cristianesimo.

Difficile, eh? 

Meglio farsi l'intervistina sul Corriere della Sera, dare la colpa al sistema, agli americani, al concetto di consumi, invece che guardarsi dentro.

Lo so.

"Il primo riguarda la riduzione della componente carbonica nelle nostre attività. Si può fare con un sempre maggior
e utilizzo delle nuove tecnologie, della digitalizzazione, che da sola può ridurre del 20% le emissioni, e aumentando i processi di trasformazione dell’energia. Il secondo fronte è, invece, legato alla società, perché presuppone un cambiamento del modello di sviluppo. Soprattutto nei Paesi avanzati si produce molto più di quello che si consuma e questo crea spreco di risorse e rifiuti che devono essere trattati. Bisognerebbe quindi rivedere il sistema consumistico perché alla lunga non possiamo permettercelo".

Ancora con queste frasi generiche ad effetto? Ma ci dica *nel concreto* cosa vuole fare l'ENI, cosa vuole fare lei, Claudio Descalzi, CEO di una delle di morte piu' grandi del pianeta. E' facile prendersela con il sistema consumistico, il modello di sviluppo, ma invece predersela con una societa' basata sulle fonti fossili?

Li lei ha piu' voce in capitolo, e potrebbe fare cose concrete e grandi. Perche' accusare gli altri, invece che appunto dare l'esempio e partire, quantomeno per coscienza personale? 

Ah, certo petrolieri e coscienza.

Un ossimoro. Per un attimo me ne ero dimenticata.

"La componente energetica conta per il 60% sul livello di emissioni. Il resto viene dagli altri consumi. Se nei Paesi ricchi continuiamo a comprare in eccesso, dall’abbigliamento al cibo, dai veicoli agli elettrodomestici, questo ha un impatto sull’ambiente. Meno consumi e più economia circolare, cioè riciclo dei rifiuti, sia urbani sia industriali, un campo dove, come Eni, siamo molto impegnati"

Di nuovo, siamo qui a guardare la pagliuzza quando invece voi siete una trave. Si lo so, in ogni Valutazione di Impatto Ambientale che io abbia mai letto mi sono sempre imbattuta nel reparto dove si dice che l'ENI fa il reciclo dei rifiuti domestici prodotti sulle piattaforme. 

E gli scarichi in mare che invece fate da tutte le vostre piattaforme? E la monnezza che mettete in ambiente e che avvelena piante e acqua? E le vasche di monnezza a cielo aperto? E i pozzi di reinizione per metterci dentro scarti petroliferi spesso radioattivi? Per vostra informazione tutto lo schifo che finisce in ambiente dai vostri impianti e' di gran lunga piu' impattante della monnezza dai rifiuti urbani che puo' produrre un cittadino.

La vera soluzione non e' di avere ditte di petrolio che fanno il riciclo dei rifiuti (!!) la vera soluzione e' non avere ditte di petrolio. La vera soluzione e' arrivare ad una societa' in cui abbiamo deciso, in modo cosciente ed intelligente, di trovare una alternativa a trivellare a 5 km sottoterra per riportare in superficie materiale misto a metalli pesanti, radioattivita' e altre sostanze cancerogene per farci energia. 

Pare utopia? Si, ma un giorno ci arriveremo. Le batterie, i costi del solare e dell'eolico continuano a scendere, l'iuomo e' intelligente, e da piu' parti si parla, e in alcuni casi si mostra, che un mondo 100% fossil fuel free si puo'. 

Lo so che questo le fa paura caro Descalzi, e quindi deve arrampicarsi sugli specchi, ma la storia non sta dalla sua parte. 

Abbiamo mandato un uomo sulla luna, saremo capaci di alimentare il mondo senza fare buchi, e senza dover stare a sentire qui cotante stoltezze.
 
Portare l’energia dove serve. Come ha detto Papa Francesco, c’è più di un miliardo di persone nel mondo che non ha accesso all’energia. In particolare in Africa e in Asia, che sono le aree che vedranno la maggior crescita demografica. Bisogna quindi investire in queste zone, ricche di gas e olio, per non parlare del sole, ma dove la popolazione consuma un decimo di quello che consuma un cittadino medio americano. Dare energia a questi Paesi, diversificando le fonti, vuol dire rimuovere la povertà e dare loro sviluppo e benessere. Se non facciamo questo, non possiamo pensare che queste persone, che non hanno energia, acqua e cibo, non si muovano verso quei Paesi dove questi problemi non ci sono"

Quindi li trivelliamo e gli facciamo fare la stessa fine della Nigeria?  

La verita' e' che ovunuque ENI e petrolieri si siano insediati hanno solo portato morte e distruzione, dal Peru' alla Siberia. Vogliamo dare energia a questi paesi? Perfetto. La soluzione non e' trivellarli ancora. La soluzione e' fare diventare questi posti laboratori di energia solare, eolica, pulita. 

Fare qui la predica contro il cittadino americano e' semplicemente dare la colpa ad un altro senza guardare se stessi. Come prima per il sistema consumistico o per il modello di sviluppo. 

Caro Descalzi, lei essendo CEO dell'ENI e' molto piu' influente del cittadino medio americano. Quanta CO2 emette una raffineria? Quanta CO2 emette l'ENI con il gas flaring? Come detto sopra, si faccia l'esame di coscienza, si guardi dentro e poi faccia lei i passi che siano di esempio al cittadino americano, italiano e cinese.

"Abbiamo investito più di due miliardi di euro in Africa per fornire energia in 15 Paesi, tra i quali Algeria, Libia, Egitto, Ghana, Tunisia, Angola. Fornire energia significa che la troviamo e la vendiamo in questi stessi Paesi anziché esportarla. Inoltre, creiamo diversificazione perché sviluppiamo agricoltura e produciamo anche energia rinnovabile".

Oddio. Adesso mi tocca sentire pure l'ENI che sviluppa agricoltura. Ma quando mai? All'ombra delle trivelle? Al profumo di idrogeno solforato? Sotto l'ombra delle raffinerie? O nelle mangrovie piene di petrolio? 

Interessante che non si parli di Nigeria, eh? 
Vogliamo parlare del rapporto ONU che dice che per bonficare la Nigeria, martoriata da Shell ed ENI ci vorranno 30 anni almeno? Questo rapporto e' stato pubblicato nel 2011. Che fondi avete dato alla Nigeria per il ripristino ambientale da allora fino ad adesso? Quante volte avete sistemato quello che avete distrutto senza passare per tribunali?

In Nigeria altro che agricoltura. In Nigeria sviluppate tangenti, e processi per tangenti, e comunita' dopo comunita' che avete avvelenato.

Ma poi, scusi che significa che "fornite energia" in questi paesi? In molti di questi l'ENI e' alla ricerca spasmodica di *nuovi giacimenti*. E quindi dire che fornite energia in Ghana ed Angola, significa che trivellate e tirate su petrolio da giacimenti vecchi e nuovi, perche' e' quello il vostro core business.

Ma il Papa ha appena detto che occorre lasciare il petrolio sottoterra!!

Perche' trivellate in Ghana? In Angola? 

Mi fa strano che il Corriere della Sera non faccia neanche una domanda difficile, o che non abbia un dato da contrapporre a Claudio Descalzi e alle sue parole content-free. E ovviamente non e' questo l'ultimo dei giornali italiani, segno di quanto poco giornalismo vero ci sia in Italia. Tutti docili docili a fare domandine delicate e ad accettare risposte ovvie e senza contenuto.

"Il problema non sono soltanto gli Stati Uniti che, grazie allo sviluppo dello shale gas e la conseguente riconversione dal carbone, hanno ridotto di circa il 25% le loro emissioni, ma anche la Cina, l’India e i Paesi emergenti e l’Europa stessa. Se non riduciamo le nostre emissioni, il rischio è che invece di scendere da 32 a 24 miliardi di tonnellate di Co2 all’anno entro il 2030, si arrivi a 34 miliardi di tonnellate. Bisogna invertire la rotta. In questo senso la conferenza voluta dal Papa è stata utile, anche perché ha coinvolto gli investitori. Sono infatti gli investimenti di medio lungo periodo che, opportunamente indirizzati sulle fonti di energia riciclabile e sull’economia circolare, possono determinare i cambiamenti necessari per salvaguardare il nostro pianeta".

Bla bla. Investimenti a medio lungo periodo significa che il pianeta sara' morto prima. E' adesso che si deve intervenire, non nel 2050.

Impegni concreti dell'ENI?
Zero e porto zero.

Le domande scomode del Corriere della Sera? 
Zero e porto zero.

Intanto la gente, e il pianeta continuano a morire, grazie anche al pio e devoto Claudio Descalzi. 

Tuttapposto. 








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