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Tuesday, June 26, 2018

ENI: Italia hub del gas in Europa. Ministro Sergio Costa vogliamo fermarli?








Il giorno 26 Giugno 2018 l'ENI annuncia da Milano che hanno firmato un accordo con la ditta croata INA per costruire una serie di connessioni fra i due paesi per la connessione dei rispettivi sistemi di distribuzione del gas.

"The initiative aims to leverage existing infrastructure, used until now for offshore gas production activities in the upper Adriatic Sea, to additionally perform gas transport between the two countries"

Parole testuali dell'ENI, in cui si dice che si vuole usare tutta l'infrastruttura che esiste gia' in nord Adriatico (cioe' nel Veneto e nell'Emilia Romagna, da Ravenna a Rovigo a Porto Marghera presumo) non solo per produrre gas ma anche per trasportare gas fra i due paesi.

Cioe' continuiamo a petrolizzare e a martoriare il povero mar Adriatico.

Non ci sono bastati decenni di inquinamento, di subsidenza, di erosione delle coste di sismicita' indotta?

Evidentemente no.

Secondo l'ENI, le loro "interconnessioni" con la Croazia saranno capaci di invertire la direzione del flusso di gas in modo da "consolidare" il ruolo dell'Italia come hub del gas in Europa.

Cioe' siamo lo zerbino dei petrolieri di mezza Europa, da nord a sud, con le gia' annunciate connessioni dal nord Africa all'Europa del nord, con gli algerini che comprano le nostre raffinerie per trattare il loro petrolio e lasciare a noi monnezza e morti, con i tubi dall'Azerbaijan in Puglia, e adesso con altri tubi che ci connetteranno alla Croazia.

Caro ministro Costa,

non la conosco, ma credo che non ci sia tempo da perdere. Lei parla di volere evitare consumo di suolo e di bonificare aree disastrate.

E il petrolio? Vuole spendere due parole su questo tema?  Si tratta in tanti casi di fare prevenzione, di dare un segnale forte, univoco per far capire a tutti questi speculatori che non siamo piu' terra di nessuno dove tutti possono fare quel vogliono incuranti della storia, della geografia, della fragilita' di questa nazione.

E' facilissimo, ed e' semplicemente logica. Su questa terra non esiste comunita' che abbia davvero avuto vantaggi dal petrolio. Alcuni si sono arricchiti, certo, ma nel complesso le societa' sono rimaste piu' povere.  Tutte quante.

E di questo abbiamo tanti esempi anche nella nostra Italia, da Viggiano a Porto Torres. Il nostro e' un paese particolarmente vulmerabile per tanti motivi: densita' abitativa, corruzione gia' galoppante, sismicita', agricoltura, turismo. E poi c'e' l'ENI che riempie pagine e pagine di criminal proceedings nel mondo.

Vogliamo fermarli?

E' facilissimo.

Basta solo dire che in Italia non sara' piu' accordata alcuna licenza petrolifera nuova, ne in terra ne in mare. L'hanno fatto gia', in Nuova Zelanda. Poche parole e grandi passi in avanti.

Basta solo rendere tutti questi processi autorizzativi tali da ostacolare il piu' possibile petrolieri ed affini cosi' ci pensano due volte prima di venire qui pensando che la res publica sia res petrolifera.

La mia esperienza mi insegna che prima si inizia meglio e', che la gente e' sensibile e che qualunque cittadino normale che abbia un po letto sul tema e che non tragga vantaggio personale dalle trivelle non puo' che essere d'accordo sul fermare pozzi, airgun e raffinerie.

Con la Croazia dovremmo parlare su come *chiudere* l'Adriatico alle trivelle e non su come infestarlo di altra infrastruttura, altri rischi, altra bruttezza.

Il mare e' nostro, e non dell'ENI, dell'INA o di astruse sigle di petrolieri inglesi, irlandesi, australiani.

Spero che lei si renda portavoce di questa istanza il piu' presto possibile.

Non abbiamo tempo da perdere.









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