Quattro pozzi in orizzontale
per sei chilometri verso il mare.
Tuttapposto.
L'ENI ha 75 concessioni qui.
Tutti noi che sappiamo come l'ENI operi, in terra, in mare, con la gente, con i politici non possiamo che rabbrividire a questa notizia.
Il Beaufort Sea dell'Alaska sara ' trivellato dall'ENI alla ricerca di petrolio come approvato dall'amministrazione di Donald Trump.
Claudio Descalzi e i suoi compari avevano comprato le concessioni circa dieci anni fa. In totale ne hanno 75. Sarebbero scadute alla fine del 2017 se l'ENI non avesse fatto niente, e cosi la richiesta di trivellare e' stata fatta velocemente il giorno 13 Giugno 2017, ed altrettanto velocemente e' arrivato l'OK, esattamente un mese dopo.
Trump e' o non e' un businessman?
E cosi ci sono stati soli 21 giorni di tempo per revisionare e commentare il progetto di esplorazione, e solo dieci giorni per valutare l'intero impatto ambientale.
Ovviamente tutto questo e' folle.
ENI o non ENI trivellare in Artico e' contro ogni buon senso. Ci ha gia' provato la Shell per anni, e a causa di tempeste, freddo, correnti marine, disorganizzazione, gli e' sempre andata male. I rischi sono tanti, e perdite e scoppi fra i ghiacci sono eventi per cui nessuno e' preparato. Trivellare in condizioni estreme e' difficile. E l'ENI se gia' fa disastri in Basilicata o in Norvegia, figuriamoci cosa combinera' al Polo Nord.
Cosa esattamente fara' l'ENI?
Trivelleranno partendo da un isolotto artificiale di proprieta' dell'ENI chiamato Spy Island Drill Site. Siamo nella Harrison Bay, e dall'isolotto l'ENI trivellerebbe sottoterra e sotto il mare verso le acque aperte del Beaufort Sea. In tutto questo sara' realizzato il piu' lungo condotto orizzontale mai costruito nella storia allo scopo di estrarre petrolio in Artico, lungo circa sei chilometri.
Tanta e' infatti la distanza stimata dall'isolotto al mare aperto, sotto i fondali marini.
La particolare concessione si chiama Nikaitchuq, e guarda caso, parte dell'infrastruttura a terra della concessione, era gia' stata rasa al suolo da un incendio nel 2015.
Si vede che se ne sono dimenticati.
Se tutto va bene, Descalzi potrebbe iniziare il 15 Dicembre 2017, con le trivelle permesse solo d'inverno, perche e' solo allora che il mare si ghiaccia e che permetterebbe la costruzione di una strada temporanea in superificie.
Tremo solo al pensiero.
In questa zona c'e' anche il delta del fiume Colville River Delta dove vivono molte specie marine, alcune protette, altre a rischio fra cui balene, orsi polari, foche dagli anelli. E poi ci sono vari tipi di uccelli che spesso transitano qui d'estate.
Che ne sara' di loro?
Che ne e' stato di loro dove l'ENI -- e qualsiasi delle sue sorelle -- ha gia' messo piede?
L'ENI dice che anche qui e' tuttapposto. Siccome trivelleranno solo d'inverno ci saranno pochi animali. Come sempre, hanno una risposta per tutto.
La partita in realta' non e' ancora chiusa perche' ci sono ancora vari stadi di approvazione per l'ENI. Fra le leggi USA c'e' il cosiddetto Outer Continental Shelf Lands Act che impone all'ente che si occupa di gestire le risorse energetiche dagli oceani americani, il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM), di rigettare piani petroliferi esplorativi se queste porteranno a danni gravi all'ambiente marino, costiero o umano.
Varie associazioni si erano attivati in quelle scarsissime tre settimane di tempo per discutere i progetti ENI, i danni da inquinamento che Descalzi e la sua ditta avrebbe portato al polo nord, le conseguenze delle trivelle sul clima e sulla vita marina.
Fra questi il Center for Biological Diversity che aveva anche ricordato come se vogliamo una qualche speranza di salvare il pianeta dalla catastrofe gran parte del petrolio non estratto, incluso quello dell'Artico, deve restare sottoterra.
Dal canto suo l'ENI risponde picche: si, potrebbe esserci un scoppio e questo potrebbe portare a circa 21 milioni di galloni di petrolio in mare e fra i ghiacci.
Cosi, lo dicono con non-chalance.
Sono 80 milioni di litri.
Come si pulisce?
Non si pulisce perche' e' quasi impossibile. Nei pressi di dove l'ENI vuole trivellare non c'e' infrastruttura utile per eventuali operazioni di pulizia, non ci sono strade praticabili a terra, non ci sono porti, e la guardia costiera piu' vicina e' a 1600 chilometri di distanza.
Ci sono solo foche, balene, e orsi.
Ma al BOEM sotto l'amministrazione Trump non glien'e' importato granche'. Hanno approvato lo stesso. Anzi, si dicono entusiasti di poter lavorare con ENI perche' c'e' tanto potenziale di petrolio e di gas nel Beaufort Sea che aspetta solo di essere scoperto.
Ma come, non era che Obama aveva chiuso l'Artico alle trivelle?
Si, ma un pezzettino l'aveva escluso. Ed e' qui che l'ENI aveva le sue belle concessioni. Intanto Trump ha riaperto cio' che Obama aveva chiuso. Ci sono cause in corso per non permettere le trivelle in quei mari graziati da Obama, ma non si sa come andra' a finire.
Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli.
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