Volevo scrivere qualcosa sulla tragedia di Genova. Sulla manutenzione, sui controlli, sulle responsabilita', sull'Italia che crolla. Ma il dolore e' cosi tanto, e tutto cosi urlato che e' meglio che io taccia, mi tenga i miei pensieri per me e che invece scrivi di cose belle che ci facciano sentire piu' umani e speranzosi.
Ci ho messo un po per scovare questa storia ma eccola.
Siamo nel deserto Kubuqi, in un angolo di Mongolia che appartiene alla Cina e dove le dune si confondono con il fiume giallo Yangtze. Per anni qui c'e' stato "pascolo estremo", la terra era arida e la poverta' galoppante per tutti i 740mila residenti in questa zona di quasi 19mila chilometri quadrati.
Nel 1988 una ditta cinese, la Elion Resources Group decise di mettersi all'opera, con il benestare del governo cinese per combattere la desertificazione. I residenti con la loro conoscenza capillare del territorio sono stati coinvolti. Tutti assieme sono partiti.
Hanno studiato e poi piantato, piantato, piantato.
Dopo trenta anni, un terzo del deserto e' tornato a fiorire.
Il deserto del Kubuqi era il settimo piu' grande della Cina. Oggi e' pieno di alberi. La scelta e' stata di piantare alberi particolari per trattenere la sabbia, e prevenire alle dune di ingoiare altra terra.
E con gli alberi e' tornata la vita: i paesi sono tornati piu' vitali, i turisti sono tornati per visitare il verde e le dune. Ci sono pure dei piccoli allevamenti di bestiame. Il tutto e' orchestrato per essere sostenibile.
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