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Sunday, September 21, 2008

Risposte e proposte


Sono un po assonnata e lascio a voi la parola. Un primo commento che voglio fare e' che secondo il libro "La Deriva" di Stella e Rizzo (grazie Antonello!), i giornalisti del Corriere della sera che avevano gia' scritto "La Casta", lo stipendio base dei consiglieri regionali abruzzesi e' di circa 10,000 euro, il doppio di quelli dell'Umbria. Questo a pagina 260 del loro libro. Forse in Abruzzo si lavora di piu' che in Umbria. Chissa'.

Tornando a noi: finalmente dopo tanto scrivere, e dopo avere tirato fuori unghie e metodi che generalmente non sono tipici di me, ho avuto delle risposte ai vari email che ho mandato in giro. Questo e' quanto mi giunge da Maria Rosaria La Morgia, consgilere provinciale del PD e poi da Fabrizio di Stefano, consigliere regionale del PDL. Grazie a chi gli ha scritto e continuiamo cosi. Bombardiamoli. Ringrazio qui pubblicamente i due consiglieri che mi hanno risposto: tutti gli altri hanno preferito tacere. Ho scritto loro anche privatamente per dire grazie. Ecco Maria rosaria La Morgia:

Gentile Maria Rita,
il partito democratico di Lanciano , di cui sono segretaria, ha approvato un documento per dire no al Centro Oli e per chiedere la proroga della moratoria regionale. Come consigliera regionale sono impegnata in tal senso e, inoltre, lunedi nel corso di una conferenza stampa presenteremo un esposto all'Unione Europea sul Centro Oli, firmato dal consigliere Angelo Orlando e da me insieme con altre persone. Credo che sia importante dare vita a piu' iniziative che abbiano a cuore l'obiettivo comune che e quello di non permettere l'insediamento della raffineria, ne le trivellazioni. Va detto chiaramente che il Governo nazionale ha precise responsabilit? e deve prendere le decisioni che gli competono.
cordialmente
maria rosaria la morgia


Che dire ....dare vita ad altre inziative? Ma cosa altro deve fare la gente? Perche' non le fanno loro dai loro comodi uffici le iniziative? Perche' lei non ha organizzato a me o a qualsiasi altro esponente dei vari comitati locali, un bel dibattito a Rai 3 con Fratino e compagnia varia, visto che e' stata per anni al Tg3? E poi l'esposto all'Unione Europea, e quando lo fanno, dopo che l'hanno gia costruita la raffineria? E perche' questo documento il popolo non puo' leggerlo? Misteri della fede.

Fabrizio di Stefano mi manda il seguente email con questo decreto di legge
e con questo allegato:

Gentile Professoressa,
con riferimento alla sua email del 7 settembre u.s. e ad integrazione della mia nota di risposta Le allego il disegno di legge regionale recante "Disciplina della localizzazione di nuove infrastrutture energetiche" da me presentato nell'aprile 2008 quando rivestivo ancora il ruolo di Consigliere Regionale. Credo che il contenuto del disegno di legge sia esaustivo per esplicitare non una dichiarazione di intenti, ma una presa di posizione gia adottata ed estremamente chiara nel merito.
Cordialmente,

Fabrizio Di Stefano

Occorre are atto qui della buona volonta'. Per cui grazie. Pero' ho aperto gli allegati e in tutta sincerita' ero cosi stanca che non mi funzionava il traduttore mentale italiano-burocratichese - con tutti i comma, leggi, postille varie. Li leggero' domani con calma. Ma perche' le leggi americane le capisco invece? Se li leggete, ditemi che pensate di questi decreti e proposte varie.

A proposito, chi e' Roberto Fiore? Confesso non ne avevo mai sentito parlare prima. Prima da noi ne parla coma il candidato di Forza Nuova. Su google in versione inglese dice che e' un "neofascista" (odio le parole comunista e fascista, per l'uso gratuito che se ne fa, davvero. Comunista = uno che vuole che diventiamo come la Korea del Nord? Fascista = uno che vuole tornare ai tempi di Mussolini e Hitler???). Comunque questo Fiore e' descritto come un tale di estrema destra ricercato dopo la strage di Bologna e che scappo' a suo tempo in Inghilterra per una decina d'anni. Siamo messi male se ci mettiamo un fuggitivo a comandare....

8 comments:

Anonymous said...

Quel petrolio che non porta ricchezza
La Basilicata e l'«oro nero»: aumenta l'inquinamento, ma non i benefici. Pochi i lucani assunti nel comparto

DAL NOSTRO INVIATO
VAL D'AGRI (Potenza) — Texas o Lucania Saudita, ormai i luoghi comuni si sprecano, per la Basilicata che galleggia sul più grande giacimento di petrolio dell'Europa continentale e sul gas. Qui, nel parco nazionale della Val d'Agri, dove non c'è la sabbia del deserto ma il verde degli orti e dei boschi, tutto è di primissima qualità: olio, vino, carne, fagioli, miele, nocciole. E anche il petrolio, che si estrae da quindici anni, è di ottima qualità. I 47 pozzi del giacimento della Val d'Agri custodiscono, dicono le stime ufficiali, circa 465 milioni di barili (finora ne sono stati estratti quasi 11 milioni), che al valore corrente di 90-100 dollari al barile formano un tesoro da quasi 50 miliardi di dollari.

Ma la Basilicata, che produce l'ottanta per cento del petrolio estratto in Italia, non si fermerà a quello della Val d'Agri, estratto dall'Eni. Dal 2011 comincerà a sfruttare — con Total, Esso e Shell — i giacimenti di Tempa Rossa, poco più a nord: altri 480 milioni di barili, altri 50 miliardi di dollari. Ed è pronta a far trivellare anche Monte Grosso, proprio a due passi da Potenza, dove c'è altro petrolio per 100 milioni di barili. E poi farà scavare nel Mare Jonio, nelle acque di Metaponto e di Scanzano, dove dai templi greci si vedranno spuntare piattaforme petrolifere come nel Mare del Nord.
Nessuno, ancora fino a qualche anno fa, e nonostante i giacimenti della Val d'Agri, avrebbe scommesso che nel sottosuolo lucano e nei fondali jonici fosse nascosta tutta questa ricchezza. Dopo l'intuizione di Enrico Mattei, che tra gli anni 50 e 60 venne qui a cercare petrolio e trovò «soltanto» gas, l'idea che la Basilicata potesse davvero essere un enorme serbatoio di petrolio era per lo più giudicata un volo della fantasia.

Invece i sondaggi e le trivelle si sono spinti fino nelle viscere della terra, a tre-quattromila
metri di profondità, e hanno trovato il mare nero che cercavano. Come non essere contenti? Sembrava l'annuncio dell'inizio di una nuova era, per la Basilicata e per il Mezzogiorno d'Italia, per la questione meridionale e per il federalismo fiscale, per il lavoro ai giovani e per la fine dell'emigrazione.
E infatti, all'inizio, tutti erano contenti.

Dicevano: «Pagheremo meno la benzina, come in Valle d'Aosta, dove costa la metà senza che si produca una goccia di petrolio. E pagheremo meno anche le bollette della luce e del gas». Dicevano: «Con le royalties del petrolio avremo strade e ferrovie, che qui sono ancora quelle di un secolo fa». Dicevano: «Finalmente non saremo più costretti a emigrare, avremo il lavoro a casa nostra». Dicevano: «Si metterà in moto un meccanismo virtuoso, da cui tutti trarremo vantaggi. Il petrolio è la nostra grande occasione». Dicevano tutte queste cose, i lucani. Che oggi non dicono più. La delusione ha frantumato i sogni, lo scetticismo ha svuotato la speranza. E il petrolio, da grande risorsa per la grande occasione, sta diventando sempre di più una maledizione.

E infatti. Il lavoro manca come prima. Le opere infrastrutturali nessuno le ha ancora viste. Mancano i fondi per i prestiti agevolati agli imprenditori, anche stranieri, che volessero investire in Basilicata. Il costo della benzina non ha subìto sconti. Il risparmio sulla bolletta del gas è solo apparente. La gente, soprattutto i più giovani, continua a emigrare: negli ultimi quindici anni a Grumento Nova, 2.500 abitanti, la popolazione è diminuita di un quarto, mentre da tutta la regione — che ha poco più di 570 mila abitanti — si continua a emigrare al ritmo di quattromila persone all'anno. E l'aria, l'acqua e persino il rinomato miele della Val d'Agri sono sempre più a rischio perché sempre più «ricchi» di idrocarburi.

Il petrolio puzza, e in tutta l'area del Centro olii di Viggiano l'odore è forte e si sente: è normale, sono gli idrocarburi policiclici aromatici e l'idrogeno solforato dovuti alla produzione e al trasporto del petrolio (che però adesso avviene attraverso un oleodotto di oltre cento chilometri che porta il greggio alle raffinerie di Taranto). Ciò che non è normale è che in Italia i limiti di emissione di idrogeno solforato siano diecimila volte superiori a quelli degli Stati Uniti e che il monitoraggio di queste sostanze in Val d'Agri avvenga solo due o tre volte l'anno. Ciò che non è normale è il valore altissimo delle «fragranze pericolose per l'uomo» (benzeni e alcoli) trovate nel miele prodotto dalle api della Val d'Agri, come sostiene una ricerca dell'università della Basilicata pubblicata dall'International
Journal of Food Science and Technology. Ciò che non è normale è che all'Arpab, l'Agenzia regionale di protezione ambientale, non crede più nessuno, tanto che c'è chi ha deciso di fare da solo. Come il Comune di Corleto Perticara, che l'anno scorso ha ceduto a Total per 99 anni, e per 1,4 milioni di euro, il diritto di superficie su un'area di 555 mila metri quadrati in cui realizzare il Centro olii, ma che si è dotato (finora unico comune fra i 30 interessati all'estrazione di petrolio) di un proprio sistema di monitoraggio ambientale.

L'accordo tra Eni e Basilicata prevede ben 11 progetti «compensativi», del valore di 180 milioni di euro, per la sostenibilità ambientale, la formazione e lo sviluppo culturale. E il vicedirettore generale dell'Eni, Claudio De Scalzi, vanta i seguenti risultati: «Royalties per 500 milioni di euro già versati, con un potenziale di 2 miliardi per i prossimi anni se si riuscirà ad arrivare a uno sviluppo completo dei campi della Vald'Agri. Centotrenta tecnici lucani assunti e altre 30 assunzioni in corso. Trecento ditte lucane dell'indotto in rapporto con l'Eni, di queste 60 lavorano in modo continuativo con la società».
Ma a guardare bene i numeri si fa presto a capire che si tratta di «piccoli numeri». A cominciare dalle royalties, il 7% (il 4% se il petrolio è estratto in mare), tra le più basse del mondo. Quando già nel 1958 Enrico Mattei considerava «un insulto» il 15% che le Sette Sorelle versavano ai Paesi produttori e parlava di «reminiscenze imperialistiche e colonialistiche della politica energetica». Tanto è vero che oggi — in Venezuela, Bolivia, Ecuador — i contratti vengono rinegoziati per portare le royalties oltre il 50%.
Più «vantaggioso», almeno in apparenza, l'accordo stipulato nel 2006 dalla Regione Basilicata con Total, Esso e Shell per i giacimenti di Tempa Rossa, che, tra le altre cose, dovrebbe consentire alla Regione di dotarsi di un sistema di monitoraggio ambientale da 33 milioni di euro (a riprova che finora su questo fronte non s'è fatto nulla) e di fornire gratuitamente tutto il gas naturale estratto (con un minimo garantito di 750 milioni di metri cubi) alla Società energetica lucana, interamente a capitale regionale. L'effetto immediato sarà una bolletta del gas meno cara, almeno di un buon 10%. Ma non per tutti lucani. Ne beneficeranno solo i pochi allacciati alla rete del metano. Già, perché il gas c'è, ma dove va se non ci sono le condotte?

Carlo Vulpio
22 settembre 2008

Fonte:Corriere della sera 22/09/08

Anonymous said...

non lasciarti ingannare dal fascista DI Stefano: lui pensa ai ristori ambientali. nei suoi allegati nessuno spazio per secchi No e proposte alternative alle produzione energetiche. Quindi ti ha letteralmente preso in giro.mandaloa quel paese lui e tutti i seguaci di Almnirante....

wanadobee said...

Credo sia abbastanza chiaro ormai che fabrizio di stefano non sara' scelto dal Pdl. Altri nomi di forza italia sono piu' avvantaggiati.

Fiore come candidatto e' la dimostrazione di come l'abruzzo sia visto come posto dove ogni pagliacciata e' ammessa.

Adesso ritorna pure Mastella che ha detto" "da innocenti e' piu' difficile difendersi".

Adesso ci sono proprio tutti i pagliacci.

Anonymous said...

È incredibile, le risposte e i metodi che adottano i politici per la raffineria di Ortona, sono identiche a quelle sperimentate, con pieno successo, per la realizzata centrale di Gissi.
Ricordo benissimo l’impegno del consigliere Angelo Orlando e quello dei DS, hanno fatto partecipare gli stessi cittadini a due raccolte di firme, una per ogni schieramento, hanno rivoluto una ulteriore prova, avevano firmato quasi tutti i residenti, forse non era accettabile, alla fine i Cittadini che ci hanno creduto fino in fondo sono stati utilizzati come un pallone, tutti gli hanno tirati calci, i giocatori delle due squadre, l’arbitro e gli spettatori ma, quelli più forti sono stati quelli dei tifosi ( gli indifferenti).

Anonymous said...

ma è vero che tiracchia si vuole candidare? se così fosse sarebbe una grande delusione.
grazie in anticipo per la risposta

maria rita said...

a me non risulta che antonello tiracchia si candidera' alle elezioni. glielo si puo chiedere direttamente al suo blog nuovo senso civico (e' nei link sopra).

Anonymous said...

Maria Rita sei buona ed idealista, non ti fidare degli squali attorno a te.
Antonello Tiracchia sta facendo di tutto per candidarsi e sfruttare le tante persone in buona fede come te.
Persona avvisata mezza salvata.

Anonymous said...

Gentilissima signora, volevo dire la mia sul centro oli:sono un'ambulante di Pescara, sono 35 anni che faccio il mercato ad Ortona e quasi 20 ad Orsogna e quindi conosco abbastanza bene la realtà locale come questa popolazione sia in simbiosi con l'agricoltura nello specifico l'amore per i vigneti.Nel corso degli anni ho visto anche giovani impegnarsi in agricoltura con amore e novita,vino biologico.Ad Ortona,parlando con alcuni cittadini,la domanda più frequente è ma FRATTINI è sano...o NO!Spero che il sindaco si ravvedi e quardi al di là dei suoi interessi,personali e politici,quindi invito tutti gli ortonesi a protestare,perchè penso che FRATTINI,per farsi eleggere sindaco,non ha promesso la distruzione o morte di ORTONA.Con simpatia e ammirazione ERNESTO