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Tuesday, May 31, 2016

2016: piu' lavoro nelle rinnovabili che nel petrolio, gas e carbone messi assieme






Il rapporto dell'International Renewable Energy Agency (IRENA) annuncia che per la prima volta 
a livello globale il lavoro nell'energia green ha superato quello nel petrolio, gas e carbone. Cioe' il sole e il vento battono tutte le fossili assieme. 

A livello globale, il lavoro verde e' cresciuto del 5% nel 2015 fino ad arrivare a 8.1 milioni di impiegati. Rispetto a dieci anni fa e' un aumento del 400%. A causa del crollo dei prezzi del petrolio invece i petrolieri hanno perso 350,000 posti di lavoro.  La maggior parte dei posti di lavoro e' in Cina, dove vengono creati la maggior parte dei pannelli solari. Crescono le installazioni, e il personale addetto, specie negli USA. 

La cosa piu' importante di tutte e' che in questo momento le rinnovabili sono competitive con le fossili, nella maggior parte del pianeta.  Cresce il numero di comunita' a livello mondiale con obiettivi di 100% rinnovabile, e crescono i movimenti di persone che lo esigono.
 
Purtroppo invece, gli investimenti nelle fossili, sono ancora tre volte quelli nelle rinnovabili.

 
In Europa il principale fornitore di lavoro verde e' la Germania, dove il numero di addetti e' maggiore che in Francia, the UK e in Italia messi assieme. In generale pero' l'Europa e' in un periodo di declino: gli investimenti calano. Ma a causa delle politiche di anni precedenti, Germania, Svezia e Danimarca sono ancora fra i principali generatori di energia rinnovabile pro-capita.
 
Il Giappone e' cresciuto del 28% in soli due anni. 
 
Oltre alla Cina, molti sono i posti di lavoro nuovi in Brasile, USA, India, Giappone e Germania. 
 
Prima e' l'industria fotovoltaica con 2.8 milioni di addetti nella produzione, installazione e manutenzione. A seguire il bio-carburanti con 1.7 milioni di persone, e poi il vento con 1.1 milioni di lavoratori.

I mercati migliori per le rinnovabili, con enorme potenziale pero' sono i paesi in via di sviluppo e senza rete elettrica stabile - Bangladesh, India, Kenya. Saranno loro a portare avanti avanti la rivoluzione del sole distribuito semplicemente perche e' piu' facile installare sistemi locali, semplici e adattabili su scala piccola ma diffusa. Anche in North Korea l'uso dei pannelli solari aumenta, per lo stesso motivo: la scarsa affidabilita' della rete elettrica. 
 
 Paesi come il Marocco, l'Uruguay, l'Honduras, il Nicaragua, il Sud Africa e la Giordania hanno speso circa l'1% del loro PIL per aumentare la propria fornitura di energia rinnovabile. Certo, sono paesi molto piu' piccoli e con economie piu' piccole della Cina o del Giappone, ma lo stesso l'1% del PIL e' impressionante.
 
C'e' anche la guerra dei prezzi: USA e EU hanno spesso criticato i cinesi perche' vendono pannelli sottocosto per uccidere la competizione altrove. Sono arrivate tasse sulle importazioni cinesi in vari paesi, ma la Cina ha deciso di delocalizzare, con fabbriche cinesi ora in Malesia, Thailandia, India, Brasile e pure negli USA. Questo per far capire quanto lucrativo sia il mercato del sole.

Secono il direttore di IRENA, Adnan Amin, la crescita nel sole e nel vento e' importante, perche' e' in netto constrasto con quello che accade con le fonti fossili, dove i posti di lavoro diminuiscono. La tendenza al rialzo per il lavoro green continuera' ad aumentare, perche' il costo delle rinnovabili dinimuisce, e gli accordi di Parigi pian piano devono essere implementati.

E quindi c'e' voglia e necessita' di sole e di vento, di pulizia e di affidabilita', di energia a basso costo e facile da installare.

Secondo IRENA se tutto va come dovrebbe, il lavoro da rinnovabili triplichera' entro il 2030, a 24 milioni di unita'.



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