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Friday, April 25, 2008

Che ne sara' di noi?


Mentre i politici discutono su cose futili e pensano a come attaccare il popolo onesto, ecco una delle tante storie del petrolio nel mondo. Visto che siamo una regione a "basso rischio politico" e visto che invece di proteggerci chi comanda pensa a come arricchirsi sulla nostra salute, impariamo da altre nazioni che hanno gia' affrontato il problema petrolio tanti anni fa.

Nel 1967 la Texaco, una ditta petrolifera americana, trovo' il petrolio nella regione nord-est dell'Ecuador, detta Sucimbios. La zona, ironia della sorte, venne ribattezzata Lago Agrio che vuol dire Lago Amaro. Per 20 anni la Texaco ci estrasse il petrolio che fini' per la maggior parte negli Stati Uniti. L'attivita' estrattiva e' ora terminata perche' i pozzi si sono esauriti, ma i danni ambientali restano.

Durante il corso di quei venti anni infatti si stima che vi siano stati 16 milioni di galloni di petrolio dispersi: quasi 50,000,000 - il doppio di quanto non fuoriusci' dalla Exxon Valdez dell'Alaska nel 1989. La compagnia scavo' centinaia di pozzi dove riversare gli scarti delle operazioni di estrazione, fra cui i fluidi e i liquidi perforanti. Fra le sostanze di risulta 50 milioni di litri di acqua che successive analisi chimiche hanno mostrato essere contaminate da sostanze ad alto potenziale cancerogeno fra cui il benzene. Le popolazioni non vennero istruite sui pericoli e quell'acqua fini' per per essere usata dagli indigeni per bere, cucinare, lavarsi ed irrigare le terre.

Negli scorsi trenta anni i livelli di tumore nei pressi del Lago Amaro sono aumentati del 150%.

Gli indigeni dell'Ecuador, a suo tempo, fecero quello che ora stanno facendo quelli del Peru': cercano di portare i petrolieri americani in causa sul suolo americano dove le leggi sono molto piu' severe e chiare che in Ecuador. Era il 1993. Le ditte petrolifere fecero un'enorme sforzo mediatico, portarono avanti appelli e ricorsi vari, e alla fine vinsero. Nel 2001 la corte degli appelli di New York decise che la causa non poteva essere intentata sul suolo americano, ma visto che i danni erano stati fatti in Ecuador, era li che la causa doveva essere portata avanti.

La Texaco, nel frattempo acquisita da Chevron, penso' di avere terminato il suo lavoro: erano convinti che gli indigeni, stanchi, si sarebbero arresi. Invece no,
gli ecuadoregni, aiutati da avvocati pro-bono e associazioni di supporto americane, continuarono la lotta, e nel 2003 riaprirono la causa in Ecuador.

Il 1 Aprile 2008, dopo anni di indagini, verifiche e interviste, l'esperto indipendente nominato dalla corte dell'Ecuador, stimo' che l'inquinamento c'era e che la Texaco-Chevron era responsabile per danni quantificabili fra gli 8 e i 16 miliardi di dollari. Una cifra enorme.

Di solito le ditte petrolifere, davanti a queste multe cosi' elevate e in questo caso di gran lunga superiori al volume di affari attuale della Texaco-Chevron in Ecuador, prefersicono lasciare il paese piuttosto che pagare. Qui per' non possono. Una clausola ben precisa nel processo e' che la Chevron deve sottostare a qualsiasi decisione presa dal giudice prima di lasciare il paese. Il giudice deve ancora pronunciarsi sulla sentenza finale, ma si pensa che la parola dell'esperto ambientale avra' un forte peso sulla decisione.

Intanto i capi dell'Ecuador, Pablo Fajardo Mendoza e Luis Yanza, che hanno lottato 14 anni per avere giustizia hanno vinto un premio di $150,000 da una fondazione di San Francisco per l'ambiente, il Goldman Environmental Prize.


Cosa significa questo per noi? Se guardiamo i dettagli, la loro esperienza non si allontana molto da quello che potrebbe succedere da noi. L'estrazione del petrolio in Ecuador duro' per venti anni, piu' o meno quello che si stima per i nostri pozzi abruzzesi. L'ENI dice che le acque di risulta (l'ho visto coi miei occhi sul loro progetto) verranno reiniettate nel suolo senza trattamenti, proprio come in Ecuador. I limiti legali italiani dicono che per legge, possono emettere H2S anche fino a 30ppm, mentre l'organizzazione mondiale della sanita' dice che il limite massimo dovrebbe essere 0.005ppm. Ci ammaleremo anche noi? A Gela e' successo proprio questo.

Faremo la fine dell'Ecuador? La nostra storia, se non facciamo niente, e' gia' scritta, e non da questa "sedicente scienziata" ma dalla storia del petrolio in qualsiasi altra parte del mondo dove esso sia stato estratto vicino a zone abitate. Non mi invento niente, leggo, e al massimo traduco.

La nostra salute, cari amministratori perditempo, vale molto di piu' dei 6 milioni di euro che l'ENI vuole dare alle "case comunali" di Ortona per i danni ambientali. Se sono disposti a darci sei milioni di euro, vuol dire che lo sanno anche loro che il petrolio fara' disastri da noi.

Ortonesi, mi raccomando il 30 Aprile. La protesta, civile e pacifica, non deve finire: questi Don Rodrighi di manzoniana memoria devono fare la fine che si meritano.

Fonti: Los Angeles Times , Los Angeles Times 2

8 comments:

Anonymous said...

Cara Petroceltic,

per quanto riguarda Vasto iniziate a scavare pure e senza pieta'. La gente che vive sulla terraferma in tale paesello non solo non apprezza quello che di buono hanno attorno, quasi a non rendersene neanche conto. E siccome ci si accorge delle cose solo quando queste mancano, come la saudade brasiliana, difficilmente al vastese gliene puo' fregare di meno che a meno di due km dalla riva ci state voi a sondare. Penso sia proprio tempo maturo di iniziare. Vasto e' pronta a ricevervi, o piu' semplicemente, che ci siate o no, non interessa a nessuno.

maria rita said...

giacinto... anche io sono spesso amareggiata dal comportamento degli abruzzesi - ho tanti amici e parenti sia a lanciano che ad ortona, che sembrano non interessarsi e che pensano o che "qualcuno ci pensera'" oppure "che ci possiamo fare". E cosi, la vita va avanti, tanti piccoli Don Abbondio...

Questo mi fa arrabbiare tantissimo, perche' invece si potrebbe vivere veramente bene se tutti facessimo del nostro meglio. In America (scusa se porto sempre questo esempio, ma e' qui che vivo), quando la gente normale sente le cose brutte, la reazione d'istinto e' di dire "What can I do?", dai piccoli ai grandi problemi. Si deve pure iniziare da qualche parte e se tutti facciamo quel che possiamo qualcosa cambiera'. Dovessi vedere qua in California, tutti a installare pannelli solari, a comprare macchine ibride, a usare buste di stoffa invece che di plastica.
Si inizia cosi.

Invece da noi c'e' rassegnazione, spesso c'e' menefreghismo e non va bene. Proprio ieri sentivo dire da una mia amica dall'Italia: non ho opinioni sul centro oli perche' non mi sono informata. Questo e' scandaloso!! E' una delle cose con maggiori conseguenze alla tua vita di Abruzzese e non hai opinioni? Non e' accettabile. Quando questa storia del petrolio e' iniziata, io davvero pensavo che ci sarebbe stata la rivoluzione, e che bastava solo dirlo alla gente e tutti sarebbero rimasti indignati e non ci avrebbero dormito la notte. Quello che vogliono fare e' gravissimo, e basta solo guardare in qualsiasi altra parte del mondo dove il petrolio c'e' per capire che la qualita' della vita peggiora e le malattie aumentano.

Invece la gente, in generale, dorme. Pensa che tu che una delle mie zie ha pure detto di non dire in giro che le ero imparentata perche' si verognava di me! E sai quante volte, in macchina, a casa, specie all'inizio, pensando a questo centro petroli mi mettevo a piangere da sola, pensando a quello che succedera' senza che nessuno muova un ceppo? Mi sono sentita tante volte inutile, stupida e impotente.

Pian piano poi ho capito che questo e' un processo graduale, che non e' tutto perso, che non si puo' cambiare, in un istante, tutto un modo di essere e di fare un popolo, e che dovevo essere paziente. Ho deciso che dovevo fare di piu', che non dovevo mai dire di no, e che non dovevo io mollare per prima. Solo con l'esempio possiamo essere utili. E in tutta questa storia il mio piu' grande esempio sono stati due ragazzi di Ortona, Davide e Marco. Loro avranno si e no 25 anni, ma se la sono presi a cuore davvero e non si fermano mai. Non hanno detto: non ci posso fare niente, ma si sono inventati, come tutti, un qualche modo per lottare. In un certo senso, sono loro che mi danno speranza, perche' sono il futuro.

Non so come andra' a finire, ma spero che in qualche modo tutta questa amarezza tu possa incanalarla in qualcosa di costruttivo. Forse sei stato scottato in precedenza, non lo so, ma non ti arrendere. So che per me, in un certo senso e' piu facile, perche certe cose non le vedo, e quando esco di casa ho l'oceano di fronte, libero dalle trivelle e dalla speculazione edilizia,
pero' spero che tu possa provarci lo stesso. Dobbiamo attivarci anche per chi non lo fa.

Un abbraccio - MR

wanadobee said...

6 milioni di euro sono le briciole di quello che guadagneranno. Sono cosi' incapaci che hanno visto un po' di zeri e subito hanno detto si.
Distribuiti per 15 anni e' una presa per il culo poi, ma tanto si sa, uno fa l'avvocato e l'altro lo scaricatore di porto vedi tu....

Anonymous said...

Cara Maria Rita,
vorrei segnalare il blog di un ricercatore italiano http://www.stefanomontanari.net/
da sottoporre all'attenzione tua e dei lettori.
Una speranza di avere altri amici?
Grazie e saluti
Lucia

Anonymous said...

giacinto..se non reagisci tu non reagirà nessuno.
prova solo a immaginare come sarà il nostro territorio tra soli cinque anni,di quando sarà troppo tardi e le cose diverranno irreversibili. solo adesso puoi fare qualcosa

Anonymous said...

Giacinto, stai parlando di gente che la pensa come te. Parlando di qualche vastese, hai descritto la TUA indifferenza al problema ed il TUO disinteresse a fare qualcosa.. E' vero di gente cosi' e come te ce n'e' tanta, ma c'e' anche chi è disposto a lottare, per fortuna.

Anonymous said...

ma e possibile che a Ortona non si può andare un giorno tutti sotto al comune verso le 11.30 quando ci sono tutti gli amministratori...e fare na rivolta e prenderli a uova marce???

mha!!!! cmq voglio vedere cosa succederà fino a dicembre del 2008 se non erro e bloccato...anche se le manovre in comune e alla regione continuano.....occhi aperti....

Anonymous said...

Maria Rita,
ero presente alla conferenza che hai tenuto a Pescara. In quella occasione una signora mi chiese se io fossi tua sorella (forse per via dei capelli biondi). Pur dovendo rispondere, ovviamente, di no, per un attimo mi sono sentita lusingata dello scambio di persona. Era solo per dirti di non far troppo caso alle zie che si vergognano della parentela, che comunque non mi permetto di giudicare. Noi tutti siamo orgogliosi del tuo lavoro e della tua generosità, mille volta ancora grazie.
Soleluna vastesi.com