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Saturday, June 1, 2019

Ghana: Airgun, trivelle, FPSO e dieci anni di morie inspiegabili di balene
















The potential negative effects of oil production on the environment can be immense leading to destruction of fishes and plankton in the sea. When oil is being drilled there will be noise pollution, strong vibration from seismic shooting and displacement of flora and fauna is bound to occur



Nel 2007 il governo del Ghana annuncia di avere scoperto il petrolio in mare.

Nel 2009 iniziano le operazioni di air-gun su larga scala.

Nel 2011 iniziano a trivellare. 

Sono passati dieci anni da allora, e parallelamente sono cresciute le preoccupazioni per la vita marina e la salute dell'ambiente.

E infatti all'indomani dell'inzio delle operazioni di airgun arrivano le prime carcasse morte di balene lungo la costa: si parla di decine e decine e decine di balene morte da allora, numeri del tutto inusuali visto che la moria tipica era di una balena morta ogni cinque anni prima del 2009.

La conta fino al 2017 e' di 31 balene morte.
Se fossimo stati a prima del 2009 saremmo a meno di due.

Si stima che le acque al largo del Ghana ci siano circa 150 balene.

Se fosse confermato che la colpa di tutto sono i petrolieri, significherebbe che il 20% di queste balene, appunto 30 esemplari, sono morte a causa del petrolio e dell'airgun.

La cosa e' cosi preoccupante ed insuale che c'e' pure una pagina Wikipedia sul tema balene morte in Ghana

I ricercatori del paese non sanno trovare la ragione di queste morie, specie perche' le balene morte sono state tutte trovate in avanzato stato di decomposizione come dice il ministro della pesca Nayon Bilijo. Si parla di tante altre possibili cause, fra cui batteri, eta', mare inquinato.

Ovviamente nessuno puo' escludere che i rumori assordanti dell'airgun possano avere quantomeno contribuito a queste morti, visto che il senso dell'udito e' essenziale per le balene e che le aiuta ad orientarsi, a trovare cibo,  a non perdere il gruppo

Per esempio, l'associazione ambientalista internazionale, Natural Resources Defense Council e' del parere che le molte morti di balene nel golfo di Guinea in Africa e' da attribuirsi all'oil and gas. E un' altra associazione internazionale, la International Fund for Animal Welfare dice che non c'e' solo l'airgun ma anche gli urti con le navi-petroliere, le acque di risulta inquinate che vengono riversate a mare, che possono uccidere le balene e i rumori e le vibrazioni collegate alle trivellazioni. E poi si fa anche notare che le navi petrolieri possono spesso anche attirare le balene, a causa delle luci che brillano di notte.

Anche OCEANA e' dello stesso parere.

E i residenti? La gente protesta e si arrabbia e fa delle cose che fanno pure stringere il cuore.

Per esempio, il giorno 21 Novembre 2013 nella citta di mare del Ghana chiamata di Domunli hanno celebrato il funerale di una balena di 10 metri che era spiaggiata a riva. Era la 21esima balena morta nella loro regione nel giro di quattro anni.  Sono venuti il capo pescatore e gli anziani delle comunita' vicine a portare i loro omaggi alla balena e a chiedere alle divinita' di capire cosa fosse successo.  E questo perche' la morte delle balene e' anche vista come una terribile iella dai residenti.

A Nkontompo, la marina della citta' di Axim, sono morte cinque balene in una settimana nel 2013. I pescatori ogni volta hanno fatto un enorme buco e ci hanno seppellito la balena morta. Anche qui hanno fatto cerimonie in onore delle povere bestie.

Ma nessuno sa trovare risposte: residenti e pescatori le hanno chieste a vari enti del paese, fra cui l'Agenzia di protezione dell'ambiente, la commissione della pesca, i ministri dell'ambiente, scienza, tecnologia, energia, pesca, e pure alla marina del Ghana, ma nessuno ne sa (o ne vuole sapere) niente. 

Lo schiaffo alla gente sta qui: che molti di questi professoroni danno la colpa ai residenti per le balene morte: secondo il professor Ofori Danso, del dipartimento di oceanografia dell'Universita' del
Ghana i pescatori vanno a caccia di delfini e di balene ... per rivendersele.

Come se questa fosse una moda partita non si sa perche' proprio quando arrivano i petrolieri e come se ci fossero soldi da guadagnare con carcasse mezze decomposte.

Il petrolio del Ghana e' di buona qualita', e si stima che nei mari del paese giacciano circa 660 milioni di barili di greggio.

Con l'airgun e le trivelle compare pure una Floating Production Storage Offload, una famosa FPSO, come quella che volevano installare in Abruzzo, con Ombrina. La loro Ombrina si chiama Kwame Nkrumah e spunta a circa 60km da riva.

E' una delle piu' grandi del mondo, e si trova nel campo petrolifero detto Jubilee.  E' operata da un consorzio guidato dalla Tullow Oil Ghana, ditta la cui sede principale e' nel UK. Ovviamente il CEO di tale petrol-ditta, da buon petroliere, Mr Charles Darko, dice che non e' assolutamente vero che la FPSO o i petrolieri in generale abbiano colpe.

E certo, sono sempre dei santi costoro, dall'Africa all'Alaska, vero?

Addirittura, dicono che stanno collaborando con il governo del Ghana per "capire" che succede. Oltre alla Tullow Oil, il campo Jubilee e' sfruttato da Kosmos, Anadarko, Sabre Oil and Gas e dal Ghana National Petroleum Corporation. 

Interessante che quando chiedevano permessi trivellanti nel 2009, i petrolieri stessi scirvevano che potevano esserci effetti negativi su almeno 18 specie diverse di delfini e di balene. Ma si vede che anche in Ghana vige il tuttapposto!

Oltre a Kwame Nkrumah ci sono altre due FPSO nel paese: la FPSO John Evans Atta Mills  e la  FPSO John Agyekum Kufour. 

Tutte hanno nomi di ex presidenti del Ghana.

Intanto, il paese spera di arricchirsi con il petrolio, cercando di evitare scandali e corruzione come nella vicina Nigeria, dove oltre alle perdite di denaro pubblico dovuto alle mazzette ci sono pure le perdite di petrolio onshore ed offshore a distruggere tutto.

Funziona?

Beh, dipende a chi lo si chiede.

I pescatori per dirne una non sono poi cosi ottimisti e speranzosi.  Guarda caso, a parte le balene, la pesca e' in forte declino, con alcuni pescatori che lamentano crolli dei 2/3 del pescato.

Puntano il dito a campagne di airgun condotte dalla ESL Consulting e della Medea Development che oltre a far scappare i pesci hanno portato con se la chiusura dei mari, prinvandoli anche dell'opportunita' di andare a pesca.

E la pesca qui e' importante: rappresenta la sola fonte di sostentamento per il 10% della popolazione ed un business di 60 milioni all'anno, nelle mani della gente. Il timore dei pescatori e' che si faccia la fine della Nigeria, dove invece della pesca e dei pescatori ci sono ora trivelle e trivellatori.  In Ghana non ci sono aree protette, non ci sono zone off-limits ai petrolieri, e tutte le leggi o i limiti che sono stati proposti in questi ultimi anni sono stati pensati ad arte per favorire non la natura, e non i pescatori, ma i petrolieri.

La speranza era che le sofferenze dei pescatori sarebbero state ripagate dagli introiti collettivi: prima del collasso dei prezzi si proiettava  che all'apice dell'era petrolifera del Ghana le trivelle avrebbero portato un miliardo all'anno di dollari.

Che vuoi che siano 60 milioni confronto ad un miliardo?
Solo che i 60 erano veri e diffusi, il miliardo sulla carta e per pochi, petrolieri e politici.

Intanto e' arrivata pure l'ENI che ben sappiamo quanto si curi di ambiente e di persone!

Le cose non promettono bene: il prezzi del petrolio sono calati, il consorzio del campo Jubilee non e' riuscito a mantenere le promesse. Si calcolava un introito annuo di $650 milioni di USD dal campo in questione. Ne hanno ricavati invece al massimo $240 milioni, con disavanzo di $410 milioni annui. La corruzione aumenta e cosi pure l'incompetenza.

Di cotanta speranza dunque, poco si e' veramente materializzato.

A parte le "misteriose" balene morte.

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