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Tuesday, September 4, 2018

I petrolieri texani chiedono 16 miliardi di USD per salvare le raffinerie dai cambiamenti climatici causati da loro stessi







E' una storia ironica.

E' passato un anno esatto dall'arrivo dell'uragano Harvey in Texas che ha portato allagamenti e danni anche all'infrastruttura petrolifera.

Sotto Harvey il 25% della capacita' di raffinazione del Texas dovette fermarsi. Da qui parte il 30% di tutto il petrolio USA. Un giro di affari senza limiti.

Adesso i petrolieri sono preoccupati di altri, potenti uragani e di altri danni e quindi cercano di prendersi per tempo. Cercano di proteggere i loro impianti che sorgono per lo piu' lungo la costa del golfo del Messico.

Ma vogliono che a pagare sia il contribuente americano!

Con l'appoggio di governatori e sindaci pro-oil, perche' le petrol-tasche sono profonde.

Gia' nel Novembre del 2017 il governatore Greg Abbott aveva chiesto 61 miliardi di dollari al Congresso per la difesa della costa, per la maggior parte i fondi sarebbero andate a zone petrolifere.

Il governo avrebbe potuto usare i propri fondi di emergenza e il governo centrale avrebbe contribuito, ma il Texas, notoriamente conservatore, non fu d'accordo. Dissero che la difesa delle raffinerie era una questione di sicurezza nazionale e che ci doveva pensare Washington.

E Washington disse no: i costi erano troppi elevati e il governo centrale si rifiuto' di pagare tutti i 61 miliardi di dollari. C'erano incendi in California ed altri uragani a cui pensare. 

Non se ne fece niente.

E cosi' si e' passati a misure locali, piu' mirate, ma sempre con una parte a favore di oil and gas.

Per esempio il governo texano ha approvato $3.9 milardi di denaro pubblico per proteggere alcune raffinerie sotto grande pressione lobbistica da parte di oil and gas.

A Houston invece il 25 Agosto 2018 e' stato approvato un pacchetto per proteggere la citta' dalle inondazioni da $2.5 miliardi, che ha incluso la protezione delle raffinerie per conto dei petrolieri.

I soldi pubblici saranno usati per creare tre zone di muraglie contro le ondate.

La prima area e' in localita' Port Arthur citta' al confine con la Louisiana he sa di zolfo per le troppe emissioni petrolifere.Le raffinerie protette con i soldi delle nostre tasse saranno quelle della
Total (Francia), della Valero (Texas), e della Motiva (Arabia Saudita). Sei miglia di costa saranno protette da muraglie di 5 metri di altezza. I lavori inizieranno nei prossimi mesi.

Successivamente si proteggera'  un area di 25 miglia nella Orange County dove sorgono raffinerie della Chevron e della DuPont.

E alla fine l'ultimo segmento sara' nei pressi di Fremont e del rigassificatore della Phillips66, nonche' di raffinerie della Dow Chemical e impianti della BASF.

E' chiaro che tutto e' stato progettato per specificatamente proteggere impianti petrolchimici. Se ci capita la casa di qualche cittadino benvenga, ma non e' questo lo scopo.

L'idea e' che il tutto dovra' diventare parte di un enorme sistema di protezione costale da circa 12 miliardi di dollari se si trovano fondi ulteriori che proteggera' in totale trenta raffinerie texane.

Questa volta i politici hanno approvato senza fiatare.

Ogni anno il Texas perde in media tre metri di costa lungo i suoi 600 chilometri di litorale a causa dell'erosione, per la maggior parte causato da oil and gas.

Interpellati i petrolieri dicono che hanno la coscienza a posto perche' pagano le tasse, e le tasse comprendono queste opere di difesa.

E cosi, i petrolieri causano i cambiamenti climatici, portano a casa soldi, inquinano i nostri polmoni e le nostre democrazie e poi noi gli paghiamo pure i danni!

A pensarci bene in questo caso il contribuente texano paga anche per ditte francesi e saudite!

Il mondo alla rovescia che mostra, sempre che quando questi arrivano, non solo non se ne vanno piu' ma corrompono tutto.

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