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Saturday, December 13, 2014

La devastazione silenziosa del Peru





Una buona notizia: la Pluspetrol ha annunciato che blocchera' le sue attivita' petrolifere in Peru - nel Pichanaki d'Amazzonia per l'esattezza, dopo una serie di proteste da parte dei cittadini.

Purtroppo c'e' stata della violenza: un manifestante di 25 anni e' morto dopo scontri con la polizia che gli ha sparato un colpo di pistola in pancia.  La morte di un secondo ragazzo non e' ancora confermata. Altri 75 sono rimasti feriti. Tutti protestavano contro le trivelle in Amazzonia e l'inquinamento della foresta. Oltre alle proteste in loco, anche circa 2000 persone a Lima sono scese in piazza.

Il ministro dell'energia e delle miniere del Peru,  Eleodoro Mayorga, ha detto che c'e' finalmente stata una tregua coi manifestanti che durera' almeno fino al prossimo incontro fra i governanti ed i manifestanti, il giorno 19 Febbraio.

Ovviamente i politici dicono che e' tutta colpa del popolo, che sono violenti, che a causa delle proteste non si puo' fare il progresso, che gli investitori saranno spaventati e che tutto e' paralizzato.

Il Ministro dell'interno per esempio dice che circa 500 persone sono entrate in modo "violento" nella base militare di Pichanaki che la Pluspetrol di Argentina usa come base.  Il Presidente del Peru Ollanta Humala invece parla di gruppi di estremisti che vanno di qua e di la a seminare zizzania per "estorsione" ai petrolieri.

La Pluspetrol dal canto suo, dice che, poverini, sono li da Settembre e che fanno solo stoccaggio di materiale. Come dire, sono in villeggiatura nella foresta e l'attrezzatura e i fanghi sono solo semplice crema solare. Intanto nel nord del paese altri 14 pozzi di petrolio sono stati occcupati dai manifestanti
perche' non vogliono petrolieri sui loro terreni.

E quindi, la Pluspetrol decide di andarsene.

L'affermazione ufficiale e' “We are going to leave the zone as a result of the fact that our activities are close to ending”.

Buon viaggio!









Proteste di Peru




















 We can’t go on living here. 
They say the oil will last for 30 or 40 years. 
We can’t eat the fish any more, so what will we live on for all those years?

Melita Bela Celis, Peru'

Dear president, I am a 10-year-old girl and live in the Parinari district.
I’m concerned because the Marañón is contaminated.
What are we going to drink?

Lettera al presidente del Peru' Ollanta Humala


Ma mentre a Lima dibattevano piu' o meno animatamente,  a pochi chilometri di distanza si consumava e si consuma ancora una tragedia ambientale silenziosa e che non fa notizia. Alcuni tratti del Rio delle Amazzoni sono coperti da petrolio fuoriuscito dall'oleodotto della ditta nazionale petrolifera Petroperu'. Negli scorsi sei mesi ci sono stati almeno cinque perdite di petrolio. Dal 2013 ad oggi il governo ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale in ben quattro fiumi: Corrientes, Pastaza, Tigre, e Marañon per inquinamento da petrolio. Tutti e quattro sono confluenti nel Rio delle Amazzoni.

Scommetto che ben pochi sanno della devastazione ambientale petrolifera del Peru'. Non e' famosa come quella dell'Alberta, dell'Ecuador, o della Nigeria ma il copione e' lo stesso di sempre.

Sono circa 40 anni che il Rio delle Amazzoni del Peru' viene sfruttato da ditte straniere petrolifere. Quaranta anni di buchi e di inquinamento.  I petrolieri hanno disboscato le foreste per costruire strade e piste di atterraggio per i loro aerei e per i loro elicotteri. Hanno tagliato alberi per installare oleodotti ed hanno, come sempre, pompato i rifiuti petroliferi nei fiumi e nella foresta.

L'oleodotto settentrionale della PetroPeru' e' lungo 850 km ed attraversa la giungla e le Ande prima di arrivare ad una raffineria lungo la costa pacifica.  Le autorita' dicono che non si sa quanto petrolio e' finito nel fiume e nella foresta negli scorsi mesi, e che la colpa  e' degli atti di sabotaggio dei residenti. I residenti invece puntano il dito alla mancata manutenzione di un oleodotto vecchio 40 anni.

A partire dal 2008 gli investimenti petroliferi in Peru' sono aumentati vertiginosamente. Questo dopo che il governo ha deciso di aprire il 75% della foresta tropicale del paese ai petrolieri. E cosi sono arrivati non solo quelli della PetroPeru, ma anche i signori del petrolio di Argentina, Gran Bretagna, Canada e Francia. Un area gia' devastata dalle trivelle e' stata data in pasto ad altri trivellatori, come dice Anders Krogh della Norwegian Rainforest Foundation: “This is an area which was already devastated by the oil companies and what the Peruvian Government has done is to increase the exploration, increase the production, increase the devastation".

Fra i principali operatori odierni, la Pluspetrol peruviana e Petrochina.

Nel Giugno del 2014 il governo ha dimezzato le multe per crimini ambientali, per aprire le porte agli investitori del gas e del petrolio ancora di piu ed ha imposto al ministro per l'ambiente di non poter piu' nominare da solo le zone protette. Come dire, ci pensera' il ministro per l'economia!

Ma come si traduce tutto questo nella vita delle persone?

Siamo lungo il fiume Marañón uno dei fiumi emergenza inquinamento.  Vive qui la comunita' indigena Kukama. Ogni mese da questa piccola comunita' viene pompato l'equivalente di circa 3 milioni di dollari di petrolio.

Le prime perdite dall'oleodotto Petroperu' inziano il 30 Giugno 2014 presso il villaggio di Cuninico dove non usano idrocarburi e dove non sapevano neanche cosa fosse il petrolio. Fra le attivita' principali del villaggio, la pesca.  Assieme alla coltre nera lungo il fiume la solita litania di disturbi ai residenti: mal di testa, sangue dal naso, nausea, e dolori addominali. Le mamme dicono che e' colpa del petrolio nell'acqua che bevono e nel pescato che mangiano.  Si sono ammalati quasi tutti nel villaggio.

Alfonso López Tejada rappresenta circa 60 villaggi inquinati e ricorda non solo che l'oleodotto e' stato trascurato per decenni, ma anche che viene usato sebbene sia ormai sottodimensionato in relazione al petrolio che trasporta.

Vista la gravita' della situazione circa 500 residenti decidono di accamparsi per due settimane nella citta' piu' grande dell'Amazzonia, a Iquitos, a cento chilometri dai loro villaggi. Sono arrivati qui a piedi e con le barche a protestare il petrolio nelle loro vite che gli ha anche tolto l'acqua da bere e il cibo, chiedendo maggiore accesso a cure mediche.


Ed ecco il governo che promette di eseguire test sull' acqua e di distribuire purificatori e depuratori. Quanto basta per rimandare tutti a casa.

Il 16 Novembre un altra perdita di petrolio a soli due chilometri di distanza. Due ragazzi vanno a vedere, ed invece del solito via vai di pesci nella loro laguna preferita scoprono pesci morti, pieni di petrolio con la puzza di petrolio e con le foglie nere. Piu' avanti decine e decine di altre caracasse di pesci morti o morenti.  

Intanto i test mostrano che le acque "potabili" di diciassette comunita' Kukama tanto potabili non sono. Hanno trovato sia nell'acqua, che nel terreno che nei sedimenti metalli pesanti e residui di idrocarburi. Tutti i campioni di fiumi, laghi o pozzi artesiani da cui i residenti prendono l'acqua per bere sono stati considerati non sicuri ed inquinati con valori circa cento volte i limiti legali.

Il Peru' sente la responsabilita' del successo degli incontri sul clima, e anzi proprio a questo summit di dicembre, il paese ha annunciato che arriveranno al 60% elettricita' dalle rinnovabili entro il 2025.

Ma allo stesso tempo il governo ha deciso di perseguire la rapida espansione dell'industria degli idrocarburi in Amazzonia. I due terzi delle emissioni di anidride carbonica dal Peru' derivano da operazioni di disboscamento illegale e/o mirato all'estrazione di petrolio, secondo il Carnegie Institute for Science.

Soprattutto nonostante tutti questi "stati di emergenza" non hanno fatto granche' per aiutare le comunita' impattate dal petrolio.  Non e' un controsenso? Come dicono i residenti, cosa berra' chi vive li?




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