Una buona notizia: la Pluspetrol ha annunciato che blocchera' le sue attivita' petrolifere in Peru - nel Pichanaki d'Amazzonia per l'esattezza, dopo una serie di proteste da parte dei cittadini.
Purtroppo c'e' stata della violenza: un manifestante di 25 anni e' morto dopo scontri con la polizia che gli ha sparato un colpo di pistola in pancia. La morte di un secondo ragazzo non e' ancora confermata. Altri 75 sono rimasti feriti. Tutti protestavano contro le trivelle in Amazzonia e l'inquinamento della foresta. Oltre alle proteste in loco, anche circa 2000 persone a Lima sono scese in piazza.
Il ministro dell'energia e delle miniere del Peru, Eleodoro Mayorga, ha detto che c'e' finalmente stata una tregua coi manifestanti che durera' almeno fino al prossimo incontro fra i governanti ed i manifestanti, il giorno 19 Febbraio.
Ovviamente i politici dicono che e' tutta colpa del popolo, che sono violenti, che a causa delle proteste non si puo' fare il progresso, che gli investitori saranno spaventati e che tutto e' paralizzato.
Il Ministro dell'interno per esempio dice che circa 500 persone sono entrate in modo "violento" nella base militare di Pichanaki che la Pluspetrol di Argentina usa come base. Il Presidente del Peru Ollanta Humala invece parla di gruppi di estremisti che vanno di qua e di la a seminare zizzania per "estorsione" ai petrolieri.
La Pluspetrol dal canto suo, dice che, poverini, sono li da Settembre e che fanno solo stoccaggio di materiale. Come dire, sono in villeggiatura nella foresta e l'attrezzatura e i fanghi sono solo semplice crema solare. Intanto nel nord del paese altri 14 pozzi di petrolio sono stati occcupati dai manifestanti
perche' non vogliono petrolieri sui loro terreni.
E quindi, la Pluspetrol decide di andarsene.
L'affermazione ufficiale e' “We are going to leave the zone as a result of the fact that our activities are close to ending”.
Buon viaggio!
Proteste di Peru
We can’t go on living here.
They say the
oil will last for 30 or 40 years.
We can’t eat the fish any more, so
what will we live on for all those years?
Melita Bela Celis, Peru'
Dear president, I am a 10-year-old girl and live in the Parinari district.
I’m concerned because the Marañón is contaminated.
What are we going to drink?
Lettera al presidente del Peru' Ollanta Humala
Dear president, I am a 10-year-old girl and live in the Parinari district.
I’m concerned because the Marañón is contaminated.
What are we going to drink?
Lettera al presidente del Peru' Ollanta Humala
Si e' appena concluso il summit sul clima di Lima, Peru' fra promesse, frustrazioni e negoziati non sempre facili, in cui i paesi poveri chiedono maggiori investimenti a quelli ricchi.
Ma
mentre a Lima dibattevano piu' o meno animatamente, a pochi chilometri di
distanza si consumava e si consuma ancora una tragedia ambientale silenziosa e che non fa
notizia. Alcuni
tratti del Rio delle Amazzoni sono coperti da petrolio fuoriuscito
dall'oleodotto della ditta nazionale petrolifera Petroperu'. Negli
scorsi sei mesi ci sono stati almeno cinque perdite di petrolio. Dal
2013 ad oggi il governo ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale
in ben quattro fiumi: Corrientes, Pastaza, Tigre, e Marañon per
inquinamento da petrolio. Tutti e quattro sono confluenti nel Rio delle
Amazzoni.
Scommetto che ben pochi sanno della devastazione ambientale
petrolifera del Peru'. Non e' famosa come quella dell'Alberta,
dell'Ecuador, o della Nigeria ma il copione e' lo stesso di sempre.
Sono
circa 40 anni che il Rio delle Amazzoni del Peru' viene sfruttato da
ditte straniere petrolifere. Quaranta anni di buchi e di inquinamento. I
petrolieri hanno disboscato le foreste per costruire strade e piste di
atterraggio per i loro aerei e per i loro elicotteri. Hanno tagliato
alberi per installare oleodotti ed hanno, come sempre, pompato i rifiuti
petroliferi nei fiumi e nella foresta.
L'oleodotto settentrionale della PetroPeru' e' lungo
850 km ed attraversa la giungla e le Ande prima di arrivare ad una
raffineria lungo la costa pacifica. Le autorita' dicono che non si sa quanto petrolio
e' finito nel fiume e nella foresta negli scorsi mesi, e che la colpa e' degli atti di
sabotaggio dei residenti. I residenti invece puntano il dito alla
mancata manutenzione di un oleodotto vecchio 40 anni.
A
partire dal 2008 gli investimenti petroliferi in Peru' sono aumentati
vertiginosamente. Questo dopo che il governo ha deciso di aprire il 75%
della foresta tropicale del paese ai petrolieri. E cosi sono arrivati
non solo quelli della PetroPeru, ma anche i signori del petrolio di
Argentina, Gran Bretagna, Canada e Francia. Un area gia' devastata dalle
trivelle e' stata data in pasto ad altri trivellatori, come dice Anders
Krogh della Norwegian Rainforest Foundation: “This is an area which was
already devastated by the oil companies
and what the Peruvian Government has done is to increase the
exploration, increase the production,
increase the devastation".
Fra i principali operatori odierni, la Pluspetrol peruviana e Petrochina.
Nel Giugno del 2014 il governo ha
dimezzato le multe per crimini ambientali, per aprire le porte agli
investitori del gas e del petrolio ancora di piu ed ha imposto al ministro per
l'ambiente di non poter piu' nominare da solo le zone protette. Come
dire, ci pensera' il ministro per l'economia!
Ma come si traduce tutto questo nella vita delle persone?
Siamo
lungo il fiume Marañón uno dei fiumi emergenza inquinamento. Vive qui
la comunita' indigena Kukama. Ogni mese da questa piccola comunita'
viene pompato l'equivalente di circa 3 milioni di dollari di petrolio.
Le
prime perdite dall'oleodotto Petroperu' inziano il 30 Giugno 2014
presso il villaggio di Cuninico dove non usano idrocarburi e dove non
sapevano neanche cosa fosse il petrolio. Fra le attivita' principali del
villaggio, la pesca. Assieme alla coltre nera lungo il fiume la solita
litania di disturbi ai residenti: mal di testa, sangue dal naso,
nausea, e dolori addominali. Le mamme dicono che e' colpa del petrolio
nell'acqua che bevono e nel pescato che mangiano. Si sono ammalati
quasi tutti nel villaggio.
Alfonso
López Tejada rappresenta circa 60 villaggi inquinati e ricorda non solo che l'oleodotto e' stato
trascurato per decenni, ma anche che viene usato sebbene sia ormai
sottodimensionato in relazione al petrolio che trasporta.
Vista
la gravita' della situazione circa 500 residenti decidono di accamparsi
per due settimane nella citta' piu' grande dell'Amazzonia, a Iquitos, a
cento chilometri dai loro villaggi. Sono arrivati qui a piedi e con
le barche a protestare il petrolio nelle loro vite che gli ha anche
tolto l'acqua da bere e il cibo, chiedendo maggiore accesso a cure
mediche.
Il loro portavoce? Monsignor Miguel Olaortuo che dice:
"We
cannot remain impassive in the face of human suffering. We must stand
in solidarity with our brothers and sisters. This is not a matter of
faith, but of human solidarity and social responsibility."
Ed
ecco il governo che promette di eseguire test sull' acqua e di
distribuire purificatori e depuratori. Quanto basta per rimandare tutti a
casa.
Il 16 Novembre un altra perdita di petrolio a
soli due chilometri di distanza. Due ragazzi vanno a vedere, ed invece
del solito via vai di pesci nella loro laguna preferita scoprono pesci
morti, pieni di petrolio con la puzza di petrolio e con le foglie nere.
Piu' avanti decine e decine di altre caracasse di pesci morti o
morenti.
Il
Peru' sente la responsabilita' del successo degli incontri sul clima, e
anzi proprio a questo summit di dicembre, il paese ha annunciato che
arriveranno al 60% elettricita' dalle rinnovabili entro il 2025.
Ma
allo stesso tempo il governo ha deciso di perseguire la rapida
espansione dell'industria degli idrocarburi in Amazzonia. I due terzi
delle emissioni di anidride carbonica dal Peru' derivano
da operazioni di disboscamento illegale e/o mirato all'estrazione di
petrolio, secondo il Carnegie Institute for Science.
Soprattutto
nonostante tutti questi "stati di emergenza" non hanno fatto granche'
per aiutare le comunita' impattate dal petrolio. Non e' un controsenso?
Come dicono i residenti, cosa berra' chi vive li?
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