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Sunday, February 24, 2019

Claudio Descalzi: 400 tonnellate di petrolio ENI nelle falde della Val D'Agri. Vuole dire qualcosa di sensato?


Claudo Descalzi







 Claudio Descalzi a promettere aria fresca a Pertamina, ditta Indonesiana

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Viggiano, dove l'aria fresca e' merce rara



 
 L'operato dell'ENI in Basilicata, dove le tabelle sono color vergogna:
tutti i valori in rosso sono fuori da ogni limite. 

Qui in Val D'Agri alle loro promesse non ci crede piu' nessuno!

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Ogni tanto vado a leggere le iniziative "green" dell'ENI.

Un po per ridere, un po per vedere cosa si inventano i nostri petrol-amici per giustificare gli schifi che vanno facendo all'ambiente e alle democrazie nel mondo.

Iniziamo dalla raccolta di oli usati da cottura per farci biocarburanti.

Pare che l'ENI abbia creato una partnership con la RenOils per il riutilizzo di oli vegetali in Italia, e che questi saranno processati a Porto Marghera, alla raffineria un tempo black, ora "green" davanti a Venezia. Nel 2018 hanno raccolto 75mila tonnellate di oli, che sono solo il 25% degli scarti annuali del nostro paese.

RenOils con i suoi 254 centri associati vuole incrementare questa percentuale, e sta lavorando con l'Universita' Tor Vergata per creare biocarburanti nuovi.

E' certo una bella cosa, se non che Porto Marghera e' stata essenzialmente sacrificata ai profitti ENI decenni fa, e green o black, e' sempre un area ambientalmente infelice.

Bella cosa e' all'apparenza anche il Clean Beach project che la nostra beneamata ha promosso in Ghana. E' un progetto per ripulire le spiagge di Sanzule, Bakanta, Krisan e Eikwe, nella parte occidentale del Ghana, dalla monnezza.

Hanno pure promosso un “Clean Beach” day il 31 Gennaio 2019 alla presenza di politici, e altri petrolieri. Hanno raccolto 500 chilogrammi di plastica e in generale 11mila chilogrammi di immondizia di vario genere che e' stata trattata secondo i parametri dell'ENI e del Ghana.

Hanno poi, bonta' loro, regalato materiale di pulizia, ramazze e sapone, alla comunita per aiutare a creare una cultura del rispetto del mare.

Che generosi, eh?

Notare che Sanzule, Bakanta, Krisan e Eikwe sono tutte nei pressi della OCTP’s Onshore Receiving Facility, da dove arriva il gas del cosiddetto Sankofa field e che l'ENI opera qui dal 2009.

Certo, organizzare un giorno di pulizia al mare non e' niente per l'ENI, considerata la montagna di profitti che portera' via da qui qui, e di altro tipo di monnezza in aria e in mare che lascera' dietro di se in Ghana. 
 
Vedi Nigeria.

Di recente la nostra amica ha anche firmato accordi con una ditta Indonesiana, la Pertamina, la petroditta nazionale dell'Indonesia per creare non meglio specificate opportunita' di "economia circolare" e "biocarburanti a basso impatto ambientale" con le sue due sussidiarie Syndial (ambiente) e Versalis (chimica). Hanno anche paralto di reciclaggio, riutilizzo e eco-design. Ovviamente non poteva mancare la costruzione di una ... bioraffineria in Indonesia!!

Mmmh.

Mi domando dove sia tutto questo eco-desgin, economia circolare, e amore di pianeta a Viggiano, Val D'Agri, Basilicata, Italia.

Chissa' perche' allora queste cose non mi convincono per niente, e chissa perche' mi paiono solo futili tentativi di ricrearsi una immagine ambientale in paesi e localita' che hanno gia' rovinato, Porto Marghera, o che stanno rovinando, il Ghana, o che rovineranno, l'Indonesia.

Soprattuto non mi convince perche' intanto, qui in Italia, ogni giorno ne vengono fuori delle belle sul modo malsano in cui l'ENI ha trattato ambiente e persone in Basilicata e che mostra che ENI ed ambiente sono incompatibili, nonostante tutte le balle e tutta la petrol-propaganda.

E infatti viene fuori che l'ENI ha inquinato i terreni attorno alla Val D'Agri in modo spettacolare fra l'Agosto ed il Novembre del 2016.

Quattrocento tonnellate di petrolio finiti in ambiente per la precisione dal serbatoio D del Centro Oli di Viggiano su 6mila metri quadrati, con contaminazione di falda e "contaminazione anche esterna al perimetro".

A suo tempo l'ENI disse che un piu' della meta' del petrolio era stato recuperato e che .... tuttapposto. 
 
E' sempre tuttapposto. 
 
L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l'Agenzia Regionale per il Territorio e l'Ambiente (ARTA) della regione Basilicata andarono invece a fare controlli di quelle stesse acque sotterranee nel 2017.

Come si puo' vedere dalle tabelle sopra .. e' tutto rosso!

Cioe' i valori misurati da ARPA e da ISPRA di inquinanti nelle faglie attorno al serbatoio D del Centro Oli sono tutti oltre le soglie legali.

Nelle falde lucane attorno al Centro Oli c'e' dunque un po di tutto - ferro, manganese, idrocarburi policiclici aromatici: benzo(a)antracene, benzo(a)pirene, benzo(b + k)fluoranten, benzo(g,h,i)perilene, crisene, dibenzo (a,h)antracene, indeno (1,2,3-c,d)pirene, pirene, idrocarburi, composti organici aromatici.

Tutta salute, eh!

L'ENI dice che tutto questo ferro e manganese e' un “fondo naturale” ma a Gennaio del 2019 l'ISPRA presenta una sua relazione completa e parla di analisi incomplete nei monitoraggi dell'ENI
 
Per di piu' l'ISPRA nota come alcuni piezometri dell'ENI sono stati messi male, ovviamente in modo da avvantaggiare l'ENI stessa e cioe' da non intercettare le falde!

I piezometri servono per misurare le pressioni dei liquidi, per prendere campioni d'acqua da cui si risale poi alla concentrazione di inquinanti. 

Uno direbbe: ma questi campioni dell'ambiente e delle best available techonologies che trivellano in mezzo mondo, sapranno pure posizionare un tubicino nel posto giusto, no?  E invece no, i piezometri non sono la loro specialita'!

La conclusione di tutto cio' e' che la regione Basilicata, finalmente sveglia dopo un lungo petrol-torpore, denuncia l'ENI per l'inquinamento subito e per i mancati versamenti delle royalties durante tutti i mesi in cui il Centro Oli di Viggiano e' stato chiuso per rimediare il danno.

Mi chiedo quanto piu' importante il secondo fattore sia stato rispetto al primo!

La seconda conclusione sono le parole assurde di Claudio Descalzi che dice:

Sulle trivelle ed in generale io penso che la crescita debba essere fatta minimizzando rischi ed emissioni. Bisogna avere regole, essere rigorosi e trasparenti, facendo partecipare istituzioni e comunità. È giusto che ci sia un dibattito, si aprano le porte come abbiamo fatto in Val D’Agri e a Ravenna. Poi le soluzioni si trovano.
Che significa tutto cio' in Italiano normale?

400 tonnellate sono rischi minimizzati?

Di quali soluzioni si parla?

Quando le vedremo queste soluzioni?

Dove sta questa trasparenza?

Dove sta la partecipazione della comunita' a cui per mesi non e' stato detto niente?
 
Quante altre volte e in quanti altri luoghi gli alti valori di ferro e manganese e tutta quella robaccia impronunciabile e' stata fatta passare per valori di fondo naturale?

Chiedere scusa?

Compensare?

Contemplare che il dibattito possa portare a smettere di trivellare perche' nessuno vi ci vuole?

Come e' ben chiaro allora da tutta questa storia, pulire le spiagge per mezza giornata e regalare le scope e' un atto di pura propadanda, facile da fare in Ghana, e cosi pure raccattare gli oli esausti con ditte ad-hoc o fare promesse roboanti sull'ecologia in Indonesia.
 
Piu' difficile fare le cose giuste, chiedere scusa ai lucani per il pessimo modo in cui ambiente e democrazia sono state trattate qui da 20 anni a questa parte, ed ammettere che e' il proprio modello di business che e' incompatibile con la vita e l'ambiente sano.

Quale che sia la propaganda.
 
Come sempre: occorre non farcela venire dall'inizio questa gente a cui importa solo denaro e speculazione. 
 
Mi viene schifo solo a scriverne. 





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