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Thursday, February 7, 2019

Giovanni Legnini, il PD e le trivelle





Voto del 3 Agosto 2012 con cui Giovanni Legnini votava favorevole al Decreto Sviluppo 
grazie al quale le trivelle bocciate nel 2010 poterono risuscitare

"Il divieto e' altresi' stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, fatti salvi i procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge n. 9 del 1991 in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno 2010 n. 128 ed i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi, nonche' l'efficacia dei titoli abilitativi gia' rilasciati alla medesima data, anche ai fini della esecuzione delle attivita' di ricerca, sviluppo e coltivazione da autorizzare nell'ambito dei titoli stessi, delle eventuali relative proroghe e dei procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi."


Ombrina era stata gia' bocciata grazie al decreto legislativo del 29 Giugno 2010 numero 128.
Il decreto sviluppo, votato da Giovanni Legnini ha dunque esentato Ombrina da qualsiasi divieto.

Tutto questo ci e' costato altri quattro anni di patemi.

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Da quel che ho capito Giovanni Legnini non si candida alla presidenza della regione Abruzzo con il PD ma con una vasta gamma di simboli e loghi di associazioni civiche. Ma quale che sia il manto con cui sceglie di rivestirsi e' innegabile che alle sue spalle ci sono decenni di militanza nel PD (dalla sua fondazione nel 2007) e nelle sue varie incarnazioni precedenti.

Coincidenza vuole che il 2007 e' anche l'anno in cui la sottoscritta ha iniziato a fare questa immane opera di sensibilizzazione e di attivismo quotidiano. Ci tengo a dire quotidiano, perche' e' il lavoro di una persona volontaria che pure ha mille altre responsabilita' e' che ha fatto salti mortali da volontario, e non da politico.

E dunque mi ferisce moralmente non poco vedere Giovanni Legnini cercare di usare Ombrina come una delle sue frecce per centrare l'obiettivo elettorale.

Non e' vero che e' stato Giovanni Legnini a fermare Ombrina, non e' vero assolutamente.

Anzi Giovanni Legnini avrebbe potuto fare molto di piu', non solo per Ombrina se davvero ci teneva cosi tanto, ma per l'Italia intera. Infatto e' stato il suo (ex?)partito che ha approvato tutte le trivelle che ha incontrato nel suo cammino, in tutta Italia.

Sono stati Gianluca Galletti, Dario Franceschini, Corrado Clini, tutti ministri ed esponenti del suo stesso partito, il PD, a mettere quelle odiate firme.

E lui non era uno qualsiasi mentre questi qui approvavano. Era il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel governo Letta, ed e' stato poi vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura! Non proprio l'ultimo arrivato dunque e che se ci teneva poteva parlare, spiegare, convincere, protestare ai suoi amici o compagni di partito.

E poi, se era proprio cosi contrario ad Ombrina, vuol dire che doveva essere contrario pure alle altre trivelle in Ionio o in Sardegna, perche' che differenza c'e'? Cosa ha fatto per le altre regioni che cercavano di fronteggiare i petrolmostri mentre che lui era sSottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri?

A che serve cotanto potere se non si sanno fare le cose giuste, ma difficili?

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Iniziamo dall'inizio.

Devo rendere onore a Giovanni Legnini per essere stato presente in un convegno a Roccamontepiano nel 2009, quando si parlava del Centro Oli di Ortona, ma eravamo gia' molto avanti con l'attivismo sul tema e l'opinione pubblica era gia' quasi unanime contro questo mostro. Era facile venire a convegni e parlare contro il petrolio dopo che mezza provincia di Chieti si era gia' attivata e dopo che la sottoscritta si era gia' presa ogni forma di insulto da petrolieri e politici corrotti. Piu' difficile prendersi la faccenda a cuore e fare le cose quando invece le cose sono difficili e si e' soli e ci sono prezzi da pagare.

A cosa mi riferisco?

Beh, nel 2010 Ombrina venne bocciata, grazie alla valanga di lettere, discorsi, rompimento di scatole fatto a politici locali e romani dagli abruzzesi e da questo blog. Era stata Stefania Prestigiacomo a imporre il divieto ad Ombrina, vietando le trivelle entro le prime 5 miglia da riva e di fatto uccidendo Ombrina e vari altri pozzi lungo i mari nostrani per la prima volta.

Era il cosiddetto decreto legislativo del 29 Giugno 2010 numero 128.

Ma nel 2012 le cose cambiarono: grazie all'articolo 35 del Decreto Sviluppo si decise, schifosamente, di estendere il divieto alle 12 miglia (e chi non puo' essere d'accordo a estendere le fascie protettive!) ma introducendo la clausola secondo la quale i procedimenti gia' avviati potevano andare avanti come se niente fosse. Cioe' il divieto delle 12 miglia si sarebbe applicato solo per concessioni "nuove". Non ci sarebbe stato niente a fermare quelle "vecchie".

Un barbatrucco politico del tutto italico, grazie al quale essenzialmente nessun pezzo di mare sarebbe stato mai protetto, visto che l'intera Italia era nel 2012 gia' circondata da permessi trivellanti, e di pozzi "nuovi" a cui applicare la nuova legge non ce n'erano. Tutto il mare era stato gia' lottizzato e da molto prima.

Giovanni Legnini voto' si a quella legge e al suo articolo 35.

Cosa poteva fare invece?

Poteva votare contro, poteva opporsi, poteva parlare con i suoi amici del PD e fuori del PD, spiegare loro che questo articolo 35 non era ne giusto ne accettabile. Poteva protestare, parlare alla gente, avere coraggio. E non solo per Ombrina, quanto per salvare tutti i mari d'Italia. Se Ombrina era sbagliata per l'Abruzzo lo erano pure gli altri pozzi per altre parti della nazione, no?

Come detto, e' quando le cose sono difficili che si vede di che stoffa sei fatto.

Ripeto qui non si parlava del macellaio di periferia, si parlava di uno che aveva intorno a se tutto il gotha del potere dell'epoca in Italia.

Quando poi Ombrina fu approvata nel 2013, grazie anche all'articolo 35 io glielo chiesi, per telefono, se gli sembrava giusto imbrogliare cosi la gente.

E prima che qualcuno mi minacci di denunce: ho i tabulati delle chiamate fatte a lui da San Diego, estate 2013 durante il SIAM Conference on Control and Its Applications, da una stanza rosa dove, stanca e sola, ho lasciato non poche lacrime.

Lui mi promise che avrebbe fatto del suo meglio per fermare Ombrina. Non riuscivo e non riesco a capire come potesse in cuor suo giustificare il voto favorevole al Decreto Sviluppo e interessarsi ad Ombrina.

Ci sono stati tanti momenti in questa mia petrol-vita in cui avrei voluto essere importante e famosa e ricca, e non per me, quanto perche' avrei usato queste cose per fare delle cose buone, prima fra tutte per l'ambiente, per fermare Ombrina con un battito di ciglia e assieme a lei tutte le sue cugine, da Chioggia a Catanzaro.

Quella telefonata e' uno di quei momenti. Avrei voluto essere io al suo posto e usare influenza e conoscenze in modo disinteressato e per migliorare l'Italia invece che sentire cotanto cerchiobottismo e cosi tanto non-si-puo' ma faro-del-mio-meglio.

Cosi non e' stato.

Il resto e' storia.  Ombrina passo' anche l'Autorizzazione Integrata Ambientale nel 2015, nonostante lettere, proteste, rabbia della gente, e nonostante Giovanni Legnini.
 
Ma allora chi ha fermato Ombrina?

La risposta e' semplice: la ribellione della gente che di petrolio e di FPSO non ne voleva sentire, le proteste intelligenti lungo il corso di otto lunghi anni, la testardaggine di questo blog, e alla fine le nove regioni che chiesero ben sei referendum nazionali sulle trivelle. Erano queste regioni di destra e di sinistra, tutte costiere, che capirono che se passava Ombrina, sarebbero passate tutte le altre proposte trivelle sparse per i loro mari e a invadere le loro estati.

E' stato solo l'incubo dei sei referendum a costringere Matteo Renzi e tutto il PD a stracciare l'articolo 35 del Decreto Sviluppo e a proporre il divieto alle trivelle entro le 12 miglia nella Legge di Stabilita' del 2016 non solo per concessioni future, ma pure per concessioni passate.

E cosi morirono Ombrina ed altri 26 progetti trivellanti.

Infine si parla di Giovanni Legnini che scrisse un emendamento per uscire dall'impasse referendum di cui sopra;  potrei sbagliarmi, ma nella lista di emendamenti attributi a Giovanni Legnini nel governo italiano non ci sono tracce di tali attivita' in quanto l'ultima entry degli emendamenti da lui firmati (ne ha scritti 880) e' datata dicembre 2012.

E poi mi fa un po strano che questo emendamento salti fuori proprio in tempo di elezioni!

Ma  anche se cosi fosse, cioe'  che e' stato questo misterioso emendamento dell'ultima ora a risolvere tutto, era a monte che Giovanni Legnini poteva e doveva dire di no, a mio modesto parere. E non era solo Ombrina che si doveva salvare ma tutti gli altri mari d'Italia, e molto tempo prima.

Ecco, credo che sia onesto ricordare tutte queste cose e non riscrivere la storia solo per fame di poltrona.

L'ultima entry degli emendamenti di Giovanni Legnini e' qui.



Leggo anche comunicati di Alessandro Lanci che dice: 

Chi conosce la politica sa che certe azioni vanno costruite nel tempo, attraverso il paziente e silenzioso lavoro di concertazione.

Io conosco la democrazia, conosco i miei diritti, leggo i fatti e non interpreto a posteriori le intenzioni o gli squallidi do-ut-des della politica italiana. E votare a favore delle trivelle nel 2012, non mi pare concertazione o azione costruttiva nel tempo. 

Infine, che dire del M5S?

Si, e' vero sono l'armata Brancaleone a volte, sono confusi, e hanno spesso ricopiato da questo blog (ma questo l'ha fatto anche Nuovo Senso Civico di Alessandro Lanci!), a volte senza sapere cosa stavano facendo. E la trasparenza tanto decantata a volte lascia il tempo che trova. Ma occorre riconoscere loro che fin dal primo giorno, forse anche grazie all'ottica progressista di Beppe Grillo, sono stati contrari alle trivelle. Vedremo cosa combineranno con la Lega che gli sta alle calcagna, ma anche questo e' realta'.

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