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Sunday, March 27, 2016

27 Marzo 1980 -- ribaltamento di piattaforma Kielland, Norvegia. 123 morti.








** Nelle foto la piattaforma a collassare fu quella a sinistra, dal nome Alexander Kielland.
Quella a destra e' la piattaforma Edda 2/7C che rimase in piedi **


Eccoci qui, un triste anniversario per la Pasqua del 2016.

Trentasei anni fa si rovesciava la Alexander Kielland una piattaforma norvegese che operava nei mari del Nord.

Morirono in 123.

Fu il peggior diastro della Norvegia dai tempi della seconda guerra mondiale. La piattaforma si trovava a 320 chilometri dalle coste scozzesi ed era usata dalla ditta petrolifera Phillips Petroleum per operazioni di mantenimento e di supporto presso la piattaforma Edda 2/7C.

Era la sera del 27 Marzo 1980, e c'era pioggia battente e nebbia. Duecento uomini erano fuori servizio negli alloggi sulla Alexander L. Kielland. Il vento era con raffiche fino a 40 nodi (74 km orari) con onde fino a 12 metri di altezza. L'impianto di perforazione era stato appena staccato dalla piattaforma di produzione Edda. Minuti prima 18.30, si senti' un 'colpo secco' seguito da 'una sorta di tremore'. 

Improvvisamente l'impianto di perforazione sbando' piu' di 30 gradi e poi si stabizzo'. Cinque dei sei cavi di ancoraggio si erano rotti, quello restante impedi' alla piattaforma di rovesciarsi del tutto. Ma dopo quindici minuti cedette anche quello: l'impianto di perforazione si capovolse.

Centotrenta uomini erano in sala mensa e al cinema. La piattaforma aveva sette scialuppe di salvataggio per 50 persone e venti zattere da 20 persone. Solo una scialuppa pero' riusci' a partire, le altre restarono ingarbugliate nelle ferraglie della piattaforma.

Alla fine, morirono in 123. 
 
Nel marzo 1981, un rapporto investigativo concluse che la Kielland crollo' a causa di cedimenti nella struttura della piattaforma: la colpa era di una piccola saldatura di 6 millimetri in una gamba della piattaforma, su cui era anche ancorata della apparecchiatura usata durante le fasi di acquisizione dati con i sonar.


Dopo il disastro si decise di meglio organizzare il personale sulle piattaforme e che ci fosse qualcuno in carica per le operazioni di abbandono in caso di emergenza. I 15 minuti tra il fallimento iniziale della gamba e l'eventuale capovolgimento della piattaforma avrebbero potuto essere usati piu' efficacemente per evacuare il personale.


123 morti. 

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