** Update 8 Marzo 2016 **
“We are ready to protect, defend and die for our forest, families, territory and nation.”
Le donne dell'Ecuador
In queste settimane, le donne si sono poste in prima linea contro i petrolieri spesso dovendo subire la repressione dallo stato centrale.
Le donne delle comunita' indigene Sapara, Shiwiar e Kichwa spiegano che sono loro le principali vittime del petrolio adesso che i cinesi invaderanno i loro territori ed inevetabilmente altereranno, e in peggio, il loro stile di vita fatto di rispetto ed in simbiosi con la natura, l'ambiente, la flora, la fauna.
Scrivono in una lettera al governo dell'Ecuador
“Women are the main victims of oil extraction—their ability to feed their families becomes impaired. There is deterioration of family health and they suffer the division of their communities and other forms of violence”
“We have always defended the living we are not going to stop this ever, we will not allow for the destruction of the Mother Earth who feeds us,”
E cosi' il giorno 8 Marzo 2016 una coalizione di donne indigene e' andata a protestare contro le trivelle cinesi nella citta' di Puyo, Ecuador, assieme a rappresentati internazionali di Women’s Earth, Climate Action Network e di Amazon Watch. C'e' stata una marcia di protesta, una conferenza stampa e la speranza di convincere il governo dell'Ecuador ad annullare le concessioni petrolifere nella foresta.
Ecco la lettera:
"In the city of Puyo, we, Amazonian indigenous women, representatives of the Sapara and Shiwiar Nationalities, the Kichwa Kawsak Sacha and Sarayaku Peoples, and the communities of the Bobonaza Basin, want to express our deep concern with the contract of exploitation and exploration signed by the Ministry of Hydrocarbons with the company Andes Petroleum for Blocks 79 and 83 that directly affect the Sapara, Kichwa, Shiwiar, and Sarayaku territories.
We reject the signing of this contract which will affect our territories, the forest, the water, and the air; exactly how we have seen it occur in Block 10 in the Province of Pastaza. This is where serious social and environmental impacts have been generated, where women are the main victims and their ability to feed their families becomes impaired. There is deterioration of family health, and they suffer the division of their communities and other forms of violence.
This government policy has infringed on our rights since we have not been adequately consulted. We as women have not been considered and we have not participated in those government informational meetings. Plus, the consultations were not carried out as mandated by the ruling of the Inter-American Court of Human Rights (IACHR) in the 2012 case Sarayaku v. Ecuador.
Blocks 79 and 83 affect more than 40% of the Sapara Nationality’s territory which was recognized by UNESCO as a "Masterpiece of Intangible Cultural Heritage of Humanity" on May 18, 2001 because their language and culture are in danger of disappearing. This threat is increased with the development of an oil project in these territories.
Therefore, we reject this oil policy of the government and the possibility of further oil concessions in the southern Amazon; We denounce that deceptive mechanisms have been used to obtain signatures of community members in order to justify supposed prior consultation processes. We stand firm in the defense of our territories, for the defense of life and the good living of our families and communities".
Attentively,
Nancy Santi - President of the Association of Kawsak Sacha Women
Gloria Ushigua - President of the Association of Sapara Women
Zoila Castillo - Territory Leader Bobonaza Basin
Hilda Santi - Leader, Kichwa People of Sarayaku
Patricia Gualinga - Leader of International Relations, Kichwa People of Sarayaku
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“We are currently fighting a battle
against oil companies that enter our territories and threaten our very
existence. We have reached out to our allies, we are
ready to fight with all the strength of our ancestors against the
companies and government to protect the land from which we came, a land
that must remain free from oil exploration.”
Ushigua, leader indigena del gruppo Sapara, Ecuador
Quanto vale la foresta amazzonica dell'Ecuador con tutta la sua natura, biodiversita', e civita' indigena?
Non e' una domanda retorica, perche' un altro pezzo di foresta amazzonica se ne va. L'Ecuador ha infatti deciso di vendere 200mila ettari di foresta nel sud del paese ad un consorzio di petrolieri cinesi, assetati di energia. Il costo? Ottanta milioni di dollari. Era uno degli ultimi angoli di Amazzonia dell'Ecuador ancora non esplorata dai petrolieri.
Non e' servito a quasi niente che la popolazione indigena dell'Ecuador, organizzazioni ambientaliste da mezzo mondo, e personalita' varie abbiano espresso la loro contrarieta'. Il governo ha firmato la cessione mineraria a due ditte cinesi raggruppate sotto il nome Andes Petroleum Ecuador. Sono la China National Petroleum e la China Petroleum and Chemical Corporation, di proprieta' statale di Pechino.
Il nord dell'Ecuador vive ancora l'eredita' della Texaco, adesso di proprieta' della Chevron. Contro la Texaco/Chevron c'e' una causa per inquinamento che va avanti da piu' di venti anni. I petrolieri americani sono accusati di avere reso l'acqua imbevibile, di avere creato discariche illegali, di non aver fatto manutenzione alle loro infrastrutture e di non avere ripulito tutto il disastro che avevano creato in trent'anni di attivita'. Sono anche accusati di avere portato a malattie e morti premature. Ma i petrolieri sono potenti, e di questa causa infinita ancora non se ne viene a capo. Nel corso degli anni alla Texaco/Ecuador si sono aggiunte decine di altre ditte petrolifere, tutte lasciando dietro di se una lunga scia di danni agli indigeni, alla natura, all'acqua. Per dirne una, proprio in questi giorni nel vicino Peru' da un oleodotto sono finiti nei fiumi e nelle piantagioni di cacao crica 500mila litri di petrolio.
L'arrivo dei cinesi della Andes Petroleum e' piu' recente: operano anche loro nel nord del paese e quindi, visto l'ecocidio da quelle parti gia' dovuto a Texaco/Chevron e non certo migliorata dalla Andes Petroelum, gli indigeni del sud hanno cercato di fare tutto il possibile per fermarli.
Le due nuove concessioni si trovano nei terreni del gruppo indigeno Sápara, trecento anime. L'UNESCO ha dichiarato la loro lingua "Oral and Intangible Cultural Heritage of Humanity" nel 2001, per la sua particolarita'. Quella dei Sapara e' da sempre una comunita' che ha sofferto per colpa dello stranieri: prima decimati dall'arrivo dell'uomo bianco e delle sue malattie, poi dalla devastazione del loro habitat quando si abbattevano alberi per farci la gomma. Nel loro passato c'e' schiavitu' e maltrattamento, specie di donne. Secondo Amazon Watch, le trivelle qui porterebbero al genocidio culturale: i Sapara non resisterebbero, e questo va anche contro la costituzione dell'Ecuador, dove e' scritto nero su bianco che la cultura indigena va rispettata e protetta.
Oltre i Sápara, le tribu Kichwa e Shiwiar hanno piu' volte manifestato la propria contrarieta' alle trivelle nei loro terreni. Il loro leader si chiama Ushigua, una donna Sapara, che e' spesso stata presa di mira dalle autorita' solo per avere protestato e chiesto che i propri diritti venissero rispettati. Sa di essere li a combattere da sola una battaglia piu' grande di lei.
Le concessioni vendute dal governo dell'Ecuador sono accanto allo Yasuní National Park, altri 6 mila chilometri quadrati di giungla con altre comunita' mai contattate dal mondo esterno, i Tagaeri e i Taromenane comunita' nomadi che non sanno neanche cosa sia il petrolio.
Ma tutto questo non interessa ne i governanti dell'Ecuador, ne tantomeno i cinesi, petrolieri e politici. Anzi, le firme degli accordi si sono svolti proprio mentre gli indigeni e gli ambientalisti protestavano vivacemente. Secondo i rappresentanti degli indigeni, la compravendita di queste concessioni e' illegale perche' i residenti non sono mai stati interpellati.
E i cinesi? Zhao Xinjun, il presidente di Andes Petroleum Ecuador, dice che hanno investito oltre $3 miliardi e mezzo di dollari e che useranno tecnologia ultra moderna e pieno rispetto per l'ambiente. Si, come hanno rispettato l'ambiente in Cina!
Ma perche' questa compravendita? Perche' l'Ecuador, che produce circa 540 mila barili di petrolio al giorno, ha il petrolio come principale export. Ma i prezzi continuano a calare, e il governo continua ad indebitarsi.Anzi, a Gennaio 2016 sono stati firmati altri prestiti da Pechino a Quito, per un totale di sette miliardi e mezzo di dollari, quasi un decimo del loro PIL. Come dire, la Cina da prestiti e l'Ecuador gli da il diritto di trivellare la foresta.
E' la maledizione di tutte le petrol-societa': ambiente contro denaro.
Qui le immagini dell'Ecuador e della sua foresta amazzonica al petrolio
1 comment:
Purtroppo la cupidigia e la malvagità umana non hanno confini.
Chiunque partecipa e collabora a questi crimini ambientali un bel giorno riceverà in cambio tutto quello che si merita.
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