.

.

Tuesday, October 8, 2013

Lo studente che denuncio' lo stato dell'Alaska sui cambiamenti climatici



The state has a sovereign obligation over 
all the earth and air within its domain

US Supreme Court, 1907

“This is a case about global warming and regulation of greenhouse gases. Several children and their parents sued the State of Alaska. They allege that if the level of greenhouse gases in the atmosphere is not reduced immediately, there will be unprecedented environmental consequences. They are concerned that global warming has already caused damage to Alaska’s environment and that the damage will increase. They asked the trial court to decide that the atmosphere is a public trust resource that the State has an obligation to protect for the public and for future generations.”

Solo in America poteva succedere tutto questo.

Si chiama Nelson Kanuk, viene da Barrow, Alaska e studia all'universita' dell'Alaska, Fairbanks. 

La sua citta' di nascita e' in cima al mondo, e gli effetti dei cambiamenti climatici, e dello scioglimento dei ghiacciai, sono sotto gli occhi di tutti.

E cosi, mentre era ancora studente delle scuola superiore, Nelson Kanuk fa causa allo stato dell'Alaska, argomentando che e' compito dello stato combattere i cambiamenti climatici e garantire che l'atmosfera sia protetta per il presente e per le generazioni future.

Come tutti gli attivisti, la preoccupazione di Nelson nacque quando vide piccole e grandi cose cambiare nella sua vita quotidiana. Noto' che il fiume dietro casa sua si ingrossava sempre di piu e che gli argini arrivavano sempre piu' vicino alla sua casa. Noto' che la neve arrivava in Novembre e non piu' in Settembre.

Assieme ad altri sei studenti, allora, Nelson denuncio' lo stato dell'Alaska per non avere adeguatamente protetto i cittadini dalle eccessive emissioni di anidride carbonica.  La causa va avanti da un po, a negli scorsi giorni e' arrivata fino alla Corte Suprema dell'Alaska, cosa non da poco.

Data la natura singolare dell'evento, per trasparenza, e perche' e' una occasione bellissima di democrazia e di crescita per tutti, specie per gli studenti, si e' deciso che le sessioni della Corte Suprema si sarebbero svolte nell'auditorium della scuola superiore di Nelson Kanuk, per dare a tutti la possibilita' di partecipare.

La causa e' come ogni altra, ci sono accusa e difesa e anche sessioni di domande e risposta con avvocati, giudici e persone informate dei fatti. Tantissimi gli studenti coinvolti, tutti a leggersi come funziona il sistema giudiziario, gli impatti dei cambiamenti climatici e anche l'etichetta giusta su come vestirsi per presentarsi davanti alla Corte Suprema.

A rappresentare Kanuk una non profit dell'Oregon, Our Children's Trust che ha accettato di rappresentare Nelson ed i suoi amici probono. Il perno della causa e' che secondo Our Children's Trust, l'atmosfera e' pubblica, un "public trust" e i governi devono difenderla come difendono tutte le cose pubbliche, di tutti.

E quindi tre sono le domande importanti:

1. Lo stato ha l'obbligo di proteggere l'atmosfera?
2. Il sistema giudiziario puo' decidere in materia?
3. Nelson Kanuk e gli altri studenti che hanno presentato causa, hanno un danno effettivo che la corte puo' in qualche modo valutare e a cui decidere di porre rimedio?

Secondo Think Progress, la questione se l'atmosfera e' un "public trust" o no e' complessa e ha le sue radici nella giurisdizione britannica, quando si chiese al governo di proteggere le vie navigabili, perche' appunto erano di tutti, e lo stato aveva il dovere di gestirle e di mantenerle in buono stato ed accessibili a tutti.

Probabilmente la corte dira' che e' una causa politica, e che lo scopo della questione esula da cio' che la corte - ovviamente - puo' fare.

Ma per Nelson Kanuk la questione e' diversa. Per lui si e' trattato di fare qualcosa, di agire, di fare svegliare qualche coscienza e di non accettare passivamente che la sua citta' si sciolgesse come neve al sole.

Considerato che il caso e' arrivato alla stampa internazionale non e' cosa da poco.






Barrow, Alaska.

No comments: