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Tuesday, June 12, 2012

Pensieri


Il sito di stoccaggio di Rivara, Emilia Romagna


Mi sono arrivati tanti commenti ed email in questi giorni sul fracking, il terremoto, e un sacco di cose del tipo "non e' dimostrato che in Italia il fracking si faccia su larga scala".

Beh, e' proprio qui il problema - cosa aspettiamo per regolamentarlo?

Innanzitutto, mi dispiace moltissimo che ci sia dovuto essere del dolore di un popolo intero per aprire un dialogo nazionale sulla questione trivelle, fracking, stoccaggio, ma spero che qualcosa di buono possa vernirne fuori: delle *regole* solide, su cosa si puo' e cosa non si puo' fare sopraterra, sottoterra, in Italia.

Credo che anche se il terremoto dell'Emilia dovesse essere un fatto del tutto naturale, non e' saggio aggiungere a cio' che madre natura ci ha dato altri rischi, altri stuzziacamenti, altre occasioni per danzare.

E' per questo che si deve programmare, legislare, *decidere prima* che ci siano le tragedie e prendendo ad esempio gli altri, quelli che hanno gia' legislato in materia, quelli che hanno gia' sperimentato gli effetti delle trivelle - che sia l'inquinamento galoppante in Basilicata, che siano le falde acquifere inquinate dal fracking negli stati centrali USA, che sia la Francia che ha bannato il fracking, che siano i morti della piattaforma Paguro, 50 anni fa.

Io credo che occorra seguire l'evidenza scientifica, il principio di precauzione e il semplice buon senso, invece che le balle che ci propinano quelli dell'ENI, Assomineraria e tutte le altre compagnie a cui interessa solo speculare.

Non e' che i cittadini o le autorita' devono dimostrare che fracking, trivelle e stoccaggi sono dannosi, sono i petrolieri che devono dimostrare il contrario!

L'onere della prova sta a loro!

Io credo che il fracking vada esplicitamente vietato dall'Italia, *prima* che si inizi a farlo su grande scala, e considerato che ci sono vari casi in cui gia' ci si prepara a farlo, come scovato da questo blog.
La Francia l'ha fatto. La Bulgaria l'ha fatto. E noi?  


Io credo che il limite marino delle trivelle attuali - 5 miglia - sia ridicolo, e che occorra *chiudere il Mare Adriatico* alle operazioni petrolifere - considerato che negli USA - a parte il Golfo del Messico, il limite e' di 100 miglia, e considerati i problemi di subsidenza che l'Italia ha gia' sperimentato.

Io credo che occorra una moratoria precauzionale su *tutti* gli altri depositi di stoccaggio in programmazione per l'Italia, visto che ce ne sono altri 9 in progetto, oltre ai 14 gia' esistenti, per capire, fino a che non sia super cristallino, trasparente come acqua che le operazioni preliminari dello stoccaggio dalla Erg-Independent Resources siano assolutamente scollegate al terremoto.


Sono queste le "istanze" di concessioni di stoccaggio, oltre a quella di Rivara.



Bagnolo Mella Stoccaggio
Edison Stoccaggio, GDF Suez Energia Italia Retragas Storengy SA
Bagnolo Mella, Capriano del Colle, Dello, Offlaga
(Lombardia - Brescia)








Cugno Le Macine Stoccaggio 
Geogasstock 
Grottole, Ferrandina, Salandra 
(Basilicata - Matera)




Palazzo Moroni Stoccaggio
Edison
Sant'Elpido a Mare
(Marche, Ascoli Piceno)








Poggio Fiorito Stoccaggio  - San Martino (CH)
Gas Plus Italiana
Casacanditella, Fara Filiorum Petri, Filetto, San Martino sulla Marrucina,Vacri
(Abruzzo - Chieti)






Rivara Stoccaggio
Independent Gas Management
Mirandola, Finale Emilia, Medolla, San Felice Sul Panaro, Camposanto, Crevalcuore
(Emilia Romagna - Bologna, Modena)






Romanengo Stoccaggio
Enel Trade
Casaletto di Sopra, Izano, Offalengo, Romanengo, Salvirola, Soncino, Ticengo
(Lombardia - Cremona)






San Benedetto Stoccaggio 
San Benedetto del Tronto, Monteprandone
Acea - Gas Plus Storage - Gaz De France International
(Marche - Ascoli Piceno)






Serra Pizzuta Stoccaggio 
Geogasstock
Pisticci 
(Basilicata - Matera)








Sinarca Stoccaggio
Guglionesi, Monteciflone, Montenero di Bisaccia, Palata
Edison GasPlus Italia
(Molise - Campobasso)





Notare i proponenti - dal Suez, fino all'Inghilterra. Notare le citta' scelte - sismiche di zona 1, marine, turistiche, agricole, densamente abitate.

I motivi di leggi piu' feree contro il trivellamento selvaggio non sono solo il terremoto - ma un insieme molto piu' quotidiano del terremoto - l'abbassarsi del terreno, l'aria avvelenata, le falde inquinate, la monnezza tossica sparsa di qua e di la, il proliferare di struttura petrolifera, le possibili perdite, i possibili scoppi, il mancato rispetto della democrazia - e basta come sempre andare in Basilicata per vederlo.

Se fossi io direi: tutto quello che abbiamo bucato in Italia ce lo teniamo, lo monitoriamo, gli mettiamo tasse e multe salate ogni volta che fanno cose illegali, ma da oggi poi niente piu' buchi.

Abbiamo trivellato questo pianeta per 150 anni.

Fino a quando potremmo continuare a farlo?

In Italia - ma nel mondo - il petrolio ed il gas facili li abbiamo gia' usati - di Cortomaggiore c'e' n'era uno solo. Adesso ci mettiamo a fraccare le miniere dismesse? Ci mettiamo a trivellare i parchi? Ci mettiamo a trivellare i campi?

Ci mettiamo a trivellare a 10 miglia da Venezia? Al largo del Gargano, delle isole Tremiti, di Pantelleria?

A 200 metri dagli ospedali come in Basilicata?

Siamo cosi disperati?  E non e' fantascienza. Sono tutti progetti attuali, esistenti. E perche' no a piazza San Pietro, davanti al duomo di Milano o dentro villa Borghese?

Ogni giorno ci viene ricordato che i cambiamenti climatici estremi sono dovuti al consumo di fonti fossili, e che se andiamo avanti cosi il pianeta scoppia. 

Il tempo del petrolio e' finito.

E no, non finira' la nostra civilta': il genere umano e' sempre andato avanti e non indietro.

Occorre solo avere il coraggio di dire basta e di incamminarsi oggi verso una fossil-fuel free society.



6 comments:

Rara Avis said...

Gentile prof.ssa Maria Rita,che ne pensa di ciò che sostiene Daniela Fontana,docente del Dipartimento Scienze della Terra dell'Universita' di Modena e Reggio,che nega qualsiasi rischio del fracking ?

Anonymous said...

Ecco Rara Avis, ti rispondo io:

http://www.savignano.it/allegati/albo/113/GC027.pdf

Questa è una convenzione tra i Comune di Savignano sul Panaro e l'Università di Parma, in persona del legale rappresentante Daniela Fontana, per "Supporto tecnico-scientifico ed operativo in ambito geologico, idrogeologico e ambientale"
Detta convenzione si correda anche di vari articoli sulla riservatezza, con obblighi vari per il Comune (art.8).

Io vorrei sentire un parere tecnico neutrale, se permetti, da persone che non hanno alcun interesse nei lavori svolti lì. Ne da parte del Comune, dell'Università, delle aziende petrolifere. Loro potranno rispondere semmai davanti ai giudici, se sarà richiesta la loro testimonianza.

Anna

Pablo said...

Prof.ssa Maria Rita D'Orsogna,
questa volta sono d'accordo con lei su diversi aspetti. Solo l'incipit mi lascia un po' perplesso.
"mi dispiace moltissimo che ci sia dovuto essere del dolore di un popolo intero per aprire un dialogo nazionale sulla questione trivelle, fracking, stoccaggio"
Ecco mi riferisco a questa affermazione. Purtroppo si è aperto il dialogo su trivelle, fracking e stoccaggio collegato al terremoto solo per non conoscenza della materia. Perchè allora qualcun altro, su altri blog, ha aperto, collegato al dolore della gente, la questione dei Maya, dell'Haarp, dei complotti della NATO, e via dicendo.
Sul fatto che poi non ci sia bisogno di tutta sta roba, stoccaggi, petrolio, trivelle a go go se ne può parlare. Ma parlarne utilizzando il terremoto mi sembra solo un pretesto.
So che non la pensate così.
My two cents

Pablo said...

Aggiungo una cosa. Come centri di ricerca, secondo me, ben vengano le ricerche effettuate all'interno delle Università. Cosa c'è di male? Credo sia giusto che comuni, province, regioni e aziende si affidino alle Università e agli enti di ricerca pubblici per avere un parere neutrale e di terzietà.
Meglio il parere di un'università che di una società di servizio.

maria rita said...

rara avis, si ho letto anche io. tornero' sulla questione, non a brevissimo, ma ci tornero'.... ciao e grazie - MR

scienz said...

quindi se un ricercatore universitario sigla una convenzione con un ente territoriale per fare un lavoro, questo non è più attendibile? Sapete che se il criterio è questo arriverete a considerare attendibili solo i ricercatori cosi coglioni (o che fanno cose totalmente avulse dal territorio) da non essere mai riusciti ad ottenere una convenzione?
Sapete come funziona l'università e i dipartimenti di scienze della terra? Ma non siamo ridicoli va'...