I danni alla vita marina sono maggiori di quel che si pensa, secondo un nuovo studio dell'Universita'
della Florida sui coralli del Pinnacle Reef nel golfo del Messico. Molti dei 400 coralli esaminati, a circa 35 miglia dal pozzo BP e a circa 70 miglia da riva erano ancora ricoperti di residui oliosi e di pezzi morti.
I ricercatori dicono che tutti gli indicatori puntano ad un singolo "traumatico" evento e non a un processo naturale: altri studi eseguiti fra il 1997 e il 1999 mostravano infatti coralli normali.
Ian MacDonald, oceanografo della Florida State University dice che secondo lui il danno e' ancora maggiore dell'area da loro studiata e che questo e' soltanto la punta dell'iceberg.
Secondo lui, il petrolio e' stato spruzzato con Corexit, il dispersante tossico usato per farlo affondare, e cosi facendo ha intaccato e contaminato i coralli. Un successivo uragano ha contribuito a espandere il petrolio fino a Pinnacles Reef.
Il disastro continua -- cinque anni e mezzo dopo.
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Tutti gli indicatori marini indicano che lo scoppio nel golfo del Messico ha avuto conseguenze disastrose, al momento dell'impatto, ma anche adesso, due anni dopo.
Dopo i delfini morti, le macchie che ricompaiono, i pesci malati, il Corexit e le persone con strane malattie, e' la volta dei coralli.
Ecco infatti un rapporto di CNN in cui si mostra che i coralli a circa 11 chilometri dal pozzo esploso sono stati fortemente danneggiati. Molti dei coralli sono morti, e ora ricoperti da sostanze appiccicose marroncino.
La composizione chimica di questa robaccia e' correlata positivamente al petrolio della BP.
Gli scienziati guidati da Helen White, affermano che questo e' solo uno dei tanti indicatori e che se il petrolio e' arrivato a danneggiare i coralli cosi lontano dal punto dello scoppio e' probabile che sia arrivato con conseguenze gravi su una vasta area del fondale marino.
I coralli sono un ottimo indicatore perche' sono stazionari e perche' quando vengono attaccati da sostanze tossiche reagiscono producendo sostanze protettive mucose. E' proprio su queste sostanze mucose che il petrolio si e' attaccato.
La spedizione lungo i fondali e' stata finanziata dal National Science Foundation, l'ente nazionale per la ricerca americana .
Io sono qui in questi giorni per assegnare i fondi, nel gruppo di Matematica Applicata a Sistemi Biologici. Qui il racconto di come e' stato nel 2008.
2 comments:
Complimenti Maria Rita! Ma non ti dimenticare di noi lucani , torna presto a trovarci.e se si organizzasse un convegno insieme ad altri studiosi coinvolgendo anche i lucani della Campania? Ci vuole un'idea "bomba". Per esempio tu riusciresti a portarci Rubbia? Perchè non fare della Basilicata e dell'Abruzzo un centro di sperimentazione delle energie pulite? Abbiamo luce, sole, boschi, acqua e anche piccoli deserti. Ci vuole solo una idea bomba e poi a seguire una reazione a catena...una catena umana felice, ti voglio bene!F
cavolo,ed io che rompo le scatole alle fidanzate dei miei amici..di non chiedere oro,diamanti e coralli!!!
:-/
Maria Rubbia è via dall'italy da diversi anni ormai, e non penso torni neanche per fare il presidente della repubblica! :-(
cmq ,senza nulla levare al nobel ,
per organizzare qualcosa di renewable energy basta pure un comico... beppe grillo!!
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