.

.

Saturday, April 21, 2012

Venezuela 2011: 4000 perdite




Quattromila cinquantadue per la precisione e' il numero di pozzi di petrolio che hanno avuto perdite nell'annata 2011 in Venezuela.

E questi sono solo numeri ufficiali del governo per conto della Petroleos de Venezuela che e' il petroliere di stato. Chissa' se ne nella realta' sono di piu'.

Il rapporto diffuso dal governo di Chavez parla di "importanti progressi" nei fatti ambientali, ma il vero progresso e' che nel 2010 ci sono stati 2,393 perdite, e oggi 4,052. Piuttosto un regresso direi!

In particolare, di questi problemi di petrolio, 3980 erano problemi "minori" fino a 100 barili - 16,000 litri. Gli altri 72 sono perdite "maggiori", oltre i 100 barili. Di tutti questi casi, solo nel 19% dei casi si e' passati al ripristino, mentre nel restante 81%, si arrangi chi puo'.

Come sempre, come dappertutto,  i risultati dipendono sempre dalle condizioni iniziali: i fondi per gli investimenti nelle opere di manutenzione e di prevenzione ambientale, per il petrolio e per tutto il resto, sono quasi dimezzati in Venezuela, l'inquinamento e' raddoppiato. Semplice no?

Intanto il 2012 non si presenta tanto meglio per il Venezuela: il giorno 4 Aprile 2012 infatti c'e' stata una perdita grave nella zona di Punta de Mata,  e ieri un altro a Anzoategui.  Qui un po di link in cui abbiamo parlato gia' del Venezuela al petrolio

Scoppio Maturin
Lago Maracaibo
PDVSA a Curacao

Ma la storia va avanti da tanto tempo. La comunita' indigena detta Mesa de Guanipa nell'area di

Tascabaña nell'Anzoategui, ricorda che da anni lungo il fiume Orinoco della loro comunita' vengono fuori bolle di metano a causa di perdite dai tubi corrosi mai riparati.

All'inizio qualcuno la usava lo stesso, pensando che fosse acqua termale, poi gli hanno spiegato che era tossica. Adesso inevce di prendere l'acqua dal fiume, gli indigeni la devono prendere dalle taniche govenative.

Il gas fuoriusciva anche da pozzi dimessi. Ogni tanto altre perdite di petrolio

Degli impatti petroliferi nella zona e della scarsa manutenzione, se ne parlo' gia' nel 2005 e poi con piu' vigore nel 2008, quando ci si inizio' ad ammalare e quando i prodotti agicoli iniziarono a mostrare segni di contaminazione nella vicina Freites.


Gli indigeni coltivavano yucca e peperoncini, lungo i loro fiumi c'erano banane e allevamenti bovini. Adesso tutte quelle coltivazioni non ci sono piu', perche' i prodotti sono immangiabili, e ci sono casi di morte degli animali. Quando piove, l'acqua che tocca il suolo crea delle bollicine con dentro il metano.


Come collettivita', gli indigeni sono i titolari dei terreni dal 1783. Il governo dice che occorre riperimetrare l'area per decidede dove mettere le trivelle, e manda la guardia nazionale. La guardia nazionale contro gli indigeni!

La maggior parte di loro ha paura, perche' i petrolieri di stato Venezuelani sono ovviamente potenti.  Ci sono pero' attivisti che cercano di denunciare l'inquinamento, chiedendo che i diritti degli indigeni e dell'ambiente siano rispettati,  come Rafael Maita per conto dell'organizzazione indigena Taguala o il sociologo Rafael Uzcátegui della non-profit Provea.

Ma e' tutto parte di un sistema piu' complesso, e che va ben oltre il petrolio. 

Infatti, la foresta amazzonica del Venezuela e tutto l'ecosistema di quella nazione, sono fortemente compromessi da scarichi illegali, depuratori non funzionanti e inquinamento generale.

Un esempio su tutti: secondo un rapporto governativo diffuso in questi giorni, nello stato di Miranda,  49 depuratori su 50 non funzionano e gli scarichi finiscono direttamente nei fiumi.

La situazione e' definita "tremenda", con varie agenzie che non sanno l'una cosa fa l'altra, spesso in contraddizione fra loro e con nessun piano concreto per migliorare la situazione.

Qui e Qui altre storie sulla qualita' dell'acqua potabile di Caracas e del Venezuela, dovute non al petrolio, ma a cattiva manutenzione e inquinamento.


Fonti:
El Universal

1 comment:

Anonymous said...

grazie per queste finestre sul mondo