Mark Frascogna, CMI
colui che sara' responsabile dei seguenti scempi:
gasdotto Bomba-Paglieta
gasdotto Bomba-Paglieta
trivellazione di almeno 2-3 pozzi a Bomba
costruzione centrale di trattamento a Paglietail tutto per 1 settimana di gas
John McIntyre
Arriva in Abruzzo la Compagnia Mediterranea Idrocarburi (CMI) con sede a Roma e con l'intento di riportare in vita il progetto di estrazione e trattamento "Colle Santo" gia' proposto per Bomba dall Forest Oil Corporation e sconfitto dopo tanti anni di lunghe battaglie dell'intero Abruzzo.
L'intento della CMI e' di sfruttare e di migliorare la resa di almeno sei pozzi vecchi trivellati a Bomba negli anni 1960 dall'Agip, di altri due trivellati dalla Forest Oil in anni piu recenti, e trivellarne almeno altri "due o tre" nuovi. In piu' la CMI vuole creare un gasdotto fino a Paglieta a circa 20 chilometri di distanza e costruire qui una centrale di trattamento per l'eliminazione dell'idrogeno solforato e di altre impurita'.
Secondo i comunicati agli investitori, la CMI prevede di mettere il progetto in produzione entro il 2017. Verranno impattate una decina di comuni del chietino, fra cui Atessa e Torricella Peligna, e varie zone protette a ridosso della Majella, fra cui il lago di Serranella, le colline di Guarenna e il Bosco di Mozzagrogna.
Il progetto di valutazione ambientale della CMI e' stato presentato al Ministero dell'Ambiente il 27 Giugno 2016 in collaborazione con TEA Sistemi, ditta di consulenza petrolifera gia' nota in Abruzzo perche' il suo fondatore, Paolo Andreussi, fu anche uno dei consulenti ENI per la progettazione del Centro Oli di Ortona.
E' importante allora capire chi ci sia dietro la CMI, e quali sono questi nuovi-vecchi speculatori che hanno preso di mira la nostra regione.
Facciamo un passo indietro. La CMI nasce come filiale italiana della Forest Oil Corporation di Denver ai tempi del progetto Bomba ed opera almeno in Italia dal 1996. Il suo nome era ufficiale era Forest Oil CMI, anche se in Abruzzo l'abbiamo sempre chiamata Forest Oil.
A causa di vari investimenti sbagliati della casa madre negli USA, del tracollo dell'industria del petrolio, e di guai ambientali negli USA, e anche del fallimento del progetto Bomba che le fece perdere almeno 35 milioni di dollari, la Forest Oil finisce la liquidita' e nel 2014 viene venduta alla Sabine Oil and Gas, ditta texana andata poi in bancarotta nel 2015.
La Forest Oil CMI invece viene venduta separatamente, alla Dove Energy, ditta fondata nel 2009 e con sede a Dubai. Il suo nome diventa CMI. Pure a Dubai gli faceva appetito l'Italia.
La CMI, ora svincolata dalla Forest Oil, viene poi acquisita nel 2015 dalla canadese Avanti Energy, fondata nel 2013 da un ex-vicepresidente della Forest Oil stessa, John Mc Intyre. Ed e' qui che il cerchio si chiude, perche' quasi tutto il management della Avanti Energy e' formato da ex dipendenti della Forest Oil, fra cui Mark Frascogna che adesso cura direttamente gli interessi della CMI in Italia.
L'acquisto CMI dalla Dove di Dubai ai canadesi della Avanti e' avvenuto per soli 1.5 milioni di dollari.
Si stima che da questi circa dieci pozzi fra vecchi e nuovi si possa estrarre 1.5 miliardi di metri cubi di gas. Visto che in Italia ne consumiamo circa 70 miliardi l'anno, il gas di Colle Santo servira' per dare gas all'intera nazione, secondo le stime della CMI/Avanti stessa, per una misera settimana.
Perche' mai una ditta canadese vorrebbe venire a trivellare a Bomba? E' evidente che e' solo speculazione. Nonostante il crollo del prezzo del petrolio a livello mondiale, ci sono ancora affari da poter fare. In questo caso la Forest Oil aveva gia' speso circa 24 milioni di dollari in studi ambientali, economici, organizzativi preliminari e questi sono costi di risparmio per la CMI e per la Avanti che si trovano gia' meta' del lavoro fatto.
Nei loro comunicati agli investitori ricordano anche che l'Italia e' favorevole perche il nostro regime fiscale e' molto favorevole per loro, le royalties sono basse, ci sono tante opportunita' per ditte piccole come la loro di sfruttare vecchi giacimenti, e perche' le recenti regole imposte dal governo per la simplificazione e per assegnare i progetti sono "rivoluzionari". Usano proprio questa parola: rivoluzionario.
Sono tutti copioni che abbiamo gia' visto in Abruzzo: idrocarburi pochi e scadenti, micro-ditte che pensano di poter venire in Italia a fare il salto di qualita' e che si fanno forza di inesistenti politiche di difesa del territorio in cui risorse e paesaggio vengono monetizzate in cambio di briciole.
Ma sono dieci anni che combattiamo, che combatto. L'informazione e' diffusa, la reazione naturale del grande pubblico non e' piu' di possibilismo ma di opposizione netta e ferma ai petrolieri. Alle petrol-favole non crede piu' nessuno. Occorre solo continuare con la grazia e l'intelligenza di sempre, come mostrano le lotte degli anni scorsi, specie del Comitato Gestione Partecipata del Territorio di Massimo Colonna grazie al cui operato la Forest Oil ha subito una delle piu' importanti lezioni di democrazia della sua storia.
La strada e' tracciata, collaudata da anni. Li abbiamo tenuti fuori tutti dall'Abruzzo finora, e se non ci stanchiamo anche questa fara' la fine delle altre.
La CMI, la Avanti Energy, Mark Frascogna, John McIntyre, i petrolieri di Canada, Dubai e degli USA, e i ministri e i politici pro-petrolio che scrivono leggi "rivoluzionarie" per i petrolieri li manderemo a far compagnia all'ENI, a Paolo Andreussi, a Nicola Fratino, a Sergio Morandi, a Ombrina, alla Rockhopper Exploration, a Sam Moody, a Giorgio Mazzenga.
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