La mensa dei poveri a FortMcMurray
Ecco cosa succede quando l'economia e' una petroeconomia.
Il Canada per anni ha vissuto in tempi di vacche grasse grazie agli alti prezzi del petrolio. Ora che i prezzi del greggio calano, e non ne vogliono sapere di tornare su ai famosi cento dollari al barile di un anno fa, arriva la recessione. E' la prima volta in sei anni, grazie ai costi del petrolio al di sotto di $50 a barile.
``Statistics Canada", l'ente ufficiale che raccoglie dati sull'andamento dell'economia canadese, e di altri quantitativi, una sorta di ISTAT canadese mostra che il PIL del paese e' caduto dello 0.5% nel secondo quarto del 2015, dopo il calo dello 0.8% nel primo quarto. Fanno 1.3% di contrazione dell'economia in sei mesi, che tecnicamente e' recessione. Pensare che per il 2015 ci si aspettava l'1.9% di crescita.
La pausa nella crescita dell'economia a livello mondiale, e la sovrapproduzione di greggio non sono state a favore del Canada che produce ed esporta petrolio di qualita' bassa, costoso ed altamente inquinante. Il petrolio rappresenta il 10% del PIL del paese. Nel frattempo aumentano i debiti nelle case canadesi, il mercato immobiliare e' una bolla che aspetta di crollare. La banca centrale ha tagliato i tassi di interesse. Oltre al calo del petrolio, l'incertezza delle vendite sul mercato cinese: si si aspettava di dover mandare in oriente quantita' infinite non solo di petrolio, ma anche di altra materia prima. Adesso che le cose si sono un po raffreddate in Cina, il Canada si ritrova con un importante cliente in meno.
Fra gli stati piu' colpiti, l'Alberta, appunto il petrolstato per eccellenza. La sperduta Fort McMurray, un tempo considerato l'epicentro del motore economico dell'Alberta e per alcuni versi dell'intero Canada e' adesso un simbolo della caduta economica. Qui tutto ruotava attorno al petrolio. E non e' Statistics Canada a dirgli che c'e' recessione, quanto i 35,000 posti di lavoro persi nel solo 2015. Dopo i licenziamenti a catena, sono rimasti ristoranti ed appartamenti vuoti, l'aereoporto e' semichiuso, e il tasso di disoccupazione e' raddoppiato. E' stato annunciato il disavanzo di 5.9 miliardi di dollari per l'anno fiscale in corso e lo spettro di tasse piu' alte. Tutte le petrolditte in zona hanno annunciato, oltre ai licenziamenti, anche il ritardo o la cancellazione di nuovi lavori. Uno degli economisti di Goldman Sachs ha pronosticato che continuera' cosi per altri dieci anni.
In cambio, deforestazione galoppante, malattie, acqua inquinata, incidenti petroliferi.
E cosi, ci si rende conto, come in tutte le petroleconomie prima o poi, che occorre cambiare e che dipendere cosi tanto dal petrolio e dalla vendita di materia prima lascia il paese troppo alla merce' dei mercati mondiali. Si pensa allora di investire sull'high tech e sul manifatturiero di Toronto o del Quebec. Siccome il dollaro canadese crolla, magari si potrebbero aumentare le esportazioni verso gli USA. C'e' stato un momento in cui un dollaro canadese valeva un po di piu del dollaro USA. Adesso siamo ad 75 centesimi. Ma non e' che la si pensa e la si fa in un colpo solo. Per passare al manifatturiero e all'high tech, ci vogliono anni di programmazione, di investimenti, di formazione di personale, che appunto, durante gli anni delle vacche grasse non ci sono state in Canada, come ricorda l'economista Mike Moffatt:
“It’s not the case if oil drops by $20 a barrel then we just slow down the production of oil and move those workers to southwestern Ontario to a bunch of equipment and machinery that already exist.”
In un certo senso, e' troppo tardi, troppo poco. Per anni il Canada si e' preoccupato di aumentare le sua capacita' petrolifere -- oleodotti verso gli USA, petrolio verso la Cina, altri scavi in Alberta. Il manifatturiero era solo un figliastro dell'economia, con bassa produttivita' e bassa richiesta di prodotti made in Canada perche' non competitivi. Solo le ditte che producevano beni utili all'industria petrolifera hanno visto crescita ed efficenza. Adesso crollano anche quelle.
Come sempre, da comunque la si guardi, le societa' al petrolio sono sempre piu' vulnerabili di quel che sembrano.
Qui le immagini della deforestazione dell'Alberta per tirare fuori petrolio.
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