Il presidente Obama e' appena tornato da un viaggio di tre giorni in Alaska, dove ha usato tutta la sua vis oratoria per indurre all'azione contro i cambiamenti climatici.
Mmh.
Ma non era lo stesso che pochi mesi fa ha dato il lasciapassare alla Shell per trivellare in Artico? E con quale coraggio e' andato in Alaska a dire fermiamo il riscaldamento globale ma allo stesso tempo continuiamo a estrarre petrolio, la causa principale dei cambiamenti climatici?
Ma cosa ha detto Obama in Alaska? Beh, le sue parole sono state abbastanza forti. Ha detto che, di tutti i leader mondiali, chi dice che i cambiamenti climatici non esistono non e' un vero leader. Ha detto che siamo veramente all'orlo di una crisi profonda e che i cambiamenti climatici avranno forti impatti negativi sull'economia mondiale. Ha concluso che se ci fosse una nazione straniera ad attaccare le coste e le colline d'America, noi interverremmo in tutti i modi possibili per fermarli. I cambiamenti climatici sono la stessa cosa: non sono una nazione, ma sono certo un pericolo grande e reale per la geografia americana.
E allora perche' le trivelle in Artico, Mr. President? Le belle parole, senza azioni vere sono solo ipocrisia.
Come si e' giustificato Obama? Cosi: Credo che dobbiamo produrre piu' petrolio in casa e non importarlo dall'estero. Credo che dobbiamo esigere le migliori tecnologie possibili.
Come se fosse possibile estrarre petrolio in Artico (in Artico!) e non aspettarsi problemi, perdite e incidenti. Ma poi, nessuno gliel'ha spiegato ad Obama che i cambiamenti climatici quelli non guardano se il petrolio e' stato estratto dall'Alaska o dall'Arabia Saudita. Bruciare petrolio, ovunque venga estratto e' un altro piccolo passo verso la catastrofe.
Mmmh. Un altro politico in azione. Intanto ci sono state proteste ovunque sia andato.
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