“I can’t believe it and I can’t stop crying.
This proves that people
passionate and organized can actually win sometimes.
We won’t stop until
we win everywhere.”
19 Luglio 2013
Il film infatti si apre con la casa di Josh Fox in Wayne County, nella Pennsylvania del nordest, dove nel 2009 sono arrivati quelli del fracking della ditta Hess e Newfield ad offrirgli soldi in cambio di buchi.
100,000 dollari per la precisone.
Ma invece di dirgli si, Josh Fox si chiede cosa mai fosse questo fracking e fa il giro dell'America gia' martoriata dalle trivelle, raccontando storie, ponendosi domande, interrogando i potenti.
Si arriva cosi' al 2013 quando finalmente a causa del gran polverone sollevato a livello nazionale, Hess e Newfield, le ditte del fracking a casa di Josh Fox, decidono di abbandonare le concessioni gia' assegnategli in tutta Wayne County.
Tutto di un colpo sono state cancellate 1,500 concessioni su un area di 100,000 acri di terreno.
Questa e' stata la reazione di Josh Fox: “I can’t believe it and I can’t stop crying. This proves that people passionate and organized can actually win sometimes. We won’t stop until we win everywhere.”
E come e' successo il tutto?
Nel 2008 Josh Fox ando' ad una riunione dei DCS - Damascus Citizens for Sustainability - un gruppo fondato da cittadini normali, Joe Levine, Jane Cyphers and Barbara Arrindell che appena hanno sentito l'odore delle trivelle, hanno messo la loro professionalita' a servizio della comunita':
Levine era architetto, Cyphers insegnante e Arrindell persona di scienza.
E poi hanno messo insieme una squadra di persone a raccogliere fondi, a scrivere lettere, a raccogliere informazioni, ad organizzare eventi, e a rompere le scatole a tutti. Sono stati uber professionali nel riempire spesso i vuoti e le mancanze di informazioni del governo locale.
Quando Fox ha iniziato a fare il documentario, i DCS gia' avevano contatti con altre realta' USA gia' impattate dal fracking e con personalita' di spicco del mondo scientifico, fra cui Theo Colborn, ricercatrice medico.
Levine diede a Fox una macchina e una lista di persone da intervistare. Nessuno pensava che il film avrebbe riscosso cosi tanto successo. Gasland e' stato nominato per l'Oscar, come migliore documentario, ha ricevuto degli Emmy ed e' stato fonte di informazione per tantissime comunita' impattate dal fracking.
Grazie a tutto questo attivismo, lo stato di New York ha in atto una moratoria che dura da 5 anni ormai e cosi pure tutto il bacino del Delaware River, che e' anche da dove arriva tutta l'acqua che bevono i New Yorkesi.
Uno dei motivi che ha portato Hess e Newfield ad abbandonare il campo sono state proprio le moratorie e le lungaggini burocratiche, nonche' il fatto che essendo cosi' informata la popolazione, e sapendo dei rischi del fracking, molto probabilmente si temevano possibili denuncie e cause legali in caso di inquinamento delle acque della zona. E ovviamente c'e' il lato puramente business della questione: i prezzi del gas scendono e probabilmente i profitti non sarebbero stati tali da giustificare i rischi e le spese.
Si fermera' il quartetto di cui sopra?
No. Per tutti loro - Fox, Arrindell, Cyphers e Levine, questa e' una battaglia vinta, non la fine della guerra.
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In Italia le storie non sono poi cosi diverse. In questi anni ne ho visti tanti di gruppi, e laddove c'e' gente informata e arrabbiata in modo sano, dove si lavora in collaborazione, dove ognuno sa quali sono le sue forse e le sue debolezze, dove si lavora assieme per il bene comune, senza presunzione, succedono sempre cose meravigliose.
Il centro oli di Ortona resta sempre per me una vittoria di popolo bellissima - chi l'avrebbe mai detto che saremmo riusciti a sconfiggere l'ENI e a creare un movimento di popolo cosi' forte e cosi vivo?
Arborea, Ombrina, Bomba, le Tremiti, la Basilicata, Ravenna, l'Emilia, la Sicilia, Carpignano, il Curone, ci siamo dentro tutti assieme.
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