In Russia oil and oil products get spilled literally every day,
Fishing, hunting it's all gone
Dr. Grigory Barenboim,
Russian Academy of Sciences' Institute of Water Problems.
Il 60% degli oleodotti ha falle o perdite
Nel 2014 ci sono stati 11,709 perdite da oleodotti
201 siti contaminati
Sono circa 40 anni, dai primi anni settanta, che i fiumi della Russia del nord diventano neri a causa del ghiaccio saturo di petrolio che si scoglie in primavera.
Usinsk si trova al confine con il circolo polare artico.
E' la capitale russa del petrolio.
A Usinsk c'e' la tundra mescolata alla melma petrolifera, viscida e puzzolente. La citta' e' considerata sede di una delle catastrofi petrolifere piu' gravi del mondo - silenziosa perche' nessuno ne parla mai ma ugualmente catrastrofica.
E' tutto nero - fiumi, neve, alberi, vite.
A Usinsk sgorga il fiume Kolva, che era usato - fino a 40 anni fa - per tutti i bisogni idrici della popolazione, acqua da bere e da cucinare, e c'erano anche pesci in abbondanza.
E poi sono arrivati i petrolieri, e con loro trivelle, buchi, corrosione di oleodotti e monnezza sparsa alla meno peggio.
In Russia circa l'1% della produzione di petrolio e' perso nell'ambiente - fanno 5 milioni di tonnellate - a causa di infrastrutture colabrodo e condizioni climatiche severe. Mezzo milione di tonnellate finisce in mare, in Artico. Altre stime invece parlano di 20 milioni di tonnellate l'anno.
In Russia nessuno paga niente per perdite di petrolio, non ci sono multe, non ci sono obblighi di sistemare le cose, il tutto accade in luoghi difficilmente raggiungibili e molte delle perdite non vengono neanche registrate.
Ci sono piu' perdite in Russia che in Nigeria.
Il petrolio fuoriesce dagli oleodotti arrugginiti, dai pozzi dismessi e uccide tutto quello che incontra, una volta venuto in superficie - terreno, piante, habitat per uccelli e animali.
Usinsk e' la capitale di tutto questo - 40 miglia a sud dal circlo polare artico, e dal cielo pare un area con laghi neri e alberi morti.
Nel 1994 ci fu un enorme scoppio con la perdita di 100,000 tonnellate di greggio, inquinando 25 miglia di fiume, e uccidendo migliai di pesci. Le malattie respiratorie sono aumentate del 28% a causa di questo scoppio della ditta Lukoil.
Il tutto si ripete in tutta la Russia, dal confine con la Cina, fino al Mar Nero.
Ecco qui le statistiche - 1 bbl = 1 barile = 42 galloni = 160 litri circa.
Perdite:
Russia: 5 milioni di tonnellate di petrolio disperso all'anno in media negli scorsi anni
Nigeria: 110,000 tonnellate di petrolio disperso nel 2009 per la maggior parte a causa dei ribelli
USA: 15,000 tonnellate di petrolio disperso all'anno in media fra il 2001-2010
Canada: 7,700 tonnellate di petrolio disperso nel 2010
Norvegia: 3,000 tonnellate di petrolio disperso in media negli scorsi anni
Produzione:
Russia: 8.8 milioni di bbl al giorno
Nigeria: 2 milioni di bbl al giorno
USA: 7.8 milioni di bbl al giorno
Canada: 3.2 milioni di bbl al giorno
Norvegia: 2.3 milioni di bbl al giorno
Cioe' la Russia, il secondo produttore di petrolio del mondo dopo l'Arabia Saudita e' anche il paese che in proporzione ne riversa di piu' nell'ambiente.
La storia interessante e' quella di Valery Bratenkov, che di giorno lavora per l'industria del petrolio, e di sera sta con gli ambientalisti. Ad Usinsk infatti la maggior parte delle persone, non avendo altre opportunita', lavora nell'industria del petrolio, anche quelle piu' sensibili.
Alla sera, Valery racconta come ogni volta che riporta perdite e problemi agli oleodotti di Usinsk, i padroni della Lukoil gli dicono che non e' niente e che costa troppo sistemarli. Dicono che le perdite sono poche e che sono tutte allucinazioni.
Sara'.
Intanto alci e pesci non ci sono piu. Intanto malattie, disocupazione per tutti. Le malattie del sistema nervoso fra i giovani, per dirne una, sono aumentate in 15 anni da 72 casi a 254.
Cosa succedera' quando la Russia iniziera' a trivellare l'Artico vero e proprio?
1 comment:
"Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, inquinato l'ultimo fiume, catturato l' ultimo pesce, vi accorgerete che i soldi non si mangiano"
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