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Wednesday, June 30, 2010

Stefania Prestigiacomo e lo scoppio in Egitto




Secondo calcoli informali sia Ombrina che Elsa ricadono

nelle 5 miglia di Ms. Prestigiacomo e dovrebbero finire
all'aceto. Attendiamo di sentire dalle compagnie
cosa hanno da dire in merito

Da quando e' scoppiata la piattaforma BP nel golfo del Messico, giornali e televisioni sono piu' interessati del solito ai problemi di perdite, scoppi, incendi e disastri petroliferi, in mare e su terraferma.

In queste settimane abbiamo sentito delle perdite dalla nave di Singapore, dello scoppio in Pennsylvania, in Venezuela e da un po di giorni in Egitto, anche se si e' il governo del Cairo ha tentato di tenere quest'ultima notizia un po in silenzio per proteggere il suo turismo.

Ma gli incidenti petroliferi a frequenza regolare, ci sono sempre stati e, purtroppo, ci saranno ancora dopo che il petrolio, si spera presto, verra' fermato nel golfo del Messico.

Prendiamo ad esempio l'Egitto. Viene fuori oggi che una zona del Mar Rosso, detta British Hurghada, molto amata dai turisti, e' stata duramente colpita dal petrolio disperso in mare a seguito delle perdite di una piattaforma di proprieta' del governo egiziano in localita' Jebel al-Zayt. Il pozzo era a circa 100 km dalla riva. Si parla di circa 160km di costa inquinata. Sono morti pesci e tartarughe. Gia' dal 19 giugno si sapeva di perdite dal pozzo, ma solo in questi ultimi giorni e' venuto fuori che le operazioni di contenimento e si estendono su un raggio di 50 km. All'inizio il governo egizio ha cercato di passare il messaggio che si trattasse di lavaggio a mare di cisterne e non di falle sotterranee.

Questo nel 2010.

Nel 2008 ci fu un altro scoppio in mare di una piattaforma niente di meno di proprieta' di ENI-Saipem. Era l'8 Marzo. L'incendio blocco' nove pozzi collegati l'uno all'altro, costo' al governo 78 milioni di dollari, e mandarono in mare ben 120,000 barili di petrolio, cioe' circa
20 milioni di litri.

Nel 2004 invece scoppio' la piattaforma Adriatic IV, relativa ad una piattaforma di estrazione di gas in localita' Port Said. Dopo lo scoppio, un violento incendio durato una settimana di tempo.
Nessuno e' morto ma hanno dovuto evaucare 150 lavoratori. La piattaforma scoppio' e si e' inabissata nel mare. Era di ENI, BP e del governo egizio. La piattaforma e' stata poi ricostruita.

Sempre nel 2004 un altro incidente ha riguardato un'altra piattaforma semi sommergibile chiamata Jim Cunningham nei mari egiziani, questa volta operata dalla Transocean, la stessa ch egestiva la piattaforma BP in Louisiana.

Un altro grave incidente riguarda il 1996, quando in tre sono morti per lo scoppio di una piattaforma in mare nel golfo del Suez, in una concessione petrolifera dal nome Morgan.

Secondo Business today in Egitto c'e' un incendio grave all'anno sulle piattaforme nei suoi mari, questo da almeno 25 anni a questa parte. Ieri c'e' anche stato un attacco terroristico su un oleodotto, con bombe lanciate sui tubi e con ingenti perdite di petrolio. Ma questa e' un altro tipo di cattiveria e di avidita' umana.

Intanto, il ministro del petrolio egizio, Sameh Fahmy ha detto che siccome in Egitto l'industria del turismo e' molto importante, vorrebbe ridurre il numero dei pozzi a mare, attualmente 188 e portarli ad un numero minore.

La piattaforma scoppiata in questi giorni era a 50 miglia nautiche dalla costa, CIRCA CENTO CHILOMETRI e ha causato tutti quei danni per una perdita sotterranea. Gli egizi temono per il loro turismo.

In Italia invece la nostra Stefania Prestigiacomo dice proprio oggi che per proteggere il turismo italiano basta vietare le piattaforme a 5 miglia dalla costa, circa 9 km. Metterle al sesto miglio va bene. I gioielli invece, cioe' le aree protette, meritano ben 12 miglia, cioe' 22km. Dice che occorrera' la VIA per tutte le concessioni petrolifere d'Italia.

Io ne ho lette quattro di VIA da cima a fondo, fanno piangere per come sono scritte con i piedi, e soprattutto, non si capisce bene se i ministeri vari tengano davvero in considerazione cio' che noi cittadini gli diciamo oppure se sia tutta una operazione di facciata. Vedremo cosa ci dicono per Ombrina Mare e se le 5 miglia si applicano qui per davvero e se l'aver detto (in centinaia!) al ministro che quella VIA faceva pieta' serva a qualcosa.

Intanto in California non si possono mettere piattaforme nuove a 100 miglia dalla costa da 40 anni a questa parte. Senza VIA, senza se e senza ma. E ogni volta che ci provano o ci hanno provato a sfondare questo limite, la gente gli ha democraticamente risposto: no, grazie.
Fatevele a casa vostra.


Fonti: Peace Reporter, Business Today Egypt

9 comments:

Anonymous said...

se si sommano fattori come:
1-incompetenza del ministro in questione;
2-incapacità a gestire un ministero
3-pressioni economiche delle compagnie petrolifere
4-pressioni politiche delle compagnie petrolifere..
5-disinteresse degli organi di stampa
6-disinteresse dei cittadini
il risultato è un annunciato e proclamato disastro ambientale
giovanna bellizzi

giosuè said...

voglio proprio vedere la faccia bonaria del dr sergio morandi quando le diranno che la sua creatura "OMBRINA" dista a sole 5,5 km dalla riva (in contrada Vallevò) e dove gli hanno permesso di trivellare il suo pozzo a solo 1 km da ben tre riserve sperimentali di ripopolamento ittico finanziato dalla comunità economica europea e dalla regione abruzzo e che il suo monitoraggio deve essere fatto fino al 2013 dall'ARTA abruzzo, ente che dovrebbe tutelare l'ambiente e che lo doveva mandare a quel paese nel momento in cui la MEDOIL GAS ITALIA ha presentato la VIA al suo progetto di trivellare il pozzo OMBRINA MARE 2, ma questa e tutta un'altra storia in questa italietta e i suoi italiotti...

davide said...

cavoli, la foto turba non poco!
però poi pensando allo squadrone che abbiamo al ministero dell'ambiente,ci si distrae:
la ministro,imprenditrice, si è laureata di recente presso una piccola università privata in scienze dell'amministrazione , con una tesi sull'adozione a DISTANZA!
mentre la vicari è architetto,
molti altri laureati in legge ed economia..
io aspetto che venga chiamata noemi letizia!
infine, pare che in commissione ambiente, ci fosse il consigliere provinciale romano, tal pier paolo zaccai, pizzicato con coca e trans ieri a roma!
sui gusti sessuali non ho problemi,
ma sulla ricattabilità si!

spol666 said...

Sicuramente 5 miglia o 12 miglia non sono la soluzione del problema, però se si riuscisse finalmente a far istituire il parco nazionale della costa teatina, almeno nella provincia di chieti potremmo avere 12 miglia di protezione, penso che la maggior parte delle richieste di concessione o sfruttamento andrebbero alle ortiche... bisogna fare pressione sui sindaci della costa perchè diano finalmente la perimetrazione del parco... anche per evitare gli scempi edilizi che iniziano a vedersi a san vito...

Stefano said...

Pare che la MedOil abbia fatto un comunicato.

Da QuotidianoEnergia
(http://www.quotidianoenergia.it/index.php):
"Stop trivellazioni, Ombrina Mare a rischio - Roma, 2 luglio - Lo stop alle trivellazioni petrolifere entro le 5 miglia dalle coste italiane previsto dallo schema di decreto approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri (QE 1/7) “potrebbe anche riguardare le domande di permesso attualmente pendenti e quindi sul progetto Ombrina Mare”. Lo ha comunicato oggi Mediterarnean Oil & Gas (MedOil), spiegando che il giacimento al largo dell’Abruzzo “è situato all’interno della zona di esclusione di 5 miglia..."

Stefano said...

Pare che la MedOil abbia fatto un comunicato.

Da QuotidianoEnergia
(http://www.quotidianoenergia.it/index.php):
"Stop trivellazioni, Ombrina Mare a rischio - Roma, 2 luglio - Lo stop alle trivellazioni petrolifere entro le 5 miglia dalle coste italiane previsto dallo schema di decreto approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri (QE 1/7) “potrebbe anche riguardare le domande di permesso attualmente pendenti e quindi sul progetto Ombrina Mare”. Lo ha comunicato oggi Mediterarnean Oil & Gas (MedOil), spiegando che il giacimento al largo dell’Abruzzo “è situato all’interno della zona di esclusione di 5 miglia..."

davide said...

5 miglia o 12 mn è una discussione accettabile solo per la portata di una patente nautica!
gli studenti delle elementari ricordano ai nobel del ministero dell'ambiente che l'adriatico è il mare più chiuso del mediterraneo (senza considerare il nero),con una distanza massima tra le coste italiane e slave di circa 100mn.
inoltre è un mare poco profondo ed a causa della drastica diminuzione della corrente del golfo di trieste e di quelle ascensionali,
risulta essere purtroppo in allarme rosso di per sé.
non può esistere alcun VIA onesto che possa permettere trivelle a 10,20 opp 50 mn che siano,
in un mare già fortemente penalizzato dai cambiamente climatici.

Anonymous said...

Per adesso accontentiamoci di questa piccola battaglia vinta, almeno speriamo sia così.
Di certo come sono già abituati a fare, passata la burrasca tornano come prima.
La vera vittoria si avrà solo quando finalmente cominceranno a ri finanziare i parchi fotovoltaici e a screditare il nucleare, la petrolizzazione ecc.
10 le centrali previste di cui una sembra potrebbe essere piazzata nel chietino, ma anche se viene ad ancona, poco cambierebbe.
In una delle ultime scoperte fatte dagli scenziati sotto la majella si è scoperta una nuova caratteristica della cellula, se ricordo bene è stata denominata " il celerino", è stato detto chiaramente che questo comportamento scoperto nella cellula era stato possibile dal fatto che in italia non esistevano centrali nucleari.
Ora però l'isola felice chiuderà,
intanto i finanziamenti sul fotovoltaico sono stati chiusi e già da gennaio gli incentivi saranno ridotti di molto e soprattutto non si sanno ancora.
Ma come si può trovare persone disposte ad investire centinaia di migliaia di euro se non si sa nemmeno con quale guadagno, se non si sa se la cosa andrà avanti, supponiamo che tutto il progetto non venga completato in tempo? il 31 dicembre è molto vicino se pensate che ci sono domande e certificati che devono essere prodotti da uffici dormienti.

I fronti crescono e noi Siamo comunque messi male.

Nicola.

Anonymous said...

Dal portale Indymedia al link:

http://piemonte.indymedia.org/article/10521

ENI: colpo di spugna sui più gravi disastri ambientali della nostra storia.

Pronto per l’ENI un decreto “ad personam” ed un accordo riservato con il Ministero dell’Ambiente per cancellare il passato. Benefici colossali anche per Erg (sito di Priolo Gargallo).

Toglietevelo dalla testa. Non ci sarà nessuna resa dei conti per i danni causati dall’ENI a, Brindisi, Napoli orientale, Pieve Vergonte, Crotone, Cengio, Avenza, Mantova, Priolo Gargallo, Gela, Porto Torres. Alcuni dei più gravi disastri ambientali causati dall’Eni nel nostro paese saranno cancellati con un colpo di spugna. Per sempre. Svaniranno come il gas flaring nell’aria del delta del Niger. Tanto per non farci mancare niente anche in Africa abbiamo esportato il peggior “made in Italy”. Made in Italy criminale” targato ENI. Bisogna francamente ammettere che l’Eni una bella mano a distruggere il pianeta l’ha data.


Quali sono le geniali menti che hanno concepito un Condono tombale/ambientale di tal sorta?. Eppure l’avvelenamento del territorio ha determinato la violazione di numerosissimi diritti tra cui quello alla salute, alla vita, ad un ambiente sano, a un salubre standard di vita. Chi se ne fotte del rispetto dei diritti umani, direte voi. Sta anche scritto sulla carta (e lì rimane). D’altronde è una logica conseguenza. Che ci potevamo aspettare da un’esecutivo che legifera “ad personam” e che dispensa impunità alla bisogna (tutelando chi delinque). Se pensate che lo scudo ambientale per l’ENI cade in una stagione del tutto casuale vi sbagliate di grosso. In questo particolare momento sta per incombere sull’Eni la mannaia delle Procure per gravi fatti di inquinamento. Paolo Scaroni (amministratore delegato dell’ENI) è reduce da una recentissima sentenza del Tribunale di Torino che ha pesantemente sanzionato l’ENI condannandola a pagare 1.833.475.405,49 Euro (disastro ambientale determinato da decenni di velENI nel Lago Maggiore dello Stabilimenti ENI di Pieve Vergonte).
- “Inquinamento del Lago Maggiore. Condannata l'E.N.I. Spa per disastro ambientale”.
http://piemonte.indymedia.org/article/5590

Tra non molto potrebbero aggiungersi a Pieve Vergonte decine di altri siti industriali dove l’ENI è acclarato essere stata la diretta responsabile di paurosi scempi ambientali. Vedi per l’appunto Priolo Gargallo, Brindisi, Napoli orientale, Crotone, Cengio, Avenza, Mantova, Gela, Porto Torres.

Come ne uscirà stavolta l’Eni? Direi elegantemente.

continua ...