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Saturday, April 8, 2017

Un milione di profughi del clima, dall'Alaska al Pacifico









Succede in Louisiana, Brasile, New York, Australia, Thailandia, Filippine, Alaska. Succede un po dappertutto per le comunita' di mare.

Gente che vive sulle coste e che deve abbandondare le proprie case per colpa di erosione, innalzamento dei livelli del mare, tempeste violente, perdita di terreno.

Secondo un recente articolo pubblicato su Nature Climate Change sono circa 1 milione le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni.  Per la precisone 1 milione e 300mila. E mentre fino a pochi anni fa si cercava di proteggere quello che c'era, adesso l'atteggiamento prevalente e' di andare via.

Cosa fare infatti con l'arrivo di mareggiate senza precedenti, allagamenti e continuo innalzarsi del mare? Si possono innalzare le strade e le case, cercare di proteggere le lagune, migliorare i codici con cui si costruisce.

Ma si puo' anche decidere di lasciare perdere, visto che i costi sono elevati, ed e' certo che il clima e l'ambiente non torneranno quelli di prima.

Ed e' questo il dilemma delle comunita' costiere.

Storicamente, migrazioni di massa collegate alle condizioni climatiche sono molto ben documentate, e quello che viviamo adesso -- appunto il milione e trecentomila anime che hanno dovuto lasciare le proprie case -- e' la manfestazione dei nostri tempi del problema.
Durante il secolo 1900-2000 i livelli del mare si sono innalzati di ben 12 centimetri. Le previsioni sono di varie decine di centimetri in questo secolo. Secondo alcuni studi circa 470 milioni di persone perderanno la casa.
 
Alcuni ricorderanno l'uragano Sandy che colpi' le coste del New Jersey nel 2012 -- molte delle case sono state rasate al suolo e mai piu ricostruite.

Dopo il tifone Haiyan del 2013 Le Filippine hanno messo il divieto di costruire a 50 metri dalla costa e hanno forzato l'evacuazione di 80,000 persone.  Dopo lo tsunami del 2004, almeno 22,000 case sono state perse e non piu' ricostruite in zone costiere.

A volte la gente via via in modo preventivo, e cioe' prima che ci siano i disastri: le citta' evacuate perche' i cambiamenti climatici stanno piano piano portando via coste e case e non si vuole aspettare "il grande evento".

In Louisiana accade lo stesso: qui l'erosione dovuta alle estrazioni di petrolio e di gas ha fatto perdere case, terreni e coste.

Il caso piu' eclatante e' quello di Shishmaref in Alaska, citta' costruita sul ghiaccio e che e' destinata a morire.
 
Siamo a 160 miglia dalla Russia -- il ghiaccio scompare. Nevica sempre di meno, e sempre piu' tardi e il ghiaccio si scioglie prima o neanche si forma. L'erosione monta.  L"assenza di ghiaccio fa si che durante le tempeste pezzi interi di costa vengono triturati e finiscono in mare, senza protezione.
Una delle case e' gia' crollata in mare nel 2006. Norman era un ragazzino che nel 2007 cadde risucchiato dal ghiaccio di Shishmaref che si scioglieva e mori'.

Ogni secondo pompiamo in atmosfera 1200 metri cubi di CO2. 
Il pianeta si e' surriscaldato, in media di un grado centigrado dalla rivoluzione industriale ad oggi, una enormita'. L'Artico ha avuto livelli di aumento di temperatura doppi che il resto del pianeta.

In Alanska ci sono almeno 31 villaggi a rischio di scomparire, come Shishmaref. 12 di questi villaggi stanno cercando di capire dove e come evacuare, perche' sanno che non c'e' speranza.

Siamo noi a causare tutto cio', bruciando fonti fossili a ritmi allarmanti. Se l'obiettivo e' di contenere l'aumento della temperatura a due gradi centigradi, una sola cosa si deve fare: non pompare mai piu petrolio.

Dall'altra parte del mondo, le isole Kiribati, le isole Marshall, le isole Fiji. Lontanissme dall'Alaska ma tutte che rischiano di scomparire.  Isle di Jean Charles in Louisiana che pure sprofonda a causa dei cambiamenti climatici.

A Miami Beach, Florida, hanno dovuto installare pompe speciali per evitare allagamenti, collegati all'erosione. 

Non tutte le comunita' hanno i soldi per programmare la evacuazione e la risistemazione delle persone. E' costoso, la gente e' vulnerabile, e' una strada a senso unico.

A Shishmaref sanno che non hanno sclta, e cosi la citta' ha deciso di evacure prima che il mare porti via tutto.  Ma non hanno i soldi. E dove evacueranno? Non si sa, forse verso l'interno. Ma questo significa perdita di identita': la maggior parte delle persone qui vive di pesca e di caccia e di tradizioni Inupiat collegate al mare.

Saranno lo stesso popolo?

Perche' devono evacuare loro, se il loro stile di vita, di indigeni, e' molto meno impattante di quello di centinaia di milioni di persone che sprecano, bruciano, e generano molto piu' inquinamento e emettono molta piu CO2 di loro?


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