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Saturday, March 16, 2019

Matteo Salvini e la scelleratezza in Basilicata




Che pena vedere questa gente, piccola piccola.

Io ci scommetto che Matteo Salvini di ENI, di petrolio, di inquinamento, di malattie, di corruzione, tumori e lacrime in Basilicata non ne sappia niente.

Perche' chiunque abbia letto anche solo un po, e vagamente, della faccenda ENI in Lucania non puo' che venirne fuori con un profondo senso di pieta' umana per una vallata dove un tempo si facevano mele ed uva, e dove ora si fabbrica morte. E per pieta' umana intendo quella rispettosa, che si fa l'analisi di coscienza, che si chiede "cosa posso fare io per migliorare la situazione?", che vuol bene, che e' discreta e gentile.

Matteo Salvini no, invece.  Si mette il cappello giallo dell'ENI e va via fiero, tutto pomposo facendo finta che i miasmi di idrogeno solforato non esistano. E quindi ne deduco che veramente sia ignorante di tutte le statistiche, gli aneddoti, le storie di petrol-vita di questa regione, che non abbia speso nemmmeno 10 minuti a parlare con chi in Val D'Agri ci vive.

Solo che l'ignoranza nel caso di un politico non e' accettabile.

Da come la vedo io, questa mossa e' pura sciacallaggine elettorale.  Salvini viene in Lucania, si veste di ENI e domani se ne andra', e ci scommetto che il giorno dopo le elezioni non sara' cambiato niente qui. Le notizie di fiammate, di inquinamento, di tangenti e di morti continueranno come se niente fosse.

A me dispiace sempre molto per la Basilicata. E' stata la regione sentinella del petrolio, nel senso che per l'ENI e' stato facile insediarsi qui, venti e piu' anni fa, quando a nessuno era venuto il dubbio che chissa, forse erano meglio le mele e l'uva. E cosi tutta l'Italia ha potuto vedere che significa davvero avere il petrolio a casa. Mutatis mutandis, non e' diverso che a Galveston, in Ogoniland, in Ecuador.

E adesso, accanto all'ENI c'e' la Total che mette su il suo nuovo Centro Oli a Tempa Rossa, perche' il petrolio e' come il cancro.  Una volta che arriva e' difficile mandarlo via, e tende a spargersi, lentamente ma inesorabilmente, lasciando solo devastazione dietro di se.

E poi ovviamente ci sono i nostri petrol-amici del Corriere della Sera che non sanno fare altro che parlare di royalties e di soldi che in Basilicata non hanno saputo neanche spendere in modo intelligente perche' la regione e' sempre fra le prime nelle classifiche della poverta'.

Ma non sono le royalties che creano benessere. Il benessere arriva da una societa' sana, priva di corruzione, dove le opportunita' sono sostenibili, vere e con un occhio verso il futuro.  Il petrolio rende ricchi quelli di San Donato Milanese, e le royalties non sono altro che contentini che non possono creare economia o lavoro se il tessuto sociale ed ambientale e' morto. Cosa puo' esserci in Val D'Agri adesso che il petrolio ha reso l'aria irrespirabile? Che economia possiamo pensare per il 21esimo secolo se qui facciamo buchi per terra?

Per i lucani la soluzione e' una sola: Godot non arrivera' mai, e men che meno arrivera' in Matteo Salvini. Occorre che i lucani, vicini e lontani, si arrabbino, protestino in modo intelligente chiunque sieda nei palazzi della regione e che vogliano che la loro regione sia risparmiata da altri buchi. Occorre non fare sconti a nessuno, quale che sia il colore politico di chi viene eletto.
La soluzione e' fra le coscienze popolari, non fra i politici.

Ma a Matteo Salvini, che lo sappia o non lo sappia. questo non interessa. E' venuto qui ad acchiappare voti. E il 25 Marzo ripartira', di nuovo tutto pomposo, verso San Donato Milanese. 











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