Finora nessuno ha trovato la risposta giusta, e c'e' chi li spande in agricoltura, o fra i sali contro il ghiaccio, o chi li seppellisce sottoterra. E la risposta giusta non si puo' trovare perche' non esiste.
Non e' possibile smaltire questa roba in modo soddisfacente.
Punto.
Ora arriva La Shell, degna amica dell'ENI, che annuncia che vuole lasciare dei contentitori pieni di rifiuti petroliferi radioattivi in ben 64 contentitori... sul fondo del Mare del Nord del Regno Unito.
Della serie, occhio non vede, cuore non duole.
E' una cosa importantissima perche' apre un pericolosissimo precedente.
Infatti le autorita' europee stanno vagliando questa proposta della Shell: una esenzione alle stipulazioni, alle prescrizioni e ai documenti di valutazione ambientale secondo cui *l'ambiente deve tornare allo stato iniziale* dopo le trivelle. Anche le leggi del Regno Unito, dove questi contenitori si trovano dicono la stessa cosa. Cioe' che l'ambiente deve tornare come era.
Ovviamente lasciare 64 contenitori pieni di petrol-monnezza, tossica e radioattiva, non e' certo lasciare il sottofondo marino nello stato originale!
E non parliamo di barattoli della Coca Cola. Parliamo di 64 mega container, ciascuno dei quali e' della dimensione di *sette* piscine olimpiche, con materiale tossico, corrosivo e radioattivo dentro di cui nessuno davvero conosce la composizione esatta, neanche la Shell.
Ora, la Shell certo dice che si tratta di materiale bene isolato dal mondo esterno, in contenitori ermeticamente sigillati, con triplo-quadruplo-quintuplo strato di cemento, resistente alla kriptonite, tutto biodegradabile, tutto sottovuoto, tutto perfetto... tuttapposto.
Dicono che la soluzione migliore e' di lasciare tutto li e che questo portera' al massimo ad un impatto “moderate negative”.
Ehh?
Della serie: sfacciate bugie per risparmiare i costi della decommissione!
Quanti anni pensano che i loro perfetti contentiori dureranno?
E questi perfetti contenitori magicamente non obbedieranno alle leggi della fisica, della chimica, del tempo che tutto disintegra, e degrada?
Quanti soldi hanno portato su quelli della Shell e i loro investitori dalle trivelle?
Non e' il caso di spendere parte dei profitti per curare il mare che li ha cosi generosamente fatti arricchire?
Come sempre, la petrol-monnezza e' sempre caratterizzata da composti radioattivi perche' viene usato materiale radioattivo nelle miscele, ma anche perche' i residui dei fanghi e i fluidi di perforazione contengono uranio, thorio e radio che arrivano dalle viscere della terra, e che sono noti come NORM (Naturally Occurring Radioactive Materials). Per capire di cosa parliamo, nel solo Regno Unito ogni anno arrivano 300 tonnellate di questi NORM da smaltrire, la meta' dei quali arriva dall'industria petrolchimica.
Ecco cosa dicono quelli della Shell:
"After years of study and independent verification we know the sediment in the concrete cells contains no significant amounts of non-biodegradable compounds and will be safely contained for several hundred years. Independent laboratories have scrutinised the samples finding only very low levels of Norm, which were below the level of scientific concern.”
Bla bla.
Questa roba e' invece tossica e anzi, i rifiuti petroliferi nello specifico sono stati correlati con tumori alle ossa.
Ma poi, se proprio e' tutto cosi tuttapposto, perche' non mettere queste cose nella loro sede principale? Nelle loro case? Nelle stanze da letto dei loro figli? Gli oceani non sono l'immondezzaio della Shell.
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